Viewfinder si è mostrato per la prima volta durante gli ultimi The Game Awards, con un trailer suggestivo che mostrava in rapida sequenza diverse applicazioni della sua meccanica principale. A marzo, durante la Game Developers Conference, abbiamo avuto occasione di provare la demo che da qualche giorno è disponibile anche su Steam e ne siamo usciti con quel piacevole misto di sorpresa, anticipazione e buonumore che questo genere di gioco riesce spesso a metterti addosso. Con "questo genere di gioco", intendiamo i puzzle game in prima persona che ruotano attorno alle suggestioni visive, al pasticciare con la prospettiva e le geometrie e, soprattutto, a sfruttare una dinamica centrale molto suggestiva per infondere nel giocatore un costante senso di sorpresa.
Un mondo da destrutturare
Viewfinder, o comunque la parte del gioco che è stata svelata fra il trailer e la demo, si incentra sull'utilizzare immagini e fotografie per risolvere enigmi modificando la struttura degli ambienti di gioco. O qualcosa del genere. Si prende una foto in mano, la si osserva, la si "posiziona" nello spazio davanti a noi e ci si rende conto che il contenuto della foto è diventato qualcosa di tangibile, reale, un luogo all'interno del quale ci possiamo muovere e con cui è possibile interagire. E non solo: quel luogo, ora, si trova esattamente dove l'abbiamo posizionato nello spazio, cosa che ci dà la possibilità di modificare le ambientazioni di gioco più o meno a piacere e plasmarle sulla base dei nostri bisogni. E già su questo c'è il primo momento di stupore, scoperta, esaltazione, ma poi si inizia a scavare per scoprire i vari strati di profondità nascosti dalla meccanica.
Tanto per cominciare, Viewfinder tiene conto dei giochi di prospettiva e dei rapporti di dimensione fra la foto che "appoggiamo" e l'ambiente circostante. Ciò per dire che il nuovo "luogo" che andiamo a creare sarà posizionato esattamente come l'abbiamo messo noi e con delle dimensioni dettate da quelle della foto stessa.
Questo, unito al fatto che in breve tempo ci si ritrova per le mani una macchina fotografica istantanea (stile Polaroid) con cui fotografare quello che ci pare, dona un discreto livello di libertà nel pasticciare con gli ambienti. Ma facciamo un esempio concreto, il più semplice: scattiamo una foto a un palazzo sulla distanza, o anche solo a un lato di quel palazzo, posizioniamo la foto in orizzontale o in diagonale e il muro di quel palazzo diventa una struttura concreta, tridimensionale, che può fare da ponte per superare un abisso o da rampa per salire sopra a una struttura. Ma se l'obiettivo è di passare al di là della struttura in questione, si può fotografare un varco e applicarlo alla parete, o magari possiamo posizionare un palazzo "sdraiato" di lato e girare attorno. Insomma, le soluzioni possibili e i margini di interpretazioni si sprecano anche attorno agli enigmi più semplici, figuriamoci quando Viewfinder accelera sul fronte del surreale.
Soluzioni fuori di testa
Nella parte iniziale della demo, si ha a che fare con una fotografia che ritrae... una fotografia. Posizionandola, è possibile entrare al suo interno e raccogliere la fotografia. Questo significa che possiamo potenzialmente ripetere il trucco all'infinito e, facendolo, possiamo utilizzare il pavimento della foto per costruire un lungo ponte tramite cui raggiungere un luogo lontano. Spiegata a parole, la cosa non è magari chiarissima, ma giocando si impiega davvero poco a comprendere le dinamiche e ci si ritrova subito impegnati a sperimentare e divertirsi con le soluzioni possibili. A un certo punto si trovano appoggiate su un tavolo due stampe da schermate di videogiochi "retro", chiaramente ispirate a Tetris e Mega Man.
Posizionando quelle foto, si generano gli elementi in esse contenuti, che diventano interattivi. A quel punto, possiamo per esempio usare il potenziamento "alla Mega Man" contenuto nella foto per potenziare la nostra abilità di salto e scavalcare un muro. E possiamo anche usare più volte la foto per accumulare potenziamenti e saltare ad altezze vertiginose! Tutto questo, tra l'altro, non è nemmeno obbligatorio: durante la nostra prova della demo, inizialmente non abbiamo neanche fatto caso alle stampe in questione e ci siamo messi a posizionare edifici come rampe per scavalcare l'ostacolo... Era una soluzione altrettanto valida!
Ricomincio da capo
Chiaramente, nel pasticciare con le ambientazioni applicandovi sopra immagini che le modificano, si rischia costantemente di commettere errori irreparabili, magari rendendo irraggiungibile un'uscita o eliminando dall'esistenza un macchinario indispensabile. Giunge però in nostro soccorso l'opzione di rewind, che permette di riavvolgere il tempo e "annullare" quindi le azioni compiute, per compiere poi nuovi tentativi di manipolazione dello spazio. Si tratta di una possibilità benvenuta, che probabilmente diventerà sempre più utile con il progressivo complicarsi delle dinamiche di gioco e che è lecito attendersi di trovare a un certo punto anche coinvolta nelle necessità da applicare alla risoluzione di qualche enigma. Ma di sicuro è utile anche perché le possibilità sono davvero tante, e non necessariamente tutte intuibili a un primo sguardo. Serve una batteria per attivare un macchinario? Magari possiamo recuperarla da una foto scattata a quella batteria nascosta là in fondo. Tra l'altro, basta posizionare la foto in orizzontale ed ecco che la batteria ne casca comodamente fuori, proprio dove ci serve. E se invece piazziamo qui questa foto dallo stile grafico diverso, che succede? Succede che possiamo entrarvi dentro e ritrovarci in un altro mondo. Che senso hanno queste immagini piazzate in questa maniera? Aspetta, aspetta, proviamo un attimo a spostarci per osservarle dalla prospettiva corretta e vediamo che succede... Oh, abbiamo un nuovo oggetto da utilizzare!
La quantità di idee e possibilità espresse in una semplice demo da mezz'oretta è già stupefacente e fa venire una voglia enorme di scoprire tutto quello che il gioco completo potrà offrire. Oltretutto, non si vive di sole idee e Viewfinder ha dalla sua anche una bella atmosfera e un'estetica azzeccatissima, con una realizzazione tecnica che lascia a bocca aperta per la pulizia ed efficacia dell'effetto di transizione da foto a strutture reali che si manifestano negli ambienti di gioco. Insomma, qui c'è il potenziale per un piccolo capolavoro, potenziale che per altro nei giorni scorsi è stato riconosciuto a uno fra i principali appuntamenti europei per quanto riguarda la scena dello sviluppo indipendente. Viewfinder si è infatti portato a casa il premio per il miglior gameplay e quello per il gioco dell'anno nella competizione dedicata agli indie durante il Reboot Develop Blue di Dubrovnik. Insomma, è proprio un gioco da tenere d'occhio, stando attenti a usare la prospettiva corretta.
Viewfinder è un puzzle game in prima persona incentrato su un concetto entusiasmante, dal grande impatto visivo e che si presta fra l'altro bene all'interpretazione del giocatore, con buoni margini per trovare soluzioni diverse allo stesso enigma. Il potenziale è altissimo.
CERTEZZE
- Le idee alla base del gioco sono entusiasmanti
- La natura degli enigmi genera situazioni visivamente spettacolari
- Ci sono i margini per avere varie possibili soluzioni ai puzzle
DUBBI
- Riuscirà a sostenere sulla distanza l'entusiasmo che genera al primo impatto?