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Resident Evil compie venticinque anni: analizziamo il virus da cui tutto è cominciato

La serie cardine dei survival horror compie oggi venticinque anni e per celebrarla dedichiamo un approfondimento all'elemento da cui tutto ha avuto inizio: il virus Progenitore.

SPECIALE di Alessandra Borgonovo   —   22/03/2021
Resident Evil Village
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Venticinque anni sono tanti. Forse non quanto i trentacinque di The Legend of Zelda o Super Mario ma in un medium ancora piuttosto giovane come il videogioco sono un numero discreto. Soprattutto se ti chiami Resident Evil e hai sulle tue spalle il retaggio di un genere come il survival horror: ciò non significa che ne sia stato il precursore, per quello dobbiamo ringraziare Alone in the Dark del 1992, quando è stato coniato il termine, ma dal suo avvento è innegabile che il genere abbia subito una netta spinta in avanti portando alla creazione di altre serie scolpite nella memoria - tra cui la per ora compianta Silent Hill.

Celebrare un compleanno così importante non è semplice, sia per la diffusione che il franchise ha avuto anche al di fuori dell'ambito videoludico sia per la quantità di videogiochi prodotta: abbiamo allora pensato di regalarvi un approfondimento un po' diverso dal solito ripercorrere una storia di successi e insuccessi, concentrandoci su un aspetto cardine senza il quale la serie non sarebbe quella che è oggi. Il virus Progenitore, l'elemento alla base di tutto l'universo orrorifico della saga e in particolare della fantamedicina che lo rende così unico.

Alle origini del mondo

Mappa della diffusione del Virus T realizzata da v3par
Mappa della diffusione del Virus T realizzata da v3par

Quello che in futuro sarebbe stato classificato Virus Progenitore è, come del resto suggerisce il nome stesso, l'origine della vita stessa - la risposta alla domanda delle domande, quella sulla quale forse per sempre si interrogheranno i nostri scienziati. In una Terra ancora primordiale, questo virus ha fornito la materia prima per lo sviluppo della vita cellulare, guidandone la diversificazione nei vari organismi che finiranno per popolare ogni angolo del pianeta. Sebbene i dettagli specifici sulla sua genesi siano stati secretati da chi l'ha scoperto negli anni '60 del Novecento (Spencer, Ashford e Marcus), si è riusciti a teorizzare la sua esistenza in un ecosistema piuttosto isolato; questo perché, in caso contrario, la sua capacità di infettare ogni organismo vegetale e animale gli avrebbe permesso di veicolare una pandemia transpecie fin dall'alba dei tempi.

Chiunque abbia giocato a Resident Evil 5 potrebbe ricondurre il Progenitore alla Stairway of the Sun, poiché la prima linea narrativa voleva che fosse appunto questo fiore a produrre la "base virale" per poi la sintesi in sé del virus: in tempi piuttosto recenti, si parla massimo degli ultimi due anni, Capcom ha apportato alcune modifiche dando al Progenitore un'origine ben più concreta e verosimile, collegandolo ai cosiddetti retrovirus endogeni.

Non siamo a un seminario di biologia, quindi cercheremo di non addentrarci troppo nell'argomento, ma è utile e sicuramente interessante saperne di più anche per comprendere meglio il lavoro di riscrittura che Capcom sta portando avanti nei riguardi della serie. I retrovirus endogeni sono resti di ancestrali infezioni retrovirali diventati parte integrante del DNA ereditato: nel nostro caso specifico, i retrovirus endogeni umani (HERV) sono dei virus a RNA che durante l'evoluzione umana si sono inseriti nella linea germinale attraverso l'infezione virale - per RNA si intende acido ribonucleico, una molecola polimerica implicata in vari ruoli biologici di codifica, decodifica, regolazione ed espressione dei geni. Significa che hanno contagiato l'essere umano e hanno avuto la capacità di inserirsi nell'equivalente linea di riproduzione sessuale, sfruttando poi i meccanismi cellulari per riprodursi insieme ai geni dell'ospite e trasmettersi così alla prole. Andando più nello specifico, parti di questi retrovirus endogeni furono trovate in una prima codifica nel DNA ma vennero catalogate come spazzatura; solamente in seguito ci si è resi conto che derivavano da un'infezione virale verificatasi circa cinquantacinque milioni di anni fa.

