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YoRHa: Assalto a Pearl Harbor: com'è il manga di NieR: Automata?

Che cos'è, com'è e di che cosa parla YoRHa: Assalto a Pearl Harbor? Abbiamo letto il primo volume del manga curato da Yoko Taro e Megumu Soramichi.

SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   10/02/2024
YoRHa: Assalto a Pearl Harbor: com'è il manga di NieR: Automata?
NieR: Automata
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Yoko Taro è sempre stato un creativo variopinto e particolare: se da una parte è evidente che il suo approccio alla narrazione, e soprattutto le tematiche che tende a trattare, si muovano in netta controtendenza rispetto agli standard - persino sul fronte della tradizione giapponese - dall'altra è stato fortemente criticato per la sua tendenza a esplorare un numero esagerato di diversi media, producendo strambe opere indispensabili per comprendere appieno ogni suo mondo. Questo è accaduto anche nel caso di NieR: Automata, senza ombra di dubbio il suo videogioco di maggior successo, il cui universo narrativo, dopo la pubblicazione nel 2017, è stato ampliato attraverso rappresentazioni teatrali, romanzi, musical, manga e via dicendo. Tale scelta non è mai andata giù fino in fondo a una fetta degli appassionati perché, proprio come successo nei confini della serie Kingdom Hearts di Tetsuya Nomura, ha aperto al rischio concreto di frammentare dozzine di elementi "canonici" in altrettante produzioni, spesso molto difficili da recuperare perché esclusive di determinati territori. Un caso emblematico è stato quello delle kermesse teatrali "YoRHa", presentate in due diverse versioni e addirittura un musical, volenterose di mettere in scena "l'Incidente di Pearl Harbor", una vecchia missione che nei confini di NieR: Automata viene menzionata solamente attraverso i registri e le testimonianze di Anemone e 2A, entità centrali nel videogioco del 2017. Il problema è che queste rappresentazioni sono state disponibili solamente in qualche teatro della città di Tokyo prima di diventare appannaggio esclusivo dei soli utenti giapponesi di Amazon Prime Video, di fatto tagliando fuori la maggior parte del pubblico internazionale. Ma questo è solo un esempio, perché nel corso degli anni si è generata una matrioska di media che hanno a lungo custodito diversi frammenti dell'universo di NieR: Automata: uno di questi è adesso approdato anche in Italia grazie al manga YoRHa: Assalto a Pearl Harbor edito da J-Pop.

Nella piena tradizione di Yoko Taro, la narrazione inizia con un flashforward con protagonista 2A
Nella piena tradizione di Yoko Taro, la narrazione inizia con un flashforward con protagonista 2A

Il fumetto, scritto e supervisionato da Yoko Taro in persona, è stato illustrato da Megumu Soramichi, manga artist che si sta facendo strada attraverso più di una collaborazione con Square Enix: dopo un breve periodo di lavoro ad adattamenti cartacei di anime come Zombie Land, questi ha infatti partecipato alla Comic Anthology dedicata a Final Fantasy XV, opera che gli ha definitivamente spalancato i cancelli di Platinum Games. Insomma, il succo del discorso è che finalmente, attraverso la pubblicazione di YoRHa: Assalto a Pearl Harbor, uno dei più antichi tasselli dell'universo di Yoko Taro ha ufficialmente raggiunto anche le sponde del nostro paese in una forma semplice e accessibile. Ma com'è il manga prequel di NieR: Automata?

Assalto a Pearl Harbor

L'opera si configura come un prequel di Nier: Automata volto a ripercorrere il primo impiego sul campo delle unità YoRHa
L'opera si configura come un prequel di Nier: Automata volto a ripercorrere il primo impiego sul campo delle unità YoRHa

YoRHa: Assalto a Pearl Harbor, di cui abbiamo letto solamente il primo volume, racconta un'antica storia sovente menzionata negli Archivi dell'ultimo videogioco di Yoko Taro, per l'appunto la missione dell'assalto a Pearl Harbor che risale alla quattordicesima Guerra delle Macchine. È necessario fare una piccola premessa: anche se il manga è ricco di spiegazioni volte ad accomodare i neofiti di questo universo - compresi excursus sulle unità YoRHa e il contesto generale - l'opera è fortemente orientata agli appassionati che abbiano già concluso tutte le diverse linee narrative alla base di NieR Automata. La sinossi è quella che tutti conosciamo: nell'anno 11.939, diversi millenni dopo l'inizio della guerra tra la specie umana e i robot alieni invasori, la Terra è ormai un eterno campo di battaglia in rovina sul quale un'armata di androidi costruiti dall'umanità - i cui superstiti si dice risiedano in un bunker sulla Luna - danno la caccia alle macchine con il solo obiettivo di estinguerle definitivamente. La missione di Pearl Harbor segna incidentalmente il debutto ufficiale delle prime unità YoRHa, élite militare di androidi avanzati in tutto e per tutto simili agli esseri umani che sono universalmente riconosciuti come la chiave per vincere la guerra.

