Con il più classico dei balzi generazionali morbidi, PlayStation 5 e le Xbox Series X|S hanno alzato il sipario su un'era delle console per videogiochi che si sta dimostrando molto simile alla precedente, sostanzialmente spoglia di produzioni radicate nel futuro nonché caratterizzata dagli onnipresenti lanci cross-gen. Se sul fronte tecnico si tratta indubbiamente di un problema divenuto marginale, anni fa entrare nella "next-gen" significava anche alzare il sipario su nuove filosofie creative, aprendo alla genesi di videogiochi originali, volenterosi di differenziarsi dalle correnti del passato nonché di sfruttare al massimo la spinta garantita dai nuovi hardware.
Come ormai ben sappiamo, ciò non è accaduto all'alba della nona generazione: se PlayStation ha scelto di cavalcare il successo di serie consolidate come God of War e Horizon, accarezzando il remake di Demon's Souls e osando timidamente con Ratchet & Clank: Rift Apart, sul fronte Xbox il compito di alzare l'asticella è stato invece riservato quasi esclusivamente ad Halo: Infinite, Microsoft Flight Simulator e Forza Horizon 5.
C'è solo un videogioco che si potrebbe definire next-gen tanto nella forma quanto nella sostanza, e quel titolo è Returnal di Housemarque, un'incredibile esperienza roguelite che, dopo esser stata bistrattata sui palchi dei The Game Awards 2021, si appresta a esordire su PC, andando in cerca della fortuna che le è mancata sul fronte di PS5.
Oltre ad aver graziato il mondo console con un'avventura a base di azione frenetica in 4K per 60 fps, Returnal è una produzione filosoficamente innovativa, ludicamente fresca, estremamente riuscita sul piano del gioco e della narrativa, ed è per questi e tantissimi altri motivi che meriterebbe finalmente di incontrare la fortuna che le spetta.
Che cos'è il coraggio?
Dopo anni trascorsi sulle sponde dell'universo arcade, la piccola casa finandese Housemarque si è definitivamente ancorata alla piattaforma PlayStation e ha iniziato ad esplorare alcune particolari derive del mondo shooter, misurandosi con la formula del side-scroller - in Matterfall - e soprattutto con quella isometrica, che ha disegnato i fondali di Alienation e Nex Machina. Proprio quest'ultimo titolo nasconde parte dell'ispirazione alla base di Returnal, magnum opus rimasta in cantiere per quattro lunghi anni durante i quali si è trasformata nel principale banco di prova tecnico di PlayStation 5. L'architettura è stata infatti progettata appositamente per sfruttare al massimo il nuovo DualSense, il Tempest Engine, il 3D spatial-audio e tutte le caratteristiche del nuovo hardware, delineando i confini del primo grande videogioco studiato e costruito per affacciarsi unicamente sulla macchina next-gen. Ma quando finalmente ha raggiunto gli scaffali dei negozi, il 30 aprile del 2021, è stato accolto come il piccolo Returnal della piccola Housemarque, un prodotto di nicchia pensato per rispondere alle esigenze di pochi.
In effetti, la sua anima era molto particolare: dopo aver rubato ispirazioni dai più grandi successi roguelite emersi dalla scena indipendente, gli sviluppatori avevano passato sulla tela bianca qualche pennellata di metroidvania per poi rifinire la composizione con un profondissimo comparto narrativo, presentando al mondo un'opera al contempo simile e diversa da quelle venute prima di lei. Mai una produzione AAA aveva avuto il coraggio di confrontarsi con il succitato genere, e mai una produzione indipendente aveva sporcato l'essenza del roguelite con una scrittura tanto corposa e invasiva. A complicare ancor di più il suo percorso verso il pubblico di massa ci ha pensato la formula di gameplay profonda e punitiva, volenterosa di cucire le caratteristiche da bullet hell introdotte in Nex Machina sull'abito dello sparatutto in terza persona, coniugando meccaniche solitamente distanti in un nuovo calderone votato all'azione frenetica.
Proprio questo è al tempo stesso il più grande punto di forza e il più debilitante punto debole di Returnal: la volontà di ancorarsi a una struttura poco conosciuta sottendendola a valori produttivi alieni alla sua dimensione originale, nell'inseguimento di una nuova corrente distante dai trend del mercato. È da tali presupposti che nascono le opere realmente "next-gen", quelle che preferiscono scommettere forte sulla filosofia e sulle meccaniche anziché ancorarsi al potenziamento del comparto grafico o ai crudi slogan, come ad esempio le strabilianti dimensioni di una mappa di gioco. Ma è dalle medesime premesse che nascono anche opere come Prey di Arkane Studios, produzioni talmente distanti dalle mode del momento e tanto difficili da spiegare in modo efficace da volare ben al di sotto dei radar dell'industria.
È un vero peccato: tantissimi appassionati hanno ignorato l'avventura di Morgan Yu, così come quella dell'astronauta Selene Vassos, perché dubbiosi nei confronti di ciò che avrebbero trovato dall'altra parte dello schermo, magari perché convinti che tale viaggio non facesse per loro; ma ci sono determinate esperienze che è impossibile comprendere prima di averle toccate con mano. Returnal, a luglio del 2021, aveva venduto solamente 560.000 copie, mentre Prey riuscì a piazzarne circa 1.300.000 nel giro di un paio d'anni dal momento del lancio. Verrebbe da dire che ciò è accaduto "nonostante la spinta della critica internazionale", ma nei casi in esame tale spinta è stata solo parziale, e non solo nell'ambito delle valutazioni: ai The Game Awards del 2017 il titolo di Arkane Studios ha ricevuto una singola nomination come Best Action Game, mentre nell'edizione 2021 l'opera di Housemarque è riuscita a trionfare nella medesima categoria accessoria, senza tuttavia figurare fra i candidati al titolo di gioco dell'anno.
