Ghostbusters: Legacy è tipo uno dei sequel più improbabili nella storia del cinema, soprattutto perché non avrebbe dovuto esistere. Per decenni non si è trovata la quadratura del cerchio, un accordo che mettesse in sintonia gli attori e il regista sulla sceneggiatura, tant'è che a un certo punto si è azzardato un reboot al femminile firmato da Paul Feig e sembrava che la serie, al cinema, fosse finita lì. È servita la morte di Harold Ramis - Egon - a scuotere lo status quo, portando Jason Reitman, figlio di quell'Ivan che aveva diretto i due film negli anni '80, a girare un vero e proprio sequel, che però ci ha messo quasi due anni a uscire nei cinema, tra COVID-19 e tutto il resto.
La cosa buffa è che gli appassionati di videogiochi, nel frattempo, un vero sequel l'avevano già avuto, prima nel 2009 e poi in versione rimasterizzata esattamente dieci anni dopo, quando di Legacy - che in patria si intitola Afterlife, vai a capire - si era appena cominciato a parlare. Sviluppato da Terminal Reality nella sua incarnazione principale, Ghostbusters: The Videogame è un action in terza persona che ci fa vivere una nuova avventura degli Acchiappafantasmi poco tempo dopo gli eventi di Ghostbusters II, introducendo nuovi personaggi e riportando in scena praticamente tutti i protagonisti dei due film cult. E così, arrivati al 2021, l'iconica serie che non avrebbe dovuto avere seguiti se ne ritrova due: uno ufficiale al cinema e l'altro sotto forma di videogioco. Noi li abbiamo messi a confronto per determinare quale sia il migliore e, per meglio dire, quale sia canonico nelle nostre teste. Attenzione, quindi. Questo articolo contiene immensi SPOILER sul videogioco e sul film, perciò proseguite con cautela se non avete ancora visto Ghostbusters: Legacy al cinema o non avete ancora giocato Ghostbusters: The Videogame.
Il gioco
Ghostbusters: The Videogame non è un semplice videogioco, ma una specie d'incrocio di flussi protonici da cui sono scaturiti i film successivi, saldamente piantato nella storia che fa da dietro le quinte di tutto il marchio. Forse non tutti sanno che di un seguito di Ghostbusters II se n'è parlato per anni, ma il film non è riuscito a concretizzarsi perché le parti in causa non riuscivano a mettersi d'accordo: in particolare, Dan Aykroyd e Harold Ramis, che avevano scritto i primi due film, faticavano a trascinare Bill Murray in una nuova sceneggiatura. A un certo punto, infatti, questo terzo film, che avrebbe dovuto intitolarsi Ghostbusters: Hellbent e uscire tra il 1990 e il 2000, prevedeva l'ingresso nella squadra di una nuova generazione di Acchiappafantasmi composta da Ben Stiller, Chris Rock e Chris Farley. Il protagonista di Ti presento i miei, in particolare, avrebbe dovuto sostituire caratterialmente il personaggio di Peter Venkman che Murray aveva interpretato nei primi film.
Alla fine di Ghostbusters: Hellbent non se ne fece nulla, finché Terminal Reality non consultò Aykroyd e Ramis per la scrittura di Ghostbusters: The Videogame. I due autori ebbero così occasione di trasformare in realtà quella terza pellicola mai girata, tirando fuori dal cassetto tante idee che avevano avuto all'epoca dei primi due film e che avevano dovuto escludere in ultima istanza, a cominciare dallo scontro finale con Ivo Shandor, il vero mastermind dietro tutti i guai degli Acchiappafantasmi. Col tempo si era ammorbidito anche Murray, tra l'altro, che partecipò insieme al resto del cast come doppiatore: sfortunatamente, i tempi ristretti non permisero di coinvolgere anche Sigourney Weaver, che si era detta comunque interessata al progetto (Rick Moranis, invece, si era già allontanato dalla scena professionale).
Tutti questi elementi inquadrano Ghostbusters: The Videogame come un sequel molto più diretto di Legacy, ma la verità è che la maggior parte della storia riprende i personaggi, le situazioni e i dialoghi visti nei primi film, in una sorta di omaggio che oggi considereremmo forte fanservice. Nel gioco non si controllano direttamente i quattro Acchiappafantasmi, ma un anonimo alter ego del giocatore soprannominato semplicemente cadetto, recluta o novellino, che si occupa di testare la nuova attrezzatura della squadra. La storia inizia quando Slimer e un altro fantasma scappano dalla griglia di contenimento, costringendo gli Acchiappafantasmi a visitare alcuni scenari iconici dei film come l'Hotel Sedgewick, ma l'intreccio si infittisce con la comparsa di un nuovo tipo di melma ectoplasmatica che, accumulata in gran quantità, può aprire un varco tra le dimensioni. La squadra scoprirà che Gozer sta cercando di tornare in vita sfruttando una mostra ispirata al suo culto sumero che supervisiona la dottoressa Ilyssa Selwyn, nuovo interesse sentimentale di Peter (doppiata in lingua originale dall'attrice Alyssa Milano).
