A un anno di distanza dall'uscita su console, anche i giocatori PC hanno potuto immergersi nelle splendide terre di frontiera immaginate da Rockstar Games, in quello che è a tutti gli effetti stato uno dei titoli più importanti della generazione corrente. Come anche ribadito nella nostra recensione, Red Dead Redemption 2 è un prodotto mastodontico che su PC unisce alla potenza narrativa anche quella puramente visiva, offrendoci un prodotto dalle mille sfaccettature. Oggi però non è il lato tecnico ad interessarci, bensì quello narrativo, ricco di spunti interessanti che caratterizzano l'opera in una maniera incredibilmente profonda.
Non solo un pugno di dollari
Red Dead Redemption 2 è un titolo unico nel suo genere, un titolo che riesce a proporre una comunicazione perfetta della narrativa attraverso non solo quella narrazione attiva legata a dialoghi, scene di intermezzo e azioni svolte dal giocatore nel proseguo dell'avventura, ma anche grazie ad una narrazione passiva fatta di inquadrature, scelte stilistiche e azioni slegate dagli input del giocatore. Una scelta dunque interessante, futuristica e astratta nel concept, ma in fin dei conti concreta nella realizzazione.
La forte influenza cinematografica di capolavori del genere western, ci porta a pensare che dietro al titolo Rockstar ci sia non solo la volontà di innovare la struttura stantia di un certo genere di open world, ma anche il desiderio di dimostrare che il videogioco può imporsi a livello d'impatto narrativo tanto quanto, se non di più, di un film. Da un punto di vista cinematografico il genere western ha avuto una storia piuttosto controversa con diverse correnti di pensiero che si sono susseguite nel rappresentare il mondo del Vecchio West, spesso andando in contraddizione l'una con l'altra, passando dai più classici film in stile documentario a quelli più nostrani targati Sergio Leone. Red Dead Redemption 2 a livello narrativo, una volta analizzato a fondo, racchiude in sé diversi aspetti di quasi tutte queste correnti di pensiero del genere western cinematografico. A partire da esponenti del filone "classico", possiamo ritrovare nell'opera Rockstar elementi di "The Great Train Robbery", un film del 1903 (capostipite se vogliamo del genere western) diretto da Edwin S. Porter che nonostante il mutismo impresso al film riuscì a imporsi come pietra miliare del cinema. Le analogie si sprecano: non solo nei temi alla base dell'opera, ma anche nella volontà di utilizzare tecniche fino ad allora inutilizzate e avanguardiste per raccontare una storia e imporsi come punto di riferimento.
Proseguendo nella storia del west cinematografico, arriviamo agli anni '40 e '50, in cui diversi registi si cimentarono nella proposizione di temi caldi in ambito western. La figura del cowboy andava riscritta e riportata in auge, aveva quindi inizio la mitizzazione del cowboy che da mandriano esperto e assoldato dai fattori per gestire grossi quantitativi di animali, si innalzava a eroe simbolo di libertà incondizionata. Siamo dunque nel 1948 e a venir proiettato nelle sale è "Il Fiume Rosso" di Howard Hawks, film dal cast stellare che vide la partecipazione di John Wayne, Joanne Dru e Montgomery Clift. Anche in questo caso le analogie si sprecano con il titolo Rockstar, visto che i problemi post Guerra Civile raccontati nel film di Hawks fanno da sfondo al titolo Rockstar: quella libertà dei cowboy tanto agognata e sempre più limitata dagli uomini di legge, non solo è un tema cardine di Red Dead Redemption 2 ma è anche il motivo su cui la figura del cowboy ha costruito il suo mito. Proseguendo nelle analogie, eccoci infine arrivare al secondo filone, quello degli spaghetti western. Un genere a cui noi italiani siamo patriotticamente più legati, rispetto a quello di Ford, Hawks ecc. e che vede in Sergio Leone il massimo esponente del genere, in grado non solo di esaltare la brutalità del West, ma di lanciare attori del calibro di Clint Eastwood. Le analogie si sprecano ovviamente anche in questo caso, ma a differenza di quello che si può pensare non è solo l'importanza della colonna sonora ad accomunare il genere degli spaghetti western a Red Dead Redemption 2, ma è la rivalutazione di certi temi rispetto ai canoni classici a unire le due parti. Punti cardine del cinema western come la banca, l'alcool, il duello e le armi furono messe in primo piano nei film spaghetti western, con il protagonista che spesso non incarnava la figura classica dell'eroe buono e retto, anzi spesso era tutto il contrario. Alla stessa maniera Red Dead Redemption 2 non solo condivide la stessa volontà di proporre un protagonista che esca dagli schemi del classico eroe, ma reinventa attraverso meccaniche inedite l'utilizzo di cliché del genere western e meccaniche degli open world in maniera unica e inusuale.
Red Dead Redemption 2 insomma, racchiude in sé diverse analogie con l'evoluzione del genere western cinematografico dimostrando come l'influenza autoriale può essere estremamente positiva nei videogiochi. Allo stesso tempo però, unisce a questi spunti comuni un insieme di tematiche che spaziano dalla sociologia, alla morale, passando per l'importanza dell'evoluzione scientifica fino al fanatismo di certe ideologie e il razzismo. Le lunghe cavalcate tanto criticate da una certa branca di pubblico vi permetteranno di assaporare e metabolizzare questi temi, visto che spesso l'andare da un punto A ad un punto B vi porterà ad assistere a momenti chiave per la trattazione di queste tematiche. Raccontare la Frontiera non era semplice, soprattutto perché il genere western accusa una seconda flessione visto l'abuso fatto del genere per svariate decine di anni, ma Rockstar ci è riuscita in una maniera tutta sua che va assaporata lentamente cercando di cogliere ogni leggera sfumatura della narrativa utilizzata. L'uscita del titolo su PC è dunque un buon momento per gustarsi Red Dead Redemption 2 al massimo delle sue potenzialità.
Questa riflessione sulle tematiche di Red Dead Redemption 2 vuole essere uno sprone verso tutti coloro i quali nutrono ancora dubbi sull'opera di Rockstar, condizionati da scelte di gameplay (lentezza, cavalcate, ecc.) che non tagliano assolutamente le gambe ad un opera profonda e matura che utilizza diverse analogie con l'evoluzione del genere western cinematografico per esporre la sua personale visione di un'epoca che è ormai leggenda.