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Prince of Persia The Lost Crown, il miglior gioco di Ubisoft è un metroidvania e lo abbiamo provato

Abbiamo giocato l'intero prologo di Prince of Persia The Lost Crown, uno stuzzicante metroidvania sviluppato dal team di Rayman Origins.

PROVATO di Aligi Comandini   —   13/12/2023
Prince of Persia The Lost Crown, il miglior gioco di Ubisoft è un metroidvania e lo abbiamo provato
Prince of Persia The Lost Crown
Prince of Persia The Lost Crown
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È piuttosto complicato tenere conto delle reali evoluzioni di una azienda delle dimensioni di Ubisoft: il gigante dell'intrattenimento francese è ormai divenuto un agglomerato di team che conta migliaia di sviluppatori in tutto il mondo, con un numero smodato di progetti all'attivo le cui formule - comunque spesso vincenti, almeno per quanto riguarda il mercato - iniziano pericolosamente ad assomigliarsi un po' troppo. Una "macchina aziendale" così gargantuesca non può essere indirizzata a dovere sempre senza ostacoli e talvolta ci sono periodi nei quali diversi progetti sembrano mancare di coesione o non pare esserci una chiara visione creativa.

Detto ciò, i team talentuosi a Ubisoft non mancano, semplicemente tendono a dedicarsi a progetti più minuti. Eppure, sono proprio i loro giochi quelli che quasi sempre meritano più considerazione, specie quando hanno alle spalle risorse limitate e devono puntare tutto sul talento di chi li crea.

Nei casi sopra descritti, ovviamente, è impossibile non nominare Ubisoft Montpellier: il team conta tra le sue opere lavori incredibilmente solidi e osannati in lungo in largo, tra cui Rayman Origins e Valiant Hearts. Vero, dopo la fuga nei boschi di Michel Ancel la squadra deve dimostrare di essere ancora al top della forma, eppure gli sviluppatori che hanno sfornato i titoli precedenti non sono magicamente scomparsi dalle sue fila, e non dubitiamo che abbiano ancora molto da dare. La loro ultima prova, Prince of Persia The Lost Crown, forse non avrà propriamente fatto impazzire l'internet con i trailer di presentazione, eppure fin da subito ci avevamo notato quel tipo di tendenza a uscire dai ranghi che ha reso speciali anche i precedenti giochi del team. E dopo averlo potuto provare per ben tre ore possiamo confermarvelo: The Lost Crown è chiaramente un metroidvania dal gran potenziale, che peraltro non sembra volersi piegare a molte delle semplificazioni e dei canoni del mercato attuale. Crediamo sia davvero il caso di tenerlo d'occhio, perché ha le carte in regola per sorprendere molti scettici.

Hey, non sarai mica “quel” Sargon

Sargon, il protagonista, si ritrova dopo poco a esplorare delle misteriose rovine dove il tempo scorre in modo strano in compagnia di un potente gruppo di mercenari. Il fatto che non sia solo in quest'avventura è chiaramente molto importante per la storia
Sargon, il protagonista, si ritrova dopo poco a esplorare delle misteriose rovine dove il tempo scorre in modo strano in compagnia di un potente gruppo di mercenari. Il fatto che non sia solo in quest'avventura è chiaramente molto importante per la storia

La premessa narrativa di The Lost Crown è piuttosto semplice, ma assume rapidamente connotati vicini alla "storia rielaborata" vista in Assassin's Creed, dato che il protagonista, Sargon, potrebbe tranquillamente essere una versione molto romanzata di quel Sargon di Akkad che unificò i territori Sumeri. Qui, in realtà, il nostro inizia l'avventura come membro del gruppo di mercenari noto col nome di Immortali che, dopo aver difeso la Persia dall'attacco di un esercito invasore, si ritrova all'improvviso a dover salvare il principe Ghassan, vittima di un rapimento.

