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Call of Duty: WWII e inserzionisti in fuga, è l'inizio della fine per gli YouTuber?

Call of Duty: WWII ha scoperchiato il proverbiale vaso di Pandora, evidenziando un problema concreto

NOTIZIA di Tommaso Pugliese   —   05/05/2017
Call of Duty: WWII
Call of Duty: WWII
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Il trailer d'esordio di Call of Duty: WWII ha suscitato reazioni molto positive da parte della community dei videogiocatori, che hanno apprezzato il ritorno della seconda guerra mondiale e il taglio narrativo che Sledgehammer Games intende dare alla campagna di questo nuovo capitolo.

Call of Duty: WWII e inserzionisti in fuga, è l'inizio della fine per gli YouTuber?

Tutto bene, insomma, a parte per gli YouTuber: giochi come Call of Duty non vengono visti di buon occhio dagli inserzionisti, il che significa che le popolari star dei let's play dovranno orientarsi su produzioni differenti oppure accettare un drastico calo degli introiti. Ma è davvero solo questo il problema?

Figure tanto celebri quanto controverse, gli YouTuber sono diventati negli ultimi anni una consolidata certezza per chi cerca di promuovere determinati contenuti sul web, sebbene da questo punto di vista alcune ricerche rivelino come in realtà l'attenzione degli spettatori sia sempre e comunque rivolta a chi presenta il prodotto e non al prodotto in sé. Contestualmente, immancabili, sono arrivati i problemi e le polemiche: un paio d'anni fa l'accusa a Microsoft di aver pagato alcuni esponenti della categoria perché pubblicizzassero Xbox One, poi allo stesso modo si è parlato di forti pressioni perché alcuni YouTuber promuovessero La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor. C'è stato chi ha chiesto 22.000 dollari per parlare di un determinato gioco, nonché chi ha cercato di arricchirsi tramite siti di scommesse.

Nel frattempo PewDiePie era lì che superava i 10 milioni di visualizzazioni, a testimonianza del fatto che la categoria era ancora in salute e che pochi casi isolati non ne avevano intaccato la credibilità presso il grande pubblico. I recenti sviluppi, però, cambiano le carte in tavola e disegnano un quadro sconfortante per quanto concerne le inserzioni pubblicitarie sul web, un'attività che ormai da qualche anno vive una crisi profonda. È dunque arrivato il momento anche per i più celebri YouTuber di ridimensionare le proprie aspettative economiche? Oppure questa vicenda non farà che aumentare la distanza fra gli esponenti più popolari della categoria e quelli meno in vista, costringendo questi ultimi alla resa?

Quale che sia l'epilogo di questa vicenda, fa certamente riflettere come la flessione pubblicitaria che ha colpito gli YouTuber sia stata innescata dalle tematiche dei giochi mostrati nei let's play piuttosto che dalla qualità dei video stessi: evidentemente si tratta di un fattore che interessa poco agli inserzionisti.