Hunt: Showdown ha fatto il proprio debutto di recente anche su PS4 e Xbox One, e abbiamo dunque pensato di scrivere una piccola guida per fornire ai giocatori una speranza in più di sopravvivere nell'inquietante mondo creato da Crytek.
Ambientato alla fine del 1800, questo peculiare sparatutto PvPvE ci mette nei panni di pistoleri mercenari a caccia di mostri. È presente una stipulazione veloce da affrontare esclusivamente in solitaria, ma il fulcro dell'esperienza risiede senza dubbio nella modalità Cacciatore di Taglie: da soli, in coppia o in una squadra composta da tre elementi, dovremo raggiungere e attivare tre indizi per individuare la posizione di un boss, eliminarlo, effettuare un rito di purificazione sui suoi resti, raccoglierli e quindi raggiungere il più vicino punto di estrazione per ottenere una ricca ricompensa.
Il problema è che i numerosi zombie e le patetiche creature che affollano lo scenario non ci saranno d'aiuto in tal senso, e men che meno i nostri avversari umani, che potrebbero in qualsiasi momento decidere di ammazzarci per rubare gli oggetti che trasportiamo. Un'ulteriore difficoltà è rappresentata dalla morte permanente del personaggio: superata una fase iniziale "assistita", a ogni eventuale game over dovremo dire addio al pistolero che avevamo fatto crescere fino a quel momento.
Le mappe
Hunt: Showdown include due differenti mappe: Stillwater Bayou e Lawson Delta. La prima è caratterizzata dalla presenza di una grossa palude, boschi e numerosi assembramenti di edifici, questi ultimi quasi sempre assediati dai mostri, mentre la seconda è un'ampia distesa dominata da strutture che si sviluppano maggiormente in altezza, fornendo eventualmente ai cecchini una posizione comoda per bersagliare gli avversari.
Può capitare di giocare di giorno o di notte, con la nebbia o al tramonto: le condizioni di luce influenzano in maniera sostanziale l'esperienza, aumentando o diminuendo la visibilità e rendendo dunque le insidie presenti nello scenario ancora più pericolose. In tal caso la visione oscura può tornare utile, ma solo per scorgere meglio i contorni degli oggetti: i nemici non vengono rilevati, a meno di non disporre di un bonus momentaneo.
Correre è ovviamente la prima cosa da fare nelle situazioni di pericolo, al fine di mettersi velocemente al riparo da eventuali attacchi, ma spostarsi rapidamente torna utile anche in tutti i momenti in cui ci si trova in una zona aperta, completamente esposti. Le aree di spawn sono casuali, mentre la disposizione dei punti di estrazione è sempre in corrispondenza con i margini della mappa: raggiungerli non sarà semplice, specie se qualcuno ci sta dando la caccia, dunque talvolta è meglio scegliere strade meno ovvie.
Come nei tradizionali battle royale, esplorare l'interno degli edifici consente di trovare munizioni, oggetti extra e armi più o meno improvvisate, come ad esempio tagliole utili a piazzare dolorosissime trappole o lampade a olio da gettare addosso a qualcuno per dargli fuoco.
La componente stealth va di pari passo con un comparto audio particolarmente curato, che supporta la tecnologia binaurale per dar vita a una sorprendente spazialità dei rumori e consentirci di individuare dunque la posizione di un nemico che sta sparando, che ha appena urtato delle catene, fatto volar via dei corvi o calpestato dei vetri vicino a dove ci troviamo.
Considerando un time-to-kill estremamente ridotto quando si usano i fucili, viene da sé che bisogna prestare particolare attenzione ai suoni nell'approcciare nuove zone, cercando magari di scoprire dove si trovano gli altri giocatori mentre sono impegnati a combattere le creature per prenderli alla sprovvista. Ovviamente lo stesso vale per noi: allertare animali o fare rumore è il primo passo per farsi scoprire!
Nemici e gunplay
In Hunt: Showdown i vostri peggiori nemici sono senz'altro i giocatori avversari, tanto per una questione di intelligenza e opportunismo (i mostri controllati dall'IA non sono propriamente delle cime, com'è in parte giusto che sia trattandosi per lo più di morti viventi), quanto per la loro capacità di uccidervi con un unico colpo ben assestato, a prescindere dall'energia vitale disponibile. Ad ogni modo, anche le insidie ambientali vi daranno non poco fino da torcere, rendendo l'esplorazione della mappa un'impresa tutt'altro che semplice ed esponendovi anche al rischio di essere individuati non appena aprirete il fuoco.
