Pokémon è uno dei videogiochi di maggior successo della storia. Si troverà quasi da solo - assieme a Super Smash Bros. - a dover sostenere le vendite autunnali e invernali di Nintendo Switch, prima console ibrida creata dall'azienda nipponica. Ed esattamente come Super Smash Bros., nonostante il successo internazionale, è poco amato dal tipico fan Nintendo: non è una regola generale, ma questi due brand formano, in quanto a pubblico di riferimento, quasi un universo a sé stante. È vero, una parte dei suoi giocatori si interseca con quelli tradizionali Nintendo, ma non con tutti: per questo sono estremamente importanti per ampliare il bacino d'utenza di una console, per questo - al contrario - non tutti i possessori Switch sono contenti che siano questi due i protagonisti della stagione natalizia. Quando scriviamo "fan tradizionale Nintendo", intendiamo quell'ampia fascia di giocatori, numerosa ma ancora più rumorosa, per cui Mario, Zelda e Metroid rappresentano la sacra trinità. In quanto a prestigio e qualità potrebbero anche aver ragione, ma non è questo il momento di approfondire l'argomento.
Invece ci interessa che, dal punto di vista commerciale, questo presunto triumvirato sia molto lontano dalla realtà dei fatti: The Legend of Zelda è "solamente" il quarto franchise Nintendo più venduto, addirittura il quinto se considerassimo Mario Kart un marchio a parte, con poco più di cento milioni di copie vendute. Metroid è solamente quattordicesimo, molto distanziato dallo stesso The Legend of Zelda, con meno di venti milioni di unità (dietro, per dire, a Wario, Donkey Kong, Kirby, Animal Crossing...). Super Smash Bros. è settimo, con "soli" cinque giochi, e pochi giorni dopo l'uscita di Ultimate diverrà sesto. Se il dominio di Mario è testimoniato anche dalle vendite, essendo primo con più di seicento milioni di copie (Mario Kart compreso), a seguirlo c'è proprio Pokémon, con trecento milioni. E, ampliando per un attimo il discorso al di fuori dei videogiochi, i mostriciattoli sono addirittura primi come franchise a livello internazionale: mettendo tutto assieme, quindi aggiungendo gli introiti derivanti da film, carte e amenità varie, Pokémon dalla sua nascita - senza tener conto dell'inflazione - ha fruttato ottantasei miliardi di dollari. Più di Harry Potter, Star Wars e Mickey Mouse (sarebbe meglio dire più di Hello Kitty, che è secondo in questa classifica). Ecco, se non lo aveste già saputo prima di leggere quest'articolo, ora capirete meglio perché Pokémon sia così importante per Nintendo, e quanto Switch rappresenti sia un rischio, sia un possibile modo per espandersi.
Pokémon, il brand
Pokémon, inteso come videogioco, ha proliferato sulle console portatili, facendo solamente qualche gita su quelle casalinghe, e mai con degli episodi principali. È naturale quindi che Nintendo Switch, una piattaforma ibrida, rappresenti una sfida per gli sviluppatori: se EAD ha avuto problemi a sposare l'alta definizione venendo da Wii, figuratevi i possibili problemi che avrà incontrato - e incontrerà ancora - Game Freak, formata da 150 persone (circa) e confinata, fino a poco tempo fa, al Nintendo 3DS. Pokémon Go, che non ha bisogno di alcuna presentazione, ha reso chiaro un concetto già noto: le console Nintendo hanno molto più bisogno di Pokémon, di quanto i mostriciattoli abbiano bisogno delle piattaforme Nintendo. L'applicazione, sviluppata da Niantic con la consulenza di Game Freak (di Junichi Masuda, in particolare), ha incassato più di due miliardi di dollari, con quasi un miliardo di download complessivi. Una cifra inimmaginabile, anche per chi, come noi, si aspettava un grande successo.
Un numero che dimostra quanto il brand sia vivo e vibrante, mai così tanto dai tempi di Pokémon Rosso, Verde e Blu su Game Boy, titolo che piazzò (assieme a Pokémon Giallo) quarantacinque milioni di copie, su un hardware, non scordiamolo, che all'epoca (nel 1996) era in declino. Allo stesso tempo la serie di videogiochi principale, nell'era post-Game Boy Color, è stabile tra i quindici e i venticinque milioni di unità: un dato forte, solido, ma molto distante dai numeri dei progenitori, e ovviamente da quelli di Pokémon Go. I fan, che da tempo attendono un grande episodio per console fissa, speravano che Switch potesse rappresentare l'occasione per evolversi, per creare un titolo dal budget più rilevante; e invece no, almeno per ora, Nintendo ha optato per una via trasversale e storicamente pericolosa.
