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Jim Ryan: la storia, i successi e il tramonto del capo di Sony e PlayStation

Dopo oltre vent'anni di servizio di cui gli ultimi cinque nel ruolo di presidente e CEO di Sony Interactive Entertainment, Jim Ryan lascia il mondo PlayStation.

SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   28/09/2023
Jim Ryan: la storia, i successi e il tramonto del capo di Sony e PlayStation

Il business manager di 63 anni, lo storico dipendente di PlayStation, l'antagonista numero uno di Phil Spencer, il volto dell'abbagliante lancio di PS5, l'uomo dei giapponesi sul suolo europeo, il promotore delle serie TV dedicate ai videogiochi. Ma anche l'artefice delle uscite discutibili, il piagnucolone, la maschera dietro la "strategia dei giochi come servizi", lo sconfitto nella grande operazione Microsoft Activision-Blizzard. È stato chiamato in molti modi, è stato elogiato e criticato in eguale misura, ha soddisfatto gli azionisti e scontentato gli appassionati, gli sono state imputate più responsabilità di quante ne possa concretamente avere: chi è, veramente, Jim Ryan?

Il presidente e CEO di Sony Interactive Entertainment ha scelto di abbandonare la casa giapponese dopo 29 lunghissimi anni di servizio, lasciando il suo ruolo ad interim nelle mani di Hiroki Totoki. Si parla, come da prassi, di un ritiro volontario: "Dopo 30 anni, ho deciso di ritirarmi da SIE nel marzo 2024", ha dichiarato Ryan in un messaggio pubblico, aggiungendo che PlayStation farà sempre parte della sua vita e spendendo qualche parola per ricordare i grandi traguardi raggiunti dal platform owner in questi anni, risultati che hanno trainato Sony ad occupare le prime posizioni sul podio degli attori del mercato dei videogiochi. "Jim Ryan è stato un leader ispiratore per tutti noi", ha affermato il presidente del gruppo Kenichiro Yoshida, rimarcando la volontà di realizzare un'ulteriore crescita ed evoluzione del grande conglomerato di Sony.

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Chi è veramente Jim Ryan?
Chi è veramente Jim Ryan?

Oggi attorno all'immagine pubblica di Jim Ryan è stato dipinto un grosso bersaglio verso il quale scagliare tutte le frustrazioni dovute a una gestione recente tutt'altro che brillante. Ma la storia di Ryan ha in realtà radici lontanissime, risalenti addirittura al 1994, anno in cui - dopo le esperienze in Amstrad e Oracle - decise di compiere un totale salto nel buio unendosi all'allora Sony Electronic Publishing, che proprio in quegli anni stava cercando una nuova casa sul suolo europeo. L'esistenza del "progetto PlayStation" era ancora un grande mistero, nessuno era a conoscenza delle intenzioni del gruppo, ma Jim aveva subodorato che stava per accadere qualcosa di grosso: "Ho capito subito che si sarebbe trattato di qualcosa di molto speciale", ha dichiarato in un'intervista.

Dopo aver preparato il terreno per l'approdo della compagnia, organizzando gli uffici e assumendo dipendenti sul territorio, Jim Ryan ricoprì diverse posizioni nelle file della società, imponendosi come uno degli uomini di riferimento, per non dire l'uomo di riferimento, nell'area europea e nella liaison con il Nordamerica. Un compito, questo, che svolse alla perfezione: con mansioni prevalentemente legate al marketing e alle finanze, contribuì a trasformare l'ultimo arrivato fra gli attori del mercato nel leader indiscusso del settore, al punto tale che ancora oggi, a distanza di oltre vent'anni, nell'intera regione europea - e in particolar modo in Italia - lo stesso nome PlayStation è diventato sinonimo del termine videogioco.

