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Far Cry 6, Antón Castillo e il volto della tirannia

Analizziamo l'immagine controversa di Antón Castillo, antagonista senza scrupoli in Far Cry 6, attraverso una comparazione con figure storiche realmente esistite.

SPECIALE di Mattia Pescitelli   —   18/10/2021
Far Cry 6
Far Cry 6
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La serie di Far Cry si è sempre contraddistinta per i suoi personaggi bizzarri, ai limiti della follia, che con Far Cry 3 hanno trovato un consenso generale da parte di pubblico e critica, tanto da renderli quasi i protagonisti delle successive avventure create da Ubisoft. Basta guardare le campagne pubblicitarie degli ultimi capitoli per notare la spinta data alle malvagie figure avversarie rispetto ai personaggi positivi, quelli che poi il giocatore va effettivamente a impersonare. Da Vaas, a Pagan Min, passando dal profeta Joseph e dal più recente acquisto della famiglia, Antón Castillo, questi volti a loro modo iconici hanno segnato il successo della serie, tanto da spingere la casa di sviluppo francese a scegliere, per Far Cry 6, di rendere immediatamente riconoscibile l'antagonista attraverso l'ingaggio di un attore d'eccezione come Giancarlo Esposito. E proprio su tale figura vorremmo soffermarci, non tanto per scendere in territorio critico (per quello potete fare riferimento alla nostra recensione), quanto in quello analitico.

Andiamo, quindi, alla scoperta di Antón Castillo, un personaggio che è a sua volta l'icona e il sunto di una "tradizione" tirannica che ha attraversato lo scorso secolo e che continua tutt'oggi a soggiogare intere nazioni.

L'influenza storica

Far Cry 6: Antón Castillo è un tiranno temibile, coperto da un apparato militare strutturato
Far Cry 6: Antón Castillo è un tiranno temibile, coperto da un apparato militare strutturato

Il personaggio interpretato da Giancarlo Esposito è evidentemente figlio di un'idea storico-culturale ben precisa, quella del dittatore a capo di un regime militare fortemente legato alle idee di controllo e ordine, attraverso cui portare la nazione governata con il pugno di ferro verso un benessere totale che la annoveri tra i ranghi delle grandi potenze mondiali. Come la storia ci ha insegnato (e continua a insegnarci), la situazione è più complessa di così; esistono molti strati, molti veli da spostare prima di riuscire a vedere il quadro generale (che solitamente si è rivelato essere un gioco di equilibri geo-politici difficilmente districabili).

Dopo i vari moti insurrezionali che hanno portato alla liberazione di diversi paesi sotto il giogo coloniale tra il XIX e l'inizio del XX secolo, questi neo-Stati indipendenti hanno visto l'ascesa di povertà e isolamento, nonché divisioni interne e guerre civili, cosa che ha giovato a diverse potenze che hanno iniziato a piantare i semi per possibili opportunità di profitto.

Far Cry 6: un'illustrazione della Guerra ispano-americana del 1898
Far Cry 6: un'illustrazione della Guerra ispano-americana del 1898

Questa tendenza si è intensificata specialmente dopo il secondo conflitto mondiale, dove a uscirne "vincitrici" furono principalmente le fazioni statunitensi e sovietiche. Date le loro posizioni di vantaggio rispetto a un territorio europeo dilaniato e frammentato, nonché già parzialmente occupato dalle forze militari di ambo le parti, Stati Uniti e Unione Sovietica avevano la possibilità di intervenire e, spesso, deliberare in situazioni dove, in altre circostanze, avrebbero altrimenti avuto poca voce in capitolo. Tra queste, si situava anche tutto il frangente "esploso" dell'America Latina, un vero grattacapo socio-politico.

Proprio durante gli anni del bipolarismo, il Centro e il Sud America vivevano un periodo di grande fermento sociale. Tra le situazioni di spicco, quella che ha attirato maggiormente l'attenzione internazionale è stata senz'altro la questione cubana, prima e dopo la rivoluzione del 1958. E Yara, il territorio dove si svolgono i fatti di Far Cry 6, proprio a Cuba sembra ispirarsi. Già solo il fatto di essere un arcipelago fa venire in mente alcune associazioni. A convincere di ciò, tuttavia, sono le situazioni interne.

