Abbiamo già cercato in passato di parlare di Fallout 76 con uno speciale di anteprima basato sulle tantissime indiscrezioni uscite in occasione dell'annuncio ufficiale e contemporaneamente chi scrive aveva dedicato persino una Pierpolemica su questo spin-off. Evidentemente non ci eravamo allontanati così tanto dalla realtà alla luce di quanto Todd Howard ha effettivamente presentato e confermato nello spezzone finale della conferenza Bethesda dell'E3 2018 di Los Angeles. Una conferenza forse un po' avara di contenuti concreti ma colma di annunci e di momenti esaltanti per i giocatori, soprattutto grazie all'esplosiva combinazione finale formata dalla conferma ufficiale di Starfield e dall'annuncio di The Elder Scrolls VI. Noi però siamo qui per parlare di Fallout 76 e ci sembra doveroso partire dalle conferme.
Uno spin-off prequel e multiplayer
Fallout 76 è davvero uno spin-off della saga: una scelta obbligata per giustificare il totale cambio del registro di gameplay che da gioco di ruolo single player ad ambientazione post-apocalittica si trasforma in un titolo completamente votato al multiplayer. Il setting rimane quello successivo all'olocausto nucleare che ha praticamente raso al suolo l'America ma questa volta ci avviciniamo sensibilmente alla grande guerra. Fallout 76 è infatti ambientato nel 2102, 25 anni dopo la caduta delle bombe atomiche e cronologicamente si configura come un prequel del primo Fallout, che è invece ambientato circa una cinquantina d'anni dopo. Ci troviamo nella Virginia Occidentale, uno degli stati federati degli Stati Uniti d'America più ricchi di storia ma probabilmente tra i meno conosciuti per noi italiani, non essendo fortemente legato all'immaginario americano esportato alle nostre latitudini. Sembra inoltre che il Vault 76, il bunker dove è ambientato il prologo del gioco, prenda il suo numero dall'anno di costruzione, essendo stato inaugurato nel 2076 in occasione del trecentesimo anniversario dalla nascita degli Stati Uniti d'America.
Il nostro avatar si sveglia dopo una sonora sbornia legata ai festeggiamenti del Reclamation Day: il giorno prescelto per l'apertura del vault per consentire a tutti i suoi abitanti di uscire all'aperto e tornare a ricostruire la nazione risollevandola dalle sue ceneri. Siamo ormai soli nel bunker anti-atomico e intorno a noi rimangono la sporcizia e i festoni dei festeggiamenti che si sono svolti in precedenza. La voce registrata del supervisore ci esorta a raggiungere il portone rinforzato e ad avventurarci al di fuori delle mura protette, mentre una manciata di robot sono alle prese con le pulizie e ci salutano con il loro consueto tono scanzonato. Non è ben chiaro in questo frangente perché siamo completamente soli, ma probabilmente è stata proprio la sbornia a farci svegliare per ultimi mentre tutti gli altri si sono precipitati fuori per tornare a vivere all'aria aperta.
Ed è proprio nel momento in cui mettiamo piede sul terreno selvaggio e ormai desolato della Virginia che possiamo renderci conto di una manciata di elementi che staccano con forza questo titolo dal quarto capitolo. Il colpo d'occhio è più colorato e rigoglioso di quanto siamo abituati a vedere con questo franchise e l'orizzonte visivo sembra davvero sterminato, complice un'area di gioco cresciuta a dismisura. Howard ha voluto a tutti i costi sottolineare che Fallout 76 è quattro volte più grande di Fallout 4. Un aumento di dimensioni semplicemente eccezionale a livello teorico ma enormemente difficile da gestire nella pratica, soprattutto a causa del rischio di ritrovarsi con un mondo troppo vuoto per essere divertente. Anche sul fronte tecnico sembrano essere stati fatti dei decisi passi in avanti. Nonostante l'engine appaia a prima vista essere il solito Creation Engine, il salto in avanti è decisamente evidente con un aumento esponenziale della qualità visiva: Todd Howard ha citato esplicitamente una serie di nuove routine di rendering e di gestione dell'illuminazione che permetteranno a Fallout 76 di avere una qualità visiva 16 volte superiore a quella del quarto capitolo.