Pokémon: Let's Go
Junichi Masuda non dirigeva un titolo dai tempi di Pokémon X&Y (2013), dalla sesta generazione della serie, ed è molto raro che in un'azienda giapponese si torni "indietro". Invece lo troviamo di nuovo al timone di Pokémon: Let's Go, e per un motivo molto semplice: perché ha curato in prima persona la collaborazione con Niantic. Scopriremo tra pochi giorni la qualità del primo Pokémon ad arrivare su Switch, ma il percorso concettuale è già evidente: Nintendo proverà a sfruttare la fama di Pokémon Go, e i suoi milioni di giocatori ancora attivi, per fargli conoscere la serie "principale". I due titoli potranno essere collegati, così da trasportare i propri mostri da smartphone a Switch (andranno anche riconquistati, ma questa è un'altra storia). Piuttosto che evolvere la serie nella direzione auspicata dai fan storici, Nintendo e Game Freak hanno scelto di compiere un passo laterale, spalancando le braccia, e sperando di stringere a sé quanti più giocatori occasionali possibile: per questo Pokémon: Let's Go è stato accolto con una certa freddezza... perché appartiene alla serie principale, ma non del tutto. È esattamente una tangente tra Pokémon Go e i canonici capitoli portatili, nella speranza di unificare le utenze, rischiando però di scontentarle entrambe. Non sarà un insuccesso: essendo il primo Pokémon su Switch, tanti fan - e i fan sono milioni - lo acquisteranno comunque. Nonostante si mimi il lancio della sfera verso lo schermo, nonostante le animazioni limitate, nonostante il game design sembri ancora più semplice del solito. Ma è Pokémon, e loro ci saranno.
Al contrario l'utenza occasionale sarà molto, molto difficile da conquistare. Gli unici giochi Nintendo, ci riferiamo a quelli tradizionali, che riescono ad acchiapparla senza difficoltà, sono due: Mario Kart e Super Mario Bros. (quello bidimensionale). Nintendo è brava, forse più di ogni altra società, ad attirare quest'utenza; tuttavia ha quasi sempre fallito quando ha provato a "convertirla". Vedasi il DVD esplicativo all'interno di Super Mario Galaxy 2, che non è riuscito ad affascinare i trenta milioni di utenti di New Super Mario Bros. Oppure i tanti giocatori attratti da Nintendogs, rivelatisi poi disinteressati al seguito su Nintendo 3DS. La stessa cosa è successa a Wii Fit e, più in generale, a Wii U. A causa di tutti questi precedenti dubitiamo che Pokémon: Let's Go possa rappresentare un'eccezione: nonostante i milioni di giocatori di Pokémon Go, solamente una minima percentuale sarà disposta ad acquistare Nintendo Switch per approfondire l'esperienza. Saremmo lieti di essere smentiti, ma crediamo che la vera sfida, per migliorarsi e ampliare il bacino d'utenza, sia il Pokémon che uscirà nel 2019, quello che introdurrà l'ottava generazione di mostri. Per due motivi. Il primo è che, a meno che non ci sbagliamo di grosso, il prossimo anno sarà quello in cui Nintendo punterà molto sulla dimensione portatile di Switch: tra l'arrivo di Animal Crossing e quello di un altro Pokémon, il processo sarà quasi inevitabile, e non escluderemo riedizioni hardware per incentivare l'operazione. Il secondo è che, su Nintendo Switch, pare molto più semplice allargare la propria storica platea, che non dubitiamo accorrerà numerosa, attirando i fan di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, Super Mario Odyssey e Xenoblade Chronicles 2, piuttosto che quelli di Pokémon Go. Come Game Freak possa riuscirci, al momento è dura dirlo: uscirà a tre anni dal predecessore, e difficilmente in tre anni saranno stati in gradi di creare il tanto richiesto "Pokémon Open World". Non è detto nemmeno che sia la via giusta. Magari potrebbero semplicemente aumentare la qualità grafica, e soprattutto l'interazione col mondo circostante. Una cosa è certa, con Pokémon: Let's Go, non ci hanno nemmeno provato. Hanno scelto una direzione diversa, e solitamente poco fruttuosa.