La narrativa del gioco è molto interessante perché riesce a collegare alcuni eventi apparentemente sconnessi tra i primi due film, ricostruendo un piano molto più ambizioso e sensato dietro le minacce che i nostri hanno affrontato negli anni. Dallo spirito della bibliotecaria alla melma, passando per il ruolo determinante di personaggi antagonistici come il fastidioso Walter Peck, Ghostbusters: The Videogame mette tantissima carne al fuoco, titillando i fan che magari non avevano neppure mai immaginato uno schema tanto ambizioso dietro le due divertenti commedie soprannaturali cinematografiche.
Alla fine, infatti, i nostri eroi se la vedono proprio con Ivo Shandor, il mefistofelico architetto menzionato a più riprese nei film e nel gioco, legato in maniera insospettabile proprio al personaggio di Ilyssa, e vera nemesi degli Acchiappafantasmi in tutto e per tutto. Dopo averlo sconfitto, i quattro protagonisti decidono di affidare al novellino, ormai un membro a pieno titolo, la gestione di un distaccamento fuori New York.
Ghostbusters: The Videogame riprende quindi molte sottotrame che Aykroyd e Ramis avevano immaginato scrivendo i film, e ne imbastisce alcune nuove di zecca molto importanti, come appunto l'idea che gli Acchiappafantasmi diventino un franchise su scala internazionale. Cosa non funziona, dunque, in questo sequel videoludico? In realtà, non c'è niente che non funzioni in sé e per sé, ma come abbiamo detto The Videogame è un guazzabuglio di asset scartati, ricombinati insieme a formare un quadro sensato che fa leva soprattutto sul citazionismo e la nostalgia. Cosa che ha perfettamente senso, se ci pensate, perché il gioco voleva essere esattamente questo: un omaggio e al tempo stesso una chiusura del cerchio per gli autori di una storia che a quel punto sembrava inevitabilmente destinata a restare incompiuta.
Il film
Ghostbusters: The Videogame ha però avuto un effetto insperato, e cioè risollevare l'interesse di Murray nei confronti del franchise, convincendo contemporaneamente Sony a portare avanti l'idea di un sequel cinematografico. Purtroppo la stesura del nuovo script è stata enormemente tormentata, soprattutto dalla volontà di Aykroyd e Ramis in primis di scrivere una sceneggiatura praticamente perfetta che riuscisse a riunire tutti gli attori, mettendoli d'accordo. L'idea era quella di riportare in scena tutti, ma proprio tutti, Moranis compreso, ma la vita alla fine ha tirato una palla curva quando nel 2014 si è spento Harold Ramis, tra l'altro poco tempo dopo aver risolto alcuni problemi che lui e Murray si trascinavano dietro dagli anni '90 e dalla produzione del film Ricomincio da capo (in cui Murray era protagonista e Ramis sceneggiatore).
Sony, che nel frattempo voleva assolutamente portare avanti il marchio, precettò quindi Paul Feig per il reboot al femminile del 2016. Non un bruttissimo film, mettiamola così, ma un prodotto estremamente mediocre che sacrifica un cast eccezionale e qualche idea molto divertente sull'altare della spettacolarità e del girl power. Ebbene, il film fallì al botteghino, ma rinnovò la determinazione di Aykroyd e dei Retiman, padre e figlio, a rendere tutti gli onori all'amico e collega scomparso.
Il che ci porta a Legacy, annunciato poco prima che scoppiasse la pandemia COVID-19, e arrivato in sala solo la scorsa settimana. Un prodotto molto diverso dai film originali, ma comunque legato a quegli anni '80-90 e ai film per famiglie che andavano per la maggiore in un'epoca in cui forse eravamo più puri o comunque più spensierati. Legacy è un film sul cambio generazionale, sul significato di eredità - da qui, probabilmente, il sottotitolo italiano - e sull'elaborazione del lutto, ma è anche un film furbetto, che strizza l'occhio alla moda nostalgica del momento e cavalca l'onda, magari un po' in ritardo, di titoli come Super 8 e Stranger Things. Non è un caso che il battage pubblicitario abbia discretamente insistito sulla partecipazione di Finn Wolfhard, cioè Mike Wheeler nella popolare serie TV targata Netflix.
La vera protagonista, però, è Mckenna Grace, che regge sulle spalle l'intero film. Grace interpreta il ruolo della piccola, ma intelligentissima Phoebe, che si trasferisce a Summerville, in Oklahoma, insieme alla mamma Callie (Carrie Coon) e al fratello Trevor (Wolfhard). Lì il nonno, che non hanno mai conosciuto, ha lasciato una catapecchia dopo essere scomparso per cause naturali, e visto che Callie non ha un soldo e sono stati appena sfrattati, Summerville sembra l'occasione giusta per ricominciare: una nuova scuola, nuovi amici, un nuovo e simpatico professore interpretato dal sempreverde Paul Rudd che prende subito in simpatia Phoebe.