Integrazione degli HREV: circa l'8% del nostro codice genetico deriva da retrovirus endogeni umani (The Scientist Magazine)
Integrazione degli HREV: circa l'8% del nostro codice genetico deriva da retrovirus endogeni umani (The Scientist Magazine)

Scoperte recenti parlano di una famiglia di retrovirus endogeni chiamati HERV-K che ha attivato la distinzione tra uomo e scimpanzé; inoltre, questa famiglia è responsabile delle proteine trovate nella placenta nonché della cosiddetta embriogenesi (l'ordinata sequenza di fenomeni di accrescimento e differenziamento che costituiscono nel loro insieme il processo di formazione e sviluppo dell'embrione). In parole povere, tantissimi anni fa un retrovirus ha infettato con molta probabilità un antico primate spingendo un tasto dell'evoluzione che l'ha poi portato a evolversi nell'essere umano, mentre altre eventuali comunità o non sono state infettate o, qualora sia successo, non hanno risposto. Oltre alla famiglia HERV-K ce ne sono altre due, HERV-W ed HERV-FRD, che producono la sincitina: trattasi di un elemento fondamentale per la formazione del sinciziotrofoblasto, un ammasso di cellule adibite all'erosione della mucosa uterina nella cosiddetta fase di impianto dell'embrione entro le prime settantadue ore dopo la fecondazione. È chiara dunque l'importanza dei retrovirus endogeni nella nostra evoluzione e come, pur navigando nel mare della fantamedicina, Capcom stia facendo aderire il più possibile il suo materiale a delle fondamenta concrete.

Va tuttavia fatta una postilla. Questi virus ci hanno contagiato a loro tempo e fin qui tutto chiaro. Ora come ora, però, sono silenti: le zone di retrovirus endogeni hanno al momento smesso di dare le istruzioni per produrre le proteine. Si è visto che una riattivazione anomala porta a vari tipi di neoplasie o anche alla sclerosi laterale amiotrofica ma non solo; ad esempio nella schizofrenia abbiamo all'interno del liquido cerebrospinale una produzione di queste proteine derivanti da siti di HERV quintuplicata. Cosa ci dice questa incidenza? Durante il nostro processo evolutivo deve essere successo qualcosa che ha spinto i retrovirus endogeni a disattivarsi, come se avessimo raggiunto una temporanea perfezione - sottolineiamo temporanea perché è molto probabile che l'essere umano sia in continua evoluzione. Di fatto sappiamo esistere malattie legate a un'attivazione anomala di suddetti siti: tante sono di tipo immunitario, neoplastiche (ad esempio quella che affligge Alex Wesker), altre invece rientrano nei disordini neurologici. Fondamentalmente in ambito genetico è ancora tutto un po' una scommessa, una potenziale sinfonia che tuttavia potrebbe diventare una stonatura: questo perché, come in un pianoforte, uno stesso tasto potrebbe dare esiti positivi o negativi a seconda della sua combinazione con altri. Ed è su questa mancanza di informazioni in ambito genetico che Capcom infila il Progenitore e i Wesker Children.

Un retrovirus per evolverli tutti

Un campione di Virus T (pubblicato da Eckscalibur su Blender Artists)
Un campione di Virus T (pubblicato da Eckscalibur su Blender Artists)

