Qualunque fan della serie Yakuza fin dai suoi albori, sotto sotto, ha sempre saputo che Kazuma Kiryu e le sue avventure sarebbero divenuti popolari anche in occidente. Dopotutto parliamo di una saga che si allinea con facilità ai gusti del grande pubblico, capace di intrattenere sia con la sua narrativa perfettamente a galla tra demenzialità, azione epica e dramma, sia con il suo gameplay imprevedibile figlio di quella sigla FREE con cui Yu Suzuki descriveva i suoi Shenmue. Considerando tutti questi fattori a favore, SEGA ci ha messo forse persino troppo ad aprirsi al nostro mercato, localizzando completamente i pargoli di Ryu Ga Gotoku Studio e facendoli arrivare dalle nostre parti per tempo.
Anche con questo ben di dio ormai sdoganato, però, era difficile pensare a un'apertura tale da portare il noto publisher giapponese a regalarci addirittura dei remake dei capitoli meno celebri, men che meno con altri due giochi molto importanti in arrivo (Like a Dragon 8, ovviamente, e Like a Dragon Gaiden: The Man Who Erased His Name). E invece di qui a poco vedremo nei negozi un rifacimento di quel Ryu Ga Gotoku: Ishin! che nel 2014 gli appassionati avevano solo potuto importare in lingua giapponese, da molti considerato l'iniziatore di una sorta di "nuovo corso" per il gameplay della serie.
Ishin! non è direttamente correlato agli eventi degli Yakuza più noti: è un gioco ambientato nella lontana era Bakumatsu, e si limita a sfruttare volti e caratterizzazioni dei personaggi più importanti della serie per rielaborare eventi storici realmente accaduti (qui molto, ma davvero molto romanzati e spettacolarizzati). Ciò non vuol però dire che si tratti di un lavoro meno curato rispetto agli altri e, considerato l'uso del nuovo motore grafico e le tante modifiche al sistema promesse, eravamo davvero curiosi di constatare quanto ancora potesse dire la sua al giorno d'oggi.
L'occasione di provarlo, fortunatamente, si è presentata qualche giorno fa in quel di Berlino, dove siamo volati per provare Like a Dragon: Ishin! grazie a una demo incentrata sul terzo capitolo della campagna.
Un uomo chiamato Sakamoto Ryoma
La trama di Ishin! parla della vita di Sakamoto Ryoma, figura storica incredibilmente importante per la storia del Giappone, qui impegnato a cercare l'assassino di suo padre dopo esser stato ingiustamente accusato del suo omicidio. Convinto di poter riconoscere l'uomo che si è infiltrato nella sua casa dallo stile di combattimento utilizzato, Ryoma entra a far parte della Shinsengumi, una forza di samurai al servizio dello shogunato, e da lì la sua ricerca lo porta a influenzare la storia della Terra del Sol Levante ben oltre qualunque possibile previsione.
Come intuibile da questo breve riassunto, la narrativa di questo episodio ha poco da invidiare a quella dei capitoli primari in termini di pathos, ma vi assicuriamo che questo non significa si tratti di un gioco più serioso e limitato del solito. Il remake che sta per arrivare, infatti, contiene apparentemente molteplici quest secondarie aggiuntive, e già dal capitolo provato il tono generale di queste missioni tende ad andare dallo scanzonato al completamente folle con una naturalezza rara.
A combattimenti al cardiopalma e sfide tra uomini veri, quindi, vedrete alternarsi battaglie contro lottatori di sumo "da compagnia", sfide di danza, siparietti contenenti personaggi a dir poco coloriti e una lunga lista di attività assurde, che sono sempre parte integrante dell'anima di un Like a Dragon. Non bastasse, l'impatto della parti più seriose della narrazione è significativamente migliorato per via del maggior dettaglio grafico e dei molteplici modelli tridimensionali rifatti, che portano molti personaggi del gioco ad essere meglio animati e nettamente più memorabili rispetto a quanto visto nell'originale.
Gran parte dei fan giocano gli Yakuza per godersi la loro trama e l'umorismo delle quest secondarie; lavorare duramente su questi elementi era senza dubbio il primo requisito di un remake di valore e siamo contenti che SEGA lo abbia fatto senza apparenti scorciatoie. Non si tratta ad ogni modo dell'unica trasformazione a cui Like a Dragon: Ishin è andato incontro, seppur gli sviluppatori siano stati un po' più "conservatori" per quanto riguarda il gameplay.
Katane di legno
Chiariamoci, il sistema di combattimento di Like a Dragon: Ishin! è da sempre tra i più evoluti della saga, tanto da presentare già all'epoca quegli stili multipli che poi sarebbero stato integrati nella serie principale con Yakuza Zero. Questo non significa, però, che il gioco originale fosse chissà quale action rifinito, dato che la serie non ha mai brillato particolarmente per i tecnicismi. I Ryu Ga Gotoku sono fin dalle origini giochi d'azione accessibili che, pur vantando elementi GDR, molteplici mosse utilizzabili e momenti straordinariamente scenici, non sono costruiti attorno a chissà quale complessità delle manovre, men che meno al tempismo di chi li affronta.
