Ora che Valkyrie Elysium è letteralmente dietro l'angolo, dato che il 29 settembre uscirà per PlayStation 4 e PlayStation 5, e l'11 novembre su PC, vale la pena fare un passo indietro e ripensare a questa serie di JRPG che, probabilmente, le nuove generazioni conoscono pochissimo, ma che ha qualcosa in comune con un'altra, forse non proprio famosissima, ma comunque già più conosciuta: Star Ocean. Le due opere hanno origine negli studi di uno sviluppatore nipponico che si concentra sui giochi di ruolo sin dal 1996, anno in cui uscì proprio il primo Star Ocean. Parliamo di tri-Ace, che ha lavorato a braccetto con Square Enix per tutti questi anni, ma che stranamente non si occuperà dello sviluppo di Valkyrie Elysium, affidato invece a Soleil Inc.
Se il nuovo titolo della serie Valkyrie (Profile) riuscirà a centrare il bersaglio è ancora tutto da vedere. Sono molte le incognite a riguardo, a cominciare dal fatto che è stato annunciato a sorpresa solo lo scorso marzo e quindi non rientra esattamente in quella fascia di titoli tripla A che attraversano lavorazioni lunghe e pubblicizzate, ma questo può voler dire tutto e niente. Il problema è che la serie è un po' schizofrenica e prevedere la traiettoria non è facilissimo.
Nelle prossime righe ripercorriamo la storia di Valkyrie Profile e vi spieghiamo perché.
Valkyrie Profile
Partiamo dal principio: Valkyrie Profile. Tra il 1999 e il 2000 esce in Giappone e in Nord America su PlayStation, ma noi europei abbiamo dovuto aspettare ben sette anni per giocarlo legittimamente su PSP nella sua seconda incarnazione, intitolata Valkyrie Profile: Lenneth. All'uscita, tuttavia, Valkyrie Profile è un titolo sfolgorante. Non tanto per le sue qualità tecniche - in fondo, mischia un 3D appena abbozzato con sprite bidimensionali di qualità discreta - ma per la struttura di gioco che si rivela tra le più originali e ispirate in un decennio considerato tra i più prolifici in fatto di JRPG.
La storia segue le peripezie di Lenneth, una Valchiria che ha il compito di reclutare i più grandi guerrieri di Midgard perché combattano come Einherjar nell'Aldilà norreno per conto di Odino. Il gioco, diviso in capitoli, ci vede cercare questi personaggi in giro per il mondo e microgestire tempo e risorse per addestrarli prima che muoiano. La trama, segmentata, ci racconta soprattutto le loro tragiche storie.
Lenneth all'inizio non ha una personalità ben definita, ma via via che l'intreccio si scioglie, i segreti del suo passato tornano a galla e la storia prende una piega sorprendentemente adulta, che si conclude in tre finali diversi. Oltre a concedere una notevole libertà di scelta nella progressione, Valkyrie Profile tentava una strada differente per quanto riguardava il gameplay. I dungeon si esploravano come in un vero e proprio platform, nonostante brulicassero di puzzle ambientali e nemici visibili a schermo: entrando in contatto con essi, il gioco caricava una schermata di combattimento separata.
Anche il sistema di combattimento era particolarmente ingegnoso. Nel turno del giocatore, Lenneth e i suoi tre compagni di battaglia sono assegnati ai tasti frontali del controller: premendoli in sequenza, i personaggi concatenano i loro attacchi, riempiendo l'indicatore Hit Gauge che, raggiunto il tetto massimo, innesca una sorta di spettacolare colpo finale. Il giocatore, tuttavia, deve tenere conto delle caratteristiche dei combattenti selezionati, le armi che impugnano e che determinano le loro abilità, i tempi di ricarica degli incantesimi e così via. Senza contare che se Lenneth muore e non viene rianimata entro tre turni, è Game Over.
Valkyrie Profile è senza dubbio uno dei titoli più importanti di tri-Ace e Lenneth è diventata in poco tempo un personaggio iconico, non solo trai fan, ma compare anche negli altri giochi dello sviluppatore nipponico: la Valchiria a volte è un boss segreto (Star Ocean: Till the End of Time) e a volte un personaggio reclutabile (Radiata Stories). Sostenuto da una narrativa solenne e da una colonna sonora straordinaria - composta da Motoi Sakuraba, che avrebbe poi curato le musiche nei giochi successivi - Valkyrie Profile faticò a imporsi a causa di una struttura che, senza riuscirci davvero, cercava un compromesso tra i JRPG vecchia scuola e quelli più moderni e lineari.
Se intendete giocarlo o rigiocarlo e proprio non volete proprio aspettare la versione in uscita a fine mese per PlayStation 4, PlayStation 5 e PC, potete recuperare quella proposta per Android e iOS qualche anno fa.
Valkyrie Profile 2: Silmeria
Valkyrie Profile 2: Silmeria esce su PlayStation 2 a cavallo tra il 2006 e il 2007 non solo in Giappone e negli Stati Uniti, ma anche sul territorio europeo, e da allora non è mai stato riproposto in nessun'altra versione. Il ché è un peccato, dato che si tratta di uno dei migliori JRPG sulla piattaforma Sony. Uno dei migliori, ma anche uno dei più complicati, non solo dal punto di vista del gameplay, ma anche della narrativa. Ambientato secoli prima di Valkyrie Profile, il nuovo gioco è sia un prequel che un sequel per un motivo molto semplice: la storia si svolge in un passato "alternativo" rispetto alla linea temporale di Valkyrie Profile, ed è proprio il motivo di questa dissonanza a collegare le trame dei due giochi, che sembrano autonomi solo in apparenza.