Gli zombie rappresentano la minaccia più comune: si tratta di non-morti classici, che tuttavia scattano non appena avvertono la vostra presenza, raggiungendovi e approfittando dei lunghi tempi di ricarica delle armi per infliggervi danni. Il modo migliore per affrontarli è usare un attacco melee o un'arma silenziata per non far rumore, o alle brutte sparargli dalla distanza, magari utilizzando una pistola per risparmiare le munizioni più preziose.
Ci sono poi nemici più resistenti e pericolosi: le Arnie, che scatenano uno sciame di insetti velenosi da cui bisogna fuggire rapidamente, cercando di colpirle da lontano; i Corazzati, protetti da un'armatura che li rende piuttosto coriacei, che vanno affrontati con calma e spazio libero; gli Immolatori, che producono esplosioni di fuoco, ci corrono incontro e vanno dunque eliminati rapidamente; e gli enormi Colossi di Carne, ammassi di cadaveri uniti fra loro, molto forti e resistenti ma limitatissimi nei movimenti (si bloccano spesso e volentieri di fronte a qualsiasi ostacolo); e infine i Mastini Infernali e i Diavoli Acquatici, creature infette che possono essere davvero difficili da affrontare, anche in questo caso meglio se dalla distanza.
Dopodiché, naturalmente, ci sono le tre tipologie di boss: il Ragno gigante, dotato di attacchi velenosi ma molto vulnerabile al fuoco; l'Assassino, un mostro che assume sembianze umane per poi dividersi in tre cloni quando colpito; e il Macellaio, letale dalla breve distanza ma quasi mai propenso a uscire dalla propria tana: potrete bersagliarlo da un'eventuale apertura restando al sicuro.
Le peculiarità del gunplay di Hunt: Showdown impongono un approccio strategico all'azione piuttosto che una carica a testa bassa, a meno che non si operi in una squadra ben coordinata e che sa guardarsi le spalle. Questo aspetto risulta particolarmente vero per via delle hitbox del gioco, che esigono una precisione assoluta e non prevedono tolleranze: una scelta chiaramente figlia della scarsa ottimizzazione dei comandi su controller, evidenziata anche da una gestione dell'interfaccia che su PS4 e Xbox One rimane legata al puntatore del mouse, rivelandosi purtroppo lenta e macchinosa.
Detto questo, l'arsenale messo a disposizione dagli sviluppatori è molto ricco e suddiviso per dimensioni: ci sono svariati fucili e balestre, doppiette e pistole modificate o meno, nonché alcuni strumenti utili per i combattimenti corpo a corpo. La capacità di infliggere danno, il raggio d'azione, la velocità di ricarica e la tipologia di munizioni utilizzate cambiano di volta in volta, nell'ottica di un percorso di sblocco legato a doppio filo alla nostra progressione nel gioco e al personaggio che stiamo utilizzando.
Portando a termine le missioni, raccogliendo denaro e salendo di livello potremo infatti ambire a ottenere nuovi potenziamenti, oltre che a un equipaggiamento di grado superiore.
Le cose da ricordare
Per farla breve, al fine di sopravvivere in Hunt: Showdown bisogna utilizzare un approccio cauto e ragionato, fare grande attenzione a non rivelare la propria posizione e contemporaneamente ascoltare qualsiasi suono ci indichi quella degli altri giocatori, evitare gli scontri non necessari e prendere decisioni importanti, specie di fronte allo scontro con i boss.
Talvolta una strategia di appostamento e attesa può infatti dare i suoi frutti, nell'ambito di un'interpretazione opportunistica del gameplay. La morte permanente del personaggio, in particolare, obbliga a fare più di una riflessione sugli eventuali rischi delle nostre azioni: se riteniamo una situazione troppo incerta e pericolosa, possiamo comunque raggiungere un punto di estrazione e concludere la partita portando a casa le ricompense legate agli eventuali nemici uccisi fino a quel momento... e sopravvivere per combattere un altro giorno.