Il viaggio come avventura e percorso di formazione è un elemento basilare del racconto e sotto diversi aspetti anche del videogioco, quando si parla di adventure con struttura classica, eppure non sono molti i giochi che lo utilizzano nella sua maniera più pura come succede in Road 96, di cui scriviamo una prima anteprima in attesa di saperne di più. Emerso come una delle più interessanti sorprese presentate ai Game Awards 2020, Road 96 racconta il viaggio di un ragazzo lungo l'omonima strada, alla ricerca della libertà e della propria identità, nel percorso che lo porterà a diventare grande affrontando ostacoli, minacce, paure, gioie e situazioni di ogni tipo. Non ci sono ancora molte informazioni al di là di alcuni primi dettagli, qualche immagine e un trailer di presentazione ma il progetto lascia comunque presagire ottime cose, se non altro delle idee che non sono state troppo sfruttate da altre produzioni in precedenza, e questo è già un importante elemento di distinzione per un gioco come questo.
Il trailer è particolarmente intrigante: una voce femminile all'altro capo del telefono chiede al protagonista quanto sia lontano dal confine, facendo pensare alla necessità di un ricongiungimento e suggerendo l'idea che la responsabilità posta sulle spalle del tranquillo ragazzetto nerd pesi ben più del voluminoso zaino che si porta appresso. Non è solo la giovanile voglia d'avventura, esplosa d'un tratto in un assolato giorno d'estate del 1996, a spingere il protagonista a incamminarsi lungo la Road 96, ma sembra esserci qualcosa di più importante e impellente, una ricerca di libertà che sfocia in una ribellione sociale e quasi politica, in base a quanto emerge da alcuni dettagli. Allora il viaggio in autostop diventa avventura vitale e spiraglio di speranza a cui attaccarsi con forza, affrontando tutto quello che il percorso ci pone di fronte.
Fra Tarantino, i fratelli Coen e Bong Joon-ho
Nonostante il concept di basse possa suggerirlo, non sembra esserci molto Kerouac in Road 96 ma il viaggio tra le polverose strade di Petria è comunque ricco di citazioni e omaggi. A detta degli stessi autori, ovvero il team DigixArt, tra le maggiori fonti di ispirazione troviamo Tarantino, i fratelli Coen e Bong Joon-ho: in effetti il gioco ha un taglio nettamente cinematografico, sia nello studio rigoroso della fotografia che nella costruzione delle situazioni in cui ci possiamo trovare. I dialoghi ma anche semplicemente le inquadrature sfruttano un linguaggio che è soprattutto filmico, a cui si aggiunge però la fondamentale introduzione dell'interattività e della possibilità data al giocatore di decidere come sviluppare la storia e quale percorso intraprendere. La narrazione sembra avere insomma una regia molto curata, ma a cui prende parte lo stesso giocatore, visto che alla fine è lui a decidere in quale direzione portare avanti il racconto, attraverso le scelte che vengono intraprese lungo il percorso.
Le varie situazioni in cui è possibile trovarci aprono la porta a sezioni di gameplay dalla struttura e dal ritmo alquanto diversi, andando dai momenti riflessivi e contemplativi in stile "walking simulator" alle situazioni più puramente narrative e incentrate sui dialoghi, fino a situazioni quasi action che emergono anche in alcuni momenti del trailer o in certe immagini, sebbene ancora non sia chiarissimo quali sfide si parano precisamente di fronte al protagonista. Ci possiamo comunque aspettare una grande attenzione riposta sulla narrazione, presumibilmente commovente e coinvolgente come Yoan Fanise ci ha abituato con le sue produzioni precedenti. Il director di Road 96 è infatti lo stesso che ha diretto Valiant Hearts e 11-11 Memories Retold, un curriculum che ci dice chiaramente quali aspettative avere su questo nuovo gioco, visto che si tratta di due tra i titoli più emotivamente trascinanti di questi anni.
Un grande lavoro emerge anche dalla caratterizzazione grafica, a giudicare dai primi spiragli di gioco visti finora: l'attenzione alla fotografia di stampo cinematografico, come abbiamo detto, si basa infatti anche su precise scelte dal punto di vista estetico. Definire la grafica "low poly" sarebbe fare un torto al gioco, ma è chiaro che non è il realismo quello che il team ha ricercato: lo stile è invece leggermente caricaturale e cartoonesco, quasi surreale a tratti, ma una grandissima attenzione è stata riposta nella resa delle meravigliose ambientazioni naturali che caratterizzano gli scenari della Road 96 con panorami ampi e ricchi di fascino, dall'orizzonte lontanissimo. A questo contribuisce anche la notevole realizzazione del cielo e il sistema di illuminazione, in grado di dare vita a splendidi tramonti, notti stellate e cocenti giornate estive.
Anche in un panorama ricco di soluzioni narrative stimolanti come l'ambito indie, Road 96 riesce a spiccare in maniera particolare grazie all'idea su cui si basa e al fascino che traspare già dalle prime immagini. Trasformare un rocambolesco viaggio alla ricerca della libertà per fuggire da un regime totalitario in un videogioco è un'idea interessante, ancora di più se questo percorso sembra essere ricco di situazioni diverse, disposte in maniera procedurale e con sviluppo fortemente dipendente dalle scelte del giocatore. Insomma, le premesse dal punto di vista del soggetto e del possibile sviluppo sono veramente molto interessanti e Road 96 e già ai vertici della lista degli indie da tenere d'occhio per il prossimo futuro.
CERTEZZE
- Bella l'idea del viaggio/fuga come soggetto
- Interessanti la costruzione procedurale e l'importanza delle scelte da effettuare
- Affascinante la resa estetica
DUBBI
- Non è chiaro come si sviluppi precisamente il gameplay
- La costruzione procedurale e la libertà di scelta influiranno sulla coesione della narrazione?