Far Cry 6: una fotografia dei guerriglieri in marcia durante la rivoluzione cubana
Far Cry 6: una fotografia dei guerriglieri in marcia durante la rivoluzione cubana

Innanzitutto, l'embargo e la recessione economica che hanno colpito il paese dopo la rivoluzione del '67, condizioni molto simili a quelle della Cuba post-rivoluzionaria sotto la guida di Castro in seguito alla svolta comunista. Anche la questione razziale e identitaria è un tema ricorrente nel gioco quanto nella politica castrista, tanto che, durante l'avventura, viene più volte sottolineato il divario e la relativa incertezza riguardo le condizioni delle minoranze a seguito del possibile colpo di stato. Inoltre, nonostante gli anni delle rispettive rivoluzioni non coincidano, ciò che torna è la morte della "leggenda" rivoluzionaria del gioco, Lobo, con quella della leggenda rivoluzionaria (non solo) cubana, Ernesto "Che" Guevara, guarda caso entrambi deceduti nel 1967 mentre combattevano per la liberazione di un popolo oppresso (i fittizi yarani da una parte e i più tangibili boliviani dall'altra).

Castillo l'emulatore

Far Cry 6: Antón Castillo è l'incarnazione videoludica della figura dittatoriale
Far Cry 6: Antón Castillo è l'incarnazione videoludica della figura dittatoriale

Al centro di questo scontro tra storia e adattamento troviamo il dittatore, l'eletto, "El Presidente". Antón Castillo però non è solo la copia carbone del tiranno cubano Fulgencio Batista (deposto dal Movimento del 26 luglio nel '58), ma anche quella di altri tiranni sudamericani, come René Barrientos Ortuño o Augusto Pinochet. Con quest'ultimo, in particolar modo, condivide la ferocia e l'appoggio di ingenti forze militari (per non parlare degli "incentivi" esteri relativi al colpo di stato del '73, capitanati dal consenso americano, identificato nelle figure di Richard Nixon e Henry Kissinger), oltre ad essersi macchiato di crimini contro l'umanità.

Insomma, Antón è una sorta di creatura di Frankenstein, assemblata dai resti di alcuni degli individui più crudeli e opprimenti che abbiano mai messo piede sul nostro pianeta; l'emulazione di una storia violenta. E questo non solo sul piano caratteriale, ma anche (e soprattutto) sul piano iconografico.

Castillo l’icona

Far Cry 6: evidente il riferimento storico dietro l'estetica di Castillo
Far Cry 6: evidente il riferimento storico dietro l'estetica di Castillo

Come per ogni altro aspetto, anche il modo di apparire di Antón Castillo riprende i tratti storici dei vari regimi militari del XX secolo. Anzi, a volte, Far Cry 6 appare perfino un gioco ambientato in un periodo incerto, quasi cristallizzato in un "futuro passato". Le condizioni economiche del paese vengono ampiamente spiegate all'inizio della narrazione (la questione dell'embargo), ma Yara risulta comunque un luogo altamente detemporalizzato, quasi esente da riferimenti stabili in grado di fornire coordinate temporali esaustive.

Proprio qui, forse, si nasconde l'asso nella manica nella rappresentazione del dittatore Castillo; l'atemporalità (apparente) del titolo permette di far convergere stili del passato con tendenze attuali, dando vita su schermo a vedute e sensazioni da secondo dopoguerra incastonate in un mondo decisamente contemporaneo.

