Quella di Mimimi Games è una piccola favola a lieto fine ambientata nel mondo dello sviluppo di videogiochi. Fondato a Monaco dagli allora aspiranti game designer Dominik Abe e Johannes Roth, lo studio ha lentamente tastato le acque dell'industria fino a maturare l'esperienza necessaria per inseguire il suo grande desiderio: quello di riportare in vita l'ispirazione stealth-strategica che, attorno ai 2000, aveva colorato il mercato con progetti particolari come Commandos, costruendo sulle fondamenta tattiche postulate da Bullfrog con il suo Syndicate. Alla fine ce l'ha fatta: attraverso la pubblicazione di Shadow Tactics - che sorprendentemente si è dimostrato un successo straordinario - la fucina tedesca è riuscita a rispolverare efficacemente quel genere da tempo scomparso, oltrepassando addirittura il classico confine della sua nicchia di appassionati.
Dopo essersi misurati anche con la serie Desperados, mettendo in scena un prequel sapientemente mascherato da terzo capitolo, gli sviluppatori hanno deciso di tornare ad impugnare le redini del proprio destino, slegandosi da qualsiasi publisher al fine di inseguire un nuovo immaginario, come sempre radicato nella strategia e nella furtività. È da queste premesse che nasce Shadow Gambit: The Cursed Crew, il nuovo videogioco sviluppato e pubblicato da Mimimi Games che mira a replicare il successo dei suoi predecessori nei confini di un universo originale: una versione fantastica del Mar dei Caraibi nella quale l'età dell'oro della pirateria è convolata a nozze con l'elemento sovrannaturale, regalando un gusto magico a dozzine di incursioni fra isole tropicali.
Abbiamo assistito a una presentazione in anteprima di Shadow Gambit, tuffandoci nel cuore delle premesse narrative e studiando svariati minuti di gameplay, per poi scambiare quattro chiacchiere con il fondatore dello studio Dominik Abe. Dall'altra parte dello schermo abbiamo incontrato il titolo stealth-strategico più ambizioso di Mimimi Games, un costrutto votato alla libertà che non ha paura di scherzare con l'elemento sandbox.
Pirati e magia
La regione dei Caraibi, a partire dal 1550, è stata infiammata dall'età dell'oro della pirateria, un periodo durato quasi due secoli nel quale i nomi dei più temibili capitani di vascello hanno iniziato a fare il giro del mondo, sovente accostati a leggende metropolitane e storie di fantasmi. Shadow Gambit, proprio come le avventure del capitano Jack Sparrow, vuole agguantare quell'ispirazione per mescolarla con l'elemento sovrannaturale, mettendo in scena una realtà alternativa in cui orde di pirati maledetti devono vedersela con l'Inquisizione, gruppo che combatte tutto ciò che non è umano. Nei mari in tempesta si nascondono infatti delle Perle Nere che hanno il potere di donare una vita oltre la morte - e soprattutto una serie di poteri speciali - a chiunque riesca ad impossessarsene, caratteristica che le rende il principale oggetto del desiderio dei filibustieri impegnati in quelle acque, seconde solamente al grande tesoro perduto del capitano Mordechai.
L'avventura orbita attorno alla Red Marley, un galeone pirata dotato di un'anima propria, e soprattutto alla ciurma che ne controlla il timone, nientemeno che la squadra di operatori al centro di questa nuova esperienza stealth. Per la prima volta, non dovendosi ancorare a una realtà storica ben definita, gli sviluppatori di Mimimi Games sono stati liberi di darsi alla locura ed esagerare tanto sul fronte della caratterizzazione quanto su quello delle meccaniche. Protagonista e principale avventuriera a bordo del vascello è Afia, una spadaccina capace di manipolare lo spazio che può teletrasportarsi liberamente sul campo di battaglia prima di giustiziare chiunque le capiti a tiro; accanto a lei brilla Mr Mercury, uno scheletrico mozzo che può immergersi nel terreno come se fosse uno specchio d'acqua per poi riemergere anche dal lato opposto di una muraglia, capacità che lo rende il principale incursore della ciurma; infine abbiamo fatto la conoscenza di Gaelle Le Bries, un'artigliera che può caricare nel suo cannone le malcapitate guardie dell'Inquisizione per spararle dove più le aggrada. Accanto a loro ci saranno altri cinque reietti del mare, per un totale di otto pirati, ciascuno dotato di un'identità, di una storia, e di una serie di abilità uniche e personali da intrecciare nell'inseguimento dell'ambito tesoro.
