Viviamo in tempi molto strani. Fino a un anno fa, Seiken Densetsu 3 era un titolo che non conosceva nessuno, dato che all'epoca della prima release per SNES non era mai stato localizzato ufficialmente. Nel giro di qualche mese, è arrivato un bel remake, Trials of Mana, e la tanto agognata localizzazione dell'originale nella Collection of Mana. E improvvisamente Mana è tornata a essere una serie mediamente rilevante, al punto da convincere Square Enix a rimettere mano a un altro Seiken Densetsu, il quarto, uscito per PlayStation nell'ormai lontano 1999 e portato solo negli Stati Uniti e mai in Europa. La versione rimasterizzata di Legend of Mana arriverà su Nintendo Switch, PlayStation 4 e PC Windows il prossimo giugno, e per molti giocatori sarà un'occasione d'oro per recuperare una piccola perla nel campo dei JRPG d'azione.
Un piccolo grande 2D
Legend of Mana è, in effetti, figlio di una specie di dream team. La lavorazione fu diretta da Koichi Ishii, il creatore della serie, mentre il ruolo di producer fu affidato ad Akitoshi Kawazu, che aveva già diretto e prodotto vari SaGa per Square Enix. Nel team figuravano anche Akihiko Matsui, che aveva diretto Chrono Trigger, e Yoko Shimomura, compositrice senza bisogno di presentazioni. Forse è stato proprio l'avvicendarsi di prospettive così diverse a fare di Legend of Mana un titolo anche troppo peculiare, in rotta col passato della serie: chi si aspettava un'avventura tradizionale e lineare rimase abbastanza scottato, e in effetti Seiken Densetsu IV, pur avendo venduto benissimo al lancio, fu accolto freddamente proprio per le distanze che prendeva dai titoli precedenti. Chissà... forse oggi, in questo mercato che cerca continuamente la diversificazione e l'originalità, potrebbe andare diversamente.
Su una cosa, però, erano tutti d'accordo: nel 1999 quella grafica era sublime. Deciso a concretizzare la morbidezza del mondo fantasy che immaginava, Ishii si impuntò sulla grafica 2D piuttosto che su un 3D che non poteva rendergli giustizia. Il risultato sono sprite animati meravigliosamente, scenari che sembrano dipinti a mano, in una combinazione che piacque talmente tanto a critica e pubblico da convincere Square a impiegarla anche in un altro titolo dello stesso anno: SaGa Frontier 2, che probabilmente rivedremo presto. Il gioco mantiene quindi l'impostazione visiva dei precedenti Seiken Densetsu, e cioè la prospettiva top-down che permette ai giocatori di spostarsi liberamente nelle otto direzioni, entro i confini dello scenario rappresentato nella schermata. Parliamo al plurale, perché nella versione PlayStation un secondo giocatore poteva assumere il controllo del compagno di battaglia del protagonista silenzioso. Non sappiamo se anche la nuova edizione rimasterizzata consentirà il multiplayer in locale, ma in caso contrario si può sempre affidare i gregari all'intelligenza artificiale.
Il sistema di combattimento in tempo reale è incentrato sull'uso di una gran varietà di armi, che si possono trovare o fabbricare e potenziare, e sull'associazione di una serie di tecniche speciali ai vari tasti del controller: una volta riempito l'apposito indicatore picchiando i nemici, basta premere la combinazione di tasti giusta per scagliare un attacco speciale devastante, spesso associato a diversi elementi naturali. Ovviamente non mancano neppure gli incantesimi e i consumabili, e in questo senso Legend of Mana non si discosta particolarmente dai titoli precedenti, come Trials of Mana: ai nemici comuni si alternano giganteschi boss da sconfiggere per completare le missioni principali e secondarie. È a questo punto, però, che Legend of Mana prende una deriva molto particolare, perché il mondo che bisogna esplorare ce lo creiamo noi collocando gli Artifact trovati su una sorta di griglia: ognuno apre un nuovo scenario in cui il valore degli elementi naturali influisce sulla potenza dei nemici e delle nostre abilità.
Per chi ama sperimentare, Legend of Mana è un titolo ricchissimo, ma bisogna ammettere che questo sistema Land Make non è proprio intuitivo e vanno fatte un po' di prove e controprove per comprenderlo meglio. Al tempo stesso, questo significa che il titolo Square Enix garantisce un'ottima longevità, grazie anche a uno bizzarro sistema di progressione. Oltre alle missioni secondarie, che sono numerose e spesso casuali, c'è una trama che si sviluppa attraverso tre storyline principali. Esse formano un disegno più grande, ma non è necessario completarle tutte e tre per avviare il capitolo finale del gioco, ma soltanto una. Il giocatore può dunque decidere quale storyline seguire, determinando non soltanto i comprimari che lo affiancheranno, ma anche il finale dell'avventura. La storia, infatti, ruota tutta intorno agli sforzi del giocatore che, interpretando un protagonista spersonalizzato, deve ricostruire il mondo di Fa'Diel in una sorta di rivisitazione de La Storia Infinita in salsa JRPG.
Legend of Mana è una rivisitazione di cui c'era bisogno: non sarà il miglior titolo nella serie di Square, ma è uno dei più originali e longevi, per non parlare della bellissima realizzazione a due dimensioni che resta ancora oggi una gioia per gli occhi. Rimane comunque un titolo poco convenzionale che potrebbe spaesare i giocatori che si sono avvicinati a questa serie coi remake e le conversioni più recenti... ma non è detto che questo sia un male, no?
CERTEZZE
- Sfondi disegnati a mano ancora più belli grazie alla rimasterizzazione
- L'ottima varietà garantita dal sistema Land Make
DUBBI
- Quanto sarà invecchiato bene il gameplay?
- La progressione poco convenzionale potrebbe spaesare