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Rage 2: Bethesda e Avalanche per un nuovo sparatutto

Abbiamo testato con mano Rage 2 negli studi di Avalanche a Stoccolma

PROVATO di Emanuele Gregori   —   12/06/2018
RAGE 2
RAGE 2
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Qualche settimana fa siamo stati invitati da Bethesda in quel di Stoccolma, dove Avalanche Studios sta sviluppando, sotto l'egida della casa di The Elder Scrolls e Fallout, il sequel di un titolo non fortunatissimo, ma dal nome certamente altisonante. A distanza di otto anni dall'uscita del primo Rage di Id Soft, siamo quindi chiamati a tornare nelle lande desolate (ma neanche troppo) del mondo post apocalittico creato da Carmack e soci. Dopo una giornata intensa e tra le più accaldate registrate nella capitale Svedese possiamo finalmente darvi le nostre impressioni su un titolo controverso, ma che potrebbe sorprendere sotto alcuni punti di vista. Considerato che l'uscita è stimata per la primavera del prossimo anno, Avalanche ha ancora parecchio tempo per lavorare al codice di Rage 2, mentre le idee, soprattutto dal punto di vista dello shooting e della direzione artistica, sembra ben delineate. Ciò che abbiamo potuto visionare è in realtà una porzione infinitesimale del tutto, precludendoci anche la possibilità di sapere quanto vasto e corposo sia l'open world realizzato dai ragazzi svedesi. Al contrario, la parte di shooting nuda e cruda è stata il fulcro dell'incontro, ed è certamente su questo che è necessario soffermarsi.

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Un mondo vuoto, ma neanche troppo

Durante la presentazione di Rage 2, ancor prima di poter mettere noi le mani sul titolo, abbiamo avuto modo di visionare una serie di slide che mettevano in luce le caratteristiche principali che Bethesda e Avalanche hanno voluto inserire nel gioco. È talmente scontato credere che la scelta sia ricaduta sullo studio che ha curato qualche anno fa il tie in di Mad Max, che gli stessi sviluppatori hanno voluto focalizzarsi sul termine post-post apocalittico. L'aura di mistero intorno a questa definizione è stata dissolta quando abbiamo scoperto che Rage 2 è ambientato ben trent'anni dopo i fatti del primo, slegandosi in gran parte dagli eventi già narrati, ma mantenendo alcuni saldi legami (tra cui personaggi come il caro vecchio dottore) che ritroveremo anche in questo secondo capitolo. Ciò che spiega meglio di mille parole il termine stesso, è la volontà da parte di Avalanche di non relegare tutto il mondo di gioco ad una grande distesa desertica. Al contrario, proprio il tempo passato ha dato modo al pianeta di tornare a vivere e presentarci una serie di biomi che vanno dalle oasi alle foreste incontaminate. Una scelta interessante e per nulla scontata, tenendo conto che ci è stato promesso un open world incredibilmente vasto e colmo di attività da portare a termine. Il protagonista di questa nuova storia è un ranger che, persi ormai tutti gli affetti e le poche cose in cui credeva, ha scelto di tentare la via della redenzione, andandosi a scontrare con le varie fazioni nemiche presenti sul territorio. È stato proprio durante il primo filmato che abbiamo visionato che ci siamo trovati di fronte ad un elemento tanto semplice, quanto sconcertante per alcuni: impersoneremo un protagonista con la capacità di parola. Già questo rappresenta di per se un indizio di come la narrazione vada a cogliere un piglio cinematografico al quale anche il primo Rage puntava, ma che non era mai realmente in grado di raggiungere. Complice anche quello che sembrerebbe un ottimo doppiaggio, l'impressione data da quel poco che abbiamo potuto vedere in termini narrativi è stata più che ottima. Se a questo si unisce la promessa di una trama non-lineare, che permetterà di essere affrontata nell'ordine che più preferiamo (dobbiamo ancora capire, in realtà, cosa si intenda nello specifico), allora le premesse per vivere una storia meglio amalgamata e interessante di quella dello sfortunato primo capitolo, ci sono tutte.

