Fear the Wolves ha qualche possibilità contro Fortnite e PUBG? Cosa propone di diverso rispetto dalla concorrenza che possa incuriosire gli appassionati del genere? Dopo aver provato per qualche ora la versione closed beta, le riposte a queste domande ci appaiono abbastanza chiare. Ma andiamo con ordine. Intanto avrete capito dai concorrenti citati che si tratta di un classico battle royale in cui un centinaio di giocatori devono combattere per sopravvivere. Vince l'ultimo rimasto vivo sulla mappa.
All'inizio della partita si viene lanciati con il paracadute in un punto casuale della regione della centrale di Chernobyl: il sistema è identico a quello visto in tutti gli altri battle royale, ossia si sorvola l'area con un elicottero e si deve scegliere il momento in cui lanciarsi, per poi spostarsi in volo in modo da avvicinarsi a qualche zona interessante. Indovinate un po'? Appena toccato terra bisogna darsi alla razzia degli edifici abbandonati per cercare equipaggiamento che ci aiuti a vincere o, quantomeno, a rimanere vivi il più a lungo possibile. In giro si trovano armi di ogni tipo: pistole, mitragliatrici, fucili a pompa, armi bianche, granate e altro ancora. Insomma, è il classico campionario del genere. Non mancano anche giubbotti antiproiettile, elmetti, pantaloni più o meno resistenti e così via. Come in PUBG e Fortnite, in Fear the Wolves la fortuna è un fattore determinante, anche se la si può forzare un po' lanciandosi in aree con più edifici, in modo da avere più scelta. Ovviamente dove ci sono più edifici ci sono anche più giocatori e il rischio di essere ammazzati subito da qualcuno più veloce o più fortunato di noi è altissimo. Sono i rischi del mestiere.
Novità del gameplay
Dopo la fase iniziale dedicata alla ricerca dell'equipaggiamento, inizia la corsa per rimanere nelle zone sicure della mappa. Qui spunta una piccola differenza di Fear the Wolves dagli altri battle royale: il giocatore non è chiamato a correre sin da subito verso il centro ideale del campo di battaglia, con l'area di gioco che gli si restringe intorno in modo regolare, ma deve evitare delle zone radioattive rettangolari che determinano degli spostamenti irregolari. Spieghiamoci meglio: la mappa è divisa idealmente in grosse caselle che con il tempo vengono contaminate. L'obiettivo del giocatore è dirigersi verso quelle che rimangono pulite. Non è una novità rivoluzionaria, visto che richiede comunque di correre come forsennati per rimanere nelle aree sicure, ma almeno aggiunge un pizzico di varietà al tutto e mostra la volontà degli sviluppatori di provare a dare una certa personalità al titolo.
Personalità che emerge da almeno altri due elementi di gameplay: i nemici guidati dalla CPU e i repentini cambiamenti delle condizioni atmosferiche. I primi sono sostanzialmente dei lupi che infestano le mappe attaccando di tanto in tanto i giocatori. Nella closed alpha non erano implementati benissimo, soprattutto a causa del lag che li rendeva imprevedibili e scattosi, comunque si sono fatti vedere in più di un'occasione, disturbandoci nella fase esplorativa e addirittura durante alcune sparatorie (dando un vantaggio non da poco ai nostri avversari). Non sono avversari invincibili, ma dover consumare dei preziosi proiettili per eliminarli può rivelarsi deleterio. Peggio ancora trovarseli davanti quando si è ancora disarmati, con conseguente fuga a gambe levate. Attualmente è difficile affermare se sia una caratteristica positiva o negativa vista l'implementazione. Quando avremo modo di provare versioni più stabili di Fear the Wolves vi sapremo ridire.
Più interessanti e meglio implementate sono invece le variazioni atmosferiche, che influiscono davvero sull'andamento delle partite, facendo ciò che ci si aspetta: modificano le condizioni del campo di battaglia, aumentando e diminuendo la visibilità, così da favorire di volta in volta alcuni tipi di equipaggiamento su altri. Ma non solo, visto che alcune condizioni determinano dei bonus e dei malus al gameplay, come ad esempio una minore velocità di cura automatica, oppure il rallentamento della corsa. Insomma, per fare un esempio, entrare in una cittadina coperti dalla nebbia espone molto meno del farlo in pieno sole, mentre avere dei malus protettivi può consigliare più attenzione nell'affrontare il campo di battaglia. Anche in questo caso non è niente di rivoluzionario, ma fa piacere trovarsi di fronte a qualche novità.
Grafica e dubbi
Nonostante questi piccoli tocchi originali, cui rimane da aggiungere solo la presenza di manufatti reperibili nella anomalie radioattive sparse per la mappa, ossia degli oggetti che danno diversi bonus e che funzionano più o meno come il resto dell'equipaggiamento, Fear the Wolves rimane un classico battle royale, ne più, ne meno. In fondo lo avevamo capito già in fase di anteprima, ma ora ne abbiamo avuto la conferma definitiva.
Dal punto di vista tecnico la cosa che più gli si avvicina è Survarium, il titolo precedente di Vostok Games, lo sviluppatore. Non per niente lo scenario è identico, quindi non ci si poteva aspettare qualcosa di troppo diverso. I più attenti riconosceranno anche alcuni elementi grafici in comune, in particolare nella vegetazione. Tecnicamente non è un titolo miracoloso, ma nella cerchia dei battle royale si difende più che bene. La closed alpha comunque mostrava ancora qualche incertezza nel motore grafico, ma immaginiamo che con l'approssimarsi del lancio della prima versione pubblica, molti problemi saranno risolti. Il vero dubbio su Fear the Wolves rimane però sempre lo stesso di tutti i battle royale che vengono lanciati attualmente sul mercato, ed è quello sostanzialmente già espresso all'inizio dell'articolo: le piccole novità introdotte saranno sufficienti ad attrarre i giocatori già impegnati con altri titoli del genere? Ossia, riuscirà a rosicchiare un po' della base utenti di Fortnite e PUBG? Le potenzialità ci sono, vedremo come si esprimeranno al momento di sbarcare sul mercato.
Fear the Wolves è un classico battle royale, nel bene e nel male. Provandolo ci siamo trovati di fronte a un prodotto realizzato con l'ambizione di essere qualcosa di più dell'ennesimo esponente di un genere comunque ultra inflazionato, ma senza afflati rivoluzionari. Ecco, questa sua ambivalenza ci ha lasciati con qualche dubbio di troppo, perché una volta assorbiti gli elementi originali, il gameplay si appiattisce inevitabilmente su quelli che sono gli stilemi del genere, richiamando in particolare quanto già visto in PUBG. Non è necessariamente un male, ma ovviamente si tratta di un fattore determinante per capire le prospettive di vita del titolo di Vostok Games.
CERTEZZE
- Qualche novità nel gameplay sembra esserci
- Lo scenario è interessante
DUBBI
- Non mira certo a rivoluzionare il genere dei battle royale
- Ancora molte incertezze tecniche