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Six Days in Fallujah, il provato del controverso sparatutto ambientato durante la guerra in Iraq

Abbiamo provato Six Days in Fallujah, uno sparatutto simulativo che punta a restituire con estrema crudezza ciò che hanno vissuto i soldati americani in Iraq.

PROVATO di Gianluca Musso   —   29/06/2023
Six Days in Fallujah, il provato del controverso sparatutto ambientato durante la guerra in Iraq
Six Days in Fallujah
Six Days in Fallujah
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Tra i tanti generi che affollano il mercato dei videogiochi, quello degli sparatutto è senza dubbio uno dei più popolari e la cui risonanza, col passare delle generazioni, non accenna in alcun modo a sfumare. Ogni anno ne vengono pubblicati moltissimi e, benché seguano formule spesso distanti tra loro e siano il frutto della creatività di culture agli antipodi, c'è un minimo comune denominatore che li caratterizza tutti: non fanno mai riferimento diretto a contesti di guerra reali, specialmente se contemporanei. Certo, ci sono delle eccezioni a questa regola non scritta, ad esempio potremmo contare decine di shooter che si svolgono durante la Seconda guerra mondiale, alcuni orientati addirittura a ricostruire il conflitto con grande realismo. Tuttavia, siamo tutti d'accordo nel definire i nazisti dei cattivi universali e quindi la cosa non hai mai suscitato alcuna polemica.

Questa inviolabile convenzione è stata recentemente infranta da Six Days in Fallujah, lo sparatutto tattico sviluppato da Highwire Games che ambisce a raccontare una delle pagine più violente e oscure della seconda invasione statunitense dell'Iraq, quella avvenuta nel 2003 e che portò alla caduta del regime di Saddam Hussein. Il gioco si è prevedibilmente attratto una pioggia di critiche, tra chi lo accusa di voler riscrivere la storia e chi di nascondere i crimini di guerra degli americani, ma in questo articolo non ci addentreremo più di tanto nella spinosa controversia che circonda lo sparatutto, per provare invece ad analizzarlo per quello che è, cercando di scoprire quali sono i suoi valori. Si tratta allora di pura propaganda, o sotto le polemiche si nasconde un prodotto effettivamente valido? Ve lo raccontiamo, nel nostro provato di Six days in Fallujah.

Casa per casa

Six days in Fallujah ambisce a restituire con estrema crudezza ciò che hanno vissuto i soldati americani durante l'attacco alla città iraqena
Six days in Fallujah ambisce a restituire con estrema crudezza ciò che hanno vissuto i soldati americani durante l'attacco alla città iraqena

Per come la si possa pensare sul taglio squisitamente propagandistico che caratterizza la stragrande maggioranza dei prodotti d'intrattenimento sulla guerra che ci arrivano dall'altra parte dell'Atlantico, dobbiamo ammettere che l'idea alla base di Six Days in Fallujah è alquanto inedita, anche sul panorama degli sparatutto simulativi volti al più totale realismo. Con l'obiettivo di restituire ciò che un soldato americano poteva provare durante l'attacco alla città irachena, il gioco offre in questa versione un ristretto numero di missioni a quattro giocatori che prevedono quasi tutte di procedere lentamente attraverso un densissimo agglomerato urbano controllato da dozzine di insorti, facendo irruzione in ogni edificio che separa la squadra dall'obiettivo.

Allineandosi agli standard tipici di altre esperienze sparatutto dall'approccio fortemente simulativo, anche il gameplay di Six Days in Fallujah è caratterizzato da un realismo alquanto punitivo, che coinvolge quasi tutti gli aspetti del gioco. Ogni movimento del soldato è lento e macchinoso, l'interfaccia è ridotta al minimo, per conoscere le munizioni a disposizione è sempre necessario ispezionare il caricatore e si va a terra con pochissimi colpi, spesso senza sapere chi o cosa ci ha uccisi. In quest'ottica, il gioco di squadra assume un ruolo da incontrastato protagonista, come del resto è certificato dalla costante presenza di una chat vocale che è abilitata di default.