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Tutto bello, ma quando si spara?

Nonostante la demo giocata da uno dei ragazzi del team fosse decisamente più corposa della breve sezione testata da noi, ci è stato comunque possibile mettere mano al sistema di combattimento. Preclusaci la possibilità di testare i veicoli in prima persona (con la promessa che tutta la sezione di guida e personalizzazione sarà svariate volte più estesa di quella del primo capitolo), ci siamo subito ritrovati all'interno di una stanza d'addestramento, utile a comprendere le basi del sistema dietro Rage 2. La sensazione forte è che tutto ciò che concerne lo shooting sia preso di petto dal recentissimo reboot di Doom, e anche il feedback delle armi, una volta impugnate, è talmente forte e reattivo da lasciare una sensazione più che soddisfacente. A questi elementi, già piuttosto noti, si uniscono una serie di meccaniche inedite che rappresentano buona parte del divertimento. Con la combinazione di alcuni tasti del pad, sarà infatti possibile utilizzare delle abilità (che risentono del classico periodo di ricarica) in grado di salvarvi la vita in svariate situazioni. Quelle che abbiamo potuto testare noi erano una schivata, utilissima quando ci si trova accerchiati; una sorta di onda d'urto scagliata con le mani, in grado di scaraventare via e stordire i nemici; e un salto con successiva ricaduta irruenta al suolo, capace di arrecare parecchio danno a tutti gli avversari all'interno del proprio raggio. A concludere, tanto per non farsi mancare nulla, una barra del cosiddetto overdrive, caricata tramite le uccisioni, che una volta attivata permette di diventare sostanzialmente più veloci, cattivi e invincibili per un certo periodo.

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Proprio quest'ultimo elemento, utile e per nulla scontato, al punto da inserire un sistema di contatore di uccisioni in serie che ricarica più velocemente l'indicatore, ci ha permesso di arrivare alla fine della seconda prova della demo ad uccidere tutti i nemici senza sparare neanche un colpo. Segno questo, di un design ben congeniato e del divertimento che un diverso approccio più provocare nel giocatore. Anche l'intelligenza artificiale degli avversari si è dimostrata degna, con nemici che ci accerchiano ed evitano quando possibile lo scontro diretto se non in superiorità numerica, dando l'idea di un titolo che, ai livelli di difficoltà più elevati, potrebbe dare del gran filo da torcere. A completare il cerchio ci pensa un arsenale ancora lungi dall'essere dichiarato, ma che ci ha permesso di testare tre diverse tipologie di armi: una pistola dal "peso" incredibilmente realizzato e in grado di essere devastante anche dalle lunghe distanze; un fucile a pompa che più di tutte le altre sembra essere mutuato in tutto e per tutto da Doom; e per concludere un fucile d'assalto utile nella mischia, seppur non estreamente funzionale contro i nemici corazzati, che richiedono una gran quantitativo di colpi per essere abbattuti. È ovvio che sia impossibile dare un giudizio definitivo su un sistema ancora acerbo e del quale abbiamo potuto testare una piccolissima parte, sia in termini di abilità che di armi. La sensazione, però, è che la fase di shooting non rappresenti neanche lontanamente un problema per Rage 2, con situazioni divertenti e stimolanti, nonostante il level design della mappa al chiuso che abbiamo testato, non brillasse certo per originalità.

