Considerando che viene da un'era in cui non sono mancate le ecatombi di titoli prevalentemente narrativi (peggio ancora se a episodi), il successo ottenuto dal primo Life is Strange è davvero sorprendente. Certo, il titolo fondeva a meraviglia teen drama, realtà parallele e tutta una serie di ottime trovate in un pacchetto davvero superiore a qualunque possibile aspettativa, ma pochi avrebbero previsto la nascita di una serie piuttosto affermata dall'episodio "madre".
Tra la separazione di Dontnod dal marchio e la decisione di raccontare vicende sempre più staccate da quella di Max Caulfield e Chloe Price, però, negli anni l'appassionata fanbase di Life is Strange ha iniziato a supportare con sempre meno veemenza il marchio, un po' per un percepito calo qualitativo in termini di storie e un po' perché i nuovi sviluppatori non sono mai riusciti a ricatturare pienamente il fascino dell'esperienza da cui tutto è nato. Oggi, quindi, Deck Nine ha scelto di provarci nel modo più ovvio possibile: ripuntando i riflettori sulla giovane Max. La nuova avventura, chiamata Double Exposure, è quindi una sorta di seguito diretto del primissimo episodio, con Max Caulfield impegnata in un misterioso caso di omicidio e ancora in possesso dei suoi straordinari poteri di manipolazione temporale.
Lo abbiamo provato per mezz'ora circa poco prima dell'inizio della Gamescom di Colonia, e abbiamo persino avuto modo di scambiare due chiacchiere con Jonathan Stauder, director del progetto, e la sceneggiatrice Aysha U. Farah.
Prove nascoste
La scena da noi giocata si svolgeva già dopo qualche ora dall'inizio dell'avventura, che per intenderci, vede Max fare sfoggio dei suoi poteri dopo l'omicidio di un'amica di nome Safi. Nel caso siate preoccupati per le incongruenze legate ai finali multipli del capitolo originale, comunque, non fasciatevi la testa prima del tempo: gli sviluppatori hanno confermato che il gioco contiene nel prologo varie scelte multiple di dialogo, che servono a tutti gli effetti per regolare gli eventi della campagna in base al finale ottenuto in passato.
Torneremo su questo specifico argomento, ma è il caso di precisare che, nonostante questo stretto collegamento alla narrativa del primo Life is Strange, Double Exposure è comunque pensato per essere godibile anche da coloro che non hanno alcun attaccamento alle vicende legate a Chloe ed è prevalentemente per questo che racconta una storia del tutto nuova.
Il capitolo giocabile, in particolare, si concentrava sul personaggio di Moses, un amico di Max che insegna nella stessa scuola in cui lei lavora, sospettato dell'omicidio di Safi e in quello specifico momento messo sotto torchio da un investigatore ben poco disposto alla discussione pacifica. Considerando che il giovane astrofisico, chiaramente poco a suo agio con la polizia, ha nascosto la macchina fotografica della vittima in un momento di scarsa lucidità, Max si ritrova a dover entrare di soppiatto nel suo ufficio sigillato per recuperare la prova prima che l'investigatore possa metterci sopra le mani. Non una cosa comunque troppo complicata da fare per una ragazza in grado di passare liberamente da una linea temporale all'altra.
Eviteremo, ovviamente, di anticiparvi quanto accade, ma nel complesso la narrativa sembra seguire i canoni della serie, con una classica spruzzata di "avventura Telltale" e conseguenze dirette (non immediatamente chiare) alle nostre scelte durante i dialoghi. Non dovrebbe sorprendere, comunque, considerando che il nuovo director ha alle spalle parecchia esperienza nel genere e ha lavorato ad alcuni dei titoli più iconici proprio di Telltale. Per quanto il focus sia, comunque, ancora una volta la trama, non è il caso di sottovalutare gli altri elementi, perché questo Life is Strange sembra avere un interesse leggermente maggiore sulle meccaniche e il gameplay.
