"Il 4 novembre 2008 fui contattata da uno studio di Vancouver per progettare e sviluppare un ARG per la loro nuova proprietà intellettuale. Ho già raccontato della mia esperienza lavorativa in questa compagnia. Quello che non ho raccontato è che mentre lavoravo lì fui stuprata da Jeremy Soule." Inizia così il post fiume con cui la sviluppatrice Nathalie Lawhead (Tetrageddon) ha accusato di violenza sessuale Jeremy Soule, famosissimo compositore di colonne sonore per videogiochi, che i più conosceranno per i suoi lavori in Morrowind, Oblivion e Skyrim, ma che vanta un curriculum impressionante che comprende collaborazioni con Sony, BioWare, Blizzard, Cavedog e molti altri studi di sviluppo di primo livello.
La Lawhead, che all'epoca dei fatti aveva poco più di venticinque anni, ha raccontato diffusamente quello che afferma esserle successo, ossia di come Soule abbia sfruttato la sua posizione di potere per poterla portare a letto. La ragazza voleva disperatamente tenere il posto, nonostante alcuni problemi dovuti all'incapacità dei lead, che costringevano gli sviluppatori a rifare moltissimo lavoro spinti della volontà di vedere affermata la loro visione, e per via di alcuni problemi con l'ufficio immigrazione, che minacciava di ritirargli i documenti e rispedirla a casa a causa delle inadempienze dello studio in cui lavorava. La relazione della Lawhead e di Jeremy Soule è iniziata in questo contesto: i due si conobbero a una cena di Natale e Soule si propose di aiutare la Lawhead dandole la sua amicizia. I due iniziarono a uscire, nella maggior parte dei casi per parlare dei progetti lavorativi di Soule, che nel frattempo le raccontava della sua vita personale e di come le donne lo avessero sempre ingannato. Più il tempo passava, più le conversazioni diventavano esplicite, con il compositore che svelava sempre più dettagli, a volte decisamente morbosi, delle sue relazioni passate, tanto che, ha commentato la Lawhead, sembrava quasi che fosse lui ad aver fatto del male a loro e non viceversa:
"Con il passare del tempo iniziò a essere più misogino e sessista. Parlava del potere mistico che le donne esercitano sugli uomini attraverso il sesso. Di come gli uomini siano indifesi e abbiano bisogno di fare sesso. Di come lui avesse bisogno di fare sesso e di avere una relazione per poter scrivere la sua musica. Raccontava di come comporre musica sia comparabile a un atto sessuale e di come scrivere di sesso ispiri la sua musica. Parlava di come suonare musica fosse sessuale. Per questo scriveva canzoni su donne con cui aveva avuto delle relazioni. Quello che faceva alle donne era ciò che ispirava la sua musica." Fu a quel punto che iniziarono le minacce, prima indirette, quindi più esplicite. All'inizio la donna rifiutò le sue avance, dicendogli che voleva solo esserle amica, ma lui divenne più minaccioso e le fece capire che o stava con lui o avrebbe perso il posto di lavoro. Messa di fronte alla drammatica prospettiva di dover rinunciare ai suoi sogni di far carriera nel mondo dei videogiochi, la Lawhead cedette. Dopo quella che definisce come una violenza, la donna si gettò a capofitto nel lavoro, continuando a uscire con Soule per paura di ritorsioni. Soule era troppo conosciuto e influente nel mondo dei videogiochi e lei non era nessuno. Purtroppo le cose non andarono come sperava e la situazione lavorativa peggiorò improvvisamente, tanto che alla fine fu licenziata e il suo nome non fu incluso nei crediti dell'ARG, nonostante lo stesso avesse ricevuto diversi riconoscimenti. La Lawhead ritiene che il peggioramento della sua condizione lavorativa possa essere dipeso dall'intervento di Soule, con cui nel frattempo aveva chiuso ogni rapporto, intervento che pare le costò il posto di lavoro e la salute con una seconda compagnia, che l'aveva sempre chiamata per realizzare un ARG. Anche in quel caso i rapporti lavorativi erano ottimi finché Soule, che era amico personale del capo, non si accorse della sua presenza nel team. Da quel momento la situazione peggiorò, fino alla rottura finale con perdita del posto di lavoro. La condizione della ragazza era così disperata che arrivò addirittura a pensare al suicidio. Fortunatamente non si arrese e riprese un suo vecchio progetto, Tetrageddon, portandolo a compimento. Ne ottenne moltissimi riconoscimenti, tra i quali il prestigioso IGF Nuovo award, che l'aiutarono a risollevarsi. Se ha deciso di raccontare la sua storia è perché spera che casi come il suo non avvengano più e che la gente impari a riconoscere persone come Soule, il cui comportamento predatorio è stato confermato da altre donne che hanno letto il suo post, tra le quali la compositrice Aeralie Brighton, che ha raccontato su Facebook di come aver rifiutato di cedere alle insistenti avance di Soule le abbia fruttato l'esclusione da un progetto cui doveva lavorare.
