Il lancio dell'Xbox Game Pass di Microsoft su Nintendo Switch potrebbe rappresentare un momento di svolta epocale per l'industria dei videogiochi, che da quel momento sarà costretta a rivedere molti dei suoi paradigmi. Phil Spencer, il capo della divisione Xbox, è un po' che sta cercando di far capire come a Microsoft della console war classica non interessi più nulla e di come ormai sia il software il fulcro dei suoi ragionamenti commerciali. Sono mesi che Spencer ripete che l'obiettivo di Microsoft è quello di portare i suoi prodotti su più piattaforme possibili, senza starsi troppo a preoccupare di questioni identitarie o di una concorrenza tra proposte hardware che, con il passare delle generazioni e il miglioramento di certe tecnologie, ha sempre meno senso. Attualmente il prodotto di punta di Microsoft in ambito videoludico è un abbonamento, non una console. Anzi, più che altro è un ecosistema fatto di diversi servizi, che comprendono giochi, abbonamenti, cloud e quant'altro, per i quali le console Xbox rappresenteranno in futuro solo una delle tante porte d'accesso. Magari sarà una porta d'accesso privilegiata, ma sarà comunque solo una tra le tante.
Puntare sull'hardware non ha più senso
Delineato il quadro generale, torniamo a noi. Molti si sono stupiti dell'indiscrezione che parla dell'arrivo dell'Xbox Game Pass su Nintendo Switch, ma se guardiamo agli anni recenti si tratta in realtà soltanto di un punto di arrivo di un processo che è già da tempo in itinere. Non è da ieri che Microsoft e Nintendo stanno mostrando pubblicamente di avere dei rapporti di forte amicizia e che fanno intendere di collaborare a qualcosa di grosso. Molti di voi ricorderanno quando hanno fatto fronte comune contro Sony per l'apertura di PS4 al cross play con le altre console. Quella che allora sembrò un'alleanza di comodo nascondeva in realtà altro, ossia l'inizio delle trattative per una partnership più profonda e articolata.
Successivamente Microsoft ha fatto vari annunci riguardanti i suoi servizi, non necessariamente legati a Nintendo, ma indicativi della sua nuova filosofia. In particolare Project XCloud, il suo servizio di videogiochi in streaming cloud che sfrutta la potenza di Azure e che mira a diventare il Netflix del settore, che fu presentato come un modo per far arrivare i titoli di Xbox su più piattaforme possibili. Al tempo si parlò in particolare di sistemi mobile, ma è chiaro che quando lavori per scardinare certi limiti lo fai pensando al mercato nella sua accezione più ampia e lì dove prima vedevi solo concorrenza, ora vedi una possibilità. Comunque sia la storia non finisce qui, perché in tempi recenti Microsoft ha fatto uno strano annuncio che preso da solo non ha alcun senso: l'arrivo di Xbox Live su Nintendo Switch. Molti si sono chiesti il perché di questa mossa e, soprattutto, quale sia la sua reale utilità, facendo anche facile ironia su di essa.
In realtà bastava porsi qualche domanda più specifica e tirare qualche somma per traslare il tutto nell'annuncio dell'arrivo dei servizi di Microsoft sulla console di Nintendo, ossia di Xbox Game Pass tramite cloud. Come mai non ci si è arrivati subito? Le ipotesi sono due: o gli esperti del settore non sono molto svegli, il che purtroppo è spesso vero, oppure perché siamo legati ancora a degli schemi che ci portano a suddividere l'industria dei videogiochi in compartimenti stagni non comunicanti tra di loro, ossia siamo ancora ossessionati da un mondo in cui Microsoft, Nintendo e Sony sono isole inevitabilmente in guerra che non possono fare altro che spararsi addosso.
