Colombiani alla riscossa!
La trama, come accade frequentemente negli sparatutto di basso profilo, rappresenta il solito pretesto per permettere al giocatore di impersonare l’eroe di turno, con armi e gingilli annessi, e massacrare orde di nemici: verrete così chiamati a rivestire il pesante kevlar di Victor Corbet, l’agente speciale per eccellenza dell’antidroga statunitense (la DEA per intederci), che si trova a dover investigare a suon di calibro '45 su una nuova gang locale,
che ha sterminato tutti i suoi colleghi in Sud America, affermandosi così come il nuovo cartello della droga.
Eccovi quindi catapultati nella controversa nazione della Colombia, dove avrete il compito di stanare tutti i baroni della droga minori, risalendo la gerarchia, fino ad arrivare al vostro antagonista principale.
Come potete intuire quindi, l’intreccio narrativo è ben lungi dall’essere all’altezza di quello visto in Max Payne, a meno che nella versione finale gli sviluppatori non riescano ad inserire colpi di scena ed evoluzioni stilistiche talmente notevoli da sopperire ad una introduzione decisamente carente.
Spiaggia, sole e tanti bossoli
Coscienti di un inizio non proprio entusiasmante, il morale viene velocemente risollevato al momento di ammirare in funzione il nuovo engine home-made di Plastic Reality, battezzato col nome di Typhoon 2.
Senza ombra di dubbio, gli sviluppatori hanno convogliato i loro sforzi per rendere El Matador un gioco graficamente accattivante e appagante, con ottimi risultati sotto questo profilo: qualsiasi elemento presente nel titolo sarà renderizzato tramite pixel e vertex shader, con un colossale impegno per ogni singola pipeline della vostra GPU, mentre shadow-mapping e bump mapping si preoccuperanno di restituire un tocco di fotorealismo a tutto quello che vi circonda, coronato da un sistema particellare scriptabile e la possibilità di attivare l’HDR sulle fonti di luce.
per giocare sarà infatti necessario munirsi di una GPU in grado di gestire gli shader versione 2.0
Spiaggia, sole e tanti bossoli
Tra tutte queste chicche tecnologiche però, siamo rimasti estremamente colpiti dalla qualità di realizzazione dei modelli dei personaggi, tutti ricchi di dettagli e coperti da textures ad elevata risoluzione: specialmente i volti, realizzati tramite delle ottime meshes, sono particolarmente realistici, prossimi a quelli visti in Half-Life 2, anche se dotati di un'animazione facciale decisamente di qualità inferiore.
Inutile negare quindi che El Matador, almeno sotto il profilo estetico, convince pienamente: alcune mappe, specialmente quelle all’aperto, sono talmente ricche di dettagli, tra cui le ombre proiettate da ogni singolo stelo d’erba o volta di foglie, che resterete a fissare la vegetazione colombiana per un paio di minuti, prima di riprendere il massacro delle milizie mercenaria agli ordini dei diversi boss.
Tuttavia, tanto splendore si traduce in richieste hardware decisamente elevate, specialmente per la vostra scheda video: per giocare sarà infatti necessario munirsi di una GPU in grado di gestire gli shader versione 2.0, visto che la versione 1.1 non risulterà sufficientemente fluida, anche al minimo del dettaglio e risoluzione.
Max Payne docet, o almeno avrebbe dovuto
Passato l’incanto della grafica, restano a galla i sostanziali limiti e difetti di El Matador: in primis, il gameplay si traduce in un continuo avanzare e sparare, intercalato dal bullet time nelle situazioni più affollate.
Avrete quindi la possibilità di rallentare il tempo, accompagnato da un discreto effetto di blur, per permettervi di mirare con più calma ed eliminare folti gruppi di nemici, cosa che già Max Payne permetteva, e con uno stile decisamente maggiore.
