Confermando i rumor circolati negli ultimi tempi, nella serata di ieri Rockstar ha annunciato la prossima uscita di una versione rimasterizzata di L.A. Noire, logicamente corredata da tutti i DLC usciti e da alcuni miglioramenti grafici. Come abbiamo già riportato, le due novità di maggior interesse riguardano la conversione per Nintendo Switch, che prevede alcune modifiche al sistema di controllo e all'interfaccia, ma anche L.A. Noire: The VR Case Files, peraltro indirizzata esclusivamente alla ridotta platea degli utenti HTC Vive.
L'idea di rendere nuovamente d'attualità il titolo, facendolo conoscere anche a chi non abbia avuto l'occasione di apprezzarne i pregi in passato, lascia per lo meno aperta qualche speranza in vista di un sequel. Un'eventualità che finora non ha trovato riscontro nei programmi di Rockstar, dapprima impegnata con il mastodontico Grand Theft Auto V e ormai da tempo al lavoro a pieno ritmo su Red Dead Redemption 2.
Insomma, la remaster del primo L.A. Noire potrebbe essere davvero l'occasione giusta per soppesare il gradimento del pubblico attuale e decidere se valga o meno la pena investire di nuovo su un titolo con queste caratteristiche. O per lo meno è quello che ci auguriamo. Personalmente chi vi scrive conserva ottimi ricordi delle avventure investigative vissute nei panni dell'agente Cole Phelps. Lontano dagli eccessi di un Tommy Vercetti o un Trevor Philips, ma altrettanto distante dai propositi di redenzione di un John Marston, il protagonista di L.A. Noire spiccava per la sua rettitudine, ed era una sorta di mosca bianca nel corrotto dipartimento di polizia di Los Angeles.
Peraltro, prima ancora della storia e dei personaggi, L.A. Noire è rimasto stampato nella mente di molti appassionati per merito del MotionScan, l'avanzata tecnologia di motion capture che permetteva di rappresentare le espressioni dei personaggi con un grado di fedeltà sorprendente. La cosa più interessante del titolo sviluppato dal defunto Team Bondi si legava al fatto che il realismo dei volti non avesse una funzione puramente estetica, ma viceversa fosse strettamente collegato al gameplay, dato che nel corso degli interrogatori il giocatore era incaricato di carpire gli stati d'animo del proprio interlocutore, deducendone pensieri, omissioni e quant'altro.
Pur con tutti i limiti palesati dalla mappa di gioco, il lavoro di ricostruzione storica di alcune celebri vie di Los Angeles degli anni '40 si rivelava a dir poco maniacale, finemente accompagnato da una ricercata colonna sonora jazz/blues che si incardinava alla perfezione nel contesto storico preso come riferimento. E poi l'atmosfera ispirata alle pellicole noir di quegli anni, i dialoghi serrati, l'ambiguità di alcuni personaggi, per non parlare dell'epilogo... davvero tanta roba.
E voi che ne pensate? Vorreste vedere un secondo capitolo di L.A. Noire in futuro? Fatecelo sapere nei commenti!