Welcome to a new world…
E’ la prima cosa che salta all’occhio ed è l’aspetto del gioco che più ha fatto discutere e incendiato gli animi, ovvero il nuovo look in cel shading diametralmente opposto a quello, altamente realistico, della demo presentata allo SpaceWorld 2000. Da utente dubbioso della prima ora, non posso che manifestare adesso pubblicamente tutta la mia approvazione per la scelta operata da Nintendo. Il nuovo look è quanto di più appropriato e azzeccato per un gioco della serie di Zelda, tanto da far sembrare in realtà quasi inadeguate le scelte stilistiche operate in Ocarina of Time e Majora’s Mask. Kaze no Takuto è un cartone animato, è una favola fatta a cartone animato, e lo stile scelto si adatta perfettamente all’idea di mondo virtuale, di favola digitale, che si vuole rappresentare. I personaggi sono dotati di anima ed esprimono alla perfezione ogni emozione: un risultato difficilissimo da ottenere dal media videogioco.
Per creare il suo nuovo mondo Nintendo ha usato il meglio. Non vi fate ingannare dall’apparente semplicità delle immagini, le tecnologie alla base di Kaze no Takuto sono all’avanguardia, forse una delle più alte applicazioni in campo videoludico di routine tridimensionali dell’ultima generazione. Il cel shading è perfetto, qualitativamente ben oltre le produzioni viste sinora, così come le animazioni, le ombre dinamiche in tempo reale, il self shading sugli oggetti, i molteplici effetti grafici e un curioso utilizzo del depth of field molto ravvicinato che contribuisce a ridurre al minimo i difetti di aliasing e ad aumentare la sensazione di profondità visiva. Una sensazione resa già forte dal fatto che il gioco, incurante della distanza del giocatore, renderizza in scioltezza anche gli oggetti più remoti: sì, da un punto diametralmente opposto di uno stage è possibile scorgere ad occhio nudo ciuffi d’erba lontanissimi, ovviamente animati al vento. La mole di dettagli, la cura per i particolari, le leggi fisiche applicate agli oggetti (il flusso del vento influenza praticamente ogni cosa, dall’ondeggiare di piante, di abiti e di capelli dei personaggi al movimento di particelle sospese nell’aria) sono impressionanti. E tutto questo animato a trenta fames al secondo, senza nessuna incertezza nemmeno nei momenti più affollati.
Welcome to a new world…
Il DNA della serie è immutato in Kaze no Takuto, ma ogni elemento è riproposto più in grande, tutto è elevato all’ennesima potenza. Il sistema di controllo è concettualmente simile a quello di Ocarina of Time/Majora’s Mask, ma opportunamente migliorato in molteplici aree. E’ ad esempio possibile muoversi a carponi ovunque, ed è assai più efficace il sistema di gestione della telecamera che può essere affidata al gioco o può essere orientata manualmente con un semplice tocco del C-Stick. Una doppia soluzione in grado di restituire l’angolazione ottimale pressochè in qualsiasi situazione.
La libertà di movimento e d’azione è disarmante. E’ possibile interagire praticamente con ogni oggetto su schermo, divertendosi anche solo ad avvicinarsi di soppiatto a innocui maialini, sollevarli, gettarli in acqua e vederli nuotare lentamente fino a riva e scrollarsi l’acqua di dosso una volta giunti sulla spiaggia. Oppure tagliando a spadate ciuffi d’erba e arbusti: alcune locazioni ne sono pieni, un vero e proprio invito a provare il filo della propria lama su innocui vegetali. Kaze no Takuto propone input continui, sta al giocatore decidere di volta in volta quali elementi cogliere e quali invece tralasciare per affrontarli magari in un secondo momento. Si possono compiere solo le azioni necessarie per proseguire, o farsi rapire da innumerevoli minigame, percorsi ed eventi alternativi, perdendosi nel mondo-gioco più complesso e completo mai creato. Più si prosegue nel gioco e più cresce il numero di elementi di gameplay a disposizione del giocatore, una fonte continua di nuovi stimoli. Nel corso delle prime ore si conquista la possibilità di avventurarsi per mare sulla nuova barca a vela parlante, degna sostituta di Epona, e l’utilizzo della ‘bacchetta’ per comandare il vento, due degli elementi chiave di questo nuovo Zelda. Per rendersi conto della vastità del gioco basta dare un’occhiata alla mappa quando si solcano per la prima volta da soli le onde dell’oceano: oceano di nome e di fatto. Gli Hyrule Field impallidiscono al confronto.
