Nell'autunno del 2021 Forza Horizon 5 lasciò tutti a bocca aperta, apparendo come la grande promessa del nuovo corso di Microsoft in termini di videogiochi first party pubblicati. Di lì a poco, al miglior gioco di corse arcade mai realizzato seguì il lancio di un'altra hit, Halo Infinite che, pur avendo retto male alla prova del tempo, soprattutto per via di come sono stati gestiti gli aggiornamenti post lancio, fu accolto generalmente molto bene e fece molto parlare di sé.
Nonostante un avvio lento, Xbox Series X e S stavano ingranando. Microsoft non stava sbagliando davvero nulla: console ottime e ben supportate con prezzi diversificati per andare incontro a tutte le tasche; un servizio in abbonamento, l'Xbox Game Pass, che destava sempre più interesse nel pubblico e otteneva consensi da chiunque lo provasse e finalmente dei titoli massicci per dare lustro all'intero ecosistema. Anche il 2022 era iniziato davvero bene, vuoi per l'annuncio del tentativo di acquisizione di Activision Blizzard King per circa 69 miliardi di dollari, che seguiva quello riuscito di acquisizione di Bethesda, vuoi perché era ancora l'anno di Starfield e Redfall e vuoi perché c'era ancora tempo per altri annunci relativi ai videogiochi in uscita entro la fine dell'anno. Quindi fa davvero strano doversi chiedere dove sia la nuova generazione due anni dopo l'uscita di Xbox Series X e S.
Calma piatta
Xbox sembrava poter fare soltanto bene, seguendo l'onda positiva creata dal duro lavoro di Phil Spencer e i suoi nel corso di circa cinque anni. Invece la macchina sembra essersi in parte arenata. Non irrimediabilmente, ma c'è stato sicuramente un freno all'entusiasmo generale, tanto che l'intero ecosistema, console comprese, sta arrivando con il fiato cortissimo al Natale 2022. L'obiettivo di far seguire a un 2021 ottimo, un 2022 eccellente in termini videoludici è stato vanificato dai già citati rinvii di Starfield e Redfall e da un inatteso effetto avverso della già citata acquisizione multimiliardaria: per cercare di convincere gli organi antitrust internazionali delle sue buone intenzioni con la serie Call of Duty, Microsoft ha preso a mostrarsi come una specie di parente sfortunato dell'industria dei videogiochi, quello che tutti maltrattavano alla cene di Natale, lasciando ampissimi spazi di manovra a PlayStation, che già di suo sembra godere di un'immunità d'immagine incredibile per ogni scelta della dirigenza, che non riesce a intaccare di un'oncia il successo di PS5. Quindi niente esclusive di peso dal lancio di Halo Infinite, un profilo bassissimo sulle ulteriori acquisizioni per non indispettire gli organi regolatori del mercato, nessun annuncio relativo all'hardware... Calma piatta.
A farne le spese sono state paradossalmente le esclusive minori, come Grounded, As Dusk Falls, Immortality, Scorn e l'imminente Pentiment, che hanno subito questo stato di quiete, non riuscendo di loro a smuovere le acque più di tanto. Non che siano brutti giochi: nonostante limiti e difetti, sono tutti a loro modo degni di essere giocati (per Pentiment vedremo appena sarà disponibile), solo che hanno fatto fatica a galvanizzare l'ambiente e a creare il giusto rumore per le Xbox Serie X e S, che sono rimaste ai margini del chiacchiericcio videoludico.