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Lo strano caso del multiplayer

La notizia che ha lasciato tutti di sasso in quel di Stoccolma è stata la conferma totale della mancanza di una modalità multiplayer cooperativa. Lì dove il primo capitolo inseriva goffamente delle missioni da giocare con un amico, era lecito attendersi la possibilità di giocare l'intera campagna in due o quattro giocatori. Per questo la conferma del single player ci ha lasciati un po' spiazzati, nonostante la tiepida dichiarazione del team, di avere un grande piano di inserimento contenuti post lancio, tra cui, ci è stato fatto intendere, non escludono questa possibilità. Ci resta il dubbio di come un titolo bilanciato completamente sull'esperienza solitaria, possa sposarsi ottimamente con una modalità cooperativa, ma non ci resta che attendere qualche mese per scoprire come i ragazzi di Avalanche vorranno muoversi in merito a questo.

Un mondo tutto rosA e fiori

Ci sembrava giusto dare qualche impressione su quelli sono gli aspetti tecnici e artistici del titolo. Da un punto di vista puramente prestazionale, Rage 2 risulta ancora parecchio sporco, complice un lavoro di pulizia probabilmente non ancora iniziato e che ci è stato in un certo senso confermato dalla volontà di non farci vedere nulla dell'open world, promettendoci grandi giri in macchina, di addirittura mezzora, per arrivare da un punto ad un altro. Stesso discorso si può dire per delle texture che al momento non fanno gridare al miracolo e una serie di rallentamenti (con molti nemici a schermo o durante l'utilizzo di alcune abilità ravvicinate) che danno certamente l'idea dello stato dei lavori. Nulla che non sia sistemabile con il tempo a disposizione, ma che in sede di prova era giusto far notare. I modelli poligonali, a loro volta, risultato discreti anche se decisamente poco vari nelle tipologie di nemici, esaltandosi quando si tratta di presentare personaggi importanti lungo il percorso del protagonista, o grossi mutanti che popolano le lande del titolo. Diametralmente opposta è la situazione per quanto riguarda il comparto artistico. A partire dai primi screenshot e trailer rilasciati, è stato subito chiaro come Rage 2 si volesse distaccare dall'asetticità del primo capitolo, andando ad unire in qualche modo la desolazione di Mad Max, all'esaltazione dei toni di Just Cause. Il risultato è qualcosa di visivamente molto riuscito, con dei toni punk che difficilmente abbiamo visto così ben riportati all'interno di videogioco. Tutti i nemici sono caratterizzati da capigliature e colori sgargianti, e l'utilizzo smodato del rosa, vero e proprio contrasto dell'ambientazione, si sposa perfettamente con gli ambienti e il tono sopra le righe. A rendere l'idea dell'esagerazione delle situazioni ci pensa lo stesso overdrive già citato, il quale una volta attivato, riempie lo schermo di un rosa accesissimo e inebriante, che non cozza con l'ambientazione e anzi gli regala carattere e originalità.

Torneremo a parlare molto presto di Rage 2. Allo stato attuale dei lavori si tratta certamente di un titolo dall'alto potenziale e sviluppato da un team esperto del genere open world, ma inesperto per quanto riguarda le avventure in prima persona. L'affiancamento a Id Soft ha certamente giovato dal punto di vista dello shooting, ma non avendo testato con mano l'ariosità e le grandi possibilità promesse dal titolo in termini di attività all'interno dell'open world, ci riserviamo di rimandare Rage 2 ad una seconda prova. Avalanche ci ha dimostrato più volte di saper fare le cose per bene, ma allo stesso tempo non è mai riuscita a fare quel salto di qualità che rendesse i propri open world pieni e vivi. L'augurio è che questa volta tutto possa funzionare, così da rimettere sulla giusta carreggiata un brand iniziato con tutte le migliori premesse, ma che non è certamente riuscito a restare nei cuori degli appassionati.

CERTEZZE

  • Divertente all'inverosimile quando si spara
  • I poteri funzionano e sono disegnati con grande sapienza
  • Il gusto artistico è talmente elevato da lasciare sconcertati

DUBBI

  • Il rischio di un open world vuoto di contenuti è sempre dietro l'angolo
  • Narrativamente ha tutto da dimostrare
  • Speriamo che tutte le magagne tecniche vengano risolte prima del lancio