Objection! C'è un che di catartico nel momento in cui il giovane e inesperto Ryūnosuke Naruhodō tuona quella parola diventata marchio di fabbrica della serie Ace Attorney: schiacciato da un processo in cui tutto sembra remare contro di lui, dubbioso nei confronti delle proprie capacità, il ventitreenne studente di legge durante il periodo Meiji in Giappone scopre in sé lo stesso fuoco che animerà, un secolo dopo, il suo discendente Phoenix Wright (Naruhodō Ryūichi in originale).
The Great Ace Attorney Chronicles ci riporta nelle sale di tribunale a cinque anni dall'ultimo capitolo, Phoenix Wright: Ace Attorney - Spirit of Justice, sesto nella linea principale, rendendo finalmente disponibile in Occidente due ottimi prequel rimasti finora confinati in Giappone. The Great Ace Attorney: Adventures e The Great Ace Attorney 2: Resolve sono infatti ottimi non solo per la loro narrativa coinvolgente ma soprattutto perché arricchiscono il gameplay con nuove meccaniche che rendono ancora più avvincenti le battaglie in aula. In attesa della recensione, abbiamo provato parte del gioco e ricordarci quanto Ace Attorney entusiasmi e innervosisca al contempo.
Scopriamo The Great Ace Attorney Chronicles nel nostro provato su PS4 (giocato in retrocompatibilità su PS5).
Un periodo storico importante
Il pregio di The Great Ace Attorney Chronicles, almeno per quanto ci riguarda, è averci spinto ad approfondire le nostre risibili conoscenze di un periodo storico di grande importanza per il Giappone: la restaurazione Meiji, occorsa nel 1868, fornì alla nazione una forma di monarchia costituzionale, riconsegnando il potere all'imperatore dopo secoli di dominio degli shogun e portando nel 1889 alla stesura della Costituzione basata sul modello prusso-tedesco. Prima di allora non esisteva una costituzione scritta e per l'unico sistema giuridico noto si deve risalire al VI secolo (nel tardo periodo Asuka e all'inizio del periodo Nara) con il ritsuryō - basato sulle filosofie del confucianesimo e del legalismo cinese.
In breve, descriveva un governo basato su una burocrazia meritocratica elaborata e teoricamente razionale, e il suo l'ultimo codice, il codice Yōrō emanato nel 752, era ancora in vigore al momento della Restaurazione Meiji. Nella pratica era però ben diverso e il ritsuryō era diventato in larga parte una formalità vuota già a metà del periodo Heian nel X e XI secolo; perse poi totalmente valore con l'istituzione del governo militare dello Shogunato di Kamakura nel lontano 1185.
Da qui si comprende l'importanza di una costituzione scritta, che tuttavia fu oggetto di accesi dibattiti all'interno e all'esterno del governo sin dagli inizi del periodo Meiji. Qualsiasi cosa somigliasse alla democrazia o al repubblicanesimo veniva visto con sospetto e l'oligarchia conservatrice Meiji guardava con più favore a un approccio gradualista. Il 21 ottobre 1881, Itō Hirobumi fu scelto per presiedere un ufficio governativo con lo scopo di analizzare diverse forme di governo costituzionale al fine di trovare il giusto equilibrio tra la sovranità conferita alla persona dell'Imperatore e una legislatura rappresentativa eletta con poteri che avrebbero limitato quello del sovrano.
Perciò, nel 1882, Itō guidò una missione all'estero per osservare e studiare molteplici situazioni in prima persona: a partire dalla Costituzione degli Stati Uniti, respinta poiché "troppo liberale", fino ai modelli spagnoli e francesi a loro volta rigettati data la tendenza al dispotismo, Itō trovò di maggior interesse il Reichstag e le strutture legali dell'Impero tedesco, in particolare quello della Prussia, ma anche il sistema britannico di Westminster. Occorsero sei anni per presentare all'imperatore la versione finale della costituzione (aprile 1888), un anno ancora per promulgarla (11 febbraio 1889) e infine un ulteriore anno e mezzo perché entrasse in vigore (29 novembre 1890).
L'antenato di Phoenix Wright
Questo rapido riassunto ci serve per avere un'idea delle basi da cui si sviluppa l'avventura di Ryunosuke Naruhodo: studente di legge alla Imperial Yumei University, si trova suo malgrado coinvolto in un caso di omicidio nientemeno che nel ruolo dell'assassino. Accusato di aver ucciso uno stimato professore inglese di passaggio in Giappone, Ryunosuke si troverà tra l'incudine e il martello di un processo molto più delicato di quanto sembri poiché è ancora fresco il trattato firmato tra Giappone e Gran Bretagna.
Qui è dove inizia la sua e la nostra avventura, in una battaglia senza esclusione di colpi dove impareremo le basi del gioco cercando di dominare un processo che, va detto, rasenta abbastanza l'assurdo. Ace Attorney è sempre stata sopra le righe, senza la pretesa di riportare fedelmente quello che succede in un tribunale, ma dobbiamo ammettere che l'introduzione è stata orchestrata in un modo che oscilla pericolosamente tra l'interessante e il molto frustrante.
