Si inizia, ovviamente, dalla creazione del proprio personaggio: sono quattro le razze tra cui scegliere (Clavat, Selkie, Yuke e Lilty), ciascuna dotata di caratteristiche specifiche, e per ognuna di esse sono presenti ben otto fattezze differenti. Inutile dire che la nostra scelta influenzerà in modo determinante lo stile di gioco che saremo costretti ad adottare e che formare un party benequilibrato nelle partite multiplayer è quantomai consigliabile. Si parte quindi per l’avventura: è possibile muovere la nostra carovana su punti prefissati di una mappa tridimensionale a volo d’uccello, e raggiungere così nuovi villaggi o zone infestate di mostri da esplorare alla ricerca della preziosa Mirula. Tra uno spostamento e l’altro saranno inoltre frequenti gli incontri casuali, a volte piacevoli, con altre carovane ad esempio, e a volte spiacevoli, con banditi che ci ruberanno monete o oggetti. L’interazione nei villaggi sembra essere in realtà piuttosto limitata, con qualche dialogo molto breve e la possibilità di potenziare il proprio equipaggiamento acquistando nuove armi ed oggetti: vero fulcro del gioco sono le sequenze esplorative, ricche di combattimenti, delle zone in cui è custodita la Mirula. L’azione in Crystal Chronicles si svolge interamente in real time e la meccanica di gioco ricorda più da vicino quella di Phantasy Star Online che quella dei ‘classici’ Final Fantasy. Si fa tutto con l’uso di soli quattro tasti, una scelta imposta dall’uso del GBA come controller esclusivo (eh già, esclusivo…) nella modalità multiplayer. Con il tastone A si eseguono le azioni (attacco, difesa, incantesimi, uso di oggetti…), selezionate di volta in volta con i tasti dorsali L e R. Con B si raccolgono i vari oggetti, si interagisce con i diversi personaggi e si raccoglie e si posa a terra l’ampolla di Mirula che saremo sempre costretti a portarci appresso (tranne che nei villaggi). L’ampolla crea infatti una bolla protettiva, al di fuori della quale i personaggi subiscono progressivamente dei danni, costringendo pertanto i giocatori a rimanere sempre in un’area ben delimitata e a eleggere di volta in volta un ‘portatore’ di Mirula che si incaricherà di portarsi appresso l’ampolla, senza poter combattere o eseguire altre azioni finchè la terrà in mano. Un bell’espediente adottato da Square per tenere sempre i giocatori su schermo evitando lo split screen.
Il sistema di combattimento e di sviluppo dei personaggi è radicalmente diverso da quello degli altri FF. L’azione, come già accennato, si svolge interamente in tempo reale, si possono eseguire sequenze di tre attacchi temporizzando correttamente la pressione del tasto A (proprio come in PSO…), i nostri punti vita sono rappresentati da una fila di cuori (proprio come in Zelda…) e non esistono punti magia: la possibilità di lanciare un incantesimo è subordinato al possesso di determinate sfere, che possono essere combinate tra loro per ottenere nuovi effetti e per potenziarne l’efficacia e alla pressione più o meno prolungata del tasto A. Una volta raggiunto il livello di carica adeguata premendo il tasto comparirà sullo schermo un mirino: a questo punto dovremo puntare il nemico o il gruppo di nemici per attaccare gli avversari con un incantesimo offensivo o prendere di mira i nostri partner, o sè stessi, per una magia curativa o di potenziamento. Inutile dire che mentre saremo impegnati a pronunciare un incantesimo il nostro personaggio rimarrà impalato su schermo in balia dei nemici, e starà ai nostri compagni difenderci adeguatamente. Un sistema di combattimento estremamente avvincente in multigiocatore, con la possibilità di impostare di volta in volta nuove tattiche e strategie per battere i nemici e, soprattutto, i boss di fine stage, sempre piuttosto ostici. Oltre ai combattimenti per procedere nelle sezioni esplorative i giocatori saranno chiamati a risolvere alcuni enigmi piuttosto semplici: di va dal premere le pedane (magari in due) al classico uccidi il mostro-trova la chiave-apri la porta. Nulla di più.
