La battaglia è perduta. I Zutopan hanno vinto su tutta la linea e la nostra flotta difensiva è stata completamente annientata. Abbiamo perso tutto, compreso il nostro pianeta che è stato distrutto come un Aldeeran qualsiasi. Tutto ciò che possiamo fare è fuggire a bordo dell'unica astronave sopravvissuta, la Catalina, per cercare di raggiungere la Stella Perpetua, dove dare un po' di speranza a ciò che rimane del nostro popolo. A bordo un manipolo di sopravvissuti, non tutti in condizioni ottimali, che collaborando devono saltare di sistema stellare in sistema stellare affrontando i pericoli del cosmo, facendosi nuovi amici e fuggendo dagli Zutopan stessi, che hanno deciso di non lasciarsi sopravvissuti alle spalle. Ce la faremo a sopravvivere a ciò che ci aspetta? Per scoprirlo abbiamo provato Jumplight Odyssey, il nuovo gestionale spaziale di League of Geeks (Armello) che guarda a FTL: Faster Than Light aggiungendo però tanto di suo alla formula del celebre roguelike.
Un equipaggio vivo
La prima cosa che si nota di Jumplight Odyssey è che è fortemente narrativo. Certo, bisogna costruire strutture, riparare la nave, cercare risorse, combattere e quant'altro, ma tutto quello che facciamo ha dei riflessi importanti sulla ciurma, che è davvero viva e presente all'interno del gameplay. Lo si capisce da subito, sin dalla fase di ingresso, visto che saremo chiamati a osservare le condizioni generali delle persone per verificarne lo stato di salute fisica e mentale. Da qui si entra a stretto giro in contatto con il sistema di relazioni, tra feriti da curare, amanti che si rincontrano, persone più o meno motivate dalla comandante della nave, la principessa Euphora, quantomai determinata nel voler arrivare alla fine del viaggio, e quant'altro. Tutti hanno dei loro punti di forza e delle loro debolezze che contribuiscono a creare delle storie tra i corridoio e le stanze della Catalina.
Nel corso della partita, inoltre, il sistema si evolverà, tra rapporti d'amicizia o amorosi che nasceranno spontaneamente e conflitti generati dalle difficili condizioni dell'avventura. Considerate che abbiamo giocato più volte la demo che ci è stata fornita, verificando che a scelte diverse da parte del giocatore corrispondono reazioni opposte dell'equipaggio, che portano a generare storie differenti. Ciascun membro mangia, lavora, ha interessi e fa di tutto per sopravvivere, provando a non lasciarsi scoraggiare. L'umore generale è importantissimo e anche l'insoddisfazione di pochi può portare a grossi problemi se non affrontata per tempo.
Lato gestionale
Detto questo, Jumplight Odyssey offre anche un'ampia parte gestionale. La Catalina è divisa in più ponti, ognuno con le sue strutture già presenti o da costruire. Il giocatore deve quindi capire quali sono le priorità e agire di conseguenza, sfruttando il poco spazio a disposizione per erigere nuove stanze o potenziando quelle già presenti con nuovi strumenti. Ad esempio una delle prime cose che viene chiesta di fare è la riparazione dell'infermeria, quindi bisogna preoccuparsi del cibo, di alcune materie prime autoprodotte, di rafforzare i nostri caccia, facendoli crescere di numero e di costruire delle difese, di cui parleremo poi. La piccola flotta interna che ci portiamo dietro è vitale per diversi motivi. Il principale è lo svolgimento delle varie missioni disponibili in ogni sistema, il mezzo migliore per accumulare risorse, far crescere la ciurma e scoprire segreti. Il secondo è che ci consente di anticipare la presenza di nemici.
La permanenza della Catalina in ogni sistema stellare è molto limitata. Dopo qualche tempo che saremo arrivati in un settore, partirà un conto alla rovescia che indicherà il momento in cui saremo raggiunti dagli Zutopan. Ciò che dobbiamo fare, quindi, è di ottenere il più possibile in termini di risorse, conoscenze e membri della ciurma extra nel tempo che ci viene concesso, a meno che non si abbiano difese tali da poter respingere alcuni assalti. Comunque sia, ogni volta dovremo accumulare abbastanza energia per poter saltare verso il prossimo sistema, operazione non proprio velocissima, soprattutto all'inizio. Quando saremo pronti potremo aprire la nostra mappa stellare e scegliere la destinazione.
Combattere
A un certo punto è inevitabile essere raggiunti dalle navi Zutopan e bisogna necessariamente combattere. La nostra astronave è dotabile di molti sistemi di difesa, come delle torrette esterne che sparano dei potenti raggi laser. Inoltre è possibile rafforzare la flotta di caccia da guerra. La parte più rilevante, nonché la più originale, è quella degli abbordaggi, che vanno gestiti attraverso la creazione di squadre preposte a respingere le forze nemiche. La ciurma stessa tenderà a difendersi, quando faremo scattare l'allarme rosso. Va detto che il gioco non sembra offrire delle battaglie campali, anche perché non avrebbe molto senso farlo: stiamo comandando una nave spaziale in fuga e inizialmente davvero malconcia. Siamo le prede, non i cacciatori. Quindi è logico che ciò che bisogna fare è difendersi per continuare a viaggiare verso la nostra destinazione. Così ci troviamo di fronte a una guerra di resistenza, con combattimenti abbastanza rapidi, ma dai risultati spesso non scontati, che ci vedono ragionare sui diversi livelli difensivi di cui disponiamo, da quelli esterni alle risorse impiegate internamente.
Considerate comunque che il sistema è ben intrecciato con tutti gli altri. Come già detto, Jumplight Odyssey è incentrato sull'equipaggio e sui rapporti tra le varie persone che lo compongono e combattere rientra nel concept base. Per inciso, nel caso in cui durante le fasi difensive muoia qualcuno, l'effetto non sarà solo quello di avere una risorsa in meno da schierare, magari da rimpiazzare al più presto, ma si produrrà una catena di reazioni che renderanno particolarmente interessante il gameplay, come ad esempio un aumento dello stress negli amici della vittima o un aumento del malcontento. Da notare anche che l'unico modo per aumentare il numero di membri dell'equipaggio è quello di trovare degli sventurati dispersi nello spazio e dargli asilo. Quindi niente figli o altri sistemi per gestire la cosa internamente, nonostante la presenza di storie d'amore. Anche perché i tempi della narrazione non lo permetterebbero, a meno di grosse forzature. Quindi ogni persona conta.
Naturalmente c'è anche la possibilità concreta che l'astronave venga distrutta. All'inizio accade con una relativa facilità. In questo senso Jumplight Odyssey è pensato per essere rigiocabile più volte, visto il sistema di generazione procedurale dello spazio, che rende il viaggio ogni volta differente. La grafica stile anime non inganni, perché il livello di sfida è davvero alto e le cose da fare sono molte. Detto questo, la demo ci ha permesso di provare solo una parte del gioco. Vi sapremo ridire quando avremo modo di testare la versione finale se le buone impressioni avute si concretizzeranno in un'ottima esperienza.
Jumplight Odyssey sembra poter dire la sua nel genere dei gestionali spaziali roguelike, grazie ad alcuni elementi originali e al modo in cui gestisce i diversi aspetti dell'esperienza. La demo ci ha convinti e ci ha fatto venire voglia di giocare con la versione finale. Staremo a vedere se ne varrà la pena.
CERTEZZE
- La ciurma appare particolarmente viva
- Uno sguardo fresco sul genere
DUBBI
- Ci sarà varietà?