Non sono molte le serie di videogiochi ad ambientazione storica che possono vantare lo stesso pedigree di Total War, la fortunata dinastia di titoli strategici firmata da Creative Assembly, che negli ultimi 20 anni ha declinato il concetto di "guerra totale" applicandolo a pressoché qualsiasi epoca della storia umana. Dalle praterie europee del periodo Napoleonico all'unificazione del Giappone feudale, dall'ascesa dell'Impero Romano alla lotta tra Wei, Shu e Wu per il controllo della Cina dei Tre Regni, la serie ha esplorato tutti i più importanti teatri del passato (e non solo, basti pensare ai riuscitissimi Total War: Warhammer), al punto che trovarne di nuovi per impostare dei nuovi capitoli non dev'essere ormai un processo semplice, per lo studio britannico.
Replicando l'esperimento del 2020, anno in cui il team si era spinto oltre i confini dell'Età del bronzo per consegnarci uno spin-off sul mito della città di Troia, Creative Assembly si è adesso avventurata tra le sabbie dell'Antico Egitto per un capitolo della serie principale, Total War: Pharaoh, uno strategico caratterizzato da un gran numero di novità, che ambisce a proiettare la serie verso un nuovo ventennio di successi. L'abbiamo provato, e non vediamo l'ora di parlarvene.
Un'eredità nascosta tra le sabbie d'Egitto
A poco meno di un mese dal lancio ufficiale, fissato per l'11 ottobre 2023 su PC, Creative Assembly ha scelto coerentemente di focalizzare questo provato sulla campagna di Pharaoh che, seguendo una tradizione lunga ormai due decenni si poggerà sui due pilastri che hanno sorretto qualsiasi Total War mai uscito dalle fucine dello studio inglese. Parliamo ovviamente del tabellone strategico, quello che permette di amministrare ogni aspetto della propria fazione e muovere gli eserciti come fossero pedine su di una scacchiera, e la fase di battaglia, in cui si controllano manualmente le truppe del proprio schieramento nel corso di enormi combattimenti tra migliaia di soldati.
Questo fortunato binomio rimane alla base di questo capitolo, tuttavia l'incontro col gioco ci ha permesso di scoprire le tantissime novità che Creative Assembly ha introdotto alla formula classica dei Total War, quasi tutte derivate dal peculiare periodo storico che il team ha scelto come nucleo della nuova iterazione. L'azienda ha infatti avuto da sempre come principale priorità quella di realizzare delle simulazioni strategiche che fossero innanzitutto coerenti ed eccezionalmente accurate, ecco perché sviluppare un Total War ambientato nel 1.200 avanti Cristo, al culmine dell'Età del bronzo, ha reso necessarie diverse modifiche ai tanti sistemi tipici della saga.
Prima di addentrarci nelle novità di questo capitolo, che per la prima volta metterà a disposizione una campagna totalmente personalizzabile nelle opzioni, cominciamo col parlare dalle fazioni disponibili in Pharaoh che, come accaduto negli ultimi Total War, non coincidono necessariamente con degli interi popoli, ma piuttosto con alcune figure storiche di enorme rilievo, i cui nomi in geroglifico sono ancora facilmente individuabili sulle pareti di molti templi sulle sponde del Nilo. Il titolo mette a disposizione tre civiltà, gli Egizi, i Cananei e gli Ittiti, e per ciascuna avremo accesso ad alcuni personaggi da interpretare, anche se lo scopo di una campagna, per ognuno di loro, sarà fondamentalmente lo stesso.
Da Ramses a Seti, dalla regina Tausret al grande sovrano ittita Suppiluliuma, fino ai regnanti cananei Irsu e Bay, l'obiettivo della campagna di Total War: Pharaoh sarà quello di prevalere su tutti gli altri contendenti al trono di faraone, assoggettando politicamente e militarmente tutta quell'ampia area geografica bagnata dal Mar Mediterraneo che va dall'Egitto ai confini dell'attuale Turchia. La scelta di focalizzare la sessione su di un generale è accompagnata dall'ormai familiare micro-gestione delle sue capacità, che dipenderanno non solo dai potenziamenti ottenuti tramite l'accumulo di punti esperienza, ma anche dalle specificità dell'equipaggiamento indossato, che influirà direttamente sulla grandezza del sovrano.
Ascendere a divinità
Conquistare il trono ed ascendere al ruolo di Dio Re non sarà però tanto semplice, dal momento che l'attuale faraone è ancora in vita e per prenderne il posto dovremo accendere la miccia di una vera e propria guerra civile che si innescherà solo nel momento in cui avremo acquisito sufficiente Legittimità, una nuova valuta attorno alla quale ruotano tantissime meccaniche di Pharaoh. La Legittimità indica quanto il nostro personaggio viene riconosciuto come una concreta alternativa al potere precostituito, e non si ottiene solo attraverso le vittorie militari. Questo vuol dire che, a differenza di tanti altri Total War, l'espansione territoriale non sarà l'unica chiave capace di condurre alla vittoria.