Il sistema di combattimento è notevolmente migliorato. Di immutato resta solo l’utilizzo dello Z-targeting (L-targeting qui, visto il tasto utilizzato) per bloccare la visuale e concentrarsi su un solo nemico. I combattimenti richiedono ora una maggior dose di tattica, sono più avvincenti, frenetici e divertenti. Le mosse a disposizione di Link cambiano in relazione alla combinazione di tasti premuta e alla posizione del nemico, ed è stata introdotta la possibilità di infliggere un colpo letale con la semplice pressione del tasto A quando ci si trova in una particolare posizione rispetto all’aversario. Ovviamente l’intelligenza artificiale dei nemici è aumentata, così come l’interazione con gli stessi: è possibile disarmarli, osservando poi le loro reazioni o raccogliendo l’arma per usarla contro di loro, oppure farli colpire a vicenda. Basta mettersi nella giusta posizione, scansarsi all’ultimo istante ed assistere al risultato…
Nota curiosa: ogni colpo sferrato genera una nota musicale, che si integra alla perfezione nell’incalzante soundtrack, ovviamente dinamica. L’effetto finale è notevole e originale.
Welcome to a new world…
Anche l’elemento narrativo, solitamente presente in tono minore nella saga di Zelda, è amplificato in Kaze no Takuto. La mole di dialoghi è notevole, la trama complessa e avvincente, ricca sin da subito di colpi di scena continui. E proprio ciò porta alla scontata domanda: vale la pena acquistare la versione giapponese? La lingua è un grosso ostacolo? Senza conoscere un solo kanji è possibile avanzare nel gioco senza troppi problemi andando per tentativi, ma è ovviamente impossibile seguire la trama e gustarsi molte delle chicche proposte. Ma resistere fino a marzo per la versione statunitense nell’assai più comprensibile lingua inglese è duro. Se volete tentare nell’impresa, onorevole proposito, cercate in ogni modo di evitare di vedere il gioco. Prendere in mano il pad anche solo per cinque minuti porta inevitabilmente all’acquisto immediato, io vi ho avvisati.
Concludiamo questa breve descrizione con un paio di note tecniche. Kaze no Takuto supporta il progressive scan e l’audio multicanale in Dolby Pro Logic II. E speranzosi di avervi reso partecipi, almeno un pochino, delle emozioni che si provano immergendosi nel nuovo Zelda, vi invitiamo a seguire le nostre pagine digitali per tutta la settimana. Le sorprese non mancheranno.
Ormai è da anni che scrivo di videogiochi. E, curiosa coincidenza, il caso vuole che sia stato proprio The Legend of Zelda: Ocarina of Time il primo gioco di cui mi sono occupato nel lontano 1998. E ora mi trovo davanti a un monitor e a una tastiera in una situazione piuttosto imbarazzante. Non so cosa scrivere. O meglio, so cosa scrivere, ma non so da che parte iniziare e, soprattutto, non so tra quante pagine potrei finire. E’ l’effetto più deleterio di Kaze no Takuto: ti lascia senza parole, senza fiato, schiacciato sotto una mole enorme di input, di idee, di trovate. Si inizia a scrivere e, rileggendo dopo un po’ qualche riga fresca di battitura, ci si accorge di non riuscire a comunicarne realmente la natura, l'essenza. Ci sono troppe cose da dire, e troppe poche righe a disposizione. Viene da riassumere tutto in uno stringato “giocatelo” o “almeno provatelo”. Ma lo so che non vi basta, vi conosco bene ormai. E allora io ci provo, già conscio che il risultato finale non sarà all'altezza, ed ecco le prime impressioni dopo circa quattordici ore di gioco.