In Ghostwire: Tokyo, la capitale del Giappone appare deserta e sinistra. All'incrocio di Shibuya non c'è anima viva, i centri commerciali sono completamente abbandonati, nei parchi vuoti le bancarelle di yakisoba sono lasciate incustodite, mentre nei vagoni della linea Yamanote, spesso zeppi di persone fino a strabordare, non si vede anima viva. Le uniche voci che si sentono sono quelle trasmesse dalle pubblicità nei tabelloni e, se non fosse per qualche musichetta proveniente da chissà quale negozio, in strada ci sarebbe un silenzio tombale.
Il dettaglio più disturbante sono però i vestiti: centinaia, forse migliaia di scarpe, giacche, gonne e pantaloni abbandonati a terra o nelle auto, come se i loro proprietari si fossero sciolti improvvisamente.
In totale contrapposizione a quanto fatto con Deathloop, riguardo Ghostwire: Tokyo Bethesda ha comunicato molto poco, contribuendo a mantenere un forte alone di mistero attorno al progetto. Ma quando mancano poche settimane all'uscita su PlayStation 5 e PC, siamo stati invitati a un evento di presentazione per scoprire porzioni di gioco inedite e farci un'idea un po' più chiara di cosa ci aspetta nell'affascinante progetto di Tango Gameworks.
Shibuya infestata
"Tutti gli abitanti di Tokyo sono spariti" è la semplice premessa con cui il director Kenji Kimura ci introduce la storia di Ghostwire: Tokyo. Un'idea che porta alla mente la città post-apocalittica di Tokyo Jungle o il mortale palcoscenico di Alice in Borderland, ma che nel nuovo gioco di Tango Gameworks assume tinte horror sovrannaturali e attinge a piene mani dal folclore giapponese. L'intera area di Shibuya è stata avvolta da una strana nebbia, e sembra che tutte le persone al suo interno siano state trasformate in spiriti. Non tutte-tutte, in realtà.
Vestiremo infatti i panni di Akito, un ragazzo giapponese che per qualche motivo è sopravvissuto alla maledizione e che presto fa la conoscenza del misterioso KK, un cacciatore di spettri con cui stringerà un patto: KK aiuterà Akito a cercare sua sorella, mentre assieme daranno la caccia a Hannya, un uomo mascherato che sembra essere la mente malvagia dietro la sparizione di tutta Shibuya. C'è però un problema: la città è stata invasa da quelli che nel gioco si chiamano Visitatori, creature oscure che si presentano come versioni spettrali degli abitanti di Tokyo.
Ci sono studentesse senza testa armate di coltello, uomini d'affari che nascondono un volto cadaverico dietro un ombrello nero, e creature demoniache che infestano ogni stradina della città. Per difendersi, Akito imparerà a padroneggiare un potere sovrannaturale chiamato Ethereal Weaving (traducibile come "Tessitura Eterea"), un'abilità che gli permette di eseguire attacchi elementali a distanza attraverso rapidi movimenti delle mani.
Un paio di esagerati movimenti delle mani e Akito può colpire i Visitatori con dei fendenti d'aria. Al posto di numeri colorati o indicatori della salute, il gioco suggerisce l'energia dei nemici attraverso indizi visivi, come ombrelli che si fanno a brandelli o vestiti che si sgualciscono. Dopo un certo numero di attacchi, uno squarcio nel petto degli spettri lascia intravedere un nucleo di energia, permettendo ad Akito di distruggerlo per ricaricare le sue riserve di energia.
Poteri dall'aldilà
Completando missioni, guadagnando esperienza e portando avanti la storia, l'arsenale di Akito si arricchisce con nuovi poteri e abilità. Oltre agli attacchi d'aria, lo abbiamo visto lanciare potenti fiammate che esplodono al contatto coi nemici e taglienti lame d'acqua, mentre talismani consumabili permettono di paralizzare i nemici con una scarica elettrica. Cogliendo un nemico di sorpresa lo si potrà eliminare con un solo colpo alle spalle, e col giusto tempismo sarà possibile rispedire proiettili di energia al mittente. Per non farsi mancare nulla, Akito avrà a disposizione anche un arco con cui attaccare nemici e colpire oggetti lontani, ma le sue abilità spirituali sono così coreografiche e potenti che ci si chiede quanto saranno davvero utili le frecce in combattimento.
L'impressione è che Akito non avrà troppi problemi a gestire gruppi di due o tre nemici, specialmente quelli più semplici. Gli scontri si faranno però presto più intensi, affollati e imprevedibili: una studentessa decapitata si avvicina a scatti fulminei, intanto che una terrificante figura ci salta addosso armata di enormi forbici; lo spettro di un'impiegata lancia un bacio da cui partono mortali sfere di fuoco, mentre non mancano creature abominevoli, come un boss dalla testa di donna e il corpo animale. È difficile giudicare il feeling del sistema di combattimento senza passare qualche minuto col pad tra le mani, ma vedere Akito nel mezzo dell'incrocio di Shibuya lanciare saette e lingue di fuoco a un'ondata di spettri in ogni direzione è stato senza dubbio uno dei momenti più alti della presentazione. Non il più alto, al più alto ci arriviamo tra un po'.