Non avversari, ma clienti
Non c'è filantropia nelle mosse di Microsoft e Nintendo. Il superamento del concetto di piattaforma nasce da considerazioni prettamente economiche. Intanto è risaputo che vendere software conviene più che vendere hardware, una banalità vera da sempre ma che ora può prendere la sua forma più definita e radicale. Semplicemente la tecnologia permette di fare ciò che un tempo era impensabile e per un'azienda come Microsoft, all'avanguardia nel settore cloud grazie ad Azure, le decine di milioni di consumatori che hanno scelto Nintendo Switch o che giocano su mobile non sono persone a cui provare a vendere Xbox One (difficile, quando non impossibile), ma potenziali clienti per i suoi servizi e i suoi giochi. Basta dargli modo di accederci. Per Nintendo, di mentalità decisamente più conservatrice, l'Xbox Game Pass rappresenta invece un modo per risolvere uno dei più grossi problemi di Nintendo Switch, ossia il ridotto supporto delle terze parti e la mancanza di tutto quel portfolio di titoli tripla A presente sulle altre piattaforme da gioco maggiori.
Per Microsoft le esclusive diventerebbero quindi non tanto un modo per rendere più appetibile la sua console, ma una parte essenziale dell'offerta dei suoi abbonamenti, offerta che sarebbe rivolta al mercato dei videogiochi nella sua interezza e non più solo a un ristretto numero di persone, con utenti come quelli Switch particolarmente motivati a recepirla proprio in mancanza di alternative valide. Detto in termini più spicci, immaginate come utenti Switch di avere la prospettiva, spendendo un centinaio di euro l'anno, di giocare a decine di titoli di grande valore tra i quali gli Halo, Infinite compreso, Forza Horizon 4, i Gears of War, Cuphead e tutti quelli che sono attualmente in produzione presso gli studi first party di Microsoft, non ne sareste tentati? Ovviamente andrà verificato il funzionamento del servizio, ma viste alcune recenti sperimentazioni c'è da essere ottimisti, soprattutto per le aree con le connessioni migliori. Certo, il cloud non soppianterà il mercato tradizionale nel breve periodo, ma non è detto che non possa ritagliarsi un suo spazio proprio nelle situazioni limite come queste.
E Sony?
Sony non starà a guardare. Attualmente è l'azienda leader del mercato dei videogiochi su console e può permettersi certi atteggiamenti più protezionistici, ma con il cambio di generazione e l'ingresso nel mercato di nuovi concorrenti come Google, dovrà anch'essa agire di conseguenza per non ritrovarsi improvvisamente isolata. Già il passo indietro sul cross-play è indicativo di una maggiore apertura verso l'esterno, ma di strada da fare ce n'è ancora tanta. Soprattutto Sony deve superare certe timidezze riguardanti i suoi servizi, che allo stato attuale appaiono sottoutilizzati rispetto a quelle che sono le loro vere potenzialità. Pensiamo in particolare a PlayStation Now e alla sua ambivalenza: arrivato per primo, poteva essere una rivoluzione per l'intera industria, ma Sony non lo ha mai spinto più di tanto, lasciandolo decantare e non prendendo iniziative particolari per ampliarlo o per diffonderlo maggiormente anche tra la sua utenza più affezionata. Pensate che molti giocatori PC non sanno neanche che abbonandosi è possibile giocare a tante esclusive PlayStation come Bloodborne e The Last of Us, a patto di avere una buona connessione. Ecco, dal nostro punto di vista Sony dovrebbe iniziare a seguire Microsoft e provare a diffondere PS Now su altre piattaforme, Xbox e Switch comprese, ammettendo a sua volta i servizi degli altri produttori. Magari non subito, ma nell'immediato futuro sì. In fondo ci stiamo dirigendo verso un futuro in cui si potrà giocare a qualsiasi titolo su qualsiasi piattaforma e in cui saranno le offerte a fare la differenza. A pensarci bene è il sogno della piattaforma unica che per anni è serpeggiato dentro all'industria e che potrebbe concretizzarsi nel regno delle nuvole, pardon, del cloud.