Dai dialoghi si intuisce che c’è una certa trama di fondo che lega gli eventi del gioco, ma non sembra essere nulla di particolarmente complesso, almeno dalle prime battute di gioco. Nessun losco intrigo a livello planetario, come in ogni buon Final Fantasy che si rispetti, e nulla di trascendentale: il vero accento del gioco sembra essere posto sul gameplay puro più che sul plot narrativo. Ci riserviamo comunque di approfondire quest’aspetto all’uscita di una versione intelleggibile del gioco: la lingua giapponese limita davvero troppo la comprensione di qualsiasi aspetto di Final Fantasy: Crystal Chronicles, rendendolo per buona parte completamente ingiocabile. Certo le sequenze puramente action, pur con qualche difficoltà per via dei menu interamente in idioma nipponico, si riescono a completare, ma ogni altro aspetto del gioco risulta compromesso. Come si combinano gli incantesimi? Come si sviluppano i personaggi? A cosa servono e come rispondere alle varie lettere che i simpatici Moogle ci consegnano di tanto in tanto? Se, come il sottoscritto, non sapete leggere una sola riga di giapponese, lasciate il gioco sugli scaffali ed aspettate una versione comprensibile…
Four player is megl che uan
E veniamo, ahimè, alle note dolenti. Come PSO è stato pensato apposta per essere giocato online, Crystal Chronicles è nato per essere giocato in multiplayer. Inutile girarci attorno: giapponese o non giapponese, giocato da soli il nuovo FF stufa, e anche piuttosto in fretta. I combattimenti, privati dell’elemento strategico dato dal multiplayer, perdono inevitabilmente di mordente e risultano piatti, l’azione diventa ben presto ripetitiva e monotona. E l’apparente assenza di una forte trama portante non fa che accelerare peggiorare ulteriormente la situazione. In più giocatori la musica cambia, e il divertimento aumenta proporzionalmente al numero di persone radunate di fronte alla console. Ma anche in questo caso non mancano le note stonate: contrariamente alle voci diffuse alcune settimane fa, per giocare in multiplayer occorre obbligatoriamente disporre di un Game Boy Advance da usare come controller per ogni giocatore. Quindi per quattro giocatori, il massimo del divertimento, occorre possedere quattro GBA e quattro cavetti di collegamento. Solo giocando da soli è possibile utilizzare il pad del GameCube per giocare (e non il GBA: una scelta davvero bizzarra). Senza avere un GBA a testa quindi in multiplayer non si gioca. L’idea di Square di utilizzare i portatili Nintendo come controller è indubbiamente buona, ma rendere il GBA indispensabile per giocare in multiplayer, in un gioco che fa del multiplayer il suo punto di forza, è assolutamente inaccettabile e non farà altro che limitare fortemente la diffusione del gioco. Speriamo che Square si ravveda e decida di eliminare questa fastidiosa imposizione con l’uscita occidentale del gioco.
Four player is megl che uan
Più che positivo invece il giudizio sul fronte tecnico. Graficamente il gioco è un gioiellino che sfoggia un motore grafico invidiabile, paesaggi e personaggi poligonalmente dettagliatissimi ed ottimi effetti grafici (da urlo l’acqua, con relativi riflessi). Il tutto con un frame rate costantissimo. Di alto profilo, non poteva essere altrimenti, il design, con personaggi e ambientazioni decisamente carismatici. Nota curiosa, non mancano profonde influenze occidentali: gli orchi di uno dei primi livelli e altri nemici sembrano usciti dritti dritti da Warcraft, o da Warhammer. Una scelta che può anche non piacere, ma nulla che rompa l’ottimo equilibrio stilistico del gioco. E non mancano ovviamente i tratti storici della saga.
Così così invece la colonna sonora: buona l’introduzione cantata ma i brani durante il gioco, per quanto tecnicamente ineccepibili, mancano di mordente e mal si legano all’azione. Oltre a diventare ben presto ripetitivi e a essere decisamente poco epici. Ottimi invece gli effetti sonori.
In definitiva
Sospendiamo ovviamente il giudizio in attesa dell’uscita occidentale del gioco: il giapponese è una limitazione davvero troppo grande per consentirci di apprezzare appieno il nuovo Final Fantasy. Ma i dubbi non mancano: il tentativo di Square di portare una ventata d’aria fresca nella saga, seppur con uno spin off, è lodevole, ma la necessità di giocare in multiplayer per divertirsi veramente e l’uso obbligatorio del GBA come controller, oltre all’apparente totale assenza di una trama di fondo che potrebbe incentivare il giocatore a procedere da solo nella modalità single player, sono aspetti che non possono essere messi in secondo piano. Già è difficile radunare di fronte allo schermo quattro giocatori, figuriamoci quattro giocatori dotati ognuno di GBA e cavetto...
E’ uno dei ritorni più attesi: dopo anni di forzata separazione, un po’ per convenienza di Square, che tanto bene si trova sulle macchine Sony, un po’ per la proverbiale testardaggine dell’ormai in pensione Mr. Yamauchi, Square torna da chi, in passato, la fece grande (PlayStation permettendo). Ed è un ritorno fatto come si deve, non con timidi titoli di secondaria importanza ma con un franchise blasonato come quello di Final Fantasy, su GBA con il nuovo Tactics e su GameCube con l’atipico quanto promettente Crystal Chronicles. Dopo aver più volte provato una versione demo in occasione delle varie fiere (e potete trovare un completo hands-on qui), siamo finalmente riusciti a mettere le mani sulla versione finale giapponese e siamo pronti, dopo qualche ora di gioco sia in single che in multiplayer, a darvi le nostre primissime impressioni.
Che dire? Il gioco è, appunto, atipico. E centra davvero poco con il filone dei Final Fantasy ‘classici’. Si vede chiaramente che si tratta di uno spin off che tenta, in parte riuscendoci e in parte no, di introdurre nuovi elementi nella serie per variarne il gameplay. I presupposti da cui prende l’avvio l’azione sono ormai noti: il mondo è avvolto da un’enorme nube di gas tossico, i cui nefasti effetti vengono annullati solo dalla Mirula, una sostanza magica conservata in apposite ampolle. Ogni villaggio abitato è protetto da una scorta di Mirula, che va però rinnovata ogni anno, e pertanto ogni paese organizza una spedizione, composta da un massimo di quattro valorosi avventurieri, incaricata di fare il pieno della magica sostanza. Ed è qui che entriamo in scena noi, o meglio voi. Insomma, ci siamo capiti, il giocatore. O i giocatori, visto che il nuovo Final Fantasy è dannatamente improntato al multiplayer. Nel bene e nel male… ma procediamo per gradi.