La libertà prima di tutto
Il focus della presentazione di Mimimi Games era la libertà, intesa come concetto pervasivo dell'intera esperienza offerta da Shadow Gambit. È infatti il giocatore a decidere dove andare e in quale isola gettare l'ancora, aprendo a una struttura non-lineare che prende le distanze dalle ultime fatiche dello studio. Ciò significa che è possibile sbloccare i membri della squadra nell'ordine che si preferisce, e ovviamente che anche la narrativa dovrà sapersi piegare a questo genere di architettura aperta, trasformando il ponte della Red Marley in un hub di gioco pensato per pianificare le prossime mosse e coltivare i rapporti con il resto della ciurma; ciascuno dei pirati, a tal proposito, potrà contare su missioni votate ad ampliarne la caratterizzazione.
Tale filosofia creativa mira a brillare accecante in fase di gioco, ed è proprio nella libertà che risiede la prima grande differenza rispetto alle incursioni del passato. Se un tempo si aveva la sensazione di dover individuare il preciso metodo immaginato dai designer per completare le missioni, in Shadow Gambit gli sviluppatori hanno optato per un approccio vicino all'ispirazione sandbox: è possibile scegliere dove attraccare con la scialuppa, da dove entrare nelle fortezze, da dove uscire, quali membri del team utilizzare e come sfruttare i loro poteri, senza che sia premiata una soluzione univoca. Viene da sé che diventa molto difficile bilanciare otto diversi personaggi in un'esperienza votata alla tattica in tempo reale, ma la grande varietà offerta dai livelli e la nuova verticalità delle mappe potrebbero intervenire in soccorso dell'equilibrio, senza contare che non abbiamo ancora la minima idea di quali assi si celino nella manica dell'Inquisizione.
Rinnovare la formula
Quelle di Mimimi Games sono opere riflessive, radicate nello studio del terreno di gioco e nella precisione dell'esecuzione tattica; lo spionaggio è più importante del nudo assassinio, la furtività vince sempre sul caos, e ciascuna missione completata mira a trasformare il giocatore in un diabolico genio del male. Attraverso l'inquadratura isometrica è necessario leggere l'architettura delle mappe, memorizzare il comportamento delle guardie, giocare con il posizionamento degli incursori, insomma, bisogna tenere a mente ogni singolo dettaglio prima di passare all'azione; la fase di analisi ha mantenuto un'importanza preponderante, ma se tanto Shadow Tactics quanto il più recente Desperados 3 hanno esplorato diverse sfaccettature nell'approccio al gameplay, Shadow Gambit ha intenzione di raddoppiare su tutta la linea.
Basta uno sguardo fugace al titolo per comprendere dove lo studio volesse andare a parare: se le precedenti produzioni si trovavano costrette nelle catene dell'immaginario storico di riferimento, la creazione di un universo originale e toccato dalla magia apre a dozzine di nuove opportunità sulle sponde delle meccaniche di gioco. È sufficiente pensare al fatto che Afia può teletrasportarsi alle spalle delle guardie, mentre Mr Mercury può distrarle da lontano sfruttando il suo pesce fantasma, per rendersi conto della straordinaria varietà di opzioni garantite dall'elemento sovrannaturale. Elemento che per certi versi riesce anche a bucare la quarta parete, perché se in titoli del genere quella di ricaricare più volte i salvataggi è una prassi comune, Shadow Gambit ha scelto di introdurre un comodo sistema di riavvolgimento temporale giustificato narrativamente dai poteri della nave Red Marley. In caso di fallimento è dunque possibile riavvolgere il nastro in qualsiasi momento, e gli stessi protagonisti non mancheranno di commentare l'abuso di tale meccanica.
