L'accordo tra Sony e Microsoft, benché ancora da definire come puntualizzato dal CEO di Sony Interactive Jim Ryan, è un evento storico, un evidente segno del cambiamento di un settore destinato a migrare verso nuovi lidi sulle ali dell'intelligenza artificiale e del cloud gaming. Lo ha messo bene in chiaro la presentazione di Google Stadia, ultima arrivata ma ad oggi araldo di una nuova frontiera che ha visto Sony lanciarsi all'avventura prima di altri, ma pone problematiche non da poco, tali da richiedere ingenti fondi e tecnologia in quantità per essere affrontati. Ed ecco dove sta il limite di Sony, che invece di rivolgersi a terzi ha deciso, forse saggiamente, di restare nell'ambito del gaming, o quasi, affidandosi a quella che da avversaria diretta potrebbe diventare una preziosa alleata contro nuovi colossi decisi a fare la voce grossa.
Un'alleanza strategica per affrontare le sfide del futuro
L'accordo, se concluso, porterà benefici a entrambe le compagnie, mettendo a disposizione di Microsoft tecnologie legate ai sensori di immagine e garantendo a Sony la possibilità di integrare le competenze Microsoft, a partire dall'intelligenza artificiale per arrivare agli strumenti per i clienti enterprise, nei propri prodotti consumer. E non è tutto. Tra le dichiarazioni troviamo anche la menzione dello sviluppo a quattro mani di nuove tecnologie, sfruttando i punti di forza di entrambe le compagnie, ed è un qualcosa che ci intriga parecchio. Ma quello che più attira la nostra curiosità, in quanto giocatori, riguarda la possibile collaborazione legata all'uso di datacenter Microsoft Azure per i contenuti PlayStation. Di titoli Sony che girano su Windows ne abbiamo visti parecchi, almeno quando si parla di multiplayer, e l'arrivo di PS Now su PC, assieme a esclusive di peso spuntate anche su Epic Store, ci aveva già lasciato sospettare qualche cambiamento in vista. Ma in questo caso parliamo di un accordo faccia a faccia, una partnership che potrebbe mettere a disposizione di Sony i server di Microsoft Azure, garantendo alla compagnia una competitività tecnologica nel campo del cloud gaming che non potrebbe avere da sola.
L'accordo, lo ripetiamo, è ancora un memorandum, una dichiarazione di intenti che anticipa una collaborazione praticamente certa, ma non rappresenta di certo un contratto. La faccia, però, ce l'hanno messa anche gli amministratori delegati delle due compagnie, Kenichiro Yoshida per Sony e Satya Nadella per Microsoft, esprimendo pubblica soddisfazione per una stretta di mano funzionale a garantire supporto per i creatori di contenuti. E questo significa fornire piattaforme agli sviluppatori, portando PlayStation Now sui server Microsoft e, probabilmente, un maggior supporto per PlayStation Now su PC. Nessuna fusione quindi e probabilmente per ora nulla che vada a mescolare le carte, visto che la divisione PlayStation è stata lasciata, al momento, fuori dalla discussione. Ma si parla comunque di videogiochi su server Azure e questo significa che, sempre che l'accordo vada in porto visto che Sony ha prima contattato Amazon e solo successivamente ha deciso di accettare le condizioni di Microsoft, le esclusive Sony, in un modo o nell'altro, avranno a che fare con tecnologie Microsoft. E da qui si aprono scenari molto interessanti.
Colossi del videogioco contro invasori, una possibilità da non scartare
Se dal punto di vista delle tecnologie le due compagnie si integrano piuttosto bene, a partire dall'utilizzo di architetture AMD per le rispettive console, sotto il profilo dei videogiochi la questione è ben più delicata. Il successo di PlayStation 4 su Xbox One è una questione fatta di esclusive e di una precisa identità che potrebbe perdere robustezza con l'assottigliarsi dei confini tra le due compagnie. Ma, come abbiamo già detto, i cambiamenti in arrivo promettono di sgretolare i confini tra le piattaforme, rendendo meno assurda di quanto non fosse qualche mese fa l'idea di avere un servizio come PlayStation Now su Xbox o l'apprezzato Xbox Game Pass su PlayStation 4. Abbiamo già visto Nintendo e Microsoft dialogare, tanto per intenderci, segno che il lavoro di Phil Spencer per il futuro di Xbox è ben più profondo di quello già apprezzato che abbiamo visto in questi anni. Certo, in questo modo Sony perderebbe la sua punta di lancia nella console war, ma come anticipato si è già mossa in tal senso, almeno su PC, e con l'accordo con Microsoft guadagnerebbe un'arma fondamentale di fronte allo sbarco di colossi come Google nel gaming.
Parliamo di servizi capaci di cambiare il videogioco, dentro e fuori, raggiungendo un pubblico immenso, tale da mettere in minoranza l'intero bacino di chi gioca sulle console di ultima generazione, grazie a client capaci di funzionare su qualsiasi hardware. Probabilmente le interfacce proprietarie, i controller specifici e le console, in diversi modelli di cui alcuni svuotati dall'hardware più costoso, sopravviveranno, ma parliamo di numeri ben diversi, di un'apertura a decine di milioni di nuovi potenziali utenti che potrebbero acquistare un'esclusiva PlayStation Now, se il servizio fosse disponibile in modo capillare e analogo a quanto promesso da Stadia, a prescindere dall'avere o meno una piattaforma Sony in casa. Ed eccoci quindi alla necessità di un'infrastruttura di un certo spessore, capillare e capace di garantire una determinata qualità e basse latenze in buona parte del mondo. Il tutto senza rinunciare necessariamente alla concorrenza che diventerebbe una questione di servizi, garantendo ancora più importanza alle esclusive. Per questo non ci sembra così assurdo pensare a una partnership solida, uno schieramento che potrebbe includere persino Nintendo, in qualche forma, creando una forza fatta di contenuti e tecnologie capace di creare più di un problema a concorrenti pur potenti come Google e Amazon.