Quando mancavano pochi giorni all'Ubisoft Forward dell'E3 2021, la compagnia francese ha annunciato al pubblico un cambio di nome per il prossimo gioco della serie Rainbow Six. Non più Quarantine, com'è stato chiamato fin dal suo annuncio nell'estate di due anni fa, bensì Tom Clancy's Rainbow Six Extraction. Non c'è dubbio che sia per motivi di sensibilità, dato che nell'ultimo anno il termine "quarantena" ha assunto un peso e una gravità particolare in tutto il mondo, ma anche se cambia l'interesse attorno al gioco resta immutato.
Oggi possiamo dirlo con più consapevolezza, visto che - oltre ad aver visto Rainbow Six Extraction all'Ubisoft Forward appena concluso - nelle ultime settimane ci è anche stata data l'opportunità di provarlo, passando un paio d'ore in compagnia dell'esperienza cooperativa di Ubisoft e scoprendo finalmente come funziona e in che modo vuole intrigare tanto gli appassionati di Siege quanto chi al popolare gioco multiplayer non si è mai avvicinato.
Una minaccia aliena
L'idea alla base di Rainbow Six Extraction parte da un concept certamente familiare agli appassionati di Rainbow Six Siege. Una delle operazioni che abbiamo potuto giocare in questi anni è stata un'esperienza PvE chiamata Operation Outbreak. In quella occasione alcuni operatori del team Rainbow vennero mobilitati per affrontare il diffondersi di un parassita alieno all'interno del territorio americano. Quello che ci siamo trovati davanti a livello narrativo è stata proprio una evoluzione di quanto visto in Outbreak, a partire dal parassita, simile a quello visto in precedenza, ma decisamente più evoluto, diffuso e aggressivo (tant'è che il gioco era noto internamente a Ubisoft con il nome in codice provvisorio di Parasite). Quella "estrazione" all'interno del titolo di Rainbow Six Extraction va proprio a indicare un elemento fondamentale tanto a livello narrativo quanto nelle meccaniche del gioco, chiedendo ai giocatori di mettere in pratica la filosofia del "non lasciare nessuno indietro". Ma se sulla storia e gli eventi del gioco conosciamo poco più delle premesse, molto più chiaro è il funzionamento dello sparatutto cooperativo in termini di gameplay.
Basi solide e nuove certezze
La natura da FPS cooperativo tattico è quella nota ai giocatori di Rainbow Six Siege, dato che si baserà sugli operatori presenti nel titolo competitivo. Non tutti faranno parte del roster e ancora non sappiamo quanti e quali personaggi comporranno il pool finale. Nella nostra prova avevamo a disposizione Vigli, Lion, Finka, Alibi, Hibana, Sledge, Doc, Pulse ed Ela. Ognuno di essi sarà esattamente lo stesso operatore conosciuto in Siege, con la medesima abilità peculiare ma con in più la possibilità di personalizzare l'equipaggiamento in maniera differente. Ogni componente della squadra da tre giocatori, infatti, potrà scegliere tra un arsenale di armi principali, secondarie e gadget da supporto molto più ampio di quello ristretto e legato al singolo operatore presente in Siege. Parliamo comunque di un paniere che include sempre armi riconoscibili e note ai giocatori di lunga data, solo che a volte queste non sono utilizzabili da quello specifico personaggio. In base alle esigenze del team rispetto alla missione che si andrà ad affrontare, sarà dunque importante scegliere il miglior loadout e le sinergie più efficaci. La componente tattica sarà infatti estremamente importante, e non parliamo solo di armamento, ma anche di strategie ambientali.
Le mappe che andremo a giocare racchiudono gran parte degli elementi noti ai fan della serie come muri indistruttibili e barricate da piazzare, ma anche nuovi punti di interazione e interesse legati al parassita che si sta affrontando. Le location saranno svariate, ma noi abbiamo potuto giocare solo lo scenario dell'Alaska, un'ambientazione non solo bella esteticamente, con il freddo bianco della neve che contrastava il nero della contaminazione del parassita, ma anche ottimamente realizzata dal punto di vista tattico. Anche in questo caso, così come in Siege, la consapevolezza dell'ambiente in cui si gioca sarà fondamentale per cercare di ottenere risultati al massimo delle proprie possibilità.
