Un giovane protagonista armato di qualche gadget e tanta determinazione. Un bestiario da completare. Compagni di avventura che entrano ed escono dal party. Un open world da esplorare. E ovviamente enormi mostri che si annidano dietro ogni angolo. No, non è un nuovo videogioco, anche se queste caratteristiche ne ricordano parecchi, da The Last of Us a Pokémon passando per una valanga di JRPG, ma Love and Monsters, un film che da qualche giorno potete trovare su Netflix (qui la recensione di Movieplayer). Negli Stati Uniti è uscito in realtà lo scorso ottobre, per poi approdare su varie piattaforme di distribuzione digitale worldwide solo negli ultimi tempi: candidata all'Oscar per gli effetti speciali, la pellicola diretta da Michael Matthews ha perso contro Tenet di Christopher Nolan, ma resta comunque una divertente avventura post-apocalittica che rovescia le convenzioni del genere. È passata un po' in sordina, ma dopo averla vista ci siamo resi conto che sarebbe stato un delitto non parlarne, anche perché sotto certi aspetti sembra davvero un videogioco che prende vita sullo schermo.
La trama in pillole
L'asteroide Agatha 616 rischia di schiantarsi contro la terra e il governo americano, come nel più classico dei disaster movie, risponde con una salva di missili che lo distrugge. Il problema è che le scorie tossiche rilasciate nell'atmosfera al momento dell'esplosione finiscono col mutare le creature a sangue freddo in superficie, trasformandole in mostri feroci. I superstiti sono costretti a rifugiarsi nel sottosuolo, formando vere e proprie colonie: sette anni dopo la catastrofe, Joel Dawson è uno di loro. Lui viveva a Fairfield, uno dei luoghi più colpiti dalla crisi, e poco prima dell'evacuazione si era separato dalla sua fidanzata Aimee per scappare coi genitori. Perduti anche loro, Joel è stato salvato da un gruppo di superstiti che lo ha accolto nella loro colonia, una sorta di famiglia disfunzionale in cui Joel non solo è il più piccolo, ma anche l'unico rimasto single: per questo motivo, il nostro protagonista decide di affrontare un lungo viaggio in superficie per raggiungere Aimee, che vive in un'altra colonia.
Il problema è che Joel è discretamente imbranato e il mondo esterno è del tutto cambiato: la natura ha riconquistato i centri urbani, e in ogni angolo si nascondono mostri pronti a divorare gli esseri umani. Joel, però, è un ragazzo determinato e ha il pallino del disegno; per questo motivo, tiene un libro di illustrazioni in cui raffigura i mostri che incontra e annota tutte le informazioni che possono aiutarlo. A lui si uniranno alcuni improbabili compagni di viaggio: Boy, un cane randagio intelligentissimo e fedele, e gli avventurieri Clyde e Minnow, che gli insegneranno a sopravvivere. Ovviamente Joel raggiungerà la colonia di Aimee, ma lì lo aspetta un colpo di scena che rovescia le convenzioni del genere e un segmento finale tutto azione che spalanca le porte a un potenziale sequel.
Un film per tutti...
Difficile collocare Love and Monsters in un genere specifico. Appartiene al post-apocalittico, ma non è macabro o disperato come The Road o Io sono leggenda; rientra nell'horror, più perché i mostri provocano repulsione e non perché spaventi; è una storia d'amore alla John Hughes, ma anche un thriller e un film d'azione in stile Zombieland. Soprattutto, è un'avventura young adult, anche se un pelo più adult che young: Joel, il protagonista, ha già ventiquattro anni quando inizia la storia, ma affronta comunque un viaggio che lo porta a crescere e a riscoprire se stesso, un po' come succede in Stand by Me. Dylan O'Brien, che abbiamo già visto protagonista nella serie cinematografica Maze Runner, è adorabile: non interpreta il solito eroe da film d'azione, ma un ragazzo tutto sommato normale, e anche un po' imbranato, in cui è facile immedesimarsi. È un comune mortale, coi suoi pregi e tanti difetti, che più volte mette in dubbio le sue scelte: la performance di O'Brien è ottima sia nelle scene d'azione sia nei momenti più introspettivi, e in questo senso la regia di Matthews riesce a mettere insieme perfettamente i pezzi del puzzle.