Dopo 17 anni di onorato servizio, durante i quali ricoprì anche il ruolo di International Finance Officer e vicepresidente esecutivo, fu promosso a presidente e CEO di Sony Computer Entertainment Europe, la vecchia SCEE, impugnando a partire dal 2011 le redini della casa in Europa. Al netto dello strabiliante successo di PlayStation 4 nella regione, che fra il 2014 e il 2016 piazzò oltre 30 milioni di unità, nel 2016 divenne capo mondo delle vendite e del marketing di Sony Interactive Entertainment, traghettando la casa attraverso una fra le sue maggiori età dell'oro: erano gli anni delle conferenze E3 con Hideo Kojima, della maturazione del God of War di Santa Monica Studio, dell'esplosione mediatica scatenata da The Last of Us Parte 2. Una cornice, questa, che nel giro di soli due anni lo portò a ricoprire il ruolo di vicepresidente di SIE.

L'anno seguente, per l'esattezza il 1 aprile del 2019, fu chiamato a prendere in mano una situazione piuttosto complessa: sostituendo l'uscente John Kodera, che a sua volta aveva rimpiazzato Andrew House durante la turbolenza che portò anche all'addio di Shawn Layden - storico responsabile dei più grandi successi AAA degli studi proprietari - si trovò infine a diventare presidente e CEO di Sony Interactive Entertainment. Fu allora che portò a termine la sua più grande impresa, ovvero la supervisione del lancio di PlayStation 5, console pubblicizzata nel pieno di una pandemia globale e fatalmente colpita dalla crisi internazionale delle componenti. Un contesto, questo, che non gli impedì di brindare all'esordio di maggior successo per un hardware firmato Sony: oggi, meno di tre anni più tardi, la macchina ha tagliato il traguardo dei 40 milioni di unità vendute.

La caduta

Senza ombra di dubbio, la debacle con Microsoft e Phil Spencer ha svolto un ruolo determinante
Senza ombra di dubbio, la debacle con Microsoft e Phil Spencer ha svolto un ruolo determinante

Il 18 gennaio del 2022 Microsoft ha annunciato la sua volontà di acquisire l'interezza di Activision Blizzard per la cifra record di 68,7 miliardi di dollari. Tale notizia ha scatenato un uragano mediatico: dopo aver rilasciato una prima nota dai toni pacatamente diplomatici, Jim Ryan ha sostanzialmente trasformato l'atto di ostacolare l'operazione nel centro di gravità della propria presidenza. Tra voli segreti per comunicare direttamente con la Commissione Europea, dichiarazioni pubbliche che tacciavano Microsoft di voler rendere "l'esperienza Call of Duty peggiore per gli utenti PlayStation", nonché una pletora di altri esagerati "j'accuse" ai danni della casa di Redmond, tutto a un tratto la sua figura iniziò a ritagliarsi contorni da macchietta, storicamente distanti dal piglio giapponese della posizione ricoperta.

Dopo aver parlato apertamente dell'estrema pericolosità del destino da esclusiva di Call of Duty, giustificando in tale ottica la veemenza delle sue azioni, emerse per esempio una mail in cui ammetteva che: "L'operazione [di Microsoft] non ha nulla a che vedere con le esclusive. [...]. Sono certo che continueremo a vedere Call of Duty su PlayStation negli anni a venire". Questa, tuttavia, fu solamente una in mezzo a un oceano di uscite - alcune pubbliche e molte altre desecretate durante i processi - determinate a screditare l'operato del ramo Xbox di Microsoft, evidenziando la minaccia di un monopolio delle esclusive, parlando di accordi secondo lui sfavorevoli sul fronte delle IP più importanti e, nel caso più recente, dichiarando che: "Non esiste nessun publisher a cui piace il Game Pass", servizio che "distrugge il valore dei videogiochi".

