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Tchia, il provato di una colorata avventura a contatto con la natura della Nuova Caledonia

Abbiamo provato Tchia, l'affascinante avventura sandbox per PC, PS4 e PlayStation 5 che promette di farci esplorare un mondo magico e pieno di sorprese.

PROVATO di Gianluca Musso   —   19/01/2023
Tchia, il provato di una colorata avventura a contatto con la natura della Nuova Caledonia
Tchia
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Che Tchia fosse un indie da tenere d'occhio, lo si era potuto in qualche modo intuire fin dal suo annuncio, avvenuto durante un'anonima parentesi del pre-show che anticipò i TGA del 2020. Sebbene sia trascorso diverso tempo da allora, e lo sviluppo non sia filato liscio come un ruscello lanciato verso il mare, tutte le potenzialità della delicata avventura di Awaceb potevano essere già individuate in quel primissimo trailer di presentazione che, in barba alle convenzioni, non si dilungava troppo nell'esposizione di meccaniche o strutture di gioco. Le sequenze del video, invece, preferivano stringere una tacita promessa con il giocatore, quella di lanciarlo alla scoperta di un open world pulsante e incontaminato, ispirato direttamente alle meraviglie della splendida e selvaggia Nuova Caledonia.

Sono trascorsi alcuni anni e Tchia ha solcato spesso le pagine del nostro sito, ma dopo il sofferto rinvio che ne ha spostato la finestra di lancio ai primi mesi del 2023, Awaceb ha voluto rinnovare quella promessa stretta nel 2020 con una demo, l'ultima prima della recensione, dedicata a mostrare tutti progressi maturati dallo sviluppo fino a questo momento. Se siete pronti a tornare sulle isole dell'arcipelago seguiteci nel nostro provato di Tchia, per scoprire tutto ciò che dovreste ragionevolmente attendervi dalla colorata avventura in arrivo su PS4, PS5 ed Epic Games Store.

La terra della condivisione

Il mondo di Tchia è un vero spettacolo per gli occhi
Il mondo di Tchia è un vero spettacolo per gli occhi

Se avete seguito il gioco, saprete ormai alla perfezione che l'avventura realizzata da Awaceb ha la grande particolarità di essere una vera lettera d'amore rivolta a Nuova Caledonia, l'arcipelago nell'Oceano Pacifico che ha dato i natali ai due fondatori dello studio. Ovvio, non è poi così insolito incontrare dei riferimenti a luoghi reali all'interno di un videogioco, ma in Tchia il discorso viaggia su tutt'altra scala, dato che qui panorami, folklore, musica e tradizioni dell'isola rappresentano il collante di tutto il design dell'opera.

Gli abitanti chiamano l'isola la "terra della condivisione" e in questo senso non sorprende che Tchia si presenti, fin dalle primissime battute, come un'avventura in terza persona dalla natura distintamente pacifica e assolutamente amichevole, incentrata sull'esplorazione delle tante meraviglie di Nuova Caledonia e con pochissime tracce di conflitto, di violenza. Non c'è nemmeno l'ombra di una barra della salute, o di un sistema di combattimento vero e proprio, e del resto a cosa dovrebbero servire? Sull'isola ogni creatura vive in profonda simbiosi con la natura e nei panni di Tchia, la protagonista del gioco, non solo potremo interagire con ognuna di esse riempiendole di carezze, ma anche prenderne il controllo grazie al Salto dell'anima, un'abilità che permette di impossessarsi di animali e oggetti per sfruttarne le loro caratteristiche uniche.

Un reef corallino che nasconde un tesoro sarà molto più facile da esplorare nei panni di un pesciolino colorato, così come rotolare rapidamente giù da una montagna sarà molto più veloce, controllando un piccolo masso. Ogni Salto ha un tempo limite che può essere ampliato completando una serie di attività collaterali nell'open world, e se almeno inizialmente potremo vivere nei panni di altre creature solo per alcuni istanti, verso la fine dell'avventura già immaginiamo intere sessioni in compagnia di tartarughe marine, buffi cinghiali e piccioni con problemi d'incontinenza. Il Salto dell'anima è uno degli elementi più originali della produzione Awaceb, e non vediamo l'ora di scoprire quali applicazioni potrà avere durante le missioni della storia.

La storia di Tchia, tra musica ed esplorazione

Alcuni momenti della storia di Tchia sono molto evocativi
Alcuni momenti della storia di Tchia sono molto evocativi

Le ore trascorse in compagnia del gioco hanno permesso di farci un'idea su diversi aspetti del titolo di Awaceb, tuttavia un elemento che rimane ancora avvolto da un fitto mistero è l'antefatto narrativo che articolerà le avventure di Tchia. La demo si ambientava, infatti, in una fase avanzata della storia, pertanto non abbiamo potuto scoprire da cosa derivino i poteri della protagonista né cos'ha portato suo padre, disperso sull'isola, ad essere rapito da Meavora, un cattivone al controllo di un esercito di fantocci di stoffa di cui sappiamo ancora pochissimo.

