L'ultimo quadrimestre dell'anno è sempre quello più affollato di uscite. Ciò si traduce (almeno negli ultimi anni) con tanti mondi da esplorare anche attraverso le modalità fotografiche, ormai fornite di serie dagli sviluppatori per immortalare i momenti salienti della propria avventura. Dopo Far Cry 6 e Riders Republic, torniamo a scoprire universi di gioco in tranquillità, cercando quei dettagli che spesso sfuggono, specialmente se si è lanciati su un rettilineo a più di duecento chilometri orari.
Tiriamo il freno a mano e andiamo a scoprire un Messico vivace e sorprendente in questo viaggio per immagini di Forza Horizon 5.
Il selvaggio domato
Sembra una scelta ponderata, ma il fatto di iniziare i nostri viaggi per immagini il più delle volte alle prime luci dell'alba è una pura casualità. Oggi accendiamo il motore veramente al cantar del gallo, dato che il sole non è ancora neanche sorto. Punto di partenza: la nostra umile dimora in una remota e sperduta cittadina del Messico. Destinazione: sconosciuta.
A illuminare la strada solo i fari della nostra Chevrolet Camaro 396 del 1969 (in una sorprendentemente seducente colorazione celeste) e il chiarore che inizia a spazzare via le stelle dal cielo. Il piccolo paesello è praticamente deserto, come ciò che lo circonda per miglia.
Ogni tanto incrociamo sulla strada principale un pick-up o qualche utilitaria, ma pochi altri piloti. L'asfalto è rovinato dalle intemperie, spaccato dal calore del sole. Lungo le sue incrinature si è annidata la secca fauna del luogo, che è stata in grado di conquistare ogni più piccola lacerazione del manto stradale. Nonostante la precarietà del tragitto, la nostra Camaro ci scivola sopra come se stesse attraversando una distesa di marmo lavorato.
La bellezza di una muscle car americana degli anni '60 sta nella morbidezza del passaggio transitorio da una marcia all'altra, un processo non istantaneo, che ha una sua attesa, quasi come la costruzione di un climax narrativo. Il rombo del motore riecheggia tra le vallate, ora ricoperte di fiori aranciati e arbusti verdi: il deserto ha ritrovato il colore della vita.
Il cielo sopra di noi è marchiato da nuvole inquiete, presagio di un imminente temporale. Solo apparenza, a quanto pare. Bastano, infatti, due tornati a ottanta chilometri orari per far cessare la lieve pioggerellina primaverile, cosa che ha permesso al minaccioso sipario di aprirsi e svelare ciò che nascondeva con tanta gelosia: un cielo intenso, sostenitore ed esaltatore dei vari colori messicani. Il mattino è sopraggiunto in tutto il suo splendore.
Una gara improvvisata
L'asfalto, ormai asciutto, ha ritrovato una sua integrità strutturale, mentre l'inizio di una nuova giornata di festival ha rimpolpato le strade del Messico. Tra super car, fuoristrada e bellezze d'epoca, scorgiamo una macchia rosso sangue in lontananza. Avvicinandoci, ci rendiamo conto che si tratta di una Nissan Skyline GT-R del 1973. Entrambi stiamo solo facendo un giro, così decidiamo d'iniziare una gara semplicissima: il primo che arriva al traguardo vince.
Dalla seconda arriviamo velocemente a ingranare la quarta, lanciati su un percorso abbastanza accidentato, con molti tornanti e punti ciechi. La Skyline, nonostante lo stacco iniziale, inizia a perdere terreno. La nostra Camaro restringe in gran scioltezza il divario creatosi, portandoci di fianco al pilota avversario. In un testa a testa tra le vivaci colline messicane, Stati Uniti e Giappone tornano a contendersi la vittoria (fortunatamente, in circostanze più pacifiche rispetto al passato).
Due icone di stile che sembrano danzare su ruote e acciaio, sinuose e agguerrite. Dosando bene il cambio delle marce, riusciamo a sguizzare in testa dopo una curva a gomito. Il traguardo è ormai vicino. Mancano meno di cinquecento metri. Pensiamo di avere la vittoria in pugno. Tuttavia, manca ancora un tornate. Noncuranti del possibile pericolo, prendiamo quest'ultimo sottogamba e, infatti, finiamo in sovrasterzo e facciamo un bel testacoda. Nella nube di fumo creatasi, vediamo palesarsi il "diavolo rosso" che, tranquillo e spensierato, taglia l'aria e anche il traguardo.