Un survival softcore
Ed entriamo nel concreto delle meccaniche di gioco. È stato lo stesso Howard a sottolineare che questo spin-off nasce per essere un survival con regole decisamente più permissive ed elastiche: per l'appunto softcore proprio per non spaventare i giocatori meno avvezzi al genere. Morire non sarà mai permanente e non si perderanno le risorse raccolte. Inoltre la struttura multiplayer sarà basata su server dedicati, ma noi non dovremo mai concretamente selezionare il server dove alloggiare il nostro avatar: sarà il gioco a piazzarci in automatico in compagnia di altre dozzine di videogiocatori lasciandoci comunque sempre aperta la possibilità di giocare con i nostri amici. Fallout 76 non sarà un battle royale né un MMO nel senso stretto del termine: il suo multiplayer non sarà infatti di massa ma riservato a un numero ristretto di giocatori. nel tentativo di mantenere credibile l'immaginario di un mondo dove i sopravvissuti sono pochissimi e l'ambiente deve necessariamente essere ostile e preoccupante a causa della sua desolante vastità.
Attenzione però perché la cooperazione tra i sopravvissuti sarà probabilmente una pura utopia visto che l'anima PvP è stata fortemente evidenziata durante il trailer di reveal con numerose sparatorie, anche decisamente cruente, in cui il protagonista si ritrovava coinvolto. Morire ci farà probabilmente riapparire in qualche zona sicura, con il risultato di aver perso soltanto un po' di tempo o la possibilità di mettere le mani su una risorsa rara. Proprio la raccolta dei materiali rappresenterà un elemento essenziale del progresso di gioco di Fallout 76 visto che la costruzione dell'accampamento implementata nel quarto capitolo sarà parte integrante del gameplay di questo spin-off. In qualsiasi punto della Virginia potremo erigere la nostra personale fortezza da abbellire, potenziare e fortificare per mostrare a tutto il mondo i nostri possedimenti e magari invitare gli amici a farci visita. Gli altri abitanti del server, esattamente come i nemici gestiti dal computer, potranno attaccare e distruggere il nostro villaggio e forse addirittura rubare le nostre risorse.
Per difenderci potremo però unirci ai nostri amici mettendo in piedi dei party da quattro giocatori con cui scorrazzare in modo più tranquillo e baldanzoso nel mondo di gioco. Sono tuttavia tantissimi gli interrogativi che rimangono al momento senza risposta: li inviteremo nel nostro mondo, oppure finiremo in server dedicati ai gruppi? E soprattutto cosa succederà quando decidiamo di scollegarci? Il nostro avamposto rimarrà senza alcuna difesa alla mercé degli altri abitanti? Ci sarà una qualche forma di protezione per i nostri possedimenti?
Si potrà giocare anche da soli?
L'elemento più destabilizzante e probabilmente sorprendente è di natura prettamente tecnica: Fallout 76 è "always online" come si dice in gergo: richiede cioè il collegamento costante a internet per poter essere giocato. Ma Todd Howard ha comunque voluto rassicurare i fan del franchise affermando che il titolo potrà anche essere affrontato in solitudine. Cosa questo voglia significare nel concreto è però purtroppo poco chiaro. È noto infatti che ci saranno le classiche quest e probabilmente una qualche forma di progresso dell'esperienza, ma non sappiamo nulla di eventuali personaggi non giocanti con cui poter interagire e dialogare, mentre l'unica certezza che abbiamo al momento è la presenza del supervisore narrante che ci guiderà alla scoperta delle sei regioni che compongono la mappa di gioco. Un'entità che probabilmente ci obbligherà a raggiungere le zone con le risorse più rare, dove verranno fatti convogliare i giocatori per stimolare un incontro forzato essenziale per mitigare la naturale dispersività di un mondo di gioco così vasto. D'altra parte, se non ci obbliga il titolo a partecipare al giocatore contro giocatore, come riusciremo a farlo in modo spontaneo se la mappa è così vasta come sembra?