Il pianeta Atropo, Selene Vassos e la narrativa
Oltre ad intrecciare meccaniche d'azione su un fondale artistico più che mai ispirato, Returnal ha alzato il sipario su un profondo universo narrativo che mescola realtà e fantasia in un racconto assolutamente non convenzionale. Quando l'astronauta Selene Vassos riprende conoscenza sul pianeta Atropo, si trova catapultata in un inferno dantesco caratterizzato da confini più che mai confusi: il suo vissuto continua a riemergere senza sosta oltre il criptico velo che avvolge la superficie, mentre la protagonista fatica a distinguere la realtà dal sogno, la lotta alle minacce tangibili dalla sua battaglia interiore, le trame del passato da quelle del futuro.
Returnal si sviluppa lungo due diversi piani narrativi: il primo è quello che prende vita sul pianeta Atropo, fatto della storia della civiltà aliena che ha colonizzato il pianeta e che ora si trova sull'orlo dell'estinzione, una ricca appendice al cammino verso la salvezza dell'astronauta naufragata nel sistema sconosciuto. Il secondo strato, invece, racconta la vita, le fatiche e le disgrazie di Selene Vassos, narratrice inaffidabile e protagonista di un dramma psicologico che corre in parallelo all'avventura sul piano materiale, trascinando il giocatore nelle pieghe più cupe dell'animo umano. La soluzione del grande enigma che pervade l'intera struttura di Returnal passa per l'identificazione e la separazione di queste due ispirazioni, e solo i giocatori più attenti potranno decifrarle e leggerle nella loro interezza.
Questa è una sfaccettatura occulta dell'anima di Returnal che, oltre a costituire la spina dorsale dell'esperienza, spiega gran parte dell'architettura adottata nel gameplay. È infatti sbagliato riferirsi al titolo di Housemarque come a un roguelite in senso stretto, perché la sua offerta è fatta di un incipit e di una conclusione ben definiti, mentre l'incedere dell'avventura è scandito da un sistema di progressione che consente al giocatore di compiere netti passi avanti. Ancora adesso, a distanza di quasi due anni dal lancio, in molti sono convinti che Returnal sia quel genere di opera in cui si è costantemente costretti a ricominciare da capo, quando a ben vedere la stessa frase "ricominciare da capo" perde quasi di significato nei confini di un pianeta in cui il tempo si è spezzato.
Di produzioni ricamate attorno agli anelli temporali, negli ultimi tempi, ne sono emerse parecchie, e si sono dimostrate quasi tutte opere di grande caratura. Di recente abbiamo dedicato un approfondimento a The Legend of Zelda: Majora's Mask, uno dei capostipiti del genere, e siamo reduci dai successi di Outer Wilds, di The Forgotten City, e ovviamente dalla follia del Deathloop di Arkane Studios. Probabilmente in questa particolare corrente creativa si nasconde un misterioso elemento che riesce a dare il meglio di sé quando associato alle caratteristiche tipiche del videogioco, e questo è proprio il caso di Returnal: un'esperienza innovativa che è riuscita al tempo stesso a mettere il racconto al servizio del gameplay e a sfruttare il gameplay per premiare il racconto, risolvendo uno dei più grandi problemi dei videogiochi contemporanei.
La migliore esclusiva next-gen
Nel marzo del 2022 Housemarque ha pubblicato l'aggiornamento gratuito Ascension, che ha introdotto nei confini di Returnal una nuova modalità - la Torre di Sisifo - oltre ad aver potenziato l'esperienza originale attraverso l'esordio della cooperativa online, preparando il terreno per una versione definitiva della sua opera. Il contesto del PC potrebbe infatti tramutarsi nel teatro di un nuovo rinascimento per l'avventura di Selene Vassos, dal momento che questa può vantare tratti distintivi decisamente distanti dalle classiche produzioni di Sony Interactive Entertainment. Se già di per sé l'esperienza al cuore di Returnal sembra più affine ai gusti dei PCisti convinti, non è assolutamente da sottovalutare l'eventuale apertura al sottobosco delle mod, un mondo che potrebbe cambiare per sempre il volto del pianeta Atropo.
Ciò detto, quella di definire Returnal il miglior videogioco next-gen pubblicato fino a questo momento potrebbe apparire un'affermazione forte, ma per sua fortuna - e per nostra sfortuna - la concorrenza non è particolarmente agguerrita. Quale titolo AAA, a conti fatti, si è presentato sul mercato della nona generazione con una formula ugualmente originale e innovativa, sostenuta da un comparto tecnico altrettanto impattante? In un'era dominata dai remake, e dalla triste constatazione che i cicli di sviluppo siano divenuti troppo dispendiosi per concedersi dei rischi, quella di potersi confrontare con progetti tanto ambiziosi è diventata un'opportunità più unica che rara.
"In un periodo in cui i publisher assumono sempre meno azzardi dal punto di vista creativo, siamo davvero grati a Sony, che ci ha dato l'opportunità di lavorare a qualcosa di davvero rischioso e ci ha fornito un supporto fantastico durante lo sviluppo del progetto. Gli saremo per sempre riconoscenti." Queste sono state le parole scelte da Ilari Kuittinen, fondatore di Housemarque, per celebrare l'uscita di Returnal in quel di aprile 2021. Dal canto nostro, siamo grati allo studio finlandese per aver avuto il coraggio di osare, e la speranza è che un eventuale successo sulle sponde del PC possa convincere altri publisher a scommettere su progetti strani, diversi, volenterosi di affacciarsi su orizzonti inesplorati. A fare una "next-gen", infatti, non sono i nudi hardware ma i singoli videogiochi che riescono a traghettarli nel futuro.