Le accuse di Zoe Quinn ad Alec Holowka
Il lungo post della Lawhead ha dato coraggio anche ad altre donne dell'industria dei videogiochi di svelare le loro storie di presunti abusi. La prima è farsi avanti è stata Zoe Quinn, che ha raccontato di aver subito delle violenze a sfondo sessuale da Alec Holowka, famosissimo sviluppatore indipendente il cui nome è legato alle due hit Aquaria e Night in the Woods. Stando al racconto, all'epoca dei fatti la Quinn aveva da poco iniziato a sviluppare videogiochi ed era entrata in contatto via internet con Holowka. I due avevano parlato per ore su Skype, con l'uomo che l'aveva infine convinta a raggiungerla a Winnipeg, dove lavorava, per valutare la fondazione di una nuova software house indie insieme a dei suoi amici con cui stava sviluppando un gioco. La Quinn accettò, solleticata dalla prospettiva lavorativa e per capire se dal vivo il loro rapporto sarebbe stato bello come lo era a distanza. Decise quindi di andare a Winnipeg per due settimane, pagando il biglietto di andata. Il biglietto di ritorno lo avrebbe dovuto pagare Holowka, che conosceva la difficile condizione economica della ragazza.
Stando a lei le cose andarono molto diversamente da come la Quinn immaginava e il soggiorno si protrasse per un intero mese: "Quando ero a Winnipeg mi isolò da tutte le persone che facevano parte della mia vita, degradandomi ogni volta che eravamo da soli." Holowka fece pressioni sulla Quinn per sviluppare lui il suo gioco, lasciando perdere i suoi amici, nonostante le proteste di lei. "Una volta mi urlò addosso per più di un'ora a causa del tono della voce con cui lo salutai. Non mi permetteva di lasciare l'appartamento senza di lui, e si rifiutava di darmi il codice per entrare." La parte più dura fu però quella degli assalti sessuali, di cui l'uomo incolpava la ragazza dicendole che era geloso di lei. Durante il sesso era volgare e violento: le diceva che l'amava nonostante fosse una persona terribile. La Quinn subì tutto, secondo lei perché ancora sconvolta dalla violenza sessuale subita. "Passai la maggior parte di quel mese nascondendomi da lui nel bagno. Il suo umore era instabile, lanciava cose e praticava autolesionismo senza preavviso dando a me la colpa. Mi infilò dentro due dita e mi fece camminare per tutta casa nonostante gli dicessi che mi stava facendo male. Avevo paura di andare via e avevo paura di parlarne. Quando c'era qualcuno si comportava normalmente, per poi prendersela con me quando eravamo da soli. Allora mi chiedeva scusa dicendovi che aveva bisogno di me e che mi amava."
Le paure della Quinn crebbero quando Holowka si rifiutò di pagarle il promesso biglietto aereo per tornare a casa, biglietto che infine le spedì il suo compagno di stanza. Quando andò via dall'appartamento l'uomo la guardò appena. Una volta a casa la Quinn spedì a Holowka un'email per porre fine alla loro relazione. In tutta riposta lui la bandì dalla sua comunità indie, bandì se stesso e andò in giro a dire che avrebbe voluto uccidersi per come si era comportata. Quindi le impedì di andare ad alcuni importanti eventi dell'industria e provò a rovinare la sua giovane carriera. Ai tempi del GamersGate, inizialmente la Quinn parlò vagamente di un suo ex e due altre sviluppatrici la contattarono per chiederle se per caso fosse Holowka, visto che si era comportato con loro in modo simile. "Sapevano che si era fissato su di me e inoltre avevano paura di parlare male di una leggenda dell'industria." Nonostante siano passati dieci anni la Quinn dice di avere ancora paura di lui. Da allora ha sempre evitato di andare ad eventi come la GDC per non doverlo incontrare e salutare. "Ho ancora paura di lui. Ho paura di parlare di lui con gli altri. Ho paura di quanti sviluppatori indie sappiano del suo comportamento e gliel'abbiano fatto passare. Ho paura di stare nella stessa stanza con lui perché temo che possa farmi ancora del male. Mi fanno paura tutti gli sviluppatori che hanno visto cos'è accaduto, che l'hanno visto urlare malamente contro un'altra donna davanti alla sede della GDC." Insomma, il post della Quinn non è solo una denuncia contro Holowka, che nel frattempo pare aver compiuto un percorso riabilitativo per uscire da una fortissima depressione, ma anche contro tutta la scena indipendente che avrebbe fatto finta di niente di fronte ai suoi comportamenti, finendo per considerarli normali. Dopo la pubblicazione del post la Quinn ha iniziato a ricevere molti messaggi da persone che sono state danneggiate da Holowka. La donna ha ricevuto anche la solidarietà di importanti esponenti della scena indipendente e dell'industria come Terry Cavanagh, Raphael van Lierop, Chet Faliszek e tanti altri.
Il caso monta
Dopo i post della Quinn e della Lawhead i racconti di abusi nell'industria videoludica si sono moltiplicati e hanno coinvolto altri nomi importanti, come quello di Michael Antonov, uno dei cofondatori di Oculus VR, che più donne, a partire da Autumn Rose Taylor di Owlcemy Labs e l'artista Jazmin Cano, hanno accusato di aver avuto dei comportamenti predatori nei confronti delle impiegate e delle aspiranti tali (in realtà anche alcuni uomini hanno parlato di alcune sue sgradevoli intemperanze). Probabilmente nei prossimi giorni usciranno anche altri casi. Nel frattempo riportiamo che né Jeremy Soule, né Alec Holowka hanno fatto dichiarazioni in merito alle accuse ricevute. Non siamo giudici e non siamo qui per emettere sentenze, quindi ci sembra giusto attendere che espongano il loro punto di vista e spieghino l'accaduto prima di tirare le somme.