Tempo al tempo
Quanto giocato, infatti, girava comprensibilmente attorno ai poteri di Max, ma stavolta sembra che vi siano enigmi leggermente più elaborati, oltre che una maggior necessità di analizzare gli elementi di ogni stanza per trovare strumenti utili alla progressione. Nel nostro specifico caso, ci siamo trovati davanti a un semplice ma piacevole rompicapo, che ci ha portato sia a saltare più volte da una linea temporale all'altra per poter trovare oggetti utili e accedere all'ufficio, sia a proiettare varie costellazioni su un muro per trovare la fotocamera sopracitata.
Non siamo ovviamente davanti a trovate particolarmente complesse e dubitiamo che il gioco inizi a richiedere un'attenzione agli indizi e all'inventario comparabile ad altri titoli investigativi o a un Ace Attorney, per dire, ma se questo è l'inizio non dubitiamo che possano anche arrivare fasi molto più marcatamente ricche di interazioni di quanto ci si aspetterebbe. A rafforzare la nostra teoria ci sono non solo le conferme del director in tal campo, ma anche il fatto che a fine demo viene svelato un nuovo potere di Max, chiamato Shift, che le permette di trasferire oggetti da una realtà all'altra direttamente col tocco, e può funzionare anche con roba di grosse dimensioni; potrebbe non essere l'unica abilità aggiuntiva a disposizione della protagonista, e ciò comporterebbe un aumento graduale di complessità degli enigmi.
Tornando alla narrativa, comunque, abbiamo come detto avuto l'occasione di scambiare due chiacchiere con il team e quindi abbiamo espresso alcuni dei dubbi della community legati alla continuazione delle avventure di Max, in particolare quello relativo al fatto che una delle conclusioni del titolo originale potesse implicare la perdita dei poteri della protagonista. Il problema qui sembra essere stato aggirato bellamente, con la "perdita di poteri" per via di una scelta consapevole di Max di non utilizzarli per evitare eventi spiacevoli legati alla stabilità dello spaziotempo; forse non la più calcolata delle risposte, ma dubitiamo ci fosse un altro modo per costruire una reale continuazione con questo tipo di struttura.
Parlando di struttura, ad ogni modo, Aysha Farah e Stauder sono ovviamente consapevoli di quale fosse la struttura del primo gioco e di come l'avanzamento della narrativa fosse strettamente legato alle conseguenze dell'uso dei poteri di Max; sarà con ogni probabilità un elemento molto significativo anche questa volta, con tutte le variazioni del caso e molteplici sviluppi sul finale (o "i" finali). Non molto da dire invece sul comparto tecnico: dal punto di vista grafico il titolo non è certo stupefacente, ma sembra mantenere un'estetica molto vicina al resto della serie, e una discreta cura sia per l'espressività dei personaggi (molto importante in un'esperienza di questa tipologia), sia per le ambientazioni.
Concludendo, l'intento generale sembra comunque quello di ascoltare il feedback dei fan - Stauder stesso ha precisato di aver giocato True Colors da fan e non da sviluppatore, e quindi di aver affrontato questo progetto con quel tipo di prospettiva - e di raccontare una storia tanto dark quanto profonda, oltre che in grado di conquistare vecchi e nuovi appassionati. Certo, dirlo e riuscirci effettivamente sono cose ben diverse, ma le premesse ci sono.
Life is Strange: Double Exposure è un capitolo indubbiamente peculiare, che ad una prima occhiata cerca di far convivere due anime diverse: da una parte è un titolo più marcatamente ricco e interattivo rispetto al Life is Strange originale, con un focus sul gameplay molto rafforzato; dall'altra è chiaramente una forte strizzata d'occhio ai fan, che puntando su Max come protagonista è obbligato ad essere narrativamente all'altezza della storia da cui tutto è nato. Riuscirà nell'impresa? Troppo presto per dirlo, ma quanto giocato non ci è per niente dispiaciuto, e gli sviluppatori sembrano consapevoli di quali fossero i punti di forza della serie. Vedremo.
CERTEZZE
- Narrativamente ricco di spunti ottimi
- Max resta una protagonista dall'enorme potenziale
- Più gameplay e interattività del solito
DUBBI
- Sarà davvero all'altezza del gioco originale?