Con la scusa di un sistema giuridico neonato e dei delicati rapporti tra le due nazioni, l'inizio di The Great Ace Attorney Chronicles non ci è parso tra i migliori, pieno di situazioni che - pur accettando la stravaganza della serie - avrebbero reso ridicolo e poco credibile qualunque processo. Non aiuta l'eccessiva verbosità del gioco, che tende a ripetere le stesse cose più volte: sia per quanto riguarda lo scontro in aula di per sé, con ovvietà così palesi da non essere davvero necessarie, sia per i tutorial che vengono fin troppo spesso stressati portando a dover eliminare tutte le opzioni a disposizione prima di dover proseguire. L'inesperienza di Ryunosuke giustifica fino a un certo punto un susseguirsi di assurdità che solo in pochi momenti fanno percepire l'ardore tipico di uno scontro verbale.
Per fortuna, dopo un inizio farraginoso il gioco si fa più di ampio respiro grazie anche all'introduzione del personaggio di Herlock Sholmes: controparte videoludica del ben noto detective nato dalla penna di Conan Doyle, questo bizzarro personaggio vede il suo nome cambiato solo in fase di localizzazione proprio per una questione di diritti. Ciononostante si è scelto di omaggiare la seconda raccolta di storie scritte da Maurice Leblanc, Arsène Lupin versus Herlock Sholmes, assegnando comunque all'investigatore una connotazione letteraria - in giapponese, invece, si chiama ancora Sherlock Holmes.
Considerato il comportamento e la fallacia del personaggio, chiamarlo Herlock Sholmes lo fa apparire come una parodia e si sposa benissimo con la sua caratterizzazione. Ryunosuke lascia il Giappone per andare in Gran Bretagna ad apprendere tutto il possibile per quanto concerne la legge e la sua applicazione, così da riportare queste nozioni in patria, e proprio nel corso del viaggio farà la conoscenza di Sholmes: non solo, i due daranno vita a una vera e propria danza di deduzioni che amplia un gameplay consolidato rendendolo ancora più piacevole da giocare. Ci saranno occasioni in cui Sholmes sciorinerà una serie di conclusioni assurde ed errate (non abbiamo ancora capito se lo fa apposta o meno) che toccherà a noi correggere sfruttando la profonda capacità di osservazione del protagonista: all'atto pratico, si tratta di analizzare la scena in questione e trovare l'elemento dissonante che va ad aggiustare le uscite di Sholmes, dando più senso all'indagine. Dobbiamo ancora capire fino a che punto si spingeranno in termini di complessità, perché la risoluzione delle diverse situazioni è stata molto semplice.
Dove The Great Ace Attorney Chronicles mostra più il fianco è nell'estetica: sicuramente un po' più rifinito degli originali su Nintendo 3DS, presenta comunque tratti spigolosi, in particolare se si va a guardare i dettagli. Nel complesso rimane godibile, anche grazie all'espressività dei personaggi e al loro essere spesso sopra le righe come character design.
Al di là di un prologo che non definiremmo entusiasmante, tra messa in scena ed eccessiva verbosità, il gioco promette di spiccare il volo e portarci ad assaporare un gameplay familiare nelle sue meccaniche ma arricchito qua e là da dinamiche pronte a renderlo ancora più interessante: sulla narrativa in sé ci sentiamo abbastanza fiduciosi, sebbene le somme siano al solito da tirare alla fine, mentre sull'esperienza ludica in sé speriamo in una graduale complessità dei singoli casi e, di riflesso, delle battaglie in tribunale che ne seguiranno. Straniero in terra straniera, Ryunosuke è pronto a muovere i suoi primi passi da futuro avvocato e noi con lui.
Nonostante il prologo non si sia rivelato tra i migliori, pur avendo dalla sua un caso interessante, The Great Ace Attorney Chronicles dimostra di aver imboccato la strada giusta proponendo un gameplay familiare ai veterani della serie ma pronto ad arricchirsi con alcune novità che lo rendono ancora più piacevole da giocare. Danzare sulle deduzioni di Herlock Sholmes, mettere all'angolo i testimoni che si mostrano più insicuri, affrontare un sistema giuridico sconosciuto ai canoni giapponesi, sono tutte prove che dovremo affrontare assieme a Ryunosuke in quello che si prospetta essere un crescendo di casi sempre più articolati. La mancanza di un doppiaggio (eccezion fatta per i filmati) potrebbe scoraggiare chi non si sente invogliato a leggere righe e righe di testo ma, se la narrazione si rivelerà meritevole, si potrebbe benissimo chiudere un occhio a riguardo. Non convince invece l'ennesima, mancata localizzazione italiana, soprattutto considerando la fama della serie.
CERTEZZE
- Gameplay familiare ma arricchito di diverse novità
- Dopo un inizio lento, la narrazione sembra ingranare
- Personaggi ben caratterizzati, in particolare Herlock Sholmes
DUBBI
- Graficamente migliore dell'originale ma lo sforzo è stato minimo
- Ancora una volta si sente la mancanza della localizzazione italiana