No, nell'Egitto del 1200 a.C. il faraone veniva legittimato anche e soprattutto dalla sua natura divina, ecco perché una buona strategia per alimentare le proprie rivendicazioni sarà quella di impossessarci dei territori che la nostra cultura ritiene sacri ed erigere maestosi monumenti dedicati a celebrare la nostra grandezza. Lo sviluppo dell'impero passa da un sistema economico abbastanza diverso da quelli tipicamente presenti nella maggior parte dei Total War, ma piuttosto simile a quello intravisto in Troy, l'altro capitolo della serie ambientato nell'Età del bronzo.
Prima dell'avvento delle società elleniche e dell'Antica Roma, l'umanità si affidava al baratto anziché all'oro e al denaro, per questo in Pharaoh la prosperità di una fazione sarà sempre rappresentata dalla sua capacità di generare un gruppo di quattro risorse, cibo, pietra, legname e bronzo, mentre l'oro esprime solamente una valuta di contorno che regola gli scambi e il reclutamento delle unità d'élite. Curiosamente, abbiamo trovato che una delle risorse in assoluto più preziose negli equilibri del gioco sia la forza lavoro, una riserva specifica per ogni provincia, e necessaria a costruire qualsiasi struttura tra i confini dell'impero: durante la prova, abbiamo dovuto gestirla accuratamente, perché non averne abbastanza paralizza lo sviluppo, mentre averne troppa e non impegnarla conduce a un'instabilità politica considerevole. Sì, esattamente come ne Il principe d'Egitto.
Una volta conquistata la posizione che ci spetta per diritto divino, la campagna di Pharaoh entrerà nel vivo, grazie alla meccanica dei Pilastri della civiltà, volta a simulare i profondi mutamenti che portarono al collasso delle più grandi società dell'Età del bronzo. Col passare dei turni, il mondo si troverà ad affrontare eventi catastrofici e carestie, ma anche le incursioni dei cosiddetti Popoli del Mare, degli invasori che periodicamente metteranno a durissima prova la difesa dell'impero egizio. Starà a noi stabilire se il regno sopravvivrà alla fine dei grandi imperi, o se seguirà il corso della storia scomparendo tra le sabbie del deserto.
La guerra del 1200 a.C.
Per quel che riguarda le battaglie, anche in questo caso Creative Assembly ha proposto un pacchetto di novità studiate per adattare la formula classica della serie a un periodo storico in cui gli eserciti non erano sostenuti da chissà quale apparato strategico. Una delle principali discontinuità risiede nella totale assenza della cavalleria, la cui scomparsa non sbilancia più di tanto quel tipico equilibrio in stile carta-forbice-sasso che da 20 anni regola le unità di qualsiasi Total War. Queste infatti hanno ancora punti di forza e debolezze, oltre a comportarsi in modo diverso in base al terreno su cui si sta svolgendo lo scontro.
La cosa interessante è che potremo scegliere con cura la superfice dove avverrà la battaglia per trarne il massimo vantaggio, ma venire comunque sorpresi dal nuovo sistema di meteo dinamico, che promette di rendere realmente imprevedibile ogni confronto. Una tempesta improvvisa, ad esempio, potrà non solo influire drammaticamente sulla precisione delle unità da tiro, ma lasciare la mappa avvolta nel fango, cosa che influirà sull'efficacia dei soldati dotati di armatura pesante. Insomma, anche grazie all'introduzione di novità come le posizioni di combattimento e il degrado delle armature, Pharaoh promette di offrire delle battaglie con uno straordinario grado di complessità, una buona notizia per chi pensava che un Total War ambientato nell'Età del bronzo avrebbe offerto ben poca profondità.
Principalmente a causa del periodo storico che lo studio ha scelto per questo capitolo, Total War: Pharaoh si prospetta un'iterazione sicuramente atipica, ma proprio per questo in grado di introdurre quell'ampio pacchetto di novità che gli appassionati degli strategici firmati da Creative Assembly attendevano da tempo. Abbiamo avuto appena il tempo sufficiente per grattare la superficie dei molti sistemi del gioco, ma non nascondiamo un certo ottimismo nei confronti di Pharaoh, anche se il gioco si trascina sulle spalle la pesante responsabilità di riportare la serie alla sua perduta grandezza.
CERTEZZE
- Un periodo storico d'enorme fascino
- Le battaglie hanno mantenuto un buon livello di profondità strategica
- L'idea del mondo che sprofonda nel caos ci sembra azzeccata
DUBBI
- Le fazioni giocabili non sono molte e offrono poca varietà