Nel 2005 Resident Evil 4 ha avuto il merito di rivoluzionare non solo il genere dei survival horror, ma in generale tutte le esperienze con visuale in terza persona grazie a una telecamera posizionata in maniera differente, alle spalle del protagonista e non più distante da esso, capace dunque di unire la precisione di un action shooter alle esigenze di una storia dell'orrore.
L'intuizione di Shinji Mikami ha permesso alla serie di compiere un sostanziale passo in avanti rispetto all'approccio in stile "carro armato" della trilogia originale, con i suoi scenari statici e le inquadrature alla Alone in the Dark, aggiungendo notevole dinamicità alla formula e aprendo a tutta una serie di situazioni e meccanismi che hanno contribuito a fare in modo che quell'esperienza potesse tenere botta ancora oggi.
È stata dunque una vera e propria sfida realizzare un remake di quel classico senza intaccarne lo spirito e anzi aggiungendo qualcosa all'impianto originale per cercare di elevarlo ulteriormente, se possibile. Game Informer ha dedicato al gioco un interessante approfondimento, e così eccoci a fare il punto sulle novità di Resident Evil 4.
Presupposti narrativi
Sono passati sei anni dagli eventi di cui abbiamo parlato nella recensione di Resident Evil 2, e Leon Kennedy è un uomo diverso: l'avevamo conosciuto come un inesperto, ma scaltro poliziotto al primo giorno di lavoro, lo ritroviamo come un agente speciale ben addestrato che viene inviato nientemeno che dal governo degli Stati Uniti in una località remota della Spagna, dove pare sia stata condotta Ashley Graham, la figlia del presidente.
Non sono insomma cambiati i presupposti narrativi del gioco, sebbene i director Yasuhiro Anpo e Kazunori Kadoi, inizialmente restii a cimentarsi con un incarico gravoso come quello di ridisegnare il capolavoro di Mikami, abbiano cercato di lavorare sulla solidità del racconto e sulla caratterizzazione dei personaggi, in particolare Ashley, al fine di riproporre la vicenda in maniera convincente pur dopo tutto questo tempo.
Le novità del gameplay
Le novità più rilevanti del remake di Resident Evil 4 si ritrovano però nel gameplay, che proprio come nel 2005 prova a trascinare l'intera, rinnovata serie e a spingerla verso una doverosa evoluzione. Vanno lette in quest'ottica le soluzioni adottate per quanto concerne la gestione dell'arsenale del protagonista, che può passare da un'arma all'altra in maniera rapidissima e sparare in movimento.
Non è tutto: anche l'uso dei coltelli è stato reso più immediato e meno vincolante, grazie alla possibilità di trasportarne fino a otto e di utilizzarli alla bisogna in maniera istantanea, tramite uno degli ormai rari quick time event nel caso in cui Leon venga afferrato, oppure attraverso la semplice pressione di un tasto qualora la lama serva per liberare Ashley dalle grinfie di uno dei Ganado, gli abitanti inospitali con cui spesso avremo a che fare.
L'intenzione era evidentemente quella di scrollarsi di dosso un altro po' della legnosità originale, quegli espedienti cioè che i designer avevano messo in campo al fine di limitare i movimenti e le capacità dei personaggi, tenendo così artificiosamente alta la tensione rispetto all'incontro con gli spaventosi nemici che popolano la campagna del gioco. Va vista in quest'ottica anche l'introduzione di una contromossa strategica, che sacrifica parte della durabilità di un coltello ma consente di rispondere efficacemente a un attacco.
Certo, operare in una sola direzione rischiava di rendere effettivamente banale l'esperienza e di diminuirne il grado di sfida, dunque si è provveduto ad agire sui movimenti degli avversari per renderli ancora più imprevedibili degli zombie presenti nei remake di Resident Evil 2 e Resident Evil 3, cosa che ci farà inevitabilmente sprecare un gran numero di proiettili prima di andare a segno. E se non ci piace il layout dei comandi potremo sempre cambiarlo, scegliendone un altro fra i sei schemi disponibili.
Quali che siano le nostre preferenze in tal senso, fra un'impostazione moderna e una che riprende invece i controlli classici di Resident Evil 4, potremo contare su di un gunplay di straordinaria qualità, con qualche piccola variazione sul tema (vedi il puntatore laser, sostituito inizialmente da un reticolo standard, che diventerà disponibile solo tramite uno specifico aggiornamento), ma reso ancora più soddisfacente dal supporto per il feedback aptico e i grilletti adattivi del DualSense su PS5.
Ci saranno sequenze in cui avremo modo di procedere silenziosamente, ricorrendo alla rinnovata mobilità del protagonista e alla sua capacità di spostarsi senza far rumore per prendere i nemici alle spalle ed effettuare eliminazioni stealth: una strategia decisamente valida, qualora si abbia l'esigenza di sfoltire le fila delle unità ostili che presidiano uno scenario prima di sferrare un attacco a viso aperto. Ritrovarsi contro un nutrito gruppo di Ganado, infatti, si tradurrà spesso in un game over reso ancora più spiacevole dalle truculente animazioni che accompagnano la dipartita di Leon.
In tali frangenti capiterà anche di confrontarsi con nemici più coriacei del normale, temibili mini-boss come l'iconico folle con la motosega oppure uno dei nuovi avversari introdotti dal remake, un energumeno che indossa la testa di un toro a mo' di maschera e che proverà a farci a pezzi travolgendoci in corsa, mentre proveremo inutilmente a buttarlo giù con le nostre armi da fuoco. Naturalmente saranno presenti anche altre creature inedite, pronte a maggior ragione a coglierci di sorpresa.
Per quanto riguarda invece le fasi in cui verremo accompagnati da Ashley, tramite la pressione dello stick destro sulla sua asse potremo ordinarle di procedere a distanza più o meno ravvicinata da Leon, ma senza la possibilità di nascondersi in attesa che un eventuale combattimento si concluda: una semplificazione che i director non volevano mantenere nel remake, optando piuttosto per una gestione differente dell'energia vitale della ragazza, che si ricaricherà con il tempo e ci darà modo di salvarla qualora venga atterrata.
Un remake promettente
Reduci dalla convincente esperienza con il rifacimento di Resident Evil 2, Anpo e Kadoi hanno tutta l'intenzione di portare a termine nel migliore dei modi un incarico che farebbe tremare i polsi a chiunque, evitando di rivoluzionare la filosofia alla base dell'originale Resident Evil 4 e anzi rendendole omaggio in più di un frangente, attraverso sequenze che riprendono in maniera praticamente identica il capolavoro del 2005.
Non si ripeteranno dunque gli errori di Resident Evil 3, non ci saranno tagli contenutistici o semplificazioni prive di un controbilanciamento, anzi l'avventura verrà arricchita dalla presenza di missioni opzionali che potremo portare a termine per ottenere ricompense extra e ricalibrare ulteriormente l'approccio all'azione, che stando alle sensazioni riportate finora sembra esibirsi in un difficile ma convincente equilibrismo fra la capacità del gioco di incutere terrore e la nostra di affrontarlo.