Delle sedici unità YoRHa inviate a Pearl Harbor ne rimarranno solamente quattro, ovvero Numero 4, Numero 16, Numero 21 ma soprattutto Numero 2, senza dubbio il personaggio più importante alla luce della linea del tempo: senza stare a tuffarsi troppo nella trama per evitare spoiler, gli eventi relativi all'incidente diventeranno infatti un tassello fondamentale per la costruzione del personaggio di 2A e l'intero intreccio di NieR: Automata. Questo primo di tre volumi assume le tinte della classica "origin story", pertanto dedica la maggior parte dello spazio all'introduzione dell'universo narrativo, alla presentazione delle protagoniste e all'ingresso in scena dei principali comprimari che si troveranno ad accompagnarle, ovvero il gruppo della comandante della resistenza Rose fra cui spicca Anemone, un altro personaggio decisamente ben noto a chiunque abbia vissuto l'opera di Yoko Taro. Non c'è bisogno di dire, infine, che nel pieno rispetto della tradizione il manga intreccia sequenze di combattimento con fasi introspettive di natura tutt'altro che superficiale, specialmente quando si tratta di emozioni umane: se provare sentimenti è strettamente proibito alle unità YoRHa, ciò non implica assolutamente che non siano in grado di farlo, fattore che getta le basi per il leitmotiv dell'intera opera.

Considerazioni sul manga di Yoko Taro e Megumu Soramichi

Disegni solidi, tratto molto pulito, ottima caratterizzazione: il fatto che sia un'opera breve ha permesso a Yoko Taro e Megumu Soramichi di esprimersi al meglio
Disegni solidi, tratto molto pulito, ottima caratterizzazione: il fatto che sia un'opera breve ha permesso a Yoko Taro e Megumu Soramichi di esprimersi al meglio

Nonostante il pedigree certamente non impressionante, Megumu Soramichi si è dimostrato molto adatto a mettere in scena una versione cartacea dell'universo di NieR. Certo, l'incredibile design dei mech, delle macchine e soprattutto di personaggi pittoreschi come le unità YoRHa è il migliore amico di qualsiasi artista, ma l'autore si è permesso qualche finezza capace di mettere in risalto l'estrema pulizia del suo tratto. Il lavoro si presenta asciutto e minimalista, ben realizzato ma privo di grandi guizzi creativi, segnato sì da splendide splash page e una grandissima cura per i dettagli, ma per sua stessa natura estremamente vicino all'immaginario, alle linee e agli scorci già incontrati dalle parti NieR: Automata. La più grande pecca è senza dubbio la massiccia presenza di dialoghi, perché in linea generale la sceneggiatura paga lo scotto d'esser vistosamente tratta da una rappresentazione teatrale: nell'adattamento di una storia pensata per funzionare sopra il palcoscenico, le interazioni fra le diverse attrici protagoniste diventano inevitabilmente l'elemento più presente dell'amalgama. Di converso, dal momento che si tratta di un racconto breve diviso in soli tre volumi, gli autori hanno potuto dare il meglio sul fronte del disegno e ridurre al minimo i tempi morti della vicenda: questa prima parte giunge al termine proprio nell'istante in cui la narrazione inizia a farsi interessante, presentandosi come una specie di denso compendio introduttivo.

La qualità ottima, il prezzo abbordabile, i disegni molto solidi e la profondità della caratterizzazione dei personaggi di Yoko Taro, rendono YoRHa: Assalto a Pearl Harbor una gradevole appendice per qualsiasi appassionato di NieR: Automata, fortemente orientata verso chiunque abbia completato l'interezza del videogioco, ma al tempo stesso adatta a rispondere anche alle domande dei neofiti. Insomma, se da una parte la natura cross-mediale di Yoko Taro lo porta a disseminare informazioni in ogni sua singola deriva creativa, dall'altra consente al pubblico di mettere le mani su spin-off realizzati di prima mano dall'originale creatore del marchio, cosa tutt'altro che scontata quando si parla di titoli tanto affermati. Sarebbe bello se un numero sempre maggiore di creativi si assumesse tale responsabilità nei confini altre serie: come dimostrato dall'impatto di Cyberpunk: Edgerunners, per fare un esempio a caso, le contaminazioni tra diversi media possono infatti elevare alla potenza la qualità e la diffusione di un marchio, specialmente quando le fondamenta sono di per sé estremamente solide.