Questo remake di Like a Dragon: Ishin! non cambia assolutamente le cose, tanto che quando abbiamo chiesto al chief producer della serie, Hiroyuki Sakamoto, se il team di sviluppo volesse utilizzare gli spin off per fare esperimenti con il gameplay, e magari virare verso qualcosa di più vicino a un action tecnico, la risposta è stata il solito "non vogliamo snaturare il feeling classico della saga", che sottolinea la volontà di non modificare le basi meccaniche della serie a cui la community è abituata.
Squadra che vince non si cambia, per carità, tuttavia questa chiusura verso mutamenti concreti è un discreto peccato, perché a nostro parere il marchio potrebbe evolversi notevolmente anche nei suoi capitoli action con qualche marginale modifica (e senza particolari complicazioni ai sistemi base). La demo da noi testata, peraltro, non ci ha permesso di analizzare nel dettaglio la novità più grossa di Ishin: il nuovo sistema delle carte. Se, infatti, da una parte Ryoma mantiene quattro stili di combattimento intercambiabili in qualunque momento, dall'altra in questo remake ha a disposizione poteri devastanti evocabili attraverso delle carte che vengono ottenute una volta entrati a far parte della Shinsengumi. Il capitolo tre è letteralmente quello in cui si affronta la prova per l'accettazione, dunque a nostra disposizione c'erano solo le mosse degli stili e le manovre difensive fondamentali. Per fortuna il team ha reso pubbliche alcune di quelle abilità, e dobbiamo dire che toccano i picchi dissennati visti in Like a Dragon 7, aggiungendo parecchio colore anche agli scontri più basilari con colonne di fuoco, kamehameha, e tutta una serie di altre assurdità che difficilmente non riusciranno a strapparvi una risata. Il problema al solito deriva dagli scontri in sé, per via della scarsa efficacia delle meccaniche difensive già citate e della gestione dei pattern dei nemici. In parole povere, schivare in un Like a Dragon moderno è spesso svantaggioso: si vince molto più facilmente abusando di mosse sbilanciate, o semplicemente gironzolando in corsa in attesa di una finestra di vulnerabilità dei nemici. Ishin! non tenta in alcun modo di ribilanciare le cose, e infatti abbiamo dominato entrambe le boss fight semplicemente camminando in circolo e abusando senza pietà dello stile dalla distanza armati di pistola. Vi sono manovre più precise, mosse speciali legate a ogni tecnica, e le immancabili mosse "heat" che usano una barra caricabile per eseguire devastanti esecuzioni, ma considerato quanto inefficienti sono se comparate alla semplice gestione delle distanze bisogna praticamente forzarsi a utilizzarle per approfondire un pochino il sistema.
Se non altro, i minigiochi non deludono mai. Durante la nostra prova abbiamo affrontato il solito immancabile karaoke, una elaborata corsa tra galli, una sfida di danza, e una serie di scontri "sasso, carta, forbice" incredibilmente curati, e dovrebbe trattarsi al solito solo della punta dell'iceberg. Gran parte delle attività extra sono, ancora una volta, di qualità tale da potervi rubare più tempo dei combattimenti, e questa qualità - unita al valore della narrativa - smorza almeno in parte la legnosità delle battaglie. Chissà però che The Man Who Erased His Name non rappresenti comunque una discreta variazione sul tema anche in questo campo; Sakamoto san ha confermato ancora che sarà action (precisando che quel sistema di combattimento è adatto ai giochi con Kiryu come protagonista), e Ishin! rappresenta pur sempre un progetto più semplice rispetto agli altri due in sviluppo, con fondamenta solide che sono state in larga parte mantenute. Quando abbiamo chiesto al chief producer come fosse in grado il suo team di sviluppare un remake assieme a due giochi di questa scala, in fondo, ha risposto ridendo "non ne ho la più pallida idea", prima di ammettere candidamente di avere una squadra di sviluppatori così abili da completare tutte le task affidate con tempistiche sovrumane; chissà che questo talento non venga usato per stravolgere la formula anche nel prossimo spin off, così come è stato fatto con il sistema a turni del capitolo di Ichi.
Ci aspettavamo forse qualche innovazione più marcata da questo remake di Like a Dragon: Ishin!, ma forse con altri due titoli della serie in arrivo era un po' eccessivo aspettarsi dei rimaneggiamenti eccessivi ai sistemi originali. Quanto visto, comunque, mantiene e migliora tutto il fascino del capitolo originale, mettendo a disposizione anche dei fan occidentali uno degli spin off più affascinanti e spassosi della saga. Insomma, i fan di Ryu Ga Gotoku Studio hanno di che gioire quest'anno, basta che affrontino questo remake con la giusta prospettiva.
CERTEZZE
- Narrativa sempre curata e in grado di bilanciare demenzialità e dramma
- Veste grafica rinnovata e migliorie varie alle meccaniche, tra cui un nuovo sistema di carte
- I minigiochi sono sempre uno spasso, e incredibilmente variegati
DUBBI
- La legnosità del sistema di combattimento è in gran parte invariata
- Nessun ampliamento della storia principale, a quanto pare