Sebbene non avessimo alcun riferimento per comprendere la direzione della trama, la demo ci ha offerto l'opportunità di esplorare una manciata di missioni principali, anch'esse incentrate sull'esplorazione, che si sono rivelate senz'alcun dubbio il contenuto più interessante dell'intera prova per la loro abilità di miscelare una buona varietà di gameplay e momenti d'intermezzo molto evocativi. Questi ultimi hanno spesso come protagonista il fedele ukulele di Tchia, che la bambina può suonare in ogni momento del gioco grazie a un sistema molto simile a quello intravisto nel secondo The Last of Us. Durante le missioni, le melodie si fanno però più complesse e potremo cercare di azzeccare gli accordi col giusto tempismo in stile Guitar Hero, ma anche impostare la riproduzione automatica e goderci il momento senz'alcuna distrazione.

Nel corso della storia Tchia interagirà con un ampio cast di personaggi
Nel corso della storia Tchia interagirà con un ampio cast di personaggi

All'ukulele è curiosamente legata un'altra meccanica, quella delle Melodie dell'anima, delle note che messe in sequenza hanno il potere di modificare il mondo circostante. Un po' come una console di trucchi, le Melodie dell'anima permettono di cambiare ora del giorno e tempo atmosferico, oppure di far apparire un particolare animale o evocare una bolla d'aria con cui respirare sott'acqua. Anche in questo caso, Tchia ottiene nuove Melodie attraverso il successo in un minigioco in cui si mettono in equilibrio delle pietre, ulteriore sintomo del fatto che l'esplorazione, nel titolo di Awaceb, è la vera chiave di volta di tutta l'avventura.

Un open world anacronistico

La maggior parte delle attività dell'open world di Tchia forniscono personalizzazioni per la protagonista
La maggior parte delle attività dell'open world di Tchia forniscono personalizzazioni per la protagonista

Una volta completate le missioni della storia, abbiamo avuto tutto il tempo per setacciare ogni segreto di Ija Nöj, l'unica isola dell'arcipelago di Tchia inclusa nella prova, e di fare pratica con le abilità di movimento della protagonista, legate in qualche modo a un sistema di gestione della fisica che ricorda da vicino The Legend of Zelda: Breath of the Wild. L'interazione con il mondo di gioco non è genuina quanto nel capolavoro Nintendo, ma l'ambientazione è comunque piuttosto ricettiva ad ogni stimolo impresso dal giocatore, che si tratti di lanciarsi da una palma dopo aver dondolato qualche secondo sul tronco o di scatenare violente esplosioni scagliando una lanterna contro delle taniche di benzina.

Proprio come accadeva in Breath of the Wild, anche qui l'esplorazione è scandita da un sistema di gestione della stamina, che si consuma rapidamente ogni qual volta si scala una parete troppo ripida, si plana in aria con un lenzuolo fatto di foglie e arbusti, o si nuota nelle colorate e variopinte profondità marine. Curiosamente, è proprio l'indicatore della stamina a fare le veci della barra della salute: quando Tchia la esaurisce perde subito i sensi e si risveglia all'ultimo punto di salvataggio.

Ogni azione di Tchia consuma stamina, anche volteggiare con il suo paracadute
Ogni azione di Tchia consuma stamina, anche volteggiare con il suo paracadute

Dopo diverso tempo speso a muoversi per l'isola, dobbiamo ammettere che al netto delle sue tante qualità e di una discreta dose di fascino, l'open world di Tchia si è rivelato alla prova dei fatti oltremodo anacronistico, punteggiato com'è di attività spesso insipide e ripetitive, degne dei peggiori Assassin's Creed. Si raggiunge un punto d'osservazione, si ricevono le posizioni esatte dei luoghi d'interesse disseminati in quell'area, e si procede alla metodica pulizia della mappa senza mai imbattersi in un segreto o in un evento casuale, trovandosi a girovagare per l'isola con l'unico scopo di accumulare potenziamenti alle capacità di Tchia. Non il massimo, per un gioco che è interamente incentrato sull'esplorazione.

Le prime due ore nella Nuova Caledonia realizzata dai ragazzi di Awaceb ti fanno tornare bambino. L'arcipelago di Tchia è uno sconfinato parco giochi che nasconde sorprese ad ogni angolo, un mondo sandbox ricettivo agli stimoli del giocatore, che ti sfida costantemente a metterlo alla prova per scatenare, ancora una volta, tutto il tuo stupore quando tira fuori dal cilindro l'ennesima meraviglia inaspettata. Poi, lentamente, comincia a calare la polvere. Le novità finiscono, anche perché la varietà di attrattive sulla mappa è fortemente limitato, e non esiste un sistema di combattimento che possa stemperare la monotonia. Si salvano i momenti più evocativi della trama principale legati all'ukulele della protagonista, ma la storia è ancora un'incognita, anche se non vediamo comunque l'ora di giocarla.

CERTEZZE

  • Uno splendido parco giochi pieno di sorprese
  • Il mondo è molto ricettivo agli stimoli del giocatore
  • Colmo di momenti musicali molto evocativi

DUBBI

  • L'effetto sorpresa quanto dura?
  • L'open world è vecchio di due generazioni
  • Qualità e varietà delle missioni principali tutte da testare