Nell'universo narrativo di Resident Evil, il Progenitore è dunque stato confermato esistere da prima ed essere la pietra filosofale dell'evoluzione umana ma non solo: questo grazie alla sua capacità di infettare sia animali sia piante e causare spontaneamente mutazioni genetiche casuali nel corpo di un ospite infetto. Con l'evoluzione stessa del virus si è verificato un trasferimento di geni alterati in altri organismi, provocando una nuova mutazione influenzata dai geni dell'ospite precedente - un capacità che funzionava tra individui e anche tra singole cellule. Ciononostante, come si diceva nei paragrafi precedenti per quanto riguarda gli esseri umani, l'evoluzione degli altri organismi nel corso dei millenni li ha privati dell'adattabilità genetica con il virus e gli ospiti infetti sono morti, incapaci di sopportare le intense mutazioni (si pensi alle varie neoplasie causate dall'esposizione di soggetti a virus derivati dal Progenitore). Un ospite in grado di sopravvivere a esso è diventato sempre più raro con il passare del tempo e gradualmente è stato sempre meno comune in natura. A un certo punto, l'ultimo ospite del virus si è rivelato essere una specie di fiore rara che cresceva in un intricato sistema di grotte sotterranee isolato nella nazione del Kijuju e lì scoperto dalla civiltà Ndipaya - per un approfondimento, vi rimandiamo a questo speciale.

Ciò non significa che l'uomo abbia completamente perso la capacità di entrare in risonanza con il Progenitore, perché quest'ultimo è alla base della sua stessa evoluzione: il concetto che Resident Evil vuole esprimere vede il Progenitore come la famosa infezione virale primigenia che ha dato origine all'evoluzione necessaria. Infettando la linea riproduttiva umana, passando di generazione in generazione, insinuandosi e strutturandosi nel nostro DNA, ha modificato e creato le condizioni affinché l'essere umano diventasse quello che è. Il Progenitore dunque altro non è che la vita stessa. Altrimenti detto, la razza eletta che Oswell Spencer ha inseguito a lungo è sempre stata sotto il suo naso e, anzi, ne faceva lui stesso parte. Semplicemente, a mano a mano che l'uomo ha continuato a riprodursi espandendo il proprio corredo genetico, la resistenza a questo retrovirus è andata calando fino a lasciare una percentuale molto bassa di individui - appunto i Wesker Children: persone nelle quali l'estrema compatibilità con il virus puro, grazie a questi siti nel DNA di retrovirus endogeno preesistente, è fattibile a renderli "superuomini". Laddove dunque, all'inizio, la linea narrativa di Capcom voleva la Stairway of the Sun come fonte del Progenitore stesso, l'avanzamento delle ricerche in ambito biologico e genetico ha spinto verso una riscrittura di questa parte di lore, facendo diventare il fiore un ospite intermedio e non più culla della vita come dapprincipio - ma non in modo del tutto errato - teorizzato da Henry Travis nel compendio Natural History Conspectus.

Chris Redfield e Sheva Alomar confrontano Albert Wesker in Resident Evil 5
Chris Redfield e Sheva Alomar confrontano Albert Wesker in Resident Evil 5

La determinazione del Progenitore come origine della vita spiega moltissime cose: ad esempio l'impossibilità nel 1967, da parte di James Marcus e del suo allievo Brandon Bailey, di creare colture del virus al di fuori del suo ambiente madre, o meglio dell'ultimo che gli fosse rimasto per continuare a esistere. Essendo la Stairway of the Sun cresciuta in un luogo dalle condizioni molto particolari, ma soprattutto avendo tratto nutrimento con altissima probabilità da cadaverina e putrescina (ricordiamo che il Sun Garden era un luogo di sepoltura per i Ndipaya), non c'era modo di ricreare le stesse identiche condizioni non tanto per la coltivazioni del fiore quanto perché il virus si manifestasse in esso. Similmente fallì il tentativo di coltura del Progenitore in sé, poiché non si verificò la trasmutazione del DNA che lo caratterizzava. Allo stesso modo diventa più chiara la mutazione di Lisa Trevor, dopo l'iniezione della variante B del virus, e la morte di undici dei tredici soggetti destinati al progetto Wesker Children: la sfortunata figlia di George Trevor aveva un livello di compatibilità sufficiente a non ucciderla (al contrario della madre, morta dopo la somministrazione della variante A), deformandola però completamente e, non solo, donandole un'immortalità che oggi possiamo ricondurre all'angiogenesi e alla telomerasi tipiche delle neoplasie - si pensi al virus G e quello che fa al corpo di William Birkin di fase in fase. I cosiddetti fratelli e sorelle di progetto di Alex e Albert Wesker, semplicemente, non avevano un livello di compatibilità HERV sufficiente non solo a evitare mutazioni ma anche a farli sopravvivere.

