Il caso Nostalrius è uno dei più intricati e assurdi nella storia di World of Warcraft ma ormai sembrerebbe essere stato archiviato una volta per tutte: pochi giorni fa, al BlizzCon 2018, il nuovo presidente di Blizzard, J. Allen Brack, ha annunciato ufficialmente che World of Warcraft Classic uscirà la prossima estate e sarà compreso nel prezzo dell'abbonamento mensile al famosissimo MMORPG. Sul caso Nostalrius abbiamo pubblicato un approfondimento un po' di tempo fa che vi consigliamo assolutamente di leggere, ma per farla breve le cose sono andate così: un gruppetto di fan aveva aperto un server pirata per giocare la prima versione di World of Warcraft, Blizzard gliel'ha fatto chiudere, la community di puristi e nostalgici si è ribellata e Blizzard si è convinta ad aprire un server ufficiale dedicato. I partecipanti al BlizzCon e i possessori del Virtual Ticket hanno quindi avuto la possibilità di mettere le mani su una demo di World of Warcraft Classic che dovrebbe dare l'idea, a chi non c'era, di com'era il gioco nel 2005. Noi che c'eravamo possiamo solo dire di aver provato sensazioni fortemente contrastanti.
Come eravamo
La prima cosa che abbiamo voluto fare, una volta avviato World of Warcraft Classic, è stato rivivere il momento in cui abbiamo messo piede su Azeroth per la prima volta, oltre tredici anni fa, quando il MMORPG era ancora in beta. Abbiamo quindi creato un Tauren e il nostro tuffo nel passato è cominciato proprio dalla schermata di creazione del personaggio, drasticamente diversa rispetto a quella odierna. Solo quattro razze giocabili per fazione, niente razze alleate, niente Pandaren, poche classi giocabili per ogni razza - all'epoca solo l'Alleanza aveva il Paladino e solo l'Orda aveva lo Sciamano - e opzioni di personalizzazione estremamente limitate. Naturalmente i modelli dei personaggi sono quelli di un tempo, privi di qualunque modernizzazione o aggiornamento implementato negli anni: World of Warcraft Classic è in tutto e per tutto una fedele riproduzione del gioco che fu nel 2005. Be', quasi.
Nel panel del BlizzCon dedicato al gioco, il lead designer Ion Hazzikostas ha spiegato per filo e per segno tutte le tecnologie, i trucchi e gli stratagemmi impiegati da Blizzard per riesumare linee di codice vecchissime, obsolete e incompatibili con la piattaforma di distribuzione digitale odierna. Hazzikostas ha specificato che alcuni dettagli potrebbero non ricalcare al 100% l'originale, semplicemente perché alcuni asset non esistono più, ma che comunque il team ha lavorato duramente per ricostruire tutto quello che poteva e offrire un'esperienza assolutamente genuina. Basti pensare che all'epoca non esisteva l'app BattleNet né addirittura i server di login: per risalire a ogni aggiornamento o modifica effettuata sul codice, i ragazzi di Irvine sono dovuti andare a scavare in una specie di deposito in cui hanno ritrovato fix e dati risalenti addirittura al 1997. Alla fine si sono resi conto che il nuovo codice sorgente non era neppure in grado di leggere i vecchi dati, ragion per cui hanno dovuto programmare un prototipo basato sulla versione 7.3.5 del client e ricodificare retroattivamente ogni vecchio aspetto di World of Warcraft.
In pratica, hanno sviluppato World of Warcraft al contrario. Il risultato che ci ha accolto è stato un po' spiazzante, anche perché il piano di rivivere il nostro ingresso nelle piane di Mulgore non è andato esattamente come previsto: la demo comincia infatti a livello 15, perciò ci siamo ritrovati al Crocevia nella zona delle Savane Settentrionali, in mezzo a diversi giocatori brutti e spaesati come noi. Un Druido in forma di Orso ci saltellava intorno col suo vecchio modello squadrato e sgraziato, mentre nella finestra di chat generale qualcuno si lamentava del fatto che il suo Cacciatore aveva finito le munizioni e chiedeva dove poterle acquistare. Lo scenario intorno a noi ha tradito subito l'età del gioco: un campo visivo molto più limitato, nuvole sgranate nel cielo sfumato, ombre pixellose, texture in bassa risoluzione praticamente ovunque. Ci siamo fatti una scarpinata fino al laghetto più vicino. Volevamo rivedere com'era l'acqua prima dell'aggiornamento che anni fa implementò i riflessi e una fluidità più realistica, così nel tragitto ci siamo fermati a uccidere qualche animale per una semplice missione di raccolta.