La trama sposta l'attenzione da Lenneth - che comunque è presente, e fondamentale, nelle ultime battute dell'avventura - a Silmeria, la sorella Valchiria intrappolata nel corpo della principessa Alicia di Dipan. Braccata da una terza Valchiria, Hrist, Alicia/Silmeria comincia un lungo viaggio per salvare prima il suo regno, e poi il mondo.
Sebbene Valkyrie Profile: Silmeria scarti il coloratissimo 2D per un motore grafico tridimensionale, l'esplorazione dei dungeon continua a ricordare i platform a scorrimento orizzontale/verticale. Le tempistiche di gioco sono più rilassate, ma ci sono molti più aspetti ruolistici da gestire e il sistema di combattimento, chiamato Advanced Tactical Combination o ATC, è sicuramente più intricato. L'impianto base è lo stesso, coi quattro personaggi nel party associati ai tasti del controller, ma durante il turno del giocatore ci si può muovere per schivare gli attacchi ad area dei nemici. Ogni movimento o attacco consuma AP e, se le combo riempiono un apposito indicatore, i personaggi possono scatenare i loro colpi finali, chiamati Soul Crush.
Una caratteristica nuova e interessante riguarda la possibilità di concludere i combattimenti in anticipo, sconfiggendo gli eventuali nemici contrassegnati come leader, e anche una dinamica che permette di attaccare determinate parti del corpo dei bersagli per indebolirli e ottenere oggetti aggiuntivi a fine battaglia. Anche in questo caso è possibile reclutare fine a venti Einherjar per partita, sbloccati a caso da una rosa di quaranta personaggi secondari in totale. Formando il party in precise combinazioni si sbloccano dialoghi e interazioni aggiuntive che definiscono le loro sottotrame e personalità.
Covenant of the Plume e Anatomia
La serie Valkyrie Profile conta anche due spin-off di un certo rilievo, usciti per Nintendo DS e sistemi mobile. Il più interessante, quello per la console portatile Nintendo, cambia parzialmente genere e passa allo strategico a turni con visuale isometrica. Si intitola Covenant of the Plume e ha per protagonista Wylfred, il figlio di un Einherjar che ha giurato vendetta contro Lenneth, la Valchiria che lo ha deportato, lasciandosi dietro solo una piuma. Quest'ultima svolge un ruolo determinante nella storia e nel gameplay perché consente a Wylfred di potenziare temporaneamente uno dei suoi compagni di battaglia: in cambio, quel personaggio sarà rimosso dal battaglione in via permanente alla fine dello scontro, ma il protagonista imparerà una nuova abilità. L'impiego della cosiddetta Destiny Plume influenza il finale del gioco.
Il sistema di combattimento mescola le dinamiche peculiari della serie con le battaglie in stile Triangle Strategy. Una volta ingaggiato un nemico sulla griglia isometrica, l'azione si sposta in un'altra schermata dove il giocatore decide l'ordine con cui attaccano i personaggi nella formazione, associati, come di consueto, ai tasti del Nintendo DS. Le combo caricano il solito indicatore che permette l'innesco delle devastanti Soul Crush.
Valkyrie Anatomia: The Origin, infine, è un titolo mobile del 2016, pubblicato poi in tutto il mondo nel 2019. La storia si svolge un indeterminato numero di anni prima di Valkyrie Profile e, sebbene sia un prequel, grazie a un escamotage narrativo si può considerare anche una specie di linea temporale alternativa. In questa circostanza, Lenneth si prepara al Ragnarok andando a caccia di Einherjar, che ovviamente, essendo il gioco un vero e proprio gacha, si ottengono casualmente e devono essere cresciuti, combinati e potenziati.
Purtroppo il titolo sviluppato da Dokidoki Grooveworks è deludente, sia perché la trama è davvero pretestuosa, sia perché insiste su dinamiche predatorie che si ispirano ai giochi precedenti. Gli AP, per esempio, diventano una risorsa che si esaurisce esplorando le mappe - formate da stanze e corridoi interconnessi - e che si ricarica col tempo o coi soldi reali. I combattimenti si svolgono alla maniera solita dei gacha, con la differenza che il giocatore può toccare i ritratti dei personaggi per farli attaccare nell'ordine più conveniente.
Sebbene viziato da una struttura che fa fin troppa leva sugli acquisti in-app e un fanservice contenuto, Valkyrie Anatomia non è completamente da buttare. Le musiche restano incantevoli, così come le illustrazioni che accompagnano la narrativa. Le Soul Crush, inoltre, sono tra le più spettacolari e curate della serie.
Ora tocca a Valkyrie Elysium riportare Valkyrie Profile in auge dopo tanti anni passati in sordina. Il nuovo sviluppatore, Soleil, ha puntato su una formula completamente nuova, sicuramente divisiva, ma non del tutto inaspettata: Valkyrie Elysium sarà un gioco d'azione in terza persona, che tuttavia mantiene alcuni aspetti della serie, come le combo, gli Einherjar e le Soul Crush. Ma riuscirà a imporsi in un mercato sempre più affollato e competitivo? Lo scopriremo tra poche settimane.