Al di là delle magnifiche sorti e progressive dell'hardware da gioco, di cui stiamo aspettando di vedere la completa espressione attraverso la generazione di PS5 e Xbox Series X|S, l'elemento ancora più futuristico del panorama videoludico è l'impalpabile cloud gaming, che nel corso del 2021 ha già dimostrato di essere una realtà ben solida e tangibile. Questo è l'ambito che, più di schede video o CPU avanzatissime, può dare un assaggio di quello che sia il vero futuro videoludico, quello più proiettato verso tecnologie avanzatissime, tanto da essere praticamente invisibili. Non c'è niente di più futuristico di un hardware smaterializzato, fruibile solo attraverso connessione internet e linee veloci che ci mettono in comunicazione con server e macchine poste a distanze siderali, ma in grado di proporre sugli schermi un'esperienza di gioco funzionale.
Non siamo ancora arrivati allo stato dell'arte e, in particolare in un paese come l'Italia dove le infrastrutture online non sono distribuite omogeneamente in tutto il territorio e ci vorrà ancora un bel po' di tempo prima di arrivarci, tuttavia qualcosa si sta muovendo.
Proprio nel corso del 2021 abbiamo assistito a passi importanti effettuati dalle varie compagnie responsabili dei servizi di cloud gaming, alcuni dei quali hanno avuto un effetto sensibile anche nel nostro paese, così lontano dalle ultime frontiere tecnologiche che possono essere trovate altrove, in termini d'infrastrutture pubbliche. Il digital divide, insomma, si fa sentire anche nei videogiochi con il cloud gaming, ma la speranza è che l'evoluzione tecnologica che qui è applicata a mezzi di comunicazione ormai fondamentali per tutti i cittadini possa portare a un miglioramento anche in questo ambito videoludico, con una migliore accessibilità ai servizi per tutti.
Grande crescita con tante possibilità
I servizi di cloud gaming si sono moltiplicati a notevole velocità negli ultimi anni e nel 2021 hanno raggiunto un quantitativo impressionante, segno di un grande entusiasmo da parte di varie compagnie che vogliono investire nel settore. D'altra parte, le previsioni per questo segmento di mercato videoludico sono davvero rosee: secondo il report "Cloud Gaming and Interactive Streaming" di DFC Intelligence pubblicato il mese scorso e relativo alle proiezioni tra il 2021 e il 2026, il settore videogiochi in streaming dovrebbe arrivare a 13,5 miliardi di dollari di introiti entro il 2026, cosa che rappresenterebbe una crescita veramente vertiginosa di questo business, se si pensa che il mercato del cloud gaming nel 2021 ha superato di poco il miliardo, raggiungendo 1,23 miliardi come cifra record, comunque in crescita rispetto agli anni precedenti. La previsione resta un po' vaga perché sembra considerare uno spettro piuttosto ampio di esperienze, al di là di quella videoludica tradizionale, ma l'incremento degli affari sarebbe comunque impressionante, a dimostrare come questo settore rappresenti probabilmente il futuro dei videogiochi.
D'altra parte, le soluzioni offerte sono già ora veramente tante, sebbene buona parte di queste non siano effettivamente utilizzabili ovunque e si concentrino soprattutto sul territorio americano. Con i server fortemente localizzati in tale zona geografica, alcuni servizi semplicemente non possono essere utilizzati dalle nostre parti o quantomeno hanno poco senso visti problemi di latenza a cui possono andare incontro, tuttavia non è da escludere eventuali sviluppi futuri di queste proposte alternative. Parliamo soprattutto di Vortex, Shadow e Boosteroid, che vengono piuttosto apprezzati in USA, ma sono quasi inutilizzabili in Europa. Possono però dare un'idea di come questo settore sia aperto a diverse proposte e concorrenti, che possono stimolare un mercato equilibrato e sano laddove la competizione porti a un abbassamento dei prezzi e un investimento in solidità dell'esperienza o ampiezza del catalogo, come probabilmente accadrà nei prossimi anni.
Google Stadia e GeForce Now: le esperienze migliori
Per il momento, nel 2021 l'esperienza di gioco in streaming migliore arriva ancora da Google Stadia, con Nvidia GeForce Now molto vicino. Nonostante la chiusura dei team di sviluppo e la delusione derivata dalla cancellazione dei vari progetti creativi con cui Google si era lanciata in quest'avventura, bisogna comunque rilevare come l'uso del suo servizio in Italia sia quello che porta alle esperienze mediamente migliori di gioco in cloud. L'infrastruttura server del colosso di Mountain View ha pochi rivali in Europa e tra questo elemento logistico e gli algoritmi utilizzati per ottimizzare la trasmissione dati ci sono pochi dubbi nel valutare Stadia come il cloud gaming attualmente migliore sulla piazza.