Proprio in funzione di questa necessità, troveremo disseminati nella mappa una serie di siti nucleari che dovremo innanzitutto ripulire dai nemici, poi esplorare in lungo e in largo alla ricerca dei codici di lancio e infine visitare per poter concretamente lanciare la testata nucleare situata al loro interno. Ci sono due elementi molto interessanti in questa meccanica: i codici di lancio sono composti da più numeri, che dovremo recuperare sul terreno di battaglia; azione che ci porterà a collaborare con gli altri giocatori del server (o con i nostri compagni di party). Inoltre la destinazione della testata sarà decisa da chi la lancerà e potrà tranquillamente essere l'accampamento di un altro giocatore oppure un'area libera. Il fallout radioattivo, oltre a disintegrare qualsiasi cosa raggiunta dalla deflagrazione, porterà alla creazione delle risorse più rare del gioco e non è difficile immaginarsi il lancio del missile, come il momento cruciale in cui tutti i giocatori si attiveranno per convergere sulla destinazione della testata nel tentativo di arricchirsi.
Tornando quindi alla domanda di inizio paragrafo, chi vorrà giocare da solo avrà accesso a server dedicati dove il PvP sarà disattivato? O dove addirittura non ci sono altri giocatori? Oppure semplicemente come avviene con un qualsiasi altro MMO, saremo liberi di girovagare in solitudine ma con il rischio di venire massacrati dagli altri? E per quanto riguarda le abilità, la crescita del proprio personaggio, ma soprattutto lo SPAV e la gestione dei punti azione? Anche su questo fronte la conferenza è stata terribilmente avara di dettagli e dobbiamo sperare di saperne di più in un appuntamento a porte chiuse durante questo E3 o in un futuro incontro. Di sicuro quello che abbiamo visto è un Fallout action, dove la componente shooting sembra estremamente semplificata e molto vicina a quella di un classico FPS ma con quella legnosità e pesantezza che contraddistinguono le movenze di questo franchise.
La data di uscita di Fallout 76 è prevista per il 14 novembre, quando il gioco arriverà sul mercato con una ricchissima Collector's Edition contenente una versione fisica della mappa di gioco che si illumina di notte, una manciata di miniature da utilizzare a mo' di segnaposto e soprattutto una riproduzione in scala reale del casco della tuta potenziata con tanto di luce frontale e modificatore della voce, entrambi perfettamente funzionanti. E a quanto pare non mancherà anche una beta di Fallout 76 a cui però, da quanto sembra, si può avere la certezza di partecipare solo pre-ordinando il gioco. Evidentemente Bethesda conosce molto bene i suoi fan.
La presentazione di Fallout 76 ha, se possibile, generato ancora più domande di quelle che avevamo prima del reveal. È sicuramente interessante vedere come Bethesda abbia voglia di innovare con le sue proprietà intellettuali storiche ma, allo stesso tempo, questo progetto non ci ha convinto fino in fondo: sono troppe le zone grigie e molti elementi sembrano allontanare questo spin-off dagli elementi più tipici del franchise. Se questa scelta darà dei buoni frutti, la cosa non potrà che farci piacere, ma sicuramente il rischio di scontentare i giocatori amanti dei vecchi, classici capitoli single player c'è e il publisher dovrà stare bene attento a non commettere errori.
CERTEZZE
- L'area di gioco è enorme
- L'idea del mondo abitato solo da giocatori reali è molto affascinante
- L'engine sembra aver fatto un sensibile salto in avanti
DUBBI
- Tantissimi elementi di gioco sono ancora poco chiari
- Quanto sarà effettivamente giocabile in solitaria?