Far Cry 6: i colori che contraddistinguono i Castillo sono segni identificativi della loro persona
Far Cry 6: i colori che contraddistinguono i Castillo sono segni identificativi della loro persona

Castillo e il suo regime sono contraddistinti da tonalità bianche solcate da tinte rosse e oro, classici cromatismi che delineano non solo la purezza e la genuinità degli intenti, ma anche il carattere regale e pregiato di coloro che si trovano al comando, nonché del popolo e della nazione nella sua interezza, oltre a sottolineare il coraggio, il valore e l'impavidità che avvolge ogni singolo cittadino (a favore del governo vigente). Se nel mondo reale qualcuno sceglierebbe questi colori in base a tali criteri e ai valori che è intenzionato a elargire, all'interno di un'opera di finzione come un videogioco, tali piccoli aspetti iniziano a scandire alcune peculiarità caratterizzanti del personaggio o della fazione in questione.

Il bianco puro e incontaminato che domina nelle vesti di Castillo e del figlio fa risaltare ancora di più l'intenso rosso dei finimenti della loro uniforme, come a segnare la perdita dell'innocenza tanto decantata, ormai macchiati dal sangue di vite innocenti. Il bianco diventa, quindi, più uno sfondo che un colore dominate, chiazzato dall'opulenza e dall'elitarismo dei dettagli in oro e, soprattutto, dalla crudele, decisa e opprimente firma purpurea, che ha del sanguinolento. Dopotutto, questa visione aggressiva e pomposa della grandezza delle idee del dittatore è perfettamente esemplificata dal simbolo del regime, ovvero la testa di un leone, icona per eccellenza della fierezza e della ferocia.

Far Cry 6: l'importanza dei cromatismi è ricorrente in tutto il gioco
Far Cry 6: l'importanza dei cromatismi è ricorrente in tutto il gioco

A differenza dell'aspetto esteriore dell'antagonista, legato a una visione molto occidentalizzata della figura dittatoriale latinoamericana (ma non solo), l'iconografia del regime sembra dirigersi verso lidi sovietici, a partire dalle enormi sculture di El Presidente che si possono trovare nei pressi di Esperanza, la capitale di Yara, e dalle immagini propagandistiche sparse per l'arcipelago. L'architettura, invece, come sottolineato da Castillo in persona, riprende i tratti dell'art déco, fortemente apprezzato dal padre di quest'ultimo (ma anche da molte personalità filofasciste della prima metà del XX secolo).

In definitiva, troviamo, anche in questo caso, un miscuglio abbastanza funzionale di diverse iconografie che collidono e collaborano alla creazione di un singolo ideale dittatoriale; come a dire che, per quanto con diverse prospettive politiche, una dittatura resta pur sempre una dittatura.

Castillo l’oratore

Far Cry 6: il potere persuasivo di Castillo ha una forte influenza sulle persone che lo circondano
Far Cry 6: il potere persuasivo di Castillo ha una forte influenza sulle persone che lo circondano

Un "buon" tiranno non può essere un cattivo oratore. Il fascino e l'efficacia scaturita in passato da molti dittatori partiva proprio dalle qualità persuasive di questi ultimi, capaci di ammaliare intere popolazioni (per lo più analfabete, va detto) con le loro parole piene di promesse e speranze per un futuro migliore. Quando queste non funzionavano, allora era la volta della violenza e dei colpi di stato militari. Tali parole, tuttavia, non potevano esaurire la loro efficacia subito dopo l'insediamento al potere: dovevano durare nel tempo, il più a lungo possibile.

Se Castillo ha una qualità dalla sua parte, questa è l'oratoria. Nonostante il suo piano per costruire il paradiso inizi a fare acqua da tutte le parti man mano che i ribelli liberano Yara dal giogo militare, i suoi discorsi continuano ad avere una sorta di presa sulla popolazione, che si deciderà ad insorgere solo al momento di rottura più profondo e radicale (probabilmente visto malamente anche da un'ampia fetta degli yarani).

La propaganda del suo regime è fortemente radicata nel tessuto sociale e nell'opinione pubblica internazionale. La cura per il cancro che cresce nel tabacco locale (geneticamente modificato) risulta un incentivo da non sottovalutare per le potenze mondiali, oltre a un'opportunità di profitto e rinascita economica per tutti gli abitanti dell'isola che hanno vissuto in povertà per quasi sessant'anni proprio a causa delle strette estere.