Il galeone offre anche l'opportunità di congelare completamente il tempo in una sorta di pausa tattica simile allo Showdown incontrato in Desperados 3, al fine di mettere in coda una serie di azioni e consentire alla ciurma di agire simultaneamente per realizzare strategie altrimenti impossibili. Allo stesso modo, si può addirittura velocizzare lo scorrere dei secondi così da non dover attendere a lungo il successivo passaggio di una pattuglia, abbattendo ulteriormente i tempi morti. Lo stile artistico - passateci il paragone - vicino all'ispirazione di Blizzard Entertainment, semplifica notevolmente la lettura delle mappe, che riescono a mantenere intatta la complessità tipica del genere pur risultando più chiare e pulite se paragonate a quelle presentate in Shadow Tactics.
Insomma, Mimimi Games ha lavorato alacremente per aumentare l'accessibilità generale di un genere solitamente affine ai gusti di pochi, ma sembra riuscita a non snaturarne l'identità ricamando sull'esperienza tattica e riflessiva che ha sempre caratterizzato la sua produzione. Il punto di forza più grande di Shadow Gambit sembra risedere proprio nella follia che ne tratteggia le meccaniche, e che ha consentito agli sviluppatori di sperimentare tanto sul piano del gameplay quanto su quello dell'approccio al mondo di gioco. Regole e muri sembrano crollati definitivamente, perché la Magia dell'Anima che muove i protagonisti permette di svanire in bella vista, di attraversare le pareti e di schizzare fuori da un cespuglio per trafiggere malcapitate sentinelle.
Shadow Gambit
La nuova corrente di videogiochi strategici-stealth inaugurata da Mimimi Games non ha alcuna intenzione di frenare la sua corsa: Shadow Gambit, oltre ad essere il primo titolo auto-pubblicato dallo studio, mira ad evolvere la formula per trasportarla in direzioni inedite, inseguendo una libertà solitamente difficile da mettere in scena nei contorni del genere. Certo, resta da vedere se l'immaginario che mescola pirati e magia sarà accattivante agli occhi del pubblico quanto i confini storici esplorati nelle fatiche passate, ma sul fronte del gameplay le premesse sono veramente ottime.
La casa ha deciso di correre diversi rischi - sappiamo ad esempio quanto sia pericoloso parlare di esperienza sandbox - ma in questo momento storico sono pochissimi gli studi che possono vantare la medesima esperienza nel campo della tattica in tempo reale. A margine, fa sempre piacere incontrare nuovamente antiche derive che si pensavano scomparse, e da questo punto di vista Mimimi Games è già riuscita a compiere un mezzo miracolo. La più grande sfida di Shadow Gambit sarà senza dubbio quella di sfondare ulteriormente il confine della sua nicchia, traghettando l'antica eredità di Commandos anche nella nuova generazione di videogiochi.
Stando a ciò che abbiamo visto, Shadow Gambit mira a traghettare nel futuro le fondamenta impiantate da Shadow Tactics e Desperados 3: spezzate le catene della fedeltà storica, Mimimi Games potrà finalmente esagerare sul fronte delle meccaniche mettendo in scena personaggi e abilità a dir poco folli. L'opera promette tantissima libertà e un approccio alle missioni al limite del sandbox, spingendo sul fronte dell'accessibilità generale e consentendo agli appassionati di costruire tattiche uniche e personali. Ovviamente la profondità dell'esperienza è ancora tutta da valutare, ma le premesse al momento non lasciano spazio a particolari dubbi: si tratta della naturale evoluzione della classica formula resuscitata dallo studio.
CERTEZZE
- Ottima evoluzione della formula strategica-stealth
- Abilità e personaggi fuori di testa
- Diverse funzionalità che rendono meno tediosa l'esperienza
- L'approccio alle missioni sembra veramente sandbox
DUBBI
- Rischia di perdere il fascino delle ambientazioni storiche
- Quelli di libertà e narrativa sono concetti difficili da conciliare
- Il passaggio allo stile cartoon potrebbe infastidire i puristi