Va poi ad aggiungersi un'intelligenza artificiale assolutamente incapace di coordinare azioni di squadra e strategie più complesse, che vadano oltre il normale accucciarsi dietro ad un riparo, sia esso una cassa o una colonna, cosa per altro inutile visto che vi basterà attivare lo SlowMo per aver la meglio su qualsiasi nemico trincerato.
Max Payne docet, o almeno avrebbe dovuto
Dobbiamo invece congratularci con gli sviluppatori per aver rispolverato quella nefasta tradizione del respawing: in altre parole, in determinate sezioni, i nemici continueranno ad arrivare all’infinito fin quando non si attiverà un determinato trigger, come l’uccisione di un determinato nemico (un ufficiale) o il compiere una specifica azione (sparare ad una tubatura); condite tutto questo con un pop-up mal calcolato, che farà apparire i nemici solamente quando sarete a pochi metri da loro, vanificando di fatto l’utilità del fucile di precisione o del lancia granate, e rendendo nulla la possibilità di sgombrare un area stando appostati da lontano, cosa che nelle mappe all’aperto ambientate nella giungla colombiana sarebbe stata decisamente piacevole, rimpiangendo i momenti in Far Cry, quando ci si poteva muovere con totale libertà d’azione, colpendo i nostri nemici come meglio ci aggradava.
Quando le procedure standard falliscono...
Come avrete intuito, l’azione di gioco si configura con una impronta decisamente arcade: il vostro alter-ego protagonista potrà subire un numero esorbitante di ferite, prima di vedere l’arrivo prematuro del game over.
Questa impostazione conduce, necessariamente, ad abbassare notevolmente il livello di sfida offerto, e come mera conseguenza, anche la longevità del titolo: le uniche occasioni in cui abbiamo dovuto ricaricare più volte il nostro salvataggio, è stato in presenza dei boss di fine livello, che richiedono un minimo di strategia e la solita valanga di fuoco per essere superati.
El Matador è una versione graficamente magnifica di Max Payne
Quando le procedure standard falliscono...
Per i più bellicosi poi, gli sviluppatori hanno messo a disposizione un arsenale di tutto rispetto, che comprende non solo le classiche pistole, mitragliette compatte e mitragliatori, ma anche armi più esotiche, come lanciarazzi e una sorta di gattling moderno, in grado di rovesciare sui nemici un volume di fuoco decisamente esagerato.
Potrete inoltre fare affidamento anche su granate di diverso tipo, a frammentazione o flash,
anche se si riveleranno assolutamente inutili, visto che il più delle volte riuscirete a completare i vostri incarichi facendo solamente affidamento sui classici strumenti di offesa.
Sempre seguendo l’impostazione arcade, il vostro personaggio potrà trasportare tutte le armi che incontrerete nel gioco, senza alcun limite né di peso, né di dimensioni: in un qualunque instante sarete in grado di materializzare da dietro la schiena un mastodontico M60 pronto a far fuoco, con conseguente colpo critico nei confronti di una possibile impronta realistica.
Ad summam
Da quanto abbiamo visto nella versione fornitaci, prossima alla release ufficiale, El Matador è una versione graficamente magnifica di Max Payne, ma senza riuscire a catturarne il carisma e la profondità, risultando come conseguenza, estremamente ripetitivo e poco divertente anche sul breve periodo.
Il nostro augurio è che i ragazzi di Plastic Reality rivedano alcuni elementi, come IA e gameplay, per rendere più profonda ed impegnativa l’esperienza di gioco, magari introducendo qualche elemento innovativo.
Tuttavia, considerando la data di release imminente, un certo scetticismo resta d’obbligo…
Appena rilasciata la notizia di un nuovo imminente sparatutto in terza persona, l’intera Rete si è permeata di accuse di plagio da parte di El Matador nei confronti di quella che è la pietra miliare del genere, ovvero Max Payne e seguito annesso, accendendo un violento dibattito tra chi difende l’ultimo arrivato, e chi invece lo accusa ferocemente.
Da quanto ci è stato possibile vedere, possiamo affermare senza ombra di dubbio che l’originalità non è il punto di forza di questo nuovo titolo…