Un'esperienza ricca di sfida
Per chi non avesse dimestichezza con l'esperienza PvE di Outbreak, Rainbow Six Extraction vi richiederà di svolgere delle missioni di neutralizzazione della minaccia del parassita, ma anche di estrazione di soggetti dispersi. Questi saranno per lo più operatori del team Rainbow caduti vittima del parassita in missione. Attorno a questa meccanica ruota infatti la principale fonte di divertimento dell'esperienza di gioco, poiché la sfida non sta tanto nel completare la missione in sé, quanto salvare tutti, dato che la sconfitta causerebbe la perdita dell'operatore e la conseguente necessità di "estrarlo" in una missione successiva. Attorno a questa meccanica ruotano poi una serie di obiettivi casuali che vanno a comporre la missione nel suo complesso, magari richiedendo di far detonare dei nidi nella mappa, eliminare un bersaglio d'elite, catturare un nemico vivo per esaminarlo, difendere delle zone dalle orde di nemici o trasportare degli oggetti in un determinato luogo. Ma la difficoltà?
In Rainbow Six Extraction ogni partita avrà tre obiettivi di questo genere, più una Estrazione MIA di un operatore se necessaria, con ciascun incarico che offre un livello di sfida crescente da 1 a 3. Al completamento di ogni obiettivo potrete decidere se concludere la missione o se proseguire al successivo tier con conseguente aumento della difficoltà, e per quanto abbiamo potuto provare, il gioco si dimostra estremamente impegnativo fin da subito se la squadra non sarà ben coordinata e soprattutto ben bilanciata nelle tipologie di operatori e loadout selezionati. A rendere tutto più complesso, il fatto che una volta estratto con successo un operatore "missing in action" ci vorrà un po' di tempo per farlo tornare nel pieno delle forze. Nelle partite successive infatti, se scelto per una nuova missione, l'operatore in questione giocherà la partita con vita dimezzata, poi con vita al 75% e solo successivamente al 100%.
A mettere i bastoni tra le ruote, ci saranno una serie di nemici chiamati Archeans (nome derivante da Archeloma, il nome del parassita). Non sappiamo quante tipologie ci saranno nel gioco definitivo ma nella nostra prova abbiamo potuto affrontare una decina di mostri differenti, tutti estremamente caratterizzati e con peculiarità in grado di renderli pericolosi sia se affrontati singolarmente sia in gruppo. Avere una consapevolezza della mappa e delle possibili vie di fuga, ma anche giocare di squadra con un attenta divisione dei ruoli e una strategia forte, diventa cruciale per riuscire a sopravvivere alla minaccia mutante e portare a casa la missione.
Per quanto ci riguarda, l'esperienza con Rainbow Six Extraction ci ha estremamente divertito, dandoci un'idea di quel potenziale del gioco che già avevamo percepito in Outbreak, frenetica, ricca di sfide e che stimola i giocatori a pensare in maniera più ampia alla mappa e alle sinergie del team. Le missioni ci sono sembrate caratterizzate appieno sia dal punto di vista estetico, artistico e di design, sia nel modo in cui sono articolate, tra posizioni da sfruttare a proprio vantaggio e angoli ciechi dietro cui si può nascondere il prossimo agguato. La componente dell'estrazione nella fase finale della missione spinge poi a valutare il percorso da fare e le risorse da consumare, e un approccio spavaldo e troppo poco conservativo all'inizio del gioco può compromettere il successo della missione. Rimangono però oscuri diversi elementi dell'opera, a partire dal sistema di ricompense delle missioni. Gli operatori guadagnano esperienza alla fine della partita (in quantità maggiore o minore in base ai tier completati) e saliranno di livello, ma Ubisoft si è riservata di svelare maggiori dettagli sull'avanzamento di livello e sulle specifiche ricompense per un secondo momento.
Il primo incontro con Rainbow Six Extraction è stato di quelli positivi. Il gioco riprende fedelmente molti degli elementi che hanno portato al successo Rainbow Six Siege, e dalla costola di Outbreak reinventa l'esperienza in un titolo PvE cooperativo davvero stimolante. I diversi tier di difficoltà faranno felice chi cerca una sfida ricca di stimoli, mentre la meccanica dell'estrazione offre ai giocatori quel pizzico di incertezza sulle azioni da compiere che abbiamo trovato davvero azzeccato. Nonostante ci siano alcune nubi da dissipare sull'esperienza complessiva, rimaniamo fiduciosi per il futuro.
CERTEZZE
- Gameplay divertente e ricco di sfida
- Sfrutta a pieno l'universo creato con Siege
- Il gunplay è ormai solido e concreto
DUBBI
- Il gioco ha ancora diversi punti da rivelare
- La potenza di qualche classe Archeans potrebbe essere bilanciata meglio