Mario + Rabbids Kingdom Battle è stata la classica storia dell'underdog che ce l'ha fatta. Sin dalla memorabile presentazione all'E3 2017, con sua maestà Shigeru Miyamoto sul palco e Davide Soliani in lacrime tra il pubblico, tutto si è incastrato alla perfezione per far sì che l'opera di Ubisoft Milano (e Parigi) riuscisse a diventare un successo di critica, ma anche di pubblico. Come le 10 milioni di persone raggiunte dal gioco dimostrano.
Una volta chiusi i lavori sull'apprezzato DLC con protagonista Donkey Kong, però, è cominciata una nuova fase della vita dello studio di Milano (e Parigi): con i riflettori puntati addosso e la meritata fiducia di Nintendo e della casa madre alle spalle, la pressione per creare un seguito all'altezza di Kingdom Battle deve essere stata alta.
Anche le ambizioni di Soliani, Cristina Nava e soci, però, erano elevate e, al posto di accontentarsi di un seguito di Cliffiana memoria (bigger, better and more badass), Ubisoft Milano ha scelto di puntare alle stelle.
Grazie alla prova di Mario + Rabbids Sparks of Hope che abbiamo potuto fare presso gli uffici di Ubisoft Italia abbiamo potuto cominciare a sperimentare con le tante innovazioni introdotte in questo ambizioso secondo capitolo. Andiamo a scoprire quali.
Super Mario (+ Rabbids) Galaxy
La prima cosa che si nota in Mario + Rabbids Sparks of Hope è il fatto che Ubisoft Milan, come fonte di ispirazione generale, ha scelto nientemeno che Super Mario Galaxy. Dal capolavoro per Wii, il team di Soliani ha sicuramente carpito la struttura dei livelli che, anche in questo caso, sono dei pianeti, oltre che alcuni dei principali coprotagonisti: gli Spark, infatti, sono la perfetta fusione tra gli Sfavillotti di Mario e i Rabbis, mentre Rabbid Rosalina, beh, si spiega da sola. La nuova "principessa" è un po' agli antipodi di Rabbid Peach: se quest'ultima è sempre di buon umore e chiassosa, il nuovo personaggio giocabile è decisamente meno energetico, "è tutti noi il lunedì mattina" scherza la senior associate producer di Ubisoft Milan Cristina Nava.
Nonostante questo, sono gli Spark le vere... stelle di tutta la produzione. Non solo perché danno il nome a questo secondo capitolo, ma anche perché sono il simbolo della collaborazione tra Ubisoft e Nintendo. Il loro design, infatti, Nava ci ha detto che arriva da un lavoro congiunto tra l'azienda francese e la grande N, sempre molto attenta a come si utilizzano tutte le sue proprietà intellettuali. Figuriamoci quella di Mario. La senior associate producer, però, ci ha raccontato come quello con Nintendo sia sempre un rapporto sano e costruttivo che non ha mai portato a conflitti tra le parti, nonostante i Rabbids siano sempre (gustosamente) grezzi, molto lontani dalla compostezza di quasi tutti i personaggi del colosso di Kyoto. Sì Wario, ci stiamo riferendo a te.
"Noi per primi siamo dei fan di Nintendo e vogliamo essere fedeli e coerenti coi suoi personaggi", ha ribadito la Nava, "per questo sapevamo quali fossero i limiti che non potevamo superare". Un'affermazione che non abbiamo fatto fatica a credere, visto che tra le fila di Ubisoft Milan adesso militano tanti ex giornalisti che hanno contribuito a diffondere la Nintendo Difference in Italia con NRU come lo stesso Davide Soliani, ma anche Andrea Babich, Ugo Laviano, Claudio Magistretti e tanti altri.
I riferimenti e le citazioni al Regno dei Funghi arrivano, quindi, naturali, anche se in questo Mario + Rabbids Sparks of Hope forse si nota anche più la voglia di provare a coinvolgere un maggior numero di persone, con citazioni esterne a Ubisoft e Nintendo tipo il flusso canalizzatore, e la voglia di provare a stabilire una propria eredità con personaggi, situazioni e storie inedite.
Non a caso si inizia esattamente alla fine di Kingdom Battle: Mario e i Rabbids si stanno per godere il meritato riposo dopo aver salvato il mondo, quando una nuova calamità arriva a sconvolgere il Regno dei Funghi e costringerà i nostri eroi a viaggiare per la galassia in modo da sconfiggere la nuova minaccia.
Grazie a questa scusa il team di sviluppo porterà la squadra in giro per i pianeti sparsi per la galassia mariesca. Una scelta narrativa intelligente che consente al team di semplificarsi la vita grazie all'esplorazione lineare dei pianeti, questo, però, introducendo un elemento di esplorazione e varietà all'interno degli stessi. Ogni nuovo corpo celeste, infatti, sarà liberamente esplorabile e consentirà al giocatore di scegliere se dirigersi direttamente verso il boss finale o dedicarsi alle tante missioni secondarie, utili per racimolare risorse ed esperienza.
Niente più griglia
Dal punto di vista del gameplay la più grande novità di Mario + Rabbids Sparks of Hope è l'abbandono della griglia quadrata, uno degli elementi cardine non solo di Kingdom Battle, ma anche di tutti gli strategici a turni. Lo scopo di Ubisoft Milano è quello di abbandonare un elemento piuttosto straniante e tipico di un genere di nicchia, per rendere il gameplay più dinamico, veloce e spettacolare. Molto più da Mario in 3D che da XCOM.