Con la promessa della ricostruzione del "paradiso perduto" yarano (evidentemente il mondo prerivoluzionario ricordato dal piccolo Antón, che all'epoca della caduta del governo del padre aveva tredici anni), El Presidente è stato in grado di assicurarsi il consenso degli agricoltori, la fetta più ampia della popolazione dell'isola. La sua forza persuasiva ha fatto leva sulla disperata situazione venutasi a creare dopo la prima rivoluzione, a seguito della quale i guerriglieri furono facilmente identificati come terroristi. Proprio a causa dei nuovi moti insurrezionali, la gente diffida delle intenzioni del movimento Libertad e di tutti coloro che vogliono sovvertire i rapporti di potere e "tagliare la testa del leone". Alla fine, naturalmente, tutti i nodi (o quasi) vengono al pettine, ma il fatto che un buon grado di oratoria possa portare un'intera nazione a seguire le promesse di gloria e grandezza fatte da un singolo individuo è una ricorrenza storica che ha trovato conferme anche molto recenti.

Far Cry 6: la scaltrezza oratoria è una costante dei cattivi della saga
Far Cry 6: la scaltrezza oratoria è una costante dei cattivi della saga

Questa abilità è comune alla maggioranza degli antagonisti della saga di Far Cry (ma anche di altre produzioni). Il carisma di questi individui, per i quali non si dovrebbe provare alcun grado di compassione, è dato principalmente dalle parole che scelgono e da come le utilizzano. Non a caso, spesso, ciò che rimane maggiormente impresso nella nostra memoria è una frase iconica o un discorso particolarmente d'effetto, capaci di farci riflettere sulle nostre convinzioni e sulle motivazioni di chi dovrebbe essere solo ed esclusivamente un malvagio.

Seppur queste caratteristiche non spicchino particolarmente nel personaggio di Antón (forse per il modo nel quale è stato gestito), sono comunque presenti i semi di tale dualità, che spinge il giocatore a chiedersi se ciò che sta facendo sia effettivamente la cosa giusta per il popolo yarano.

Castillo l’inetto

Far Cry 6: Antón Castillo non è altro che un bambino disilluso, costretto a diventare 'grande' troppo presto
Far Cry 6: Antón Castillo non è altro che un bambino disilluso, costretto a diventare "grande" troppo presto

Ciò che colpisce di Castillo è la freddezza nelle azioni e nelle interazioni, seguite dalla misura nella scelta dei termini e delle espressioni che utilizza in pubblico, nonostante la difficoltà a trattenere il suo carattere iracondo. Proprio questo suo aspetto è ciò che lo porterà alla rovina.

In definitiva, Antón è un inetto; un triste scarto della società, ossessionato dal passato e dalla discendenza, accecato dalla "grandezza" del padre e convinto di dover portare il suo popolo (ma, specialmente, sé stesso) alle porte del paradiso, come una sorta di messia dai giorni contati. Convinto della purezza delle sue azioni, è disposto a spingersi oltre il benessere del singolo pur di compiere gli interessi della nazione; una nazione che, vista dalla sua prospettiva, sembra vuota, con solo lui all'interno, perso nel suo palazzo di vetro, al centro di progetti di restauro che funzionano unicamente in scala alle sue ristrette vedute di un futuro dove il tramonto può essere ammirato da tutte le vie della capitale. La perdita del controllo, così tenacemente agognato dall'antagonista, è ciò che porta al suo declino sia come leader che come persona. Una traiettoria che ha segnato la caduta di molti sedicenti re.

Far Cry 6: un vero dittatore deve saper parlare al popolo
Far Cry 6: un vero dittatore deve saper parlare al popolo

Speriamo che questo approfondimento riguardante il personaggio di Antón Castillo in Far Cry 6 sia stato di vostro gradimento. Vi aspettiamo nei commenti per sapere cosa ne pensate del nuovo "cattivone" della saga Ubisoft.