Il problema è che Phoebe di cognome fa Spengler: sono passati trent'anni dai fatti di New York, nessuno ricorda più gli Acchiappafantasmi, che sono andati in bancarotta poco tempo dopo Ghostbusters II e molti credevano comunque dei mitomani, e Egon aveva abbandonato l'intera famiglia per andare a fare l'eremita matto in Oklahoma. Peccato che non fosse matto, perché sotto Summerville si sta per spalancare una porta per l'Aldilà che rischia di riportare Gozer sulla Terra, e questa volta a fermare il Distruggitore ci sono quattro adolescenti, un professore strampalato, qualche accessorio malfunzionante e una Ecto-1 che cade a pezzi.
Il nuovo film ha un pregio potentissimo: Jason Reitman è un ottimo regista (se non avete mai visto Juno o Tra le nuvole, per dire, recuperateli) e insieme allo sceneggiatore Gil Kenan dosa il fanservice in modo intelligente, stuzzicando lo spettatore in un crescendo. Diciamo che la pellicola se la prende davvero comoda per caratterizzare i personaggi e delineare il mistero di Summerville, ma è un'avventura che si potrebbe descrivere solo così: i Goonies che incontrano i Ghostbusters. Letteralmente. Per un pubblico meno appassionato, Legacy è una divertente avventura che bilancia bene il dramma e la commedia e che si appoggia a un ottimo cast, mentre i fan più accaniti degli Acchiappafantasmi, che conoscono vita, morte e miracoli degli attori e della complicata lavorazione di questa pellicola, riconosceranno un livello metanarrativo importante nei minuti finali e nell'ultimo saluto a Harold Ramis.
È interessante notare che anche Legacy, come The Videogame, pesca a piene mani nelle idee scartate di Hellbent e dei film precedenti. Ritroviamo Ivo Shandor, sebbene in misura molto minore, e Gozer il Distruggitore, la dimensione parallela da cui provengono i fantasmi e l'idea, suggerita nell'ultima scena dopo i titoli di coda, che i Ghosbusters debbano espandersi ora che la minaccia soprannaturale è tornata sotto gli occhi di tutti. I giovani protagonisti, d'altra parte, rappresentano la nuova generazione di Hellbent e la recluta di The Videogame: non funzionano proprio tutti - Woflhard e Celeste O'Connor, cioè Lucky, hanno molto meno screentime del previsto - ma Phoebe e Podcast (Logan Kim) valgono pure per loro.
Il verdetto
In definitiva, qual è il "Ghostbusters 3" migliore? La nostra risposta è: nessuno dei due. Entrambe le storie toccano corde diverse, sinceramente. The Videogame è più un'avventura corale, incentrata sulle dinamiche di squadra dei vecchi Acchiappafantasmi, non poi così vecchi nell'anno in cui si svolge la storia: al cinema sarebbe stato un vero e proprio blockbuster che avrebbe fatto impazzire i fan dei primi due film, ma al contempo avrebbe perso parecchio sul fronte della commedia, rappresentando una deriva forse più seriosa e avvincente, ma meno sintonizzata sulla frequenza dei Ghostbusters di Ivan Reitman.
Legacy, dal canto suo, è un prodotto diverso che mira a essere un sequel nel senso più ampio del termine: i personaggi e le vicende dei film di trent'anni fa sono solo il trampolino di lancio per proseguire il franchise, tant'è che nel frattempo è nata anche la Ghost Corp, una società che vorrebbe stabilire l'equivalente del Marvel Cinematic Universe in salsa Ghostbusters. Ma Legacy è anche la catarsi di un team non tanto al cinema, quanto nella vita reale. È un film che si legge a più livelli, se si guarda con attenzione e si approfondisce un attimo il contesto: è un addio, un arrivederci e un nuovo esordio.
Forse il vero sequel di Ghostbusters I e II doveva essere una combinazione dei due script. Forse avrebbe dovuto essere quel Ghostbusters: Hellbent mai concretizzatosi, perché, diciamocelo, una commedia soprannaturale sulla falsariga dei primi due film, con Ben Stiller e Chris Rock a mettere il carico da cento mentre imparano il mestiere da Aykroyd, Ramis e Hudson, sarebbe stata assolutamente devastante. Ironicamente, la vita ha letteralmente messo lo zampino nella storia, dentro e fuori, di un film sui morti. Suona strano ma è così, e per quanto si possa apprezzare o disprezzare il nuovo film o il videogioco, questa serie è riuscito in un'impresa che pochi altri possono vantare: avere due seguiti contemporaneamente. Voi quale preferite?