Iniziando a giocare e vestiti i panni dell’eroe Samanosuke il giocatore si trova immerso in un ambiente dettagliatissimo e ad interagire (il più delle volte a combattere) con una marea di personaggi egregiamente animati e molto più reali rispetto a quelli della serie Resident Evil. E’ proprio iniziando l’avventura che ci si rende conto di essere di fronte all’evoluzione per PS2 dell’ormai affermatissimo format della Capcom. Parliamo di format proprio perché la gestione dei menù, dei personaggi durante i numerosi combattimenti e l’interattività (scarsa) con i fondali riconduce immediatamente al feeling riconoscibilissimo di Resident Evil. Come anticipato poco sopra Onimusha rappresenta (dal punto di vista tecnologico) un balzo in avanti di Capcom nella realizzazione di videogames risultando come il primo veramente sviluppato per console di generazione avanzata. L’impatto grafico del gioco è infatti tra le più cose più straordinarie viste fino ad oggi. Onimusha è un gioco non solo da giocare ma anche da guardare: ne sono prova la sequenza animata mozzafiato dell’introduzione (già debitamente commentata), le singole scene d’intermezzo fino ai movimenti in motion-capture dei dettagliati modelli dei personaggi e agli sfondi precalcolati. I personaggi si muovono e si esprimono tutti in maniera eccellente, dal momento che l’abbondanza di movimenti in motion-capture contribuisce a conferire loro un’andatura fluida e aggraziata. Samanosuke e la sua banda hanno un aspetto realistico e dall’accentuata espressività, mentre i mostri e i nemici che incontrerete sulla vostra strada sono estremamente dettagliati. I personaggi si muovono su sfondi precalcolati non statici. Anche se gli sfondi precalcolati restituiscono la sensazione di un dettaglio incredibilmente nitido, sono stati aggiunti alcuni effetti come il movimento degli alberi, le nuvole e altri elementi interattivi che contribuiscono a infondergli un soffio di vita (ogni tanto, comunque, si ha ancora l’impressione che i modelli dinamici siano “incollati” allo sfondo).
Per quanto riguarda la meccanica di gioco, Onimusha conterrà un buon assortimento di oggetti da trovare. Tra gli oggetti più importanti del gioco troveremo le gemme speciali che s’inseriscono nei guanti di Samanosuke e che sono in grado di far evolvere i vostri attacchi speciali ed anche di far fronte ad alcuni degli enigmi presenti durante la vicenda (questa caratteristica dà al tutto anche un gradevole “effetto RPG”). Oltre alle gemme il giocatore dovrà scovare altri oggetti numerose armi tradizionali giapponesi, oltre a svariati oggetti strani e frammenti di documenti che lo aiuteranno a ricomporre i pezzi del mistero di Onimusha. Per concludere questa preview possiamo affermare con una certa sicurezza che giocare la versione completa di Onimusha sarà un’esperienza sicuramente divertente e sorprendente dal punto di vista tecnico; per ciò che riguarda la longevità ed il grado di coinvolgimento aspettiamo di svelare e vivere l’intera trama di questo gioco dal feeling assai cinematografico. Onimusha ha tutte le carte in regola per diventare il primo must per tutti gli “avventurieri dell’incubo” che possiedono una PS2 (la spada di Damocle “Extermination” è comunque un fatto) e anche per avvicinare ai videogiochi i tanti nostalgici cinefili amanti del grandioso cinema del già citato Kurosawa (un’utopia?). La più grande differenza (non a livello tecnico ma di impatto emotivo) che troviamo in Onimusha rispetto alla serie (ispirata anche qui dal cinema, quello di Gorge Romero) di Resident Evil è che il nuovo gioiellino di Capcom più che impaurire, affascina (e non crediamo che questo sia un difetto!).
Onimusha: Resident Evil incontra Akira Kurosawa
Con Onimusha: Warlords Capcom regala al mercato europeo la prima vera avventura horror per i possessori di PS2 (come la mettiamo però con l’uscita di Extermination?). Abbiamo avuto la fortuna di provare il nuovo attesissimo titolo in forma praticamente commercializzabile (concluso al 99%) e qui sotto, in forma di preview, riportiamo in ordine sparso quelle che sono state le nostre impressioni. Partiamo dall’introduzione assolutamente efficace nel calare il giocatore (spettatore?) nel Giappone d’epoca feudale: immaginate se Akira Kurosawa e John Woo avessero girato un film a quattro mani; cosa ne sarebbe uscito? Una buona indicazione potrebbe essere rappresentata dai circa cinque minuti di magistrale introduzione in computer graphics presenti all’inizio dell’intrigante avventura: falangi formate da numerosi soldati che si scontrano all’ultimo sangue, la spettacolare entrata in scena di Samanosuke (il protagonista della vicenda e vostro avatar) e, con uno spettacolare montaggio parallelo, il rapimento della principessa Yuki vero e proprio motore della vicenda. La meravigliosa ed avvolgente colonna sonora contribuisce egregiamente a rendere il tutto assolutamente epico e drammatico: visualizzare per credere.