47, Morto che Parla
La IO Interactive ha deciso di fare le cose davvero in grande, cercando di portare le necessarie migliorie al primo capitolo della saga e dando una maggiore componente strategica alle missioni. Il dettaglio grafico rispetto al precedente Hitman è notevolmente migliorato e la versione GameCube, come già successo per la versione Xbox, potrà contare su una grafica più pulita e dettagliata, anche se di fatto i cambiamenti, essendo un titolo multipiattaforma, non sono poi così eclatanti. Stavolta potremo scegliere di giocare in soggettiva, oppure di utilizzare la classica visuale in terza persona, più comoda e praticamente indispensabile nelle situazioni più "a rischio": per avere una visuale d'insieme del luogo in cui ci troviamo e sfruttare la possibilità di nasconderci o tendere agguati ai nemici, la prima persona mostra infatti grossi limiti. Anche i modelli fisici dei nemici hanno fatto un grosso passo avanti: il maggiore realismo delle loro animazioni e, soprattutto, del loro modo di accasciarsi al suolo privi di vita, riesce a ricreare un ambiente nel quale ogni movimento non è per nulla lasciato al caso. Saper interpretare correttamente l'ambiente e le persone che ci stanno attorno sarà fondamentale per proseguire nel gioco, e le animazioni dei personaggi presenti saranno condizionate dallo stesso comportamento di 47: se abbiamo infatti deciso di travestirci per non dare nell'occhio le guardie ci seguiranno con lo sguardo come insospettite ma senza attaccarci, ma se invece inizieremo a correre sarà come dichiararsi pubblicamente e allora state certi che partiranno anche le prime raffiche di pallottole. Insomma, una modalità stealth in piena regola, che andrà usata molto più di quanto non pensiate nelle situazioni ad alto rischio.
Le missioni molto spesso consisteranno semplicemente nel penetrare in un luogo sorvegliato ed uccidere un preciso personaggio, ma sta a voi scegliere il modo nel quale eseguire il compito. A livelli di difficoltà bassi potremo anche permetterci di provocare una carneficina eliminando tutte le guardie che ci sbarrano la strada, ma un modo più sottile di terminare il proprio incarico, cercando di dare meno nell'occhio, sarà ricompensato con una valutazione molto più positiva: questa seconda modalità di affrontare gli obiettivi proposti, ai livelli più tosti, sarà l'unica corretta per poter portare a casa la pelle senza troppi danni, visto che la IA dei nemici sembra essere stata curata con grande attenzione, per rendere difficile la vita al nostro canuto protagonista. Per portare a termine il gioco avremo di certo bisogno anche di tutte le numerose abilità di 47 come killer professionista: poter denudare una guardia precedentemente uccisa o tramortita per confondere i nostri nemici, appostarsi dietro un elemento del fondale, attendere il momento giusto per balzare fuori e fare strage di uomini sono azioni da imparare molto in fretta perché completare le missioni vomitando piombo su tutto ciò che si muove è il metodo meno consigliato. Inoltre il kit del piccolo sicario comprende sia armi da fuoco altamente distruttive (ma che rendono 47 facilmente individuabile), che strumenti molto più silenziosi come spade e pugnali, fino addirittura al tampone imbevuto di cloroformio: sta a voi decidere come e quando usare questo arsenale così completo.
Sicuramente un grande passo in avanti rispetto al primo Hitman, che esalta ancor più la strategia del vero sicario senza però rinunciare ad una dose massiccia di sangue e violenza. Dovrete pazientare ancora fino alla fine di Aprile per la versione GameCube, ma ne sarà sicuramente valsa la pena: il gioco non presenterà infatti differenze di sorta, fatta eccezione per l’eliminazione di qualsiasi riferimento alla comunità Sikh ritenutasi offesa da alcuni stage del gioco originale, rispetto alle versioni PC, PS2 e Xbox, già uscite con ottimo riscontro da parte della critica.
The Baldy Man
Nemmeno dopo aver passato una vita intera ad eliminare persone per conto terzi si può trovare il meritato riposo: il nostro Codename 47 ha infatti deciso di appendere la pistola al chiodo e diventare una persona per bene, stanco di essere alle dipendenze della malavita per portare a termine i lavori più sporchi; ironia della sorte, il suo nuovo lavoro consiste nel curare i giardini di una chiesa in uno sperduto paesino della Sicilia, e lo stesso parroco è per lui molto più di un datore di lavoro, perché è l’unica persona ad avergli teso la mano, per liberarsi dal suo torbido passato.
Ma tutto questo non può certo passare inosservato agli occhi della malavita, che non tollera un tale atto di ribellione di 47, del quale hanno ancora bisogno per alcuni "lavoretti": il povero sacerdote viene quindi rapito e come in ogni ricatto che si rispetti, tocca al nostro calvo protagonista riportarlo indietro sano e salvo, svolgendo alcune importanti missioni per conto della mala.
Un pretesto un po' debole, se vogliamo dirla tutta, per giustificare la carneficina, ma che non compromette certo la validità di questo titolo: impegnati a portare a termine più di una ventina di missioni infatti il salvataggio del reverendo sarà sicuramente l'aspetto a cui penserete meno, visto che la componente strategica che è mancata al primo capitolo della saga di Mr.47 qui sembra avere trovato casa.