I suoi problemi, al di là della cancellazione di tutti i progetti in esclusiva, derivano dal modello di business adottato che appare ancora un po' anacronistico: l'idea di acquistare i giochi a prezzo pieno per poterli utilizzare esclusivamente in streaming ha sicuramente poca presa, al di là del catalogo di titoli compresi nell'abbonamento Pro (9,99€ al mese), il quale peraltro si somma ai costi dei singoli titoli.
Sotto questo aspetto, bisogna dire che l'incremento e la regolarizzazione di sconti e saldi a cadenza periodica ora molto più frequenti di prima sta iniziando a mitigare un po' l'idea della scarsa convenienza, a cui si aggiunge come elemento positivo l'aumento progressivo dei titoli nel catalogo ad accesso libero per gli utenti Pro. In ogni caso, resta l'unico servizio in grado di garantire (pseudo) 4K, HDR e audio 5.1 con richieste piuttosto accessibili per una buona parte degli utenti italiani.
Il servizio che più si avvicina, tecnicamente, alla bontà dell'esperienza di Stadia è probabilmente Nvidia GeForce Now (gratis, 9,99€ al mese o 99€ per 6 mesi nei suoi tre tier progressivi), e lo fa anche in Italia. La versione base gratuita ha ancora le code e le sessioni limitate, ma i due abbonamenti introdotti consentono di giocare al massimo potenziale sfruttando la tecnologia Nvidia RTX e con ottimi risultati. Anche in questo caso, il limite del servizio è rappresentato dal modo in cui viene gestito il catalogo: anche con l'abbonamento, GeForce Now consente di utilizzare esclusivamente giochi acquistati in maniera standard. L'elemento positivo è che si interfaccia con i cataloghi già esistenti di Steam ed Epic Games Store, dunque senza costringere ad acquisti su uno store specifico, ma siamo lontani dalla libertà di accesso a catalogo enormi offerta da altri servizi.
Xbox Game Pass: l'offerta più ricca
Non c'è dubbio che Xbox Game Pass rappresenti, anche in questo caso, l'offerta in assoluto più ricca tra i vari concorrenti nell'ambito del cloud gaming. L'abbonamento al servizio Microsoft (9,99€ al mese o 12,99€ al mese per l'abbonamento Ultimate comprensivo di Xbox Live Gold, EA Play e Game Pass su PC e console) consente l'accesso diretto a oltre 300 giochi sul catalogo totale di oltre 500 titoli presenti, un'offerta veramente impareggiabile, soprattutto se si considera il fatto che si tratta in gran parte di giochi molto recenti.
Di questi, oltre 100 sono stati ottimizzati con l'introduzione dei controlli per touch screen in modo da poter essere fruiti al meglio sui dispositivi mobile, una caratteristica che è in aumento di mese in mese per i giochi utilizzabili in cloud, considerando la notevole percentuale di utenti che tendono a utilizzare il servizio in mobilità. Le novità applicate nel corso del 2021 hanno portato Xbox Cloud a poter essere utilizzato anche da PC e da console Xbox, rendendolo uno dei servizi più facilmente accessibili e ben integrati che ci siano al momento sul mercato.
Xbox Game Pass è in continua evoluzione e il 2021 è stato un anno molto importante dal punto di vista delle soluzioni tecnologiche implementate, come abbiamo riferito anche nello speciale sulla guerra degli abbonamenti nel 2021: oltre all'allargamento dell'utilizzo alle varie piattaforme, che comprendono ora anche dispositivi iOS e Mac attraverso soluzioni via web, Microsoft ha investito in maniera notevole anche nel miglioramento dell'infrastruttura server.
Da questo punto di vista, la casa di Redmond è praticamente alla pari con Google come diffusione e solidità dell'infrastruttura di rete, ulteriormente potenziata dall'adozione dell'hardware di Xbox Series X nelle blade dedicate a Xbox Cloud. Tuttavia, quantomeno in Italia il servizio Microsoft non sembra essere ancora al livello di Stadia, almeno a parità di connessione e nel caso in cui non si possa sfruttare una linea di alto profilo. La cosa positiva è che l'evoluzione è stata sostanziale anche nel corso del 2021, dunque è probabile che Xbox Cloud raggiunga il massimo potenziale anche dalle nostre parti: nel caso venissero risolti questi inconvenienti, allo stato attuale dell'offerta, sarebbe davvero difficile batterlo.
