Di Sekiro ne avevamo parlato alla Gamescom, ma è più bello e semanticamente corretto farlo durante il Tokyo Games Show 2018. Lo abbiamo provato allo stand Sony e senza grande stupore la fila per il nuovo progetto From Software era la lunga e piena di personaggi variegati. Abbiamo visto investire 60 minuti del proprio tempo persone chiaramente alle prime armi con un gioco From, altre di medio livello, altre ancora lì per sbaglio, ma ogni volta che da lontano guardavamo il protagonista muoversi ci è apparso ancora più chiaro l'obiettivo della software house: dimostrare che la loro linfa creativa non accenna a diminuire. Se è giusto dire che in un periodo di generale crisi di identità videoludica il Giappone stia vivendo una nuova primavera, tornando a sfidare da solo il mondo dell'hype, allora va egualmente bene additare a From Software una bella fetta di applausi. Il soulslike è un genere, una religione, un mantra che conquista chi è disposto ad aprirsi ad esso, ma addirittura si è ormai già evoluto allo step successivo: sta creando una post-consapevolezza che porta i fan a lasciarsi andare a critiche, dibattiti e pensieri, alimentando un sottobosco che gli sviluppatori di Tokyo gestiscono con maestria. La stessa che iniettano nei loro titoli.
Poco ma bene
La demo provata è quella nota, stavolta però sono gli occhi a essere diversi e come tali le sensazioni che scaturiscono da una prova di circa 15 minuti. E' innegabile che From Software stia cercando un avanzamento evolutivo libero da gabbie o dettami economici; da questo punto di vista Activision sembra veramente un magnate d'altri tempi. Sekiro è talmente una fusione di cose giuste da convincerci che il colosso americano abbia completamente interiorizzato la lungimiranza di etichetta necessaria per lavorare con i giapponesi. Bene così, la direzione intrapresa sta dando frutti prelibati. Dicevamo, purtroppo abbiamo avuto appena un quarto d'ora per scorrazzare felici qua e là, ma il tempo limite ci ha spinto a dare il meglio. Masticando da anni le opere di Miyazaki, non ci abbiamo messo tanto a padroneggiare i comandi: per quanto la possibilità di cambiare velocemente l'arma primaria tramite braccio meccanico sia un'aggiunta gradita, la mappatura dei tasti è quella standardizzata di From. Sekiro può essere un gioco veloce, un gioco riflessivo, uno stealth, un platform: la palette ludica a disposizione è variegata, molto più ampia di un Souls, se necessario decisamente più aggressiva di Bloodborne. Sekiro incarna in pieno ogni eredità From possibile, mette insieme i pezzi e dipinge di tinte calde un villaggio in epoca sengoku con nemici dai pattern complessi e stratificati. Questa si chiama evoluzione.
Sengo-souls
La nuova sintesi adottata dai giapponesi è immediatamente visibile dalla verticalità: il rampino a disposizione cambia completamente lo scenario di gameplay, permettendo non solo di adottare strategie diverse ma anche di scappare se necessario. Se proprio ci volessimo lanciare nel dominio delle ipotesi, potremmo dire che il rampino è un elemento che semplifica non poco il fuggire da situazioni difficili. Continuando sulla strada delle supposizioni, non ci stupirebbe scoprire in qualche intervista del futuro che Activision abbia quantomeno chiesto a Miyazaki un contraltare per equilibrare scontri veramente difficili e serrati.
In ogni caso, l'unica certezza in questo mare di congetture è che funziona tutto ed è immensamente divertente provarci e riprovarci, studiare i pattern, i fotogrammi di ogni animazione e ribattere colpo su colpo con riflessi e prontezza di pad. Il combat system di Sekiro, per ora, sembra questo: un connubio vincente di aggressività e attesa maggiore rispetto al passato, riuscendo a creare scontri spettacolari ma non banali, veloci ma talvolta lunghi e raffinati. L'abilità di un team si vede da questa capacità di farci mettere in secondo piano la descrizione dell'ambiente, dei poligoni, delle texture per lasciar focalizzare unicamente sull'elemento cardine del videogioco, ovvero il gameplay. Tutto il resto è splendido a livello artistico, ma ne avrete già letto lungo il nostro provato alla Gamescom; oggi abbiamo solo voluto regalarvi un ulteriore motivo per caricarvi e lasciarvi andare alle sensazioni di un semplice fan dei soulslike che si è ritrovato al TGS 2018.
Marzo 2019 sarà un mese caldo, ma questo è uno di quei prodotti che escono di rado, in grado di catalizzare l'attenzione. In questa fornace di belle speranze chiamata Sekiro: Shadows Die Twice sembra che From Software abbia inserito ogni ingrediente delizioso possibile, regalando belle esperienze a ogni prova. Conosciamo i ragazzi per non avere paura della corposità del viaggio, ma rimangono i consueti dubbi relativi a ogni produzione di questo tipo. Per il resto, pollice altissimo.
CERTEZZE
- Bello, vivace, divertente
- Verticalità in un soulslike
- Combat system emozionante
DUBBI
- DLC?
- Personalità dell'avventura
- Narrazione criptica