Testando decine di videogiochi l'anno spesso capita d'imbattersi in titoli poco originali, ma che hanno comunque una loro dignità come copie ben realizzate o semplici variazioni su di un tema apprezzato dal pubblico. Negli ultimi tempi si sono moltiplicati i titoli simil-roguelike di ogni genere: dai giochi di ruolo puri, ai platform ibridati, per arrivare agli FPS, probabilmente perché una struttura simile consente di allungare la durata di un gioco senza dover investire milioni di dollari nella creazione di risorse. In alcuni casi escono fuori dei veri e propri gioielli, in altri dei titoli che puzzano di derivativo lontano un miglio e che sembrano avere poco da dire.
Abbiamo quindi provato Ripout per scoprire a quale delle due categoria appartiene.
Meccaniche di gioco
Per prima cosa ci viene chiesto di seguire un breve tutorial in cui ci vengono spiegate le meccaniche base del gioco. Ripout è sostanzialmente uno sparatutto in prima persona di stampo estremamente classico, con elementi da roguelike a condire il tutto. La formula non è particolarmente originale, visto che ormai di giochi simili se ne contano a decine sul mercato, ma qualche elemento d'interesse di sicuro c'è.
L'area dimostrativa (un lungo corridoio) ci spiega come muoverci e sparare, quindi come usare il parassita che ci portiamo dietro (la meccanica più originale del gioco): premuto il tasto di scansione dell'area circostante al protagonista, viene individuato il bersaglio che sarà aggredito dal nostro simpatico amico. A seconda dell'obiettivo, avremo diversi effetti: i nemici subiranno dei danni, più o meno consistenti a seconda dei bonus che avremo raccolto durante la missione, mentre alcune creature verranno raccolte e diventeranno delle vere e proprie armi secondarie, utilizzabili fino all'esaurimento delle munizioni. Così, ad esempio, potremo lanciare delle bombe biologiche o delle scariche energetiche molto potenti. Considerate che anche alcune creature ostili potranno fare lo stesso, ossia usare i loro simili più piccoli come armi, diventando enormemente più pericolosi di quanto non siano di base.
Come già detto, l'uso del parassita è sicuramente la caratteristica più originale di Ripout, che per il resto procede su binari ben conosciuti. Dopo il tutorial ci si ritrova in una base spaziale, che funge da area hub, in cui si possono compiere diverse operazioni, prima fra tutte la scelta dell'arma da portarsi in missione (nella demo: fucile d'assalto, fucile a pompa e fucile di precisione). Oltre a questa è al già citato parassita, il protagonista porterà sempre con sé una pistola e la classica arma da corpo a corpo, indispensabile quando si saranno esaurite le munizioni: in questo modo non sarà mai completamente disarmato. Dall'area hub si potrà quindi accedere alla missione successiva. Immaginiamo che nella versione finale ci sarà un po' di scelta in tal senso, ma nella demo ci è stata data una sola possibilità.
Avviata la nuova missione ci siamo ritrovati all'interno di una grossa base spaziale, piena di nemici. In realtà abbiamo affrontato solo due tipi di avversari: dei cani robot mutanti e dei bestioni deformati con innesti cibernetici. L'ambiente era molto buio e abbiamo fatto ampio uso della classica torcia elettrica. La mappa in sé non ci ha colpiti particolarmente: generata proceduralmente, era formata da tante sezioni attaccate le une alle altre. Il problema è che, per quanto Ripout non sia graficamente brutto (anzi, tutt'altro), gli ambienti mancano un po' di organicità e la percezione di casualità è molto forte. Anche gli obiettivi da perseguire non aiutano, in tal senso, visto che sono tutti del tipo: uccidi i nemici, trova un certo numero di cadaveri, accedi a un certo numero di terminali e via discorrendo.
In termini di interazioni, inoltre, gli ambienti sono molto poveri. Ci sono delle porte, che dividono le sezioni dei livelli, ci sono le stazioni di potenziamento, che consentono di scegliere uno tra tre miglioramenti (più danni con le armi, più danni con il parassita, maggiore resistenza ai danni e cose di questo genere) e ci sono gli oggetti della missione, che comunque offrono delle interazioni univoche. Per il resto si spara e basta. Di tanto in tanto si incrociano dei barili esplosivi, che possono essere usati per causare danni maggiori ai nemici, ma è davvero tutto qui.
Parlando di sparatorie, Ripout ha il problema di molti altri sparatutto in prima persona con una progressione da roguelike: i nemici sono delle spugne per proiettili. In particolare i bestioni, i cui attacchi sono spesso impossibili da evitare. Si tratta sicuramente di un modo per far crescere la sfida, ma allo stesso tempo crea scarsa varietà di tattiche, perché ciò che conta è fare più danno possibile il prima possibile. Quindi, di base, si spara con tutto quello di cui si dispone e si usa il parassita più volte fino alla morte del nemico, ritirandosi quando necessario. La speranza è che con l'aumentare dei nemici nella versione finale, ci sia una maggiore varietà di tattiche da impiegare, per rendere l'azione meno scontata e, in ultima istanza, meno monotona.
La prova su strada di Ripout ci ha lasciati abbastanza indifferenti. È sicuramente un titolo realizzato con una certa contezza del genere, ma la cui scarsa originalità e varietà non ci hanno fatto venire una grossa voglia di continuare a giocarlo. Funziona, ma non abbiamo trovato niente che lo faccia emergere davvero e che lo distingua dalla concorrenza. Vedremo se queste impressioni, invero abbastanza negative, saranno confermate dalla versione finale. Magari provate la demo e vedete se fa per voi o meno.
CERTEZZE
- Tecnicamente sembra buono
- La meccanica del parassita funziona
DUBBI
- Non sembra essere molto vario
- Generale mancanza d'idee