Da Creative Assembly, passando per Sports Interactive, Relic Entertainment, e la recente acquisizione di Two Point Studios. A guardare la schiera di team di sviluppo che negli anni si è unita sotto l'ala di SEGA, è evidente l'impegno del publisher giapponese di volersi consolidare come un colosso nel settore dei gestionali e dei giochi di strategia. Presentato per la prima volta alla Gamescom 2019, l'ultimo arrivato nel catalogo strategico di SEGA è Humankind, il nuovo e interessante progetto sviluppato da Amplitude. Per il team parigino, Humankind rappresenta il culmine di un percorso: fondato da ex sviluppatori di Ubisoft uniti dalla passione per Civilization, il gruppo ha pian piano guadagnato sempre più esperienza nella realizzazione di giochi di strategia 4X attraverso Endless Legend e i due Endless Space. "Il nostro obiettivo oggi non è competere con Civilization", ci ha detto il director Max von Knorring senza celare un sorrisetto. Se quello è l'obiettivo, però, vuol dire che il team sta fallendo miseramente, perché da quello che abbiamo visto alla Gamescom, Humankind sta a Sid Meier's Civilization esattamente come Cities: Skylines sta a SimCity. Un nuovo arrivato capace di conquistare gli appassionati e scuotere il genere introducendo alcune e originali idee.
Una nuova epoca
A una prima occhiata, Humankind si presenta in maniera non troppo diversa da Civ e da altri strategici storici, con la sua mappa esagonale in cui muovere le proprie unità con l'obiettivo di esplorare nuove regioni e raccogliere risorse utili ad evolvere la propria tecnologia, accrescere la conoscenza e migliorare il proprio esercito. Eppure una delle differenze più importanti del gioco Amplitude sta nella struttura e nella progressione dei turni. Anziché scegliere fin dall'inizio una tra diverse civiltà - e utilizzare sostanzialmente la stessa per tutto il resto della partita - in Humankind si parte dal neolitico controllando un gruppo di uomini preistorici che hanno appena messo piede fuori dalla propria caverna. La priorità è ovviamente quella di sopravvivere, andando a caccia di Mammut o raccogliendo bacche in giro per la mappa, ma col tempo si possono acquisire nuove conoscenze, migliorare la propria abilità in combattimento e cercare una luogo per costruire un villaggio. Dopo una manciata di turni (la demo che ci è stata mostrata era velocizzata per ovvie ragioni) si entra finalmente nell'Età del Bronzo, e al giocatore viene chiesto di evolvere la propria civiltà scegliendo tra 10 culture diverse: dagli Assiri agli Ittiti, passando per i Micenei, gli Zhou, i Babilonesi e gli Olmechi, ciascuna cultura influenza le caratteristiche della civiltà, le unità che si possono produrre, le strutture che è possibile costruire, così come l'abilità in battaglia o nella ricerca scientifica.
Ogni partita attraverserà sei diverse epoche, ognuna delle quali proporrà di volta in volta 10 nuove culture, fino ad arrivare all'era moderna. Passando da un'epoca all'altra, la propria civiltà conserva parte delle caratteristiche e delle unità che aveva in precedenza, ottenendone però di completamente nuove. Un giocatore potrebbe scegliere la cultura che più lo affascina, quella che strategicamente ha più senso (magari bilanciando i punti deboli della sua civiltà attuale) o anche soltanto per sperimentare con le diverse influenze culturali e creare delle città che siano un miscuglio di tradizioni e strutture appartenenti a epoche differenti. Arrivati verso l'ultima epoca, la piccola città costruita all'inizio della demo si è trasformata in una megalopoli capace di estendersi su più regioni, in cui ogni zona era lo specchio di una determinata fase della partita: lungo un fiume c'era il quartiere egiziano, sviluppatosi durante la seconda epoca e in mezzo al quale si potevano ancora notare una piramide; il centro sorto in epoca romana con anfiteatri e grandi edifici, una vasta area cinese derivante dal periodo Ming, fino poi alle fabbriche in periferia figlie dell'influenza dei tedeschi. Da vedere, ancor prima che da giocare, ogni civiltà sarà assolutamente unica da partita in partita.
Ignorando del tutto qualsiasi tipo di coerenza storica, questo potpourri culturale si riflette anche nella composizione delle armate belliche, visto che il proprio esercito può essere composto da unità appartenenti a diverse epoche. Si potranno quindi schierare sul campo di battaglia guardie pretoriane accanto a fucilieri napoleonici ed elefanti da guerra. Agli sviluppatori non interessa se qualche purista può storcere il naso, poiché la filosofia del team è proprio quella di dare al giocatore la totale libertà di plasmare la propria civiltà, tramandanone le tradizioni e preservandone (seppur talvolta con degli eccessi)le sue radici storiche. Tuttavia, e qui viene il bello, non è obbligatorio evolvere la propria civiltà assorbendo una nuova cultura, e volendo è possibile arrivare ai giorni nostri continuando a guidare una civiltà egizia. Riuscirci non è facile, visto che si perde la possibilità di accedere a tecnologie più moderne e unità belliche più potenti, ma allo stesso tempo si guadagna più Punti Fama, elemento fondamentale per arrivare alla vittoria. Alla fine dell'ultima epoca vince infatti la fazione che più di tutte ha lasciato un segno sull'umanità, quella che è diventata più "popolare" restando più a lungo, espandendosi e ottenendo nuove conquiste. Questo vuol dire che fino alla fine non è mai chiaro chi sarà il vincitore. Può darsi che i Romani vengano spazzati via all'ultimo turno, ma che riescano comunque a vincere la partita perché sono rimasti in gioco più a lungo di tutti, aumentando a dismisura la propria fama nel mondo. Nei match multiplayer questo porterà a interessanti alleanze, con alcuni giocatori che potrebbero decidere di allearsi per eliminare una cultura che perdura da diverse epoche.
La conformazione del terreno e l'altezza delle diverse aree riveste oltretutto una funzione strategica importante sia nella costruzione delle proprie città, sia in combattimento. Costruire la propria capitale su una collina, accanto a un fiume o a una catena montuosa può rendere più difficile l'attacco da parte di imperi avversari, mentre elementi come la fog of war, il livello del terreno o la presenza di boschi e fiumi influenzerà la risoluzione degli scontri bellici. Tuttavia non è ancora stato mostrato come funzioneranno le battaglie all'atto pratico, così come non ci sono stati ancora dati dettagli sulle meccaniche legate alla diplomazia, agli scambi commerciali e alla religione.
Tra gli artwork del gioco c'è addirittura un'immagine che mostra un'astronauta, facendo intuire che nelle fasi finali del gioco sarà anche presente una qualche tecnologia o evoluzione legata all'esplorazione spaziale. Eppure, nonostante tutti questi punti interrogativi, e quando manca ancora un anno all'uscita del gioco, Humankind è stata una delle più grandi sorprese della Gamescom 2019, una boccata d'aria fresca per gli appassionati di strategici, e sarà interessante scoprire se, come le civiltà che racconta, permetterà al genere di Civilization di evolvere.
CERTEZZE
- Una promettente e originale alternativa a Civilization
- Visivamente molto curato
DUBBI
- Diverse meccaniche ancora da chiarire