Con un sorriso beffardo stampato in faccia, ci ricordiamo di quel detto secondo cui gli ultimi passi prima di arrivare a casa sono i più pericolosi. Dopodiché, riaccendiamo il motore e continuiamo a seguire la strada. La Skyline è tornata a essere un puntino rosso in lontananza: come l'avevamo intravista, così la vediamo scomparire all'orizzonte.
Il centro del Messico
La statale ci porta direttamente nella periferia di una grande città, che si dimostra essere Guanajuato, uno dei luoghi più suggestivi di questo Forza Horizon 5. Con i suoi colori sgargianti e la sua locazione in una conca, la città è perfetta sia per gare dall'alto tasso adrenalinico che per le più tradizionali visite turistiche. La varietà degli ambienti è parecchia: dalle scoscese strade della periferia che portano al centro, alle lunghe reti di tunnel sotterranei, fino all'architettura barocca della città vecchia.
Mentre ci addentriamo per le sgargianti vie di Guanajuato, troviamo sul nostro percorso una splendida Volkswagen Typ 1 (meglio conosciuta come Maggiolino), che con il clacson ci fa intendere di voler gareggiare. Pensiamo sia un po' sconveniente per la piccola autovettura, ma non ci tiriamo indietro, pur essendo convinti che sarà una vittoria schiacciante.
Ancora una volta, abbiamo sopravvalutato le nostre capacità. Dopo una partenza che ci vede in vantaggio, nel giro di pochi secondi questa scheggia argentata ci sorpassa, scomparendo tra gli edifici della città. Come un novello Herbie, lo sfuggente veicolo si dilegua in uno stridente rumore meccanico. Non abbiamo più rivisto quella macchina, né il suo pilota.
Guanajuato sotterranea
Divertiti da questi incessanti schiaffi morali, continuiamo ad addentrarci nel complesso intrico urbano. Finalmente, troviamo la via per le gallerie sotterranee, che avevamo avuto modo di intravedere solo durante una gara spericolata. Con tutta la calma del mondo dalla nostra parte, percorriamo con estrema leggerezza questi vicoli incastonati nella trama cittadina. Ci lasciamo conquistare dal continuo susseguirsi di luci e ombre, scandite da murature in pietra e archi antichi, che ogni tanto collegano questi sottopassaggi alla forza perennemente espansiva della volta celeste. D'un tratto, la strada inizia nuovamente a salire, riportandoci al livello della vita mondana.
Non facciamo in tempo neanche a girare l'angolo che eccola in tutto il suo splendore: la Basílica Colegiata de Nuestra Señora de Guanajuato. Il pigmento giallo che la ricopre spicca rispetto al tetro cielo, nuovamente coperto dalle nubi. La sua imponenza mette soggezione, rendendo la conquistatrice mangia-asfalto sulla quale siamo seduti una completa inezia, incapace di relazionarsi con una simile visione, ancora più barocca del bolide americano, simbolo d'eccesso e pomposità meccanica.
Alla fine della via, scorgiamo Plaza de La Paz, dove sorge la facciata della struttura. Qui, il Monumento a la Paz è illuminato dagli ultimi raggi del sole che riescono a fare breccia nella serrata delle nuvole. Mentre contempliamo questo panorama idilliaco, capiamo che insieme alla fine della giornata, forse siamo arrivati anche alla fine del nostro viaggio. Dopotutto, il fato ha voluto che raggiungessimo il centro geografico del Messico. Quale altro luogo più simbolico potremmo mai trovare per concludere la nostra avventura? Probabilmente un'infinità, ma sentiamo che questo è quello adatto al nostro racconto.
Siamo arrivati alla fine anche di questo viaggio per immagini di Forza Horizon 5. Speriamo vi sia piaciuto scoprirlo tanto quanto noi ci siamo divertiti a viverlo (e immortalarlo).
Avete qualche scatto da cartolina catturato in Forza Horizon 5? Se volete, potete condividerli con noi e gli altri utenti nei commenti.