Le nostre parole possono sembrare dure, ma non fraintendeteci: è chiaro che non si può criticare World of Warcraft Classic per essere visivamente vetusto in quanto, be', il suo scopo è proprio quello di replicare l'aspetto e l'identità del gioco per com'erano tredici anni fa. Semmai, questa passeggiata lungo il viale dei ricordi di Azeroth ci ha fatto apprezzare maggiormente gli enormi passi avanti che Blizzard ha fatto nel corso di sette espansioni, ma soprattutto la sua costanza e la capacità di modernizzare l'aspetto del gioco rimanendo comunque fedele a uno stile e a un design iconici. È una coerenza stupefacente e solo chi ha vissuto veramente questa epoca, e ha toccato con mano ogni aggiornamento e ogni cambiamento, può comprendere la complessità e l'impegno infuso in ogni panorama, animazione o effetto grafico. Certo, World of Warcraft Classic è sostanzialmente un pugno in un occhio ma trasmette un calore e un senso di nostalgia che forse i nuovi giocatori non riusciranno a percepire, perdendosi una parte importante - forse la più importante - di questa esperienza.
E come siamo
Descrivere il modo in cui World of Warcraft Classic si differenzia dal World of Warcraft di oggi sarebbe un'impresa titanica da riassumere in poche righe: lo ribadiamo, si sono susseguite sette espansioni nell'arco di tredici anni, punteggiate da decine di aggiornamenti che hanno quasi completamente rivoluzionato l'aspetto e le dinamiche di gioco. Alla base, il MMORPG Blizzard è sempre rimasto un theme park in cui i giocatori completano missioni e incarichi, crescendo il loro personaggio e imparando nuove abilità che rendono i combattimenti più complessi e appaganti. È una descrizione decisamente sommaria che si potrebbe applicare a qualunque altro MMORPG moderno, certo; il punto è che nel 2005 i programmatori di Irvine erano veri e propri pionieri che stavano per cambiare il genere dei MMORPG e se è vero che molti giochi hanno copiato World of Warcraft negli anni a venire, è vero anche che Blizzard aveva cominciato a tentoni, azzardando un passo dopo l'altro e sperimentando nuovi modi di concepire i giochi di ruolo online.
In altre parole, in un settore in cui tutti copiano tutto a vicenda, Blizzard cercava di rivoluzionare quello che piaceva, affinandolo ulteriormente, ma sotto molti aspetti cominciò da zero. World of Warcraft Classic è quindi il primo passo di questo cammino e come tale si porta dietro un carico di ingenuità e spigolosità che oggi possono sembrarci assurde. Ecco, in questo senso quello che manca a World of Warcraft è la cosiddetta "qualità della vita" che Blizzard ha cercato di migliorare continuamente in questi anni anche a costo di logorare altri aspetti dell'esperienza. Non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo, potremmo dire. Uno degli esempi più iconici che i ragazzi di Blizzard hanno fatto sul palco del BlizzCon riguarda la posta. Oggi possiamo spedire un oggetto ai nostri compagni di gilda e vederlo recapitare istantaneamente, ma in World of Warcraft Classic ci vuole comunque un'ora: gli sviluppatori avrebbero potuto intervenire su questo minuscolo dettaglio che migliora nettamente l'esperienza, ma la filosofia di questa operazione punta tutta sull'autenticità e l'esempio della posta si ricollega a un'altra componente importantissima, quella social.
