La demo allestita da Capcom offriva la possibilità di affrontare diversi stage al comando di alcuni dei sette personaggi (o per meglio dire, identità) presenti nel prodotto finale. In sostanza, il gameplay di Killer 7 si risolve in due fasi, entrambe apparentemente piuttosto semplici: la prima riguarda il mero spostamento all’interno dello scenario, che non è libero bensì subordinato a tutta una serie di bivi che intercorrono a brevi intervalli l’uno dall’altro. Il personaggio si muove in avanti grazie al solo utilizzo di un tasto, fino a quando non raggiunge uno di questi checkpoint nei quali l’utente deve decidere quale direzione prendere, aiutato dalle informazioni on-screen. L’esplorazione è ovviamente inframmezzata dagli scontri coi nemici, e qui scatta la seconda fase relativa al combattimento: una volta individuato l’avversario è necessario passare alla visuale in prima persona, agganciare l’obbiettivo e direzionare il proprio fuoco possibilmente verso alcune particolari zone del corpo dei mostri (evidenziate da un bagliore bianco), al fine di ottenere più sangue utile ad effettuare colpi speciali indispensabili per sconfiggere boss o risolvere puzzle. Questo è quanto: Killer 7 pare affiancare al minimalismo grafico un corrispondente relativo al gameplay, che durante la nostra sessione di gioco non ha subito particolari variazioni dai binari sopra descritti. Certamente il prodotto Capcom è un gioco che punta fortissimamente sullo storyline e sull’impatto cosmetico, tanto da venire definito da alcuni più un’opera d’arte post-moderna che un videogioco: e questo fa sicuramente onore a Killer 7, che però non sembra in grado di offrire un’esperienza ludica particolarmente profonda o elaborata. Staremo a vedere.
Praticamente snobbato nel corso della conferenza Capcom, Killer 7 campeggiava invece in versione giocabile sia su PS2 che su GC. Il confronto tra le due incarnazioni non è sembrato rivelare particolari differenze di trattamento in termini grafici, sebbene il titolo apparisse globalmente più completo sulla console cubica Nintendo. Ad ogni modo, la sessione di gioco da noi effettuata non ha fatto altro che evidenziare nuovamente la natura estremamente bizzarra di Killer 7, sia in termini audiovisivi che più strettamente ludici. Dal punto di vista cosmetico, il prodotto Capcom è quanto di più stiloso, malato e al tempo stesso minimalista che la storia dei videogiochi ricordi: difficile resistere al fascino di un tale mix, oltretutto condito da un design di menu ed indicatori on-screen assolutamente eccezionale. Insomma, Killer 7 è decisamente bello da vedersi in movimento, che sia durante le cut-scenes oppure nel pieno dell’azione di gioco. Azione che, manco a dirlo, non sembra poter essere assimilata a nessun’altro titolo visto finora.