I giochi
Ecco, se vogliamo il problema principale di fare un resoconto sui primi due anni delle Xbox Series X|S è che dalla fine del 2021 è successo poco o niente, videoludicamente parlando. La nuova generazione fatica a mostrarsi, dando conto più del momento di crisi del modello tripla A, che non può permettersi di abbandonare basi installate come quelle di PS4 e Xbox One tanto alla leggera, viste le vendite necessarie per rientrare degli investimenti, che delle sue effettive potenzialità. Se nel secondo anno di vita di una console non esce un singolo gioco first party in grado di mostrare le potenzialità della stessa, un problema inevitabilmente c'è. Dal nostro punto di vista i rinvii sono sempre i benvenuti, se sono mirati al miglioramento della qualità dei giochi, ma nondimeno perdere in un colpo solo le due uscite più importanti dell'anno (Starfield e Redfall, ricordiamolo), senza avere niente per tamponare la ferita, commercialmente è un problema. Cerchiamo di chiarire il discorso: non stiamo dicendo che un Grounded non valga nulla, o che un Pentiment non possa essere più importante di un qualsiasi action open world di stampo cinematografico con tanti soldi e poche idee. Il punto non è questo. Il mercato non è fatto solo di bei giochi, ma soprattutto di chiacchiere, intese come identificazione sociale e pulsioni all'acquisto. Le masse vanno inevitabilmente dove scorre la comunicazione, sia essa quella della stampa (poco), degli influencer (decisamente di più) o delle comunità (tanto), per il semplice fatto che gli oggetti che si acquistano spesso non vanno a soddisfare solo un bisogno ludico, ma soprattutto uno identitario. C'è successo lì dove viene sedimentata un'attenzione positiva che crea un desiderio compulsivo di fare parte di qualcosa, non necessariamente dove c'è qualità (che è benvenuta, ma in alcuni casi non è fondamentale).
Forza Horizon 5 è l'esempio perfetto di ciò che vogliamo dire: tecnicamente splendido, accolto positivamente fin dall'annuncio e capace di mantenere aspettative positive fino all'uscita, ha ottenuto un successo che su Xbox non si registrava da anni, venendo collegato inevitabilmente a Xbox Series X nell'immaginario collettivo. Ecco, nel 2022 all'ecosistema ludico di Microsoft è mancato qualcosa del genere, ossia qualche gioco intorno a cui si sedimentasse l'attenzione generale. Ci sono stati giochi buoni, anche ottimi, ma niente di davvero trainante, lì dove la concorrenza si è presentata con almeno tre esclusive importanti, per quanto tutte cross-gen: Horizon Forbidden West, God of War Ragnarok e Gran Turismo 7, riuscendo oltretutto a fare rumore anche con titoli minori come Stray o con giochi prodotti dagli Xbox Game Studios come Ghostwire Tokyo.
Il marketing di Microsoft, da questo punto di vista, non ha funzionato. Paradossalmente qualcosa si è visto con Scorn, ma lanci di titoli come Grounded, apprezzatissimo dal pubblico, e ora Pentiment sono stati fatti passare quasi in sordina, tanto che molti faticano anche a definire di che tipo di gioco si tratti. L'esempio più clamoroso di questa timidezza nella comunicazione è stato però Immortality, che molti non sanno nemmeno essere un'esclusiva console di Xbox. Quindi hai un capolavoro acclamato dalla critica (avete letto la nostra recensione?) e dal pubblico che esce in esclusiva sulla tua console, uno dei giochi con la media voto più alta dell'anno, da un autore noto e amato, con contenuti che possono far discutere e fai poco o nulla per venderlo? Non che Immortality possa risollevarti, ma almeno può aiutarti a farti vedere attivo e a collegare la tua console con un'esperienza desiderabile, non fruibile su altre piattaforme concorrenti.
Anno di passaggio
Il 2022 delle Xbox Series è stato quindi un anno di passaggio, in cui a dominare la scena sono stati l'Xbox Game Pass, appendice cloud compresa, e il tentativo di acquisizione di Activision Blizzard, che oltretutto sta incontrando non poche difficoltà. Un servizio e una manovra economica, quindi, con quest'ultima che terrà banco anche per buona parte del 2023. Se vogliamo si tratta di un dato indicativo della filosofia di Microsoft di mettere al centro della scena il suo ecosistema, più che l'hardware, ma se sommiamo il tutto alla già discussa mancanza di giochi in primo piano, si finisce per fare inevitabilmente i conti con un'insanabile contraddizione: la console più potente sul mercato è stata marginalizzata, non riuscendo a esprimersi come avrebbe dovuto e potuto fare, perché non gli è stato permesso di farlo. Così il secondo anno di Xbox Series X e S è stato paradossalmente peggiore del primo, strano per quello che è comunque un prodotto di successo, e si è anche rinnovata quell'atmosfera di perenne attesa intorno a Xbox che speravamo di esserci definitivamente lasciati alle spalle dopo il 2021. Quindi, concludere l'articolo affermando di sperare che il 2023 sia l'anno in cui Series X e S possano sbocciare mette una certa malinconia, perché è una speranza che speravamo di non dover nutrire più.