Agli occhi del pubblico, Jim Ryan è ritenuto responsabile dello spostamento verso i giochi come servizi
Agli occhi del pubblico, Jim Ryan è ritenuto responsabile dello spostamento verso i giochi come servizi

Forse, un giorno, le azioni di Jim Ryan verranno rivalutate, le sue paure si dimostreranno fondate, ma nel contesto attuale il pubblico ha recepito la campagna contro l'acquisizione come un tutt'altro che elegante - a tratti al limite del maldestro - sfoggio di paura nei confronti del competitor diretto, quanto di più lontano dalla tradizionale immagine di Sony Interactive Entertainment. Ma non è per questa ragione specifica che il CEO uscente ha perso la presa sul pubblico: la concausa più concreta risiede infatti nello stato generale di PlayStation, nello specifico quello degli Studios proprietari, che a partire dal tramonto dell'ottava generazione di console sembrano aver calato il sipario su una delle più grandi età dell'oro della compagnia, mettendo in stasi la produzione di nuove avventure per abbracciare un'ispirazione completamente diversa.

Se inizialmente si trattava solo di un sospetto, principalmente dovuto allo sbiadire di marchi anche affermati come Horizon e God of War, la carenza di nuove IP e dei classici grandi blockbuster ha rapidamente trovato un capro espiatorio nel crescente investimento nei giochi come servizi. L'acquisizione di Bungie da parte di Sony per 3,6 miliardi di dollari ha cementato la volontà della compagnia di intraprendere un nuovo percorso creativo, questa volta radicato nei cosiddetti games as services; un percorso che ha trovato il suo culmine nel PlayStation Showcase dell'estate 2023 - è celebre la nota del CEO che invitata la casa a "fare rumore" - nel quale al netto di Marvel's Spider-Man 2 sono stati presentati quasi esclusivamente videogiochi persistenti online, ovvero classici "GaaS", con forti partecipazioni da parte degli studi di SIE. In molti hanno iniziato ad attribuire anche questa virata alla gestione Jim Ryan, ma è evidente che tale corrente abbia fondamenta decisamente più antiche, risalenti alle dichiarazioni dell'allora uscente capo degli Studios Shawn Layden, che da anni lamentava l'insostenibilità del moderno modello AAA.

Addio Jim, probabilmente (non) mancherai

Il CEO del gruppo Sony, Kenichiro Yoshida, sembra già avere le idee chiare per il futuro
Il CEO del gruppo Sony, Kenichiro Yoshida, sembra già avere le idee chiare per il futuro

Quello di leggere l'addio di Jim Ryan è un compito estremamente difficile: da una parte ci sono gli appassionati, che hanno catalizzato nella sua figura gli scivoloni comunicativi di PlayStation e vedono nell'ipotetico rinnovamento creativo il lume della speranza da inseguire, mentre dall'altra ci sono i fatti, che raccontano una SIE reduce dal lancio di maggior successo nella storia delle sue console, in un periodo difficile come quello della pandemia globale, generando un'istantanea che vede tutt'ora PlayStation sedere in vetta a quasi tutte le metriche di analisi del mercato dei videogiochi. Dove sta la verità? Forse Ryan ha esagerato nel metterci la faccia, specialmente nel caso Microsoft Activision-Blizzard, personalizzando eccessivamente un ruolo solitamente etereo come quello del "capo di PlayStation". Ma il suo addio sarà sufficiente per cancellare la flessione nell'indice di gradimento legato alla casa giapponese?

Il presidente di Sony Kenichiro Yoshida si trova ora "di fronte a una decisione importante per la sua successione, data l'importanza del settore Game & Network Services". "Abbiamo discusso intensamente e abbiamo definito la nuova struttura manageriale", ha dichiarato. Ovviamente l'uscita di Ryan non corrisponde assolutamente alla cancellazione immediata di tutti i giochi come servizi in lavorazione. In questo senso, il nodo da sciogliere risiede proprio nella successione: si tratterà di una nomina volta a rassicurare il pubblico sul fronte creativo, oppure di una scelta legata unicamente all'immagine, volenterosa di "ripulire" la percezione pubblica di SIE ancorandola a un volto fresco e degno di fiducia? L'unica certezza, in mezzo a questo mare di domande, è che l'universo PlayStation si trova ad affrontare quello che molto probabilmente è il suo momento più complicato da dieci anni a questa parte.