Ancora, questa riscrittura delle origini del Progenitore andrebbe persino a spiegare il radicale cambiamento di Albert Wesker in Resident Evil 5 e la necessità da parte sua di una sorta di stabilizzatore: se all'inizio, quando ancora il concetto di retrovirus endogeno non era stato associato al Progenitore, la presenza di un siero poteva giustamente non avere senso, adesso trova una sua logica. Wesker presenta in maniera piuttosto evidente degli atteggiamenti schizofrenici e ricordiamo come in questi specifici casi il quantitativo di proteine, nel liquido cerebrospinale, prodotta dall'attivazione di questi HERV è cinque volte superiore rispetto agli individui non affetti da schizofrenia. Il mito del superuomo in fondo è molto bello, tuttavia non bisogna dimenticare come ogni cosa abbia un prezzo e la genetica in particolare (seppur ancora avvolta da un certo grado di mistero) non fa eccezione: un'evidente evoluzione in termini di forza, velocità e agilità, a cui si accompagnano un intelletto potenziato e l'immortalità biologica, che porta con sé un altrettanto evidente scompenso sotto uno o più punti di vista. Una raffinatissima questione di equilibrio in merito alla quale oggi continuiamo a cercare risposte e che Capcom, a modo suo, ha integrato e sta integrando nel lore per offrire delle radici più verosimili alla fantamedicina della serie.

E allora Resident Evil Village?

Alcina Dimitrescu disegnata da Logan Cure (Pixiv)
Alcina Dimitrescu disegnata da Logan Cure (Pixiv)

Pensavate avessimo concluso qui? Anche noi, in realtà, poi ci siamo ricordati che all'orizzonte c'è un certo Resident Evil Village pronto a lasciarci solo domande e per ora nessuna risposta. Se il Progenitore ha collocazione in Africa ed è stato ufficialmente scoperto nel 1966, come si spiega la presenza di Alcina Dimitrescu in Romania, la sua affiliazione al vampirismo negli anni '50 e l'aver trasformato ben tre donne (tra cui Daniela) entro il 1958? L'ipotesi più accreditata, data la spiegazione sui retrovirus endogeni, è che la signora del castello sia uno dei possibili casi di riattivazione degli HERV ma questo vorrebbe dire allargare la diffusione del Progenitore al di fuori dell'Africa: non significa automaticamente averlo scoperto, d'altronde Lady Dimitrescu potrebbe esserne entrata in contatto senza saperlo oppure come parte del misterioso rituale che viene menzionato nel trailer - posto che si sia già tenuto in passato. O ancora, data la sua somiglianza nel concept con Elizabeth Bathory, non possiamo escludere una soluzione legata al sangue: forse l'averlo bevuto, forse essere stata contaminata lei stessa dopo un morso come in un presupposto caso di rabbia.

Che lei sia infetta è evidente da tantissimi fattori tra cui il gigantismo, causato da un'eccessiva esposizione dell'organismo all'ormone somatotropo (ormone della crescita) e guarda caso pare proprio che gli infetti ne producano in eccesso. Siamo abbastanza fiduciosi del fatto che, come tutti gli altri pezzi hanno finora trovato il loro incastro, lo faranno lei e i tre nobili mancanti. Escludiamo un coinvolgimento della Umbrella per il fatto che negli anni '50 ancora non esisteva e viene difficile credere a un retcon così pesante, che stravolgerebbe pressoché tutto l'universo narrativo e la sua cronologia. Più verosimile è che Capcom voglia espandere il concetto degli HERV, sebbene il come ci risulti ancora giustamente oscuro: toccherà provare con mano il gioco per avere, forse, le risposte che cerchiamo fin dall'annuncio.