Se c'è qualcosa che ha veramente sofferto la semplificazione e l'accessibilità di World of Warcraft, è il suo aspetto social. Oggi partecipare a una spedizione, per esempio, è facilissimo: basta mettersi in coda e nel giro di pochi minuti ci si ritrova nella spedizione, in compagnia di quattro sconosciuti. Non c'è bisogno di salutare o di decidere i ruoli, è tutto già impostato e i bottini vengono assegnati automaticamente ai singoli partecipanti. Finita la spedizione, si lascia il gruppo e ci si ritrova nel punto in cui eravamo quando è finita la coda, pronti a riprendere le nostre attività. In World of Warcraft Classic non c'è nulla di tutto questo: i giocatori dovranno cercare i gruppi attivamente, sfruttando i canali di comunicazione, e gli interessati dovranno chiedere se ci sono posti, che cosa serve, che missioni si intendono fare. Non ci saranno automatismi e vale la pena sottolineare che le spedizioni, in World of Warcraft Classic, erano nettamente più lunghe e difficili di oggi. Si tornerà alle chat piene di "LFM" e "LFG", sarà tutto più lento e macchinoso, ma i giocatori torneranno a comunicare, a salutarsi, a interagire tra loro.
Sulla carta è tutto bellissimo. Oggi World of Warcraft ha perso tantissimo sul fronte social: ogni attività è più facile e intuitiva ma Blizzard è riuscita a snellire le dinamiche di gioco solo sacrificando quella parte del gioco che ha contribuito a fare conoscere i giocatori, a farli innamorare, a costruire vere e proprie famiglie. Non crediate che questo, tuttavia, renda World of Warcraft Classic un'alternativa idilliaca, specialmente se puntate a giocarlo in endgame. Ricordatevi che quella del Classic era l'era delle incursioni da quaranta giocatori, delle spedizioni sparse per il mondo senza monoliti di evocazione o cavalcature volanti. E non vogliamo scomodare neppure le dinamiche originali delle classi, in certi casi totalmente irriconoscibili rispetto a oggi, per non dire molto meno divertenti nella maggior parte dei casi e completamente sbilanciate in generale.
È chiaro che World of Warcraft Classic si rivolge a un pubblico ben preciso che però è difficile da identificare. In generale si tratta di un'operazione interessante da un punto di vista quasi propedeutico perché offre la possibilità di scoprire o riscoprire una pietra miliare che ha cambiato il panorama videoludico. Fatichiamo tuttavia a credere che qualcuno possa davvero apprezzare a lungo le dinamiche obsolete che caratterizzavano il MMORPG Blizzard nel 2005. I giocatori che non lo hanno mai provato all'epoca probabilmente saranno i primi ad arrendersi. Quelli che invece c'erano e che oggi sentono la nostalgia del World of Warcraft che fu, lo ripetiamo, secondo noi sentono più che altro la nostalgia delle emozioni che hanno provato tredici anni fa e non del gioco in sé e per sé. Sono i padri e i mariti che nel 2005 non avevano le stesse responsabilità e che avevano molto più tempo libero da dedicare ai videogiochi, quelli che probabilmente cercano di rivivere quelle emozioni e che magari in parte ci riusciranno. Se durerà, e quanto durerà, dipenderà dalla loro tenacia e pazienza.
World of Warcraft Classic permetterà di giocare la prima versione del mastodontico MMORPG così com'era nel 2005: più aperta sul fronte comunicativo, forse, ma decisamente obsoleta nelle dinamiche di gioco. Oggi i miglioramenti che Blizzard ha apportato al gioco nel corso degli anni si sono così radicati nelle nostre abitudini che spesso si danno per scontati: senza di essi, World of Warcraft Classic appare oggi più acerbo e probabilmente neppure i veri nostalgici riusciranno a resistere più di qualche ora. In ogni caso lo spirito dell'operazione è chiaro e solo qualche ora di gioco potrà dire se fa ancora per voi oppure no.
CERTEZZE
- Consente di apprezzare maggiormente l'evoluzione di World of Warcraft nel tempo
- Offre ai nostalgici una finestra sul passato
- I giocatori dovranno comunicare di più
DUBBI
- La mancanza di tanti miglioramenti alla qualità della vita potrebbe rendere l'esperienza particolarmente frustrante a chi si è abituato alle dinamiche odierne