PlayStation Now: la tradizione Sony
PlayStation Now è praticamente il servizio di cloud gaming più antico tra quelli attualmente disponibili, nonostante non sia riuscito mai ad affermarsi come esperienza leader. Se si pensa agli oltre 100 milioni di console tra PS4 e PS5 distribuite nel mondo, i circa 3 milioni di abbonati su cui può contare sono praticamente un'inezia, segno evidente di una scarsa importanza data finora a questo tipo di abbonamento da Sony stessa. Eppure la casa nipponica era stata tra le prime compagnie a muoversi in questo ambito, acquisendo il pioneristico sistema Gaikai quasi 10 anni fa e preparando dunque la strada all'arrivo del cloud gaming in ambito PlayStation quando i concorrenti stavano ancora progettando come muoversi. Da lì in poi, però, il servizio è rimasto più o meno fermo, con poche evoluzioni effettuate in ambito tecnologico e un catalogo di giochi che si muove piuttosto a rilento, anche se negli ultimi mesi ha visto l'arrivo anche di alcuni titoli importanti.
L'elemento di forza di PlayStation Now è la presenza delle esclusive PlayStation, che in questo modo possono essere giocate anche su PC in streaming e spesso non possono essere trovate altrove se non con una console Sony. Il limite è la mancanza di molti titoli anche fra i first party, oltre al fatto di non proporre i lanci al day one direttamente nel catalogo del servizio come succede con Xbox Game Pass, prospettiva che la casa nipponica sembra non voler prendere nemmeno in considerazione.
Ne viene fuori un servizio valido, sul fronte cloud gaming (PlayStation Now da tempo consente infatti anche il download dei giochi in maniera tradizionale), per coloro che vogliono giocare i titoli Sony senza avere una console PlayStation, ma piuttosto limitato sul fronte del catalogo, almeno per quanto riguarda i titoli recenti. Sul fronte del catalogo storico di PlayStation, invece, PS Now offre davvero un sacco di giochi appartenenti anche alle generazioni precedenti, cosa che lo rende una soluzione preziosa per chi voglia recuperare i titoli del passato, oltre a offrire una buona esperienza in termini d'input lag e qualità di grafica e flusso di dati.
Il percorso fatto nel 2021 e le prospettive per il 2022
Come abbiamo visto, il 2021 ha portato un'evoluzione generale dei servizi di cloud gaming su diversi livelli: come varietà di proposte e in termini di progresso tecnologico vero e proprio. La difficoltà di approccio a questo tipo di fruizione è prima di tutto tecnica nei paesi - come l'Italia - in cui le infrastrutture non possono ancora garantire la massima resa per servizi che si basano così tanto sulla qualità delle linee, ma l'ostacolo maggiore potrebbe essere semplicemente psicologico. Il concetto di abbonamento per giocare non è ancora diffusissimo e ancora meno lo è quello richiesto per l'accesso a un servizio che non si traduce praticamente beni fisici visibili per quanto riguarda l'ambito videoludico, anche se su questo aspetto le sottoscrizioni per i servizi video potrebbero aver spianato la strada. Da questo punto di vista si aprono però prospettive molto interessanti proprio per l'accessibilità al cloud gaming, visto che l'assenza di oggetti intermedi può rendere estremamente facile lanciarsi subito in gioco.
In questo senso, l'evoluzione più naturale è la diffusione di app che consentano l'uso dei servizi direttamente da smart TV, come sta già iniziando ad accadere per Google Stadia (un'app ufficiale è già disponibile per alcuni modelli di TV LG) e come dovrebbe succedere anche per Xbox Game Pass, almeno in base alle intenzioni di Microsoft. Questo è un passo importante che abbiamo visto iniziare nel 2021 e che procederà probabilmente nel 2022, grazie anche all'incremento della potenza computazionale dei chip integrati in TV e dispositivi simili, sempre che non vi siano problemi in termini di accordi tra le compagnie produttrici di hardware e provider di servizi.
Le altre evoluzioni possibili riguardano i concorrenti in campo: come abbia detto, la quantità di proposte è nettamente aumentata nel 2021 e negli ultimi anni in generale, ma servizi del genere hanno bisogno di realtà grandi, in grado di coprire aree geografiche differenti. Il prossimo attore da tenere d'occhio sarà Amazon Luna, il nuovo servizio di cloud gaming del colosso dell'e-commerce, ma anche Netflix sta entrando con notevole decisione nell'ambito videoludico con un proprio catalogo di giochi legato all'abbonamento video, che si evolverà nel prossimo futuro. Il cloud ha già fatto parecchia strada, ma ne ha ancora molta davanti a sé: da tecnologia che maggiormente incarna il futuro dei videogiochi, ci aspettiamo di vederne continue evoluzioni nei prossimi anni, fino a sostituire probabilmente il tradizione meccanismo delle generazioni di console.