Per assurdo, se avete intenzione di giocare senza cuffie e microfono vi invitiamo a valutare con cura l'acquisto del titolo, poiché è ormai una prassi consolidata quella di essere cacciati da una lobby se gli altri membri abbinati dal matchmaking non riescono a sentirvi. Certo, giocare una missione da soli è possibile, ma è un'opzione semplicemente impraticabile data la totale assenza di compagni governati dall'IA. Gli sviluppatori di Six Days in Fallujah prevedono di aggiungerli da qui a un anno, e stanno inoltre lavorando a una campagna a giocatore singolo dal forte accento narrativo, che promette di farci vivere anche il punto di vista di un padre iracheno impegnato a salvare la sua famiglia. Tuttavia, nello stato attuale il gioco si configura come un puro cooperativo in cui la coordinazione con gli altri giocatori è assolutamente obbligatoria, anche per calarsi ancora di più nel clima di forte tensione che avvolge una partita.

Tra simulazione e realismo

In alcuni frangenti, Six days in Fallujah ricorda più un survival horror che uno sparatutto
In alcuni frangenti, Six days in Fallujah ricorda più un survival horror che uno sparatutto

Sì, perché l'elemento che forse più di tutti gli altri è in grado di distinguere Six Days in Fallujah dagli altri sparatutto simulativi è la sua straordinaria capacità di immergere i giocatori in una spessa atmosfera di forte stress, proprio come accade nei survival horror, con i quali il gioco ha certamente qualcosa in comune. Nell'esplorare un'abitazione è sempre necessario accendere la torcia per combattere l'oscurità, controllare ogni angolo alla ricerca delle minacce che si nascondono in casa, facendo inoltre attenzione a non innescare gli ordigni improvvisati lasciati dagli insorti. Volendo emulare la realtà, il sistema di puntamento non è affatto chirurgico e si rivela invece abbastanza impreciso, dal momento che quando si alza il fucile non si allinea meccanicamente l'occhio al mirino, ma piuttosto si rivolge la canna in una specifica direzione.

Insomma, tutto è stato pensato nei minimi dettagli per non tradire la realtà del combattimento, dal fischio alle orecchie generato dallo scoppio di una granata alla dinamica che si attiva quando si viene colpiti, che presuppone di individuare una ferita aperta prima di poterla medicare. Se qualcuno aveva suggerito che il gioco sarebbe stato pubblicato con l'intento di promuovere il reclutamento nell'esercito degli Stati Uniti, non ci sembra che questo sia stato il caso: Six Days in Fallujah è un incubo a occhio aperti, considerata la sua abilità nel descrivere efficacemente quanto sia drammaticamente facile perdere la vita durante una battaglia.

Tutti i contenuti dell'accesso anticipato

Le missioni di Six days in Fallujah si contano sulle dita di una mano, ma offrono comunque un buon grado di varietà
Le missioni di Six days in Fallujah si contano sulle dita di una mano, ma offrono comunque un buon grado di varietà

Al netto della sua eccezionale capacità di tradurre in pixel l'adrenalina del combattimento, Six Days in Fallujah è però piagato da svariati problemi, primo fra tutti il ridotto numero di contenuti a cui si può accedere pagando quello che, a conti fatti, potremmo definire un prezzo premium per la categoria dei videogiochi in accesso anticipato su Steam. A fronte dei 38,99€ necessari all'acquisto, infatti, il gioco offre solamente quattro missioni cooperative e nient'altro, nemmeno un sistema di progressione, dato che l'intero loadout non può essere modificato e dipende da quale classe ci viene assegnata durante il matchmaking.

