Il lancio della prima Xbox fu abbastanza complicato per una Microsoft che stava entrando in un settore, quello dei videogiochi, che conosceva solo lateralmente e che aveva sempre affrontato con molta superficialità. Non che non avesse provato a vendere dell'hardware (pensate alle periferiche da gioco per PC come l'ottimo controller Sidewinder), ma in linea generale non aveva mai affrontato l'industria videoludica con la dovuta grinta e, soprattutto, con gli investimenti necessari per affermarsi.
Con Xbox fu diverso, nonostante le molte resistenze interne, ma i problemi non mancarono. Ad esempio, chi avrebbe mai pensato che nel giro di un anno avrebbe buttato il controller dato in bundle sulla console, il Duke, su cui aveva lavorato con tanto impegno, assumendo anche degli specialisti per realizzarne il design?
Il Duke nella storia
Quando il 15 novembre 2001 i neo utenti di Xbox hanno aperto la confezione della loro nuova console ci hanno trovato dentro una periferica da gioco che aveva una caratteristica unica: era davvero grande. Il Duke era così grosso, soprattutto rispetto ai controller dei concorrenti diretti, PlayStation e Nintendo, che attirò critiche un po' da tutte le parti e causò non pochi problemi a Microsoft, fruttandogli però l'ingresso nel Guinness dei primati del 2008 per essere il gamepad più grande di sempre e un premio datogli dalla rivista Game Informer per il controller più ingombrante del 2001. Successivamente IGN.com gli regalerà la seconda posizione nella classifica dei controller peggiori della storia dei videogiochi.
Paradossalmente però, le generose dimensioni e le forme arrotondate non particolarmente aggraziate aiutarono il Duke a diventare un oggetto iconico, favorito anche dalla velocità con cui fu sostituito da un modello più in linea con quelli della concorrenza, l'Xbox Controller S, nato essenzialmente dal muro opposto dai giapponesi al Duke, di cui parleremo più avanti. Il motivo per cui la casa di Redmond scelse un design di quel tipo sono abbastanza noti: voleva che il controller avesse tutte le caratteristiche dei pad delle altre console, compresi due stick analogici come i DualShock, due slot per memory card come il controller del Dreamcast e sei tasti frontali come il pad del Sega Genesis.
Purtroppo la Mitsumi Electric produsse dei circuiti stampati per il controller davvero ingombranti, un po' seguendo i progetti inviatigli da Microsoft, un po' perché non volevano copiare quanto già fatto per Sony e il suo DualShock 2, un po' per questioni di nazionalismo. Del resto tanti componenti, in particolare gli slot per le memory card, richiedevano il loro prezzo. Solo che la versione finale dei circuiti era davvero molto più ingombrante del dovuto.
Quando la designer Denise Chaudhari, cui dobbiamo molti degli elementi più iconici dei controller Xbox, si trovò a lavorare sul Duke, dovette fare i conti con la realtà e non poté fare altro che assecondare quelle dimensioni, lavorando sull'ergonomia per compensare. Suonerà quasi ironico, ma agendo di cesello e contrattando con gli ingegneri di Microsoft, riuscì addirittura a ridurre le dimensioni della periferica. Il risultato finale fu un apparecchio molto più grosso del DualShock 2 di PlayStation 2 e decisamente più vistoso, soprattutto se posizionato in salotto. Qualche ingegnere della compagnia avrebbe dovuto prevedere che un controller chiamato amichevolmente "Fatty" in fase di sviluppo, avrebbe avuto qualche difficoltà, ma a volte le stelle si allineano per fare in modo che niente vada per il verso giusto.
Tasti e levette in dotazione al Duke
- Due stick analogici che fungono anche da pulsanti
- Un pad direzionale digitale
- Sei pulsanti frontali (A, B, X, Y, nero e bianco)
- Due grilletti analogici
- I pulsanti Indietro e Start
- Due motori per la vibrazione
- Due slot per memory card
I giapponesi minacciano
Il nome Duke fu scelto da Brett Schnepf, il PM dell'hardware di Microsoft ai tempi della prima Xbox, in onore del figlio, come raccontato dallo sviluppatore Seamus Blackley che collaborò al design della periferica. Blackley è anche la persona che ha riportato il Duke sul mercato nel 2018, lanciandone una nuova versione per Xbox One e PC in collaborazione con il produttore di hardware Hyperkin, dopo aver ottenuto i diritti da Microsoft per intercessione di Phil Spencer in persona, cui l'idea di un nuovo Duke, riveduto e corretto, piacque non poco. Commentando il controller originale nel 2016, Blackley ebbe a dire: "Era grosso in modo imbarazzante. Politicamente non avevo il potere di cambiare la situazione. Ignorarono tutti i focus test. Mi sembrava che ci si potesse far atterrare sopra un elicottero."
E le dimensioni furono un problema non da poco per il Duke, visto che risultava molto scomodo per chi aveva le mani piccole, tanto che in Giappone non arrivò praticamente mai, sostituito sin dal lancio della console, avvenuto a inizio 2002, con la variante S, decisamente più impugnabile. Il motivo di tale scelta fu che la divisione giapponese di Microsoft si rifiutò di avallarlo dopo alcuni focus test condotti localmente, che diedero tutti risultati molto negativi. Addirittura si arrivò alla minaccia del blocco dello sviluppo dei giochi giapponesi, se non si fosse fatto qualcosa, con tanto di petizione firmata da nomi noti dell'industria locale, che temevano che nessuno avrebbe giocato ai loro titoli con il Duke, perché troppo ingombrante per i salotti e le genti nipponiche.
La fine prematura del Duke
Ben presto Microsoft si rese conto che il Duke non era il controller ideale nemmeno per gli occidentali, che oltretutto si innamorarono del controller S, e decise così di toglierlo di torno, anche se in modo discreto. Dal 2003 il controller standard di Xbox divenne quindi l'S in tutto il mondo. Quest'ultimo, con la sua forma più equilibrata e i soli quattro tasti frontali, sarà il modello che da allora in poi la casa di Redmond seguirà fedelmente per tutte le sue console, migliorandolo di iterazione in iterazione. Il Duke di suo rimase acquistabile a parte, ma ben presto sparì dal mercato, senza troppe recriminazioni. Fu comunque un duro colpo per quelli che ci avevano lavorato, che videro sfumare tutti i loro sforzi nel giro di appena un anno. Nonostante tutto la comunità Xbox appare affezionata al Duke, tanto che oggi non se ne parla quasi mai in toni particolarmente aspri. In fondo stiamo sempre parlando del primo controller della prima console di Microsoft. Come si fa non volergli bene?