Un cambiamento che non modifica l'ossatura di tutto Mario + Rabbids Sparks of Hope, ma ne cambia sicuramente la percezione e la fruizione, dato che non si starà mai con le mani in mano, visto che tra Bob-omb da raccogliere e lanciare e salti di squadra da direzionare ci sarà da fare anche una volta avviato il turno.
Le altre novità diventeranno più evidenti andando avanti con la partita. A differenza di Kingdom Battle, in Mario + Rabbids Sparks of Hope i vari personaggi non cambieranno arma durante la partita e saranno molto più definiti sin da subito. Mario ha un doppio colpo, Mario Rabbid è una forza da vicino, Luigi da lontano, Rabbid Peach è una curatrice, mentre la vera principessa protegge i compagni.
Per garantire varietà e un senso di progressione durante la partita, Ubisoft Milano ha deciso di sfruttare gli Spark e di introdurre un albero delle abilità ancora più complesso e profondo. Gli Sfavillotti geneticamente modificati sono in grado di donare capacità uniche alle armi e ai personaggi: c'è quello che aumenta i danni e quello che dona il potere elementale alle armi, quello che cura e quello che potenzia le scivolate. Abbinarli a determinati eroi sembra la scelta più logica: Edge (la nuova Rabbid Emo), per esempio, è un'esperta nelle scivolate e uno Spark che potenzia questa mossa sembra la scelta più efficace, ma si potrebbero anche provare nuove combinazioni, tanto per divertirsi con la flessibilità del gameplay.
Prima di ogni combattimento, infatti, si possono ridistribuire liberamente tutti i punti esperienza assegnati fino a quel momento, in modo non solo da dare ai giocatori la possibilità di divertirsi con tutte le opzioni, ma anche di modellare il team in base ai nemici affrontati. Prima di ogni battaglia, infatti, si può esplorare il livello e studiare ogni nemico in campo così da arrivare preparati: inutile avere tanti Spark elettrici se i nemici sono resistenti a quell'elemento.
Il resto della struttura di gioco è rimasto pressoché invariato: si esplora il livello alla ricerca degli elementi utili a risolvere i semplici puzzle ambientali che frammentano la progressione, o i passaggi per raggiungere quelle zone del pianeta apparentemente inaccessibili. Nel mentre ci si può imbattere nei nemici che punteggiano la zona: facendo ciò si verrà teletrasportati in un'area indipendente e chiusa nella quale si svolgerà il combattimento vero e proprio.
Qui si ritroveranno gli elementi classici della serie, come i tubi per spostarsi velocemente da un punto all'altro della mappa, lo sviluppo verticale da sfruttare a proprio vantaggio o le tipologie delle missioni da portare a termine per superare la missione.
Snowdrop all’ennesima potenza
L'altro elemento che colpisce immediatamente è quello estetico. Nonostante il team di sviluppo sia lo stesso, la console abbia più di 5 anni di vita e il motore grafico sia sempre lo Snowdrop, Ubisoft Paris (e Milano) sono riusciti a spremere la vetusta ammiraglia di Nintendo. Mario + Rabbids Sparks of Hope mantiene lo stile e l'impostazione di Kingdom Battle, ma è incredibilmente più ricco di dettagli, effetti speciali e filmati.
Il tutto con un mondo più complesso da calcolare, creato per essere esplorato a 360° e con molte più variabili da gestire, come l'aver affrontato o meno delle missioni secondarie, o aver equipaggiato dei poteri al posto di altri.
Questo livello di dettaglio maggiore consente a tutto Mario + Rabbids Sparks of Hope di avere ancora più personalità che in passato, di raccontare una storia in modo ancora più epico e cinematografico, di dare maggiore spessore ai vari personaggi, senza sacrificare il divertente umorismo che ha pervaso questa folle unione tra il Regno dei Funghi e i folli Rabbids.
Per il momento non ci esprimiamo sul comparto audio, se non rilevando la presenza del doppiaggio in italiano di una parte dei dialoghi: le musiche del trio delle meraviglie formato da Grant Kirkhope, Yoko Shimomura e Gareth Coker meritano di essere ascoltate con la giusta attenzione, una cosa che per molte ragioni non è possibile fare in un evento stampa.
La prova di Mario + Rabbids Sparks of Hope ha evidenziato come lo studio di Ubisoft Milano in questi anni sia maturato. Se Kingdom Battle era un'opera prima che ha stupito anche grazie al fatto di essere arrivata un po' in sordina, questo secondo capitolo ha molte più pressioni addosso e non sarà semplice soddisfare tutte le aspettative. Al posto di un seguito conservativo, lo studio di Milano ha scelto di modificare la struttura del suo gameplay, dando maggiore libertà d'azione, opzioni e possibilità ai suoi giocatori, che vivranno un'avventura più epica e complessa che in passato. Migliore? Questo è presto per dirlo, ma dobbiamo aspettare poco, dato che Mario + Rabbids Sparks of Hope arriverà in esclusiva su Nintendo Switch il prossimo 20 ottobre.
CERTEZZE
- Gameplay potenziato
- Molta più libertà e flessibilità
- Tecnicamente notevole
DUBBI
- Riuscirà a mantenere la altissime aspettative?