Le missioni incluse in questa versione di Six Days in Fallujah sono appena quattro, e se da un lato questo numero fa bene a spaventarvi, dall'altro ci sono un paio di dettagli che contribuiscono efficacemente a prolungare la sua permanenza sul vostro hard disk. Innanzitutto, le missioni hanno una buona varietà di obiettivi, e vi condurranno ad affrontare situazioni molto diverse tra loro: una richiede di assaltare un compound e di respingere il successivo contrattacco nemico, un'altra di conquistare una palazzina sotto il fuoco di un cecchino, poi c'è quella in cui si devono liberare i tetti della zona dagli RPG nemici e quella in cui è necessario difendere un convoglio da ondate di insorti, oltre che dal costante arrivo di pericolose auto-bomba.

Le mappe di Six days in Fallujah sono tutte generate proceduralmente
Le mappe di Six days in Fallujah sono tutte generate proceduralmente

Questo assortimento di missioni, da solo, non riuscirebbe mai a giustificare l'acquisto di questa versione del titolo, se non intervenisse un'intelligente meccanica di costruzione procedurale degli ambienti capace di rendere imprevedibile ogni infiltrazione. A partire dagli asset realizzati dallo studio, il gioco elabora ogni struttura del livello da zero, stravolgendo di volta in volta il layout della mappa. Per uno sparatutto che basa quasi tutto il suo successo sul fatto di non sapere cosa ti troverai di fronte aprendo la porta di un edificio, l'idea sviluppata da Highwire Games è a dir poco azzeccata.

I limiti di una build alquanto acerba

Six days in Fallujah porta con sé tutti quei compromessi tecnici tipici di una pubblicazione in accesso anticipato
Six days in Fallujah porta con sé tutti quei compromessi tecnici tipici di una pubblicazione in accesso anticipato

Il comparto tecnico di Six Days in Fallujah riflette in larga parte quanto sia acerba la versione disponibile in questo accesso anticipato. L'impatto visivo offerto dal gioco è sufficientemente curato, anche perché il software è abbastanza esigente con l'hardware PC (in questo senso aiuta tantissimo il supporto al DLSS e al FidelityFX FSR 2.2), ma sono altri gli aspetti della realizzazione tecnica a non averci affatto convinto. In genere l'IA dei nemici è reattiva e si esibisce in complesse manovre che ci hanno sorpreso più di una volta, eppure capita che gli insorti si incastrino in loop comportamentali dettati dalla programmazione, come quando devono necessariamente attaccare una posizione e per farlo si lanciano pedissequamente contro il fuoco del nostro fucile d'assalto.

Le animazioni sono macchinose ed imprecise, e anche se la cosa tende a voler rappresentare la pesantezza di un corpo umano, certe incertezze mettono invece in evidenza tutta la spigolosità tecnica di Six Days in Fallujah. Nello specifico, è molto facile incastrarsi tra gli elementi dell'ambientazione, e il sistema di movimento è talmente ruvido da rendere pressoché impossibile evitare il game over, quando ci si trova sotto il fuoco nemico. Gli sviluppatori hanno tutto il tempo del mondo per limare questi difetti, ma la versione disponibile al momento è tutt'altro che perfetta.

Six Days in Fallujah, al netto di ogni polemica, si è rivelato uno sparatutto con delle buonissime idee, dotato di tutte le carte in regola per emergere dall'accesso anticipato come uno dei più originali sparatutto simulativi dall'avvento di Escape from Tarkov. Al momento, però, la versione disponibile su Steam è straordinariamente acerba, e include talmente pochi contenuti da renderci impossibile consigliarne l'acquisto. Gli sviluppatori hanno in mente di ampliare progressivamente l'esperienza di gioco con una campagna dal forte accento narrativo, e promettono tante novità nel corso dei prossimi 12 mesi, quindi tenetelo d'occhio, e valutate di farlo vostro solo se appassionati del genere.

CERTEZZE

  • Le atmosfere dei combattimenti a Falluja sono replicate alla perfezione
  • La maniacale cura per il dettaglio contribuisce tantissimo all'immersione
  • Le mappe procedurali rendono imprevedibile ogni partita

DUBBI

  • Pochissimi i contenuti a disposizione dei giocatori
  • Alcune imperfezioni tecniche devono essere limate quanto prima