Non c'è una scena fuori posto, una gag gratuita o un momento cringe; anzi, in più occasioni Love and Monsters riesce persino a commuovere, ma lo fa in modo genuino, senza forzare troppo la mano, sfruttando lo storytelling e l'ambientazione in modo che Joel si guadagni i suoi momenti di gloria solo quando è il momento giusto. La sua è un'avventura che scalda il cuore, grazie anche a un cast equilibrato. Michael Rooker, che abbiamo già visto nei panni di Yondu in Guardiani della Galassia, torna a interpretare il burbero dal cuore d'oro che fa da contraltare alla piccola Minnow che l'accompagna, una bambina piena di grinta che si affeziona subito a Joel. Brava anche Jessica Henwick nei panni di Aimee: tutt'altro che la consueta donzella in difficoltà™ è un personaggio che riserva parecchie sorprese e rovescia, per prima, le aspettative dello spettatore che ha seguito il viaggio di Joel fino a quel punto della storia.
Non vi anticiperemo altro sull'ultimo atto del film e sui comprimari coinvolti, ma non possiamo fare a meno di dedicare alcune righe a Boy, il randagio che segue Joel dappertutto e che diventerà quasi sicuramente anche il vostro personaggio preferito del film. Il legame che si instaura tra i due è un ovvio richiamo a Un ragazzo e il suo cane di Harlan Ellison - che a sua volta ha ispirato la serie Fallout! - ma anche in questo caso Love and Monsters dà quasi più risalto a questo rapporto che a quello tra Joel e gli altri protagonisti umani. Ci sono poi il mondo e i mostri a completare il quadro: le creature disegnate e realizzate in computer grafica dalla Mill Film sono convincenti e orribili al punto giusto, ma mantengono un azzeccato equilibrio tra il fantasy e il realismo. Alla fine, e questo è poi un punto importante nella narrativa, sono gli stessi animali che popolavano la Terra anche prima di Agatha 616 e che a malapena consideravamo finché non sono diventati molto, molto più grossi.
...e per chi ama i videogiochi
Le scene in cui Joel si fa strada tra i veicoli e gli edifici coperti di vegetazione, mentre i rumori della natura e delle creature che si aggirano nei dintorni anticipano una scena rocambolesca che verrà, oppure no, ci hanno ricordato i momenti passati a girare tra i sobborghi abbandonati delle città di The Last of Us. Love and Monsters, diciamocelo, ha più di un momento che ricorda i videogiochi, soprattutto le avventure e i GDR. Intanto c'è un open world: una volta fuori dal bunker, Joel sa che deve proseguire in una certa direzione per arrivare a Aimee, ma si ritrova a fare spesso soste e scoperte lungo la strada, come quando, per esempio, si imbatte in una Mav1s ancora funzionante che offre un momento di tenera introspezione. In questo open world, Joel non può fare quello che vuole ma deve mantenere un basso profilo, muoversi cauto e senza fare troppo rumore, altrimenti attirerebbe l'attenzione dei mostri. Questi ultimi si rivelano nelle più svariate forme e dimensioni: rospi giganteschi, strane lumache inoffensive, sanguisughe disgustose e così via.
Joel fugge il più delle volte come in un vero survival horror, ma per proseguire deve sconfiggere necessariamente alcuni boss, ricorrendo all'astuzia e alla potenza di fuoco. Ogni scontro, ogni esperienza, aumenta il suo livello, per così dire: Joel acquista sempre più fiducia in se stesso, aumenta il bagaglio di esperienze e impara nuove tecniche di sopravvivenza e di combattimento. Lo aiutano i comprimari che entrano ed escono dal party nei momenti giusti della sua campagna. Clyde e Minnow sono i mentori, i PNG di livello più alto che lo accompagnano all'inizio dell'avventura e poi lo lasciano a se stesso dopo avergli insegnato le basi del combattimento. Boy è il partner fidato che lo segue ovunque: una gimmick vivente che aiuta Joel coi suoi talenti speciali e che a un certo punto lo abbandona nel momento più difficile perché lo spettatore/giocatore deve sentirsi solo e disperato, mettendosi in discussione prima del momento del catartico riscatto.
Intendiamoci, quello che stiamo facendo è un giochino di poche pretese che non richiede chissà quale impegno: potremmo trovare in qualunque film una struttura da videogioco, forzando similitudini come le boss fight. Il punto è che negli ultimi anni alcuni videogiochi sono diventati così simili al cinema, e viceversa, che si tende a dimenticare il piacere di sedersi davanti alla TV per un paio d'ore di normale intrattenimento. Alcuni videogiochi rischiano di diventare troppo impegnati o impegnativi, tant'è che una volta riposti sullo scaffale non si toccano più, mentre i film appartenenti alle categorie in cui rientra Love and Monsters finiscono col prendersi troppo sul serio o non farlo affatto, tra introspezioni insopportabilmente lunghe o continue scene d'azione senza cuore. La pellicola di Michael Matthews è stata rinfrescante: scivola in fretta, lascia un piccolo segno e si fa riguardare con piacere. Un po' come i videogiochi di una volta.