Ormai dovrebbe essere chiaro, ma è bene ribadirlo, Ghostwire: Tokyo non è un survival horror, bensì un action adventure con numerosi combattimenti, missioni da portare a termine e un classico sistema di progressione del personaggio e delle sue abilità. I punti esperienza accumulati permettono di aumentare il livello di sinergia tra Akito e KK, sbloccando così nuove abilità o potenziando quelle già ottenute. Magari si decide di aumentare la velocità con cui ci si sposta, oppure si preferisce aumentare la frequenza dei colpi o il raggio d'azione di un attacco. Si potranno migliorare anche gli equipaggiamenti, ad esempio aumentando il numero di frecce o di cibo che è possibile trasportare.
Gli Acchiappafantasmi
In giro per Shibuya si nascondono un gran numero di spiriti innocui che aspettano solo di essere liberati. Utilizzando delle bamboline di carta (le tradizionali katashiro), queste anime possono essere catturate e poi consegnate in cambio di punti esperienza e denaro presso speciali cabine telefoniche. I cancelli torii sparsi per la città vanno purificati per liberare l'area circostante dalla coltre di nebbia (dopo sarà poi possibile spostarsi da un cancello all'altro usando il viaggio rapido). Ogni area della città nasconde poi collezionabili da raccogliere, piccole statue di jizo da trovare e amuleti da collezionare.
Il fatto che 200.000 persone si siano improvvisamente dissolte nel nulla non vuol dire che Shibuya sia completamente deserta. Oltre agli spaventosi Visitatori e agli spiriti dei vecchi abitanti, tra i vicoletti della città si nascondono numerosi yokai, creature soprannaturali tipiche del folclore giapponese. Dai buffi kappa ai terrificanti rokurokubi, passando per enormi draghi tatsu che volano sopra i grattacieli di Shibuya, gli sviluppatori promettono di pescare a piene mani dal bestiario di miti e leggende giapponesi.
Scovare e "collezionare" gli yokai sarà di sicuro un buon passatempo, ma alcuni di loro avranno un'utilità ben precisa. I tengu sono degli spiriti volanti che possono essere agganciati dalla distanza per permettere ad Akito di proiettarsi sopra i palazzi della città, mentre nei supermarket e nei chioschi per strada incontreremo dei nekomata, yokai dalle sembianze di gatti presso cui comprare equipaggiamenti o deliziosi cibi giapponesi.
Interferenze e allucinazioni
Questo pizzico di folcloristica follia non è niente se paragonato al momento più assurdo e destabilizzante dell'intera presentazione. Incaricato di cercare la fonte di un'energia oscura all'interno di un edificio, Akito e KK fanno visita a un appartamento che all'inizio sembra piuttosto comune. Trova una serie di documenti sparpagliati su un tavolo, una pila di manga e DVD accanto alla televisione, una padella lasciata sui fornelli e qualche vestito abbandonato su una sedia. A parte un leggero disordine, il posto sembra non avere niente di speciale, finché una "interferenza dall'aldilà" non stravolge tutto in un attimo.
Una melma nera comincia a infestare le pareti, una stanza viene invasa dalle radici di un albero, e l'intero appartamento si trasforma in un incubo architettonico, in cui il sotto diventa il sopra, le pareti prendono il posto dei pavimenti e dentro un armadio si nasconde un'enorme stanza buia. Akito apre una porta e si ritrova sul soffitto del bagno, esce dalla stanza ed è in un corridoio con porte e quadri in ogni verso e in ogni lato. Un attimo prima tutto si tinge di rosso, un attimo dopo le pareti diventano invisibili e in basso si scorge tutta Tokyo.
L'effetto è da capogiro, e mentre gli oggetti si spostano e gli arredi si trasformano, non possono che venire in mente sequenze altrettanto allucinanti in giochi come FEAR ed Eternal Darkness. Come se il gioco stesso fosse posseduto da uno spirito, in qualsiasi momento Akito si potrebbe ritrovare perso in mondi assurdi, e a giudicare dai trailer e dalle parole degli sviluppatori, di momenti come questo il gioco dovrebbe esserne pieno. In pochi istanti abbiamo visto montagne innevate, isole spettrali, boschi infestati e giganti che attraversano ambienti onirici, e la speranza è che Ghostwire: Tokyo riuscirà a spiazzare e sorprendere per tutta la durata dell'avventura.
Buona parte della presentazione si sarà pure focalizzata sulle meccaniche di combattimento e sulle abilità di Akito, ma il vero punto di forza del nuovo gioco di Tango Gameworks potrebbe essere proprio il suo immaginario paranormale e disturbante, l'atmosfera che si respira tra le strade di Shibuya e il modo in cui le regole del mondo vengono stravolte davanti agli occhi di chi gioca. La qualità della storia resta un punto interrogativo, così come il feeling dei combattimenti, ma se Ghostwire: Tokyo si rivelerà essere divertente anche solo la metà di quanto sembra spettacolare e visionario, potremmo trovarci già davanti a una delle grosse sorprese dell'anno.
CERTEZZE
- Una Tokyo così non l'avevamo mai vista
- Pieno di creature buffe o terrificanti tratte dal folclore giapponese
- I combattimenti sono spettacolari da vedere
DUBBI
- Se gli scontri saranno divertenti e profondi è tutto da vedere
- Storia e personaggi per ora restano sullo sfondo