Ovviamente non sono solo i soliti giochi di potere a smuovere la trama: Ghassan è stato rapito dalla maestra di Sargon, Anahita, e le mistiche rovine dove i nostri devono cercarlo sembrano pervase da una potente energia magica, che distorce il tempo e trasforma in mostri chi vi soccombe. Non originalissimo come inizio, ce ne rendiamo conto, eppure eventi e personaggi si sono rivelati più interessanti del previsto, e il collegamento storico potrebbe rafforzare in modo curioso il tutto. Il gioco, peraltro, pare essere lunghetto per un metroidvania, dato che per completare la campagna ci vorranno forse più di 25 ore. È chiaro come gli sviluppatori di Ubisoft Montpellier abbiano cercato di creare un'avventura massiccia e capace di sfruttare a dovere l'universo di Prince of Persia, e non un semplice spin off action per trascorrere qualche ora in allegria. Che si tratti di un'opera più ambiziosa di quanto intuibile dai trailer, comunque, lo si capisce già dalle prime ore, oltre che dalle chiare ispirazioni di molti elementi strutturali. Una delle principali "muse", infatti, sembra essere quel Hollow Knight che ha parzialmente stravolto il genere di appartenenza con la sua scala e le idee messe in campo; qui ne vengono riprese parecchie, nonostante la formula risulti più "leggibile" rispetto a quella dell'opera di Team Cherry.

Salti riconoscibili

Questi alberelli sono i checkpoint del gioco, e anche l'unico luogo dove potrete equipaggiare i vostri amuleti. Cercateli nelle mappe, perché non sono moltissimi. Vi sono anche pietre che permettono il viaggio rapido da una zona all'altra, ma sono molto più rare
Questi alberelli sono i checkpoint del gioco, e anche l'unico luogo dove potrete equipaggiare i vostri amuleti. Cercateli nelle mappe, perché non sono moltissimi. Vi sono anche pietre che permettono il viaggio rapido da una zona all'altra, ma sono molto più rare

La prima parte del gioco potrebbe far pensare a un comune action a scorrimento, d'altronde è una battaglia lineare in cui vengono introdotte le meccaniche di combattimento. Il suo posizionamento è però più che comprensibile: The Lost Crown è un gioco con meccaniche più elaborate della media, dove movimento e tempismo sono importanti per via della aggressività dei nemici, dei danni inflitti e della varietà dei pattern dei boss. Noi lo abbiamo giocato a difficoltà "eroe" (praticamente in hard) e, nonostante non sia stato particolarmente problematico avanzare, il livello di sfida pare chiaramente tarato verso l'alto rispetto alla maggior parte dei titoli recenti (figuriamoci quelli di Ubisoft poi, comunemente molto facili alla difficoltà base). Già il primo boss, ad esempio, richiede parate perfette e buoni movimenti per essere arginato, e molti nemici hanno attacchi imparabili che costringono Sargon a schivare rapidamente per non perire. Considerando che alla difficoltà scelta (che non era quella massima, precisiamo) bastano un paio di colpi subiti per lasciarci la pellaccia, e che le cure a disposizione del protagonista sono davvero poche, è il caso di formulare rapidamente la strategia se si vuole progredire un minimo.

Non sottovalutate la difficoltà di questo gioco. Battere boss e nemici corazzati a difficoltà Eroe richiede tempismo e buona capacità di lettura dei pattern, e il platforming non è una passeggiata fin dalle prime ore
Non sottovalutate la difficoltà di questo gioco. Battere boss e nemici corazzati a difficoltà Eroe richiede tempismo e buona capacità di lettura dei pattern, e il platforming non è una passeggiata fin dalle prime ore

Il bello è che col platforming il gioco non ci va più leggero, dato che, essendo alla base un Prince of Persia, enfatizza molto l'importanza del movimento. Nelle tre ore da noi giocate non ci è voluto molto per recuperare un curioso arco trasformabile in chakram da lancio, che ci siamo trovati subito a usare per attivare piattaforme e superare zone ricche di ostacoli. Molte di queste fasi usano meccaniche già osservate in altri action platform, ma alcune zone si rifanno marcatamente al già citato Hollow Knight, sia per come sono strutturate che per il tipo di pericoli. Attenzione, l'opera di Ubisoft Monpellier non si limita comunque a copiare gli elementi migliori di quel titolo: il movimento è nel complesso differente, reso più dinamico dalla possibilità di correre sulle pareti e da manovre generalmente più elaborate, e la difficoltà della navigazione sale con maggior velocità. Bello vedere un gioco Ubisoft che non ci va leggero in tal campo, anche se sarà da valutare fino a che punto verrà bilanciata l'esperienza e se c'è il rischio di trovare qualche picco mal calcolato durante la progressione.

C'è una certa cura persino nella diversificazione dei nemici base, con avversari corazzati che costringono a muoversi con furbizia, nemici volanti da eliminare dalla distanza, e persino unità in grado di colpirvi in verticale. Sfruttare le piattaforme per evitare gli attacchi nemici qui spesso non è possibile, e la cosa dà ancor più importanza all'abilità del giocatore. Nel complesso il combattimento ci è piaciuto molto, e sospettiamo che avanzando le manovre aumenteranno in modo sensibile, ma anche qui si nota la volontà di proporre un'esperienza simile a quella creata da Team Cherry: Sargon ha a disposizione una sorta di barra della magia che si ricarica combattendo esattamente come in quel gioco e ha più "livelli" di attivazione. Avanzando ottiene poteri magici utilizzabili in base alle cariche ottenute, tra cui una potente cura ad area che ne richiede due, e una combo di attacchi che ne costa una soltanto. Inoltre, pure qui il sistema di sviluppo del personaggio è legato prevalentemente a degli amuleti equipaggiabili, che offrono potenziamenti passivi o sbloccano abilità, e sono legati a un numero definito, ma aumentabile, di slot dell'inventario. Persino la mappa è suddivisa in colori specifici per dividere le varie zone, con tanto di personaggi che possono "disegnare" le zone non ancora esplorate per una piccola somma, vi ricorda qualcosa?

Questa enorme divinità può potenziare le vostre armi e i vostri amuleti, ma farlo costa e l'ottenimento delle risorse non è esattamente velocissimo in Prince of Persia The Lost Crown
Questa enorme divinità può potenziare le vostre armi e i vostri amuleti, ma farlo costa e l'ottenimento delle risorse non è esattamente velocissimo in Prince of Persia The Lost Crown

Lo ripetiamo comunque, The Lost Crown non è una copia spudorata, nonostante mutui molti di quei sistemi. Il gioco di Ubisoft è più orientato verso il combattimento e il platforming impegnativo e, parlando del primo, contiene anche combo discretamente elaborate, che permettono di lanciare i nemici in aria, passargli alle spalle dopo qualche colpo o spezzare le guardie e gli scudi con attacchi pesanti. La scelta di concentrarsi su tali elementi a nostro parere ha pagato benone; inoltre, il titolo può venir giocato anche con obiettivi e aiuti che indicano la posizione delle missioni sbloccate e del traguardo successivo. Noi lo sconsigliamo, dato che tradisce del tutto lo spirito del genere metroidvania - e la nostra prova ha dimostrato che tutto funziona alla perfezione anche se si eliminano gli aiuti - ma immaginiamo che risulterà utile per chi non ha mai apprezzato certi elementi del genere.

L'unico elemento in cui il gioco è abbastanza bocciato è quello artistico. Le animazioni e la caratterizzazione dei personaggi non sono male, specialmente nelle scene di intermezzo, ma il look generale è abbastanza piatto, nonostante il team si sia chiaramente sforzato per diversificare a dovere le varie zone. Avremmo apprezzato una maggior unicità e ricercatezza nello stile, ma non si può aver tutto.

La tendenza di Ubisoft a mutuare le idee altrui non è sparita con Prince of Persia: The Lost Crown, ma da quanto provato il metroidvania di Ubisoft Montpellier ha la qualità necessaria per meritare fiducia. Il combattimento e le sezioni platform ci hanno impressionato positivamente, e crediamo davvero sarà un gioco degno di attenzione, potenzialmente tra i più interessanti della categoria. Resta solo da vedere se manterrà la qualità delle prime ore per tutta la campagna, o inciamperà sul finale.

CERTEZZE

  • Gran gameplay, più impegnativo di quanto ci aspettassimo
  • Varietà notevole e ottime fasi platform

DUBBI

  • Un po' di originalità in più non avrebbe guastato
  • Stilisticamente un po' sottotono