Il videogioco classico nasce come passatempo che lascia poco spazio alla creatività, almeno nel senso più puro del termine. Certo, la grafica delle origini richiedeva una bella fantasia per compensare le limitatezze tecniche e creare mondi immaginifici tra i pochi pixel grezzi, ma la possibilità di sprigionare la creatività in maniera attiva è emersa solo con una certa evoluzione del medium, che ha consentito un'interazione più profonda. Con l'aumentare della libertà concessa al giocatore, si sono progressivamente sfumati i confini tra utilizzatore e creatore, fino a consegnare nelle mani dei giocatori dei veri e propri strumenti di sviluppo, sebbene sempre limitati e all'interno di paletti ben precisi.
Volendo fare una panoramica sui giochi in cui è possibile creare giochi, tendiamo ad escludere quei middleware e software che sono a tutti gli effetti delle raccolte di strumenti o motori grafici veri e propri, così come il panorama del modding, che va al di là del design stesso dei singoli titoli. Andiamo piuttosto a ricercare quei titoli che riescono comunque a risultare dei giochi, pur offrendo delle ampie possibilità creative agli utenti. Non sono molti, perché si tratta di prodotti che contano su un appeal ancora un po' limitato rispetto alla grande maggioranza dei videogiocatori, ma alcuni di questi sono riusciti ad affermarsi in maniera davvero notevole. Vediamo dunque di fare una raccolta di titoli che possono rientrare nell'ambito dei "giochi in cui si creano giochi", cercando di fare un discorso più ampio sui diversi approcci tentati dagli sviluppatori in questo ambito.
I "Tycoon", ovvero l'arte di far soldi coi giochi
Lasciando perdere i noiosi tecnicismi, alcuni giochi hanno cercato di proporre l'idea di mandare avanti una software house dal punto di vista gestionale, molto spesso con un taglio decisamente simpatico e leggero. Gli elementi più oscuri emersi dalla cronaca sullo sviluppo videoludico, tra crunch, licenziamenti in massa e molestie assortite, sono assolutamente banditi da queste rappresentazioni, che ci restituiscono l'immagine più scanzonata e romantica possibile dell'industria. Tra questi ricordiamo l'inossidabile Game Dev Story, probabilmente una delle applicazioni più riuscite in assoluto della struttura gestionale stra-rodata di Kairosoft. Lo scopo è gestire una piccola software house e farla arrivare alle luci della ribalta, impostando con poche, ma efficaci opzioni i ritmi di lavoro all'interno del team, il tutto arricchito da riferimenti diretti al panorama videoludico nipponico degli anni '80, '90 e primi 2000.
Sulla stessa linea si piazza anche Game Dev Tycoon, che riprende buona parte della formula, ma sposta tutto nel panorama del "garage developers", con riferimenti più diretti all'ambito indie attuale e qualche raffinamento ulteriore rispetto alla struttura molto semplice e "mobile" del gioco Kairosoft.
Un'evoluzione su queste basi è fornita invece dalla serie Mad Games Tycoon, che amplia gli orizzonti del micro-management mettendoci al controllo di una realtà in espansione costante, fino a raggiungere un vero e proprio impero dello sviluppo videoludico impegnato su tanti progetti diversi e incrementando a dismisura gli elementi da tenere sotto controllo. Specialmente il secondo capitolo si avvicina maggiormente ai gestionali di tipo Tycoon più avanzati, ma mantenendo sempre uno stile allegro e colorato.
I sandbox
Forse la realizzazione più completa del "game maker", che non rinuncia però ad essere principalmente un gioco, arriva dai titoli sandbox, in particolare da Roblox. Facendo presa soprattutto sul pubblico più giovane, questa specie di vaso di Pandora videoludico è diventato negli anni un vero e proprio impero, tanto da diventare un'azienda quotata in borsa al pari di interi publisher. La facilità con cui è possibile realizzare giochi, a partire da modelli 3D e template in gran parte prestabiliti, ha spinto una community enorme a realizzare varie creazioni, tanto da finire incanalate in un markeplace suddiviso per generi e tipologie di esperienze variegate. La qualità non è eccelsa, ma la quantità di possibili meccaniche di gioco, oltre a eventuali cross-over più o meno leciti e arditi, lo rende una cornucopia di contenuti che continua ad attirare giocatori e creatori di mini-game.
Il successo ottenuto l'ha trasformato, paradossalmente, in una vera e propria industria videoludica in piccolo, riproducendo anche alcuni elementi particolarmente oscuri di questa, come la monetizzazione selvaggia e lo sfruttamento di alcuni creatori di contenuti da parte del sistema.
Su un piano decisamente diverso si pone l'altro grande sandbox in grado di offrire ampie possibilità di personalizzazione: Minecraft. Il titolo Mojang resta essenzialmente un gioco coerente e completo già di per sé, ma le ampie possibilità costruttive hanno dato vita a una quantità di temi, ambientazioni ed esperienze di gioco alternative che popolano un vero e proprio marketplace interno.
Le variazioni sul tema
La tradizione degli "editor" rappresenta la forma più antica di costruzione dei giochi dal basso: la possibilità di costruire nuovi livelli a partire da componenti prestabilite da assemblare è un'opzione, per certi versi rivoluzionaria, presente ormai da molti anni nei videogiochi. L'evoluzione di questa attività si ritrova in quei titoli che si basano su un tema principale ma consentono un'ampia possibilità di costruzione, che può portare a esperienze estremamente variegate. In questa linea di "variazioni sul tema" possiamo menzionare Super Mario Maker 2 e il suo predecessore come due tra i titoli di maggior rilievo, se non altro per la riuscita dell'idea e per il supporto dimostrato dalla community, che in tutto il mondo continua a creare livelli per platform estremamente variegati, contando peraltro sulla solidissima base già costruita da Nintendo in termini di meccaniche fondamentali.
Qualcosa di simile, ma che consente creazioni molto più ardite e differenziate, la troviamo anche in LittleBigPlanet di Media Molecule, che hanno poi ulteriormente sviluppato l'idea nel successivo Dreams. Anche in questo caso si tratta fondamentalmente di un platform, ma consente di mettere in scena anche giochi piuttosto differenti e bizzarri. La creatività dei giocatori, col tempo, è riuscita a sfidare e superare i limiti degli editor, arrivando a proporre costruzioni estremamente varie: ricordiamo la Forgia di Halo, per esempio, che è quasi una fucina di mod ufficiali ma ha consentito anche la creazione di una sorta di tradizione alternativa e guidata dalla community.
Gli strumenti per creativi
I veri e propri "game maker" non sono molti, almeno guardando a quelli che hanno avuto una buona diffusione, anche perché si tratta di progetti talmente particolari da non rientrare in un genere videoludico prestabilito. Il caso principale è sicuramente Dreams di Media Molecule, che è tornato al centro dell'attenzione anche per l'annuncio della chiusura del supporto, prevista per settembre 2023.
Si tratta del culmine del percorso del team britannico, che ha sempre cercato di coinvolgere il giocatore come elemento attivo nella creazione di esperienze di gioco. In questo caso, è riuscito a confezionare un vero e proprio engine in grado di mettere nelle mani della community dei potenti strumenti di sviluppo, pur mantenendo una semplicità d'uso incredibile, e soprattutto mantenendo il processo abbastanza accattivante da accogliere qualsiasi tipo di giocatore, purché abbia una minima scintilla creativa.
È rimasto ovviamente un titolo di nicchia rispetto al pubblico di massa di PlayStation, ma non c'è dubbio che Dreams si riuscito comunque a raggiungere risultati difficilmente ottenibili da qualsiasi altro progetto del genere su console, grazie alla spinta di Sony attraverso il suo first party ufficiale. Peccato davvero che la compagnia non abbia voluto provare a portare il titolo su PC, dove probabilmente avrebbe potuto esprimere al massimo il suo potenziale.
Qualcosa di molto simile era stato tentato in precedenza da Project Spark su PC e Xbox One: anche in questo caso non si trattava proprio di un gioco quanto di un insieme di strumenti di sviluppo presentati in maniera estremamente accattivante e molto user-friendly. Le possibilità erano più limitate rispetto al successivo Dreams, ma alla sua uscita rappresentava comunque una soluzione affascinante e d'avanguardia, purtroppo